ZIANI, Sebastiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZIANI, Sebastiano

Marco Pozza

– Nacque a Venezia nei primi anni del XII secolo; non si conoscono il nome della madre né del padre che, secondo una tradizione non dimostrabile (nelle fonti dell’epoca non esiste nessun Ziani che rechi quel nome), si sarebbe chiamato Marino figlio di Pietro.

Ziani compare per la prima volta nel 1138 in qualità di sottoscrittore di un documento redatto per il doge Pietro Polani, subito dopo tre iudices, a precedere altri sessanta personaggi influenti. A partire dal 1146 le notizie su di lui si infittiscono. Risulta infatti che abbia operato con grosse somme di denaro come finanziatore di imprese commerciali nel Levante mediterraneo, si sia recato egli stesso più volte a Costantinopoli e abbia trattato merci di valore sul mercato di Rialto.

Nel 1150 iniziò una brillante carriera politica, con l’invio da parte del doge Domenico Morosini come ambasciatore nella capitale dell’Impero bizantino; due anni più tardi, nel 1152, sottoscrisse ancora un documento dello stesso doge. Nel 1156 e a più riprese fino al 1165, al tempo di Vitale II Michiel, avallò – sovente al posto d’onore immediatamente dopo il doge – vari atti pubblici come iudex, circostanza che lo qualifica fra i veneziani più influenti; nel 1166 figura fra i membri di un consiglio di iudices e di sapientes, nella sottoscrizione, questa volta dopo Michiel e il patriarca di Grado, Enrico Dandolo, di un privilegio per l’isola di Arbe. Ancora nel 1168 fece parte dei sei componenti del Minor Consiglio che assistevano il doge nelle sue funzioni, e nel 1170 fu inviato nuovamente a Costantinopoli, assieme a Orio Mastropiero, in un momento di particolare difficoltà nelle relazioni veneto-bizantine.

Oltre alle attività politiche, Ziani non trascurò i suoi interessi personali. Ancor prima del 1157 divenne advocator dell’importante monastero della Santissima Trinità di Brondolo a sud di Chioggia; continuò inoltre a investire denaro nei traffici con il Levante e nel 1164 assieme a Mastropiero fu fra i principali finanziatori che garantirono un prestito al Comune in cambio della riscossione per undici anni dei redditi pubblici provenienti dal mercato di Rialto.

In queste attività Ziani si trovò talvolta affiancato da alcuni parenti appartenenti a rami diversi della sua famiglia: così nel 1147 Leo ed Enrico accompagnarono il futuro doge a Costantinopoli, nel 1155-56 il figlio Filippo fu anch’egli nella capitale bizantina in affari con il noto mercante Romano Mairano, nel 1158 il fratello Stefano agì a suo nome ancora a Costantinopoli. Si trattò di investimenti spesso fortunati che, utilizzati in parte anche per importanti acquisizioni fondiarie e immobiliari in città e nel dogado, guadagnarono a Ziani la fama di essere diventato l’uomo più ricco di Venezia.

Il prestigio ottenuto e le fortune conseguite gli aprirono le porte del dogado. Ziani fu eletto il 29 settembre 1172, da parte di un collegio di undici componenti e non per acclamazione come invece era sempre accaduto in passato.

Quattro mesi prima, infatti, il doge Michiel era stato assassinato, vittima del malcontento popolare dovuto all’insuccesso della spedizione contro l’Impero bizantino, motivata dal fatto che il 12 marzo 1171 l’imperatore di Bisanzio Manuele I Comneno aveva ordinato l’arresto dei veneziani presenti nell’Impero e la confisca dei loro beni, causando la rovina economica di molti piccoli mercanti.

I fatti del 1172 sono stati interpretati come uno scontro fra le grandi famiglie rappresentate da Michiel e i populares capeggiati da Ziani, tra vecchi e nuovi ricchi, con il rinnovamento del ceto dirigente e la vittoria di un nuovo programma politico (Cracco, 1967, pp. 5 s., 48 s.; Rösch, 1989, pp. 105-107). In realtà Ziani apparteneva sì a una famiglia di recente affermazione, ma non poteva assolutamente considerarsi un homo novus: già da un ventennio era infatti un personaggio politico di primo piano e uno dei principali collaboratori del suo predecessore. Durante i suoi sei anni di governo inoltre non cambiò quasi nulla nella composizione della classe dirigente. Il doge era mutato, ma gli esponenti della vita politica rimasero sostanzialmente gli stessi.

Oltre all’introduzione della procedura elettiva, la maggiore differenza rispetto al dogado Michiel consistette in una nuova strategia politica: constatata l’impossibilità di ottenere il successo con la forza delle armi, Ziani preferì intraprendere – anziché la politica bellicosa perseguita dal suo predecessore – un’azione diplomatica ad ampio raggio. Ciò lo portò dapprima, pur continuando ad aderire alla Lega lombarda, ad avvicinarsi all’imperatore Federico Barbarossa, cooperando con la propria flotta all’infruttuoso assedio di Ancona, rivale commerciale di Venezia, condotto dall’arcivescovo Cristiano di Magonza nel 1173; poi a stipulare trattati politici e commerciali con il Comune di Pisa (anch’esso rivale dei veneziani) e con Guglielmo II di Sicilia nel 1175; infine a rinnovare i tradizionali privilegi ottenuti dall’impero germanico (1177), a condizioni ancora più favorevoli rispetto a quelle del passato. Fu infatti per la prima volta prevista la completa esenzione dalle tasse per i commerci veneziani, non solo nel Regno italico ma anche in tutto l’Impero.

Quest’ultimo risultato fu conseguito durante il congresso che nel maggio del 1177 vide riuniti a Venezia il papa Alessandro III, l’imperatore Federico I, i rappresentanti dei Comuni e la delegazione dei normanni di Sicilia. La città, come poté affermare con aperto orgoglio l’ignoto autore dell’Historia ducum, era «sicura per tutti, ricca, abbondante d’ogni cosa», con «una popolazione tranquilla e amante della pace» (1999, p. 46 s.).

Se il congresso costituì il più brillante risultato della politica di Ziani, il suo ultimo successo fu il trattato concluso a Cremona il 20 ottobre 1177 con i rappresentanti del Comune di Genova. Si trattò di un accordo a carattere generale che pose fine ai conflitti in atto fra i cittadini dei due comuni nel Mediterraneo orientale, e che avrebbe dovuto garantire buone relazioni per la durata di alcuni decenni. Ziani fallì solamente nel suo tentativo di giungere a una conciliazione con l’Impero bizantino, malgrado il ripetuto scambio di ambascerie da una parte e dall’altra; lasciò questo compito al suo successore Mastropiero, che già aveva collaborato con lui nell’ambasceria del 1170 e prima ancora gli era stato al fianco nel prestito del 1164.

Il doge morì il 12 aprile 1178, dopo che tre giorni prima, sentendosi prossimo alla fine, si era ritirato nel monastero di San Giorgio Maggiore.

Ancora in vita, si era fatto costruire all’interno dell’edificio un sepolcro marmoreo dove il suo corpo fu depositato. Il manufatto è andato distrutto nel corso del XVI secolo con la demolizione e successiva ricostruzione dell’immobile.

Ziani, che è sempre ricordato come abitante nella parrocchia di Santa Giustina dove era ubicato il palazzo di famiglia, aveva contratto un primo matrimonio con una donna, di cui si ignorano nome e famiglia d’origine, da cui ebbe un figlio di nome Filippo, morto probabilmente giovane, che compare solamente nel 1155 e 1156 a Costantinopoli; dopo di che se ne perdono le tracce. Rimasto vedovo, attorno alla metà del XII secolo, sposò Froyza, anch’ella proveniente da una famiglia sconosciuta, da cui ebbe due figli maschi: Pietro (v. la voce in questo Dizionario) e Giacomo. Il maggiore, Pietro, fu doge dal 1205 al 1229, mentre il minore, Giacomo, è variamente attestato, spesso assieme al fratello, fra il 1173 e il 1192, quando morì prematuramente e fu sepolto anche lui a San Giorgio Maggiore. Dal secondo matrimonio Ziani ebbe anche una femmina di nome Mabiliota, scomparsa prima del 1205.

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