Segnale

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

segnale

Elisa Barbieri
Lauretta rubini

Informazione che viene trasmessa all’interno di un processo di comunicazione codificato (signalling), specialmente nell’ambito delle transazioni che avvengono sul mercato in condizioni di incertezza.

La teoria di Spence

Nel 1973 il premio Nobel per l’economia M. Spence elaborò un modello, basato sul mercato del lavoro, in cui dimostrava che informazioni convenzionali, come livello di educazione, età, esperienza di un individuo, costituiscono dei s. per il datore di lavoro durante le fasi di contrattazione e di assunzione. Spesso, infatti, un datore di lavoro assume i propri dipendenti in condizioni di incertezza, poiché ha una conoscenza solo parziale dell’effettiva produttività e delle capacità individuali del futuro dipendente. Spence distingue, in particolare, gli attributi riferiti agli individui presenti sul mercato del lavoro in ‘fissi’, come l’età, il sesso e la razza, e ‘variabili’, ossia modificabili attraverso comportamenti e investimenti effettuati dall’individuo, come l’esperienza, il livello di educazione e le capacità. Questa seconda categoria fornisce, secondo Spence, il s. che aiuta il datore di lavoro a definire la distribuzione di probabilità della produttività del futuro dipendente; e poiché alcune di queste modifiche, come quelle relative al livello di istruzione, sono costose, individui razionali decideranno di agire solo in base a s. che massimizzino la differenza tra i ritorni attesi (i livelli salariali) e i costi di modifica del segnale.

Estensione del modello

Il modello di Spence può essere applicato a qualsiasi altro mercato in cui prevalgano condizioni di incertezza e un individuo (l’agente) possa trasmettere in maniera credibile delle informazioni a un’altra parte (il principale), in modo che queste diventino s. in sostituzione di informazioni future. Si crea un circuito, per cui il costo di s. influenza le decisioni dell’agente di investire nell’acquisizione di nuovi segnali, massimizzando la differenza tra ritorni attesi e costi. I nuovi s. che entrano nel mercato influenzeranno le decisioni del principale che, una volta effettuato l’investimento, potrà verificare la reale corrispondenza tra i s. e la qualità effettiva delle caratteristiche a cui si riferiscono. L’esperienza empirica contribuirà a riformulare le aspettative del principale e a influenzare il suo comportamento all’interno del mercato nel futuro. Quest’ultimo influenzerà gli incentivi degli individui a investire nell’acquisizione di nuovi segnali. Più in generale, la teoria del signalling può costituire un punto di riferimento in tutte le situazioni in cui, a causa di asimmetria informativa, risulta difficile per un acquirente distinguere tra investimenti ‘buoni’ e investimenti ‘cattivi’.

Elisa Barbieri, Lauretta Rubini

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata