SEGNI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

Vedi SEGNI dell'anno: 1966 - 1997

SEGNI (Signia)

C. Caprino

Antica città situata su una propaggine dei Monti Lepini verso la valle del Sacco. Rimangono ancora le mura imponenti che recingevano l'acropoli e la città, la cui ampiezza esse testimoniano con il loro perimetro.

Costruite a blocchi poligonali appena sbozzati e disposti irregolarmente, risalgono alla fine del VI o al principio del V sec. a. C., ma vi si notano ampliamenti e restauri di epoca posteriore, che scendono fino al tempo delle guerre sociali. I tratti più esposti agli attacchi per la minore ripidità del pendio del colle, sono protette da una doppia cinta di mura. Particolarmente interessante è la cosiddetta Porta Saracena per la sua forma a ogiva. Sull'acropoli sono i resti di un tempio, la cui cella centrale fu trasformata nel Medioevo nella chiesa di S. Pietro. È su alto podio a blocchi poligonali di calcare, ha un pronao molto profondo e con tre file di quattro colonne, e tre celle, dai muri costruiti a blocchi squadrati, ciascuna con àdyton retrostante. Le terrecotte architettoniche del V e del IV sec. a. C. che sono state trovate non possono ascriversi a questo tempio, ma a un edificio preesistente, oggi distrutto. Si possono invece attribuire all'edificio esistente altre più tarde, probabilmente del III sec. a. C., alla quale epoca si deve quindi datare il tempio. Incerta è la sua attribuzione alla triade capitolina Giove, Giunone e Minerva, per il rinvenimento di un'iscrizione votiva a Giunone Moneta. Si è supposto che il tempio più antico fosse dedicato a Giunone Moneta Regina, alla quale sarebbero stati aggiunti poi gli altri due membri della triade. Stipi votive con oggetti fittili si rinvennero a circa 100 m dal tempio, nell'orto del vicino seminario e in via degli Asini presso la porta moderna della città. Qui si trovò anche una focaccia di terracotta con iscrizione latina arcaica della dea Fortuna. Accanto al tempio tripartito è una grande cisterna rotonda, scoperta. Agli abitanti di S. fu attribuita l'invenzione del cosiddettto opus signinum, intonaco impermeabile all'acqua ottenuto con la calce ricavata dalla pietra locale mista a frammenti di coccio.

Bibl.: E. Gerhard, in Ann. Inst., 1829, pp. 56 ss.; 78 ss.; W. Helbig, Scoperta di tre depositi d'oggetti votivi a Segni, in Bull. Inst., 1885, p. 62 ss.; R. Delbrück, Das Capitolium von Signia, Roma 1903; A. Della Seta, Villa Giulia, Roma 1918, p. 216 ss.; A. Andren, Archit. Terrac., Roma 1940, p. 394 ss.; M. Cagiano de Azevedo, I Capitolia, in Mem. Pont. Acc., S. III, vol. V, 1931, p. 11 s., fig. 6; G. Lugli, Le fortificazioni delle antiche città italiche, in Rend. Lincei, S. VIII, II, 1947, p. 294 ss.