Sèrlio, Sebastiano

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Architetto e teorico dell'architettura (Bologna 1475 - Fontainebleau 1554). Nonostante l'incerta cronologia degli esordî, è indubbia la lunga formazione a Bologna, dove S. iniziò e condusse, fino al 1510 circa, un'intensa attività di pittore e prospettico. La commissione dei disegni per l'Arca di S. Terenzio (già nel coro della cattedrale) lo portò a Pesaro, dove rimase fino al 1514 circa ed ebbe modo di conoscere anche le architetture di G. Genga. Soggiorni a Roma (1515-22 circa) lo avvicinarono allo studio delle antichità sotto la guida di B. Peruzzi che, d'altronde, era presente a Bologna per progetti della facciata di S. Petronio (1522-23). L'esperienza veneziana (iniziata nel 1528) come "maestro di legname" e "professor d'Architettura", contribuì inoltre a integrare la sua conoscenza delle ricerche romane di Raffaello, B. Peruzzi, A. da Sangallo il Giovane con quelle dell'architettura antica e contemporanea settentrionale. A Venezia, infatti, grazie anche alle frequentazioni di J. Sansovino, L. Lotto, G. C. Delminio e dei circoli vitruviani locali, diede alle stampe le prime nove canoniche incisioni sugli ordini architettonici, posti in confronto morfologico e proporzionale (1528), che prefigurano sin da allora il progetto di un trattato di architettura in più libri, dati poi alle stampe in varie fasi tra Venezia e la Francia: Quarto libro, 1537; Terzo libro, 1540; Primo e secondo libro, 1545; Quinto libro, 1547. La sua attività di teorico dell'architettura ebbe vasta risonanza in tutta Europa anche in conseguenza del suo trasferimento alla corte di Francesco I in Francia: nominato, nel 1541, pittore e architetto delle costruzioni reali di Fontainebleau, S. avviò anche il completamento della serie annunciata dei sette libri del trattato (Sesto e settimo libro), cui aggiunse infine i libri Extraordinario (sulle porte, edito a Lione nel 1551) e Ottavo. Mentre il Settimo libro uscì postumo nel 1575, il Sesto e l'Ottavo rimasero manoscritti (una loro edizione critica, Architettura civile, Libri sesto, settimo e ottavo nei manoscritti di Monaco e Vienna, è stata realizzata solo nel 1994). L'opera architettonica di S. non è stata finora né identificata né ricostruita con certezza (prob. facciata di Villa Trissino a Cricoli, 1538; portale dell'hôtel du Grand Ferrare a Fontainebleau o castello di Ancy-Le-France, iniziato nel 1546). La sua attività di teorico, pur criticata da P. Cataneo (L'architettura, 1567) e G. P. Lomazzo per aver ridotto a codice schematico la creatività interpretativa e la complessità del linguaggio all'antica tardorinascimentale, fu ampiamente apprezzata da architetti e umanisti francesi, come Ph. Delorme o G. Philander (1505-1563, studioso di Vitruvio), i quali ritrovarono nella ricerca di S. sia la codificazione delle regole, rese chiare e trasmissibili, sia di conseguenza le licenze e le strade per emanciparsi da esse. Da lui deriva quel particolare tipo di trifora detta serliana (con aperture laterali trabeate e la centrale ad arco), pubblicato nel suo trattato e diffuso da Sansovino e Palladio.

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