DE LUCA, Sebastiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DE LUCA, Sebastiano

Rodolfo A. Nicolaus

Nacque il 4 nov. 1820 a Cardinale (prov. di Catanzaro), secondogenito di Martino, farmacista e di Maria Carello. Furono suoi fratelli il giurista e parlamentare Francesco, Domenico e Giuseppe.

Compiuti i primi studi a Catanzaro, li completò a Napoli dal 1838 al 1842 StUdiando scienze naturali e chimica, attratto dalla personalità di Raffaele Piria, il quale teneva un corso privato di chimica che, pur non fornendo titoli accademici, era rivolto a un maggior approfondimento delle scienze chimiche. Il soggiorno napoletano influì molto sulla formazione scientifica e sul carattere del De Luca.

Tornato nel 1843 in Calabria, svolse attività scientifica e politica. Di sentimenti liberali, partecipò attivamente ai moti del 1848, per cui fu condannato a 25 anni di carcere. Sfuggito miracolosamente all'arresto, riuscì a imbarcarsi su un vapore francese a Napoli e a scendere a Marsiglia. Giunto a Parigi, ove si trovò in mezzo a molti altri rifugiati politici, strinse intime relazioni con gli scienziati François Arago - segretario dell'Institut de France -, A.-J. Balard, T.-J. Pelouze, J.-B. Dumas e soprattutto con il grande chimico M. Berthelot, del quale divenne apprezzato collaboratore scientifico.

Nel 1857 il Piria, in previsione della imminente vacanza della cattedra di chimica all'università di Pisa, si adoperò moltissimo perché essa fosse data al De Luca. Questi lasciò infatti Parigi alla fine dell'anno per Pisa, ove insegnò chimica fino al 1862, anno in cui si trasferì a Napoli. In questa città l'insegnamento scientifico della chimica era poco sviluppato, per cui l'allora ministro della Pubblica Istruzione F. De Sanctis ritenne essere il D., ormai affermato, la persona più adatta. Poco dopo il suo arrivo a Napoli, il D. fondò l'istituto chimico, organizzando i laboratori secondo il modello francese, che era considerato allora il migliore; la sua opera segnò un vero e importante progresso della chimica napoletana, alla quale egli dette un valido apporto per quasi un ventennio.

Morì il 17 apr. 1880 a Napoli, poco dopo esser stato nominato senatore (15 febbr. 1880) per la 18ª categoria.

Il carattere introverso e solitario gli valse anche alcune inimicizie; ma la sua scarsa comunicativa era, in effetti, desiderio di raccoglimento e di libertà per lo studio e non segno di natura gretta e superba. Il suo interesse per la ricerca lo portò a trattare e indagare gli argomenti più disparati, argomenti talvolta fuori del campo chimico tradizionale e che finirono con l'offrire di lui, specie agli occhi dei chimici "classici", una figura di studioso quanto meno dispersiva. Emanuele Paternò, in un saggio pubblicato nel 1920 sulla Gazzetta chimica italiana, dava così, lapidariamente, un quadro della chimica italiana intorno al 1870: "In Italia era da alcuni anni morto il Piria; il De Luca di Napoli dopo aver iniziato una promettente carriera era finito per la scienza, il Sobrero non produceva, il Selmi era assorbito dalla pubblicazione della Enciclopedia; indi un solo nome eccelleva nella chimica, il Canizzaro, che, sebbene distratto dalla malattia purtroppo comune della politica, era sempre animato dal sacro furore della scienza e si teneva al corrente del progresso che andava compiendo".

La carriera scientifica del D. iniziò a Parigi intorno al 1850 quale allievo, collaboratore e amico di M. Berthelot. Risulta dall'Annuario dell'università di Pisa la nomina "Ad chemiam." di "Sebastianus de Luca, Neapolitanus" nel Collegium. Physicorum nel 1858 e "Ad chemiam generalem" nel 1861. Nel 1862 fu nominato priore della facoltà di scienze naturali dell'università di Pisa e nello stesso anno cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Sempre presso l'università di Pisa fu anche supplente, dal 1859 all'inizio del 1862, alla cattedra di chimica agraria, il che spiega alcuni suoi lavori sul terreno e sui prodotti vegetali, pubblicati nel periodo pisano e in quello napoletano. Nel 1862 fu nominato professore di chimica nell'università di Napoli e poco tempo dopo membro della Reale Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli.

Nel 1858, nella sua qualità di segretario della rivista Il NuovoCimento, ricevette e pubblicò la famosa lettera di Stanislao Cannizzaro intitolata Sunto di un corso di filosofia chimica fatto nella R. univesità di Genova. Nel 1863 pubblicò le lezioni di chimica tenute all'università di Napoli nell'anno accademico 1862-1863. Fondò, e diresse nel perodo 1865-1879, il giornale L'Incoraggiamento, che ospitò memorie e pubblicazioni di illustri chimici italiani, prime fra tutte quelle del Cannizzaro.

Il giornale sorse come organo dell'Associazione delle conferenze chimiche di Napoli, costituita dallo stesso D. il 4 apr. 1864 e avente due principali obiettivi: promuovere il mutuo insegnamento e il mutuo soccorso. Al primo obiettivo si concorreva con riunioni periodiche e discussioni scientifiche, mentre al secondo con assegni da conferire a studenti meritevoli che si trovassero nella impossibilità di proseguire gli studi.

Sempre nel 1865 il D. pubblicò gli Elementi di chimica industriale (2 voll., Torino), compilati sull'edizione francese del Dictionnaire de chimie industrielle, al quale avevano collaborato, oltre al D., A-J. Balard, M. Berthelot, C. Gerhardt, H. Kopp, J. von Liebig, H. Sainte-Claire Deville, A. Sobrero e altri.

La produzione scientifica del D. è molto vasta, essendo costituita da circa 200 pubblicazioni, di cui 64 fra comunicazioni e lavori scientifici presentati o pubblicati nei Comptes-rendus hebdomadaires de séances de l'Académie des sciences di Parigi e 122 pubblicati nei Rendiconti d. R. Accademia d. scienze fisiche e matematiche (Napoli). La produzione è caratterizzata dalla grande varietà degli argomenti trattati che vanno, secondo una classifica moderna, dalla chimica organica alla chimica inorganica, dalla chimica biologica alla chimica agraria e alla chimica delle sostanze naturali.

Questa varietà di argomenti trattati nasce non solo dall'acuto spirito di osservazione del D., ma anche dal fatto che la chimica, e soprattutto la chimica organica, scoperte le leggi fondamentali delle trasformazioni, era ormai in grado di portare contributi fondamentali in molti e disparati campi di ricerca. Spirito irrequieto, il D. preferì, più che approfondire alcuni temi particolari, sperimentare chimicamente su qualsiasi fenomeno che si presentasse alla sua osservazione. È così che egli passa disinvoltamente dalla sintesi del propilene e degli esteri della glicerina allo studio dell'azione dell'hashish sull'organismo umano, da ricerche chimiche sui vulcani della solfatara di Pozzuoli e dell'isola di Vulcano allo studio del glicogeno epatico, dallo studio sulla trasformazione della pelle dei serpenti in zuccheri allo studio della ciclamina, il pigmento antocianico del ciclamino. Tipici lavori di chimica organica sono quelli del periodo francese e in parte pisano, in collaborazione col Berthelot. Nel 1854 prepara allo stato puro il propilene (ottenuto per la prima volta da J. W. Reynolds nel 1849) per azione del mercurio e dell'acido eloridrico sullo ioduro di allile - primo composto sintetico della serie allilica - che aveva ottenuto facendo agire fosforo rosso e iodio sulla glicerina (Annalen der Chemie und Pharmazie, XCII[1854], pp. 306-11 e Annales de chimie et de physique, XLIII [1855], pp. 257-83). Studiò l'effetto della luce e della temperatura sull'addizione degli alogeni al propilene, preparò diversi esteri della glicerina a scopo strutturistico. Compì ricerche chimiche sulla scomposizione spontanea della pirossilina, sui prodotti del ciclamino, sull'azione dell'acqua ossigenata sulla mannite, sulla formazione di zucchero, per idrolisi, dalla pelle dei serpenti e dalle spoglie dei bachi da seta. Nell'ambito delle sostanze naturali compì ricerche chimiche sui coloranti del mirto australe, sulla distribuzione degli elementi minerali e organici nelle diverse parti delle piante del genere Pinus, sui frutti del fico d'India, sulle sostanze contenute nello Stygmaphyllon iatrophaefolium (asparagina), sul tannino degli organi del corbezzolo (Arbutus unedo) e del castagno nostrale, sull'azione dell'acqua sui glucosidi, sui gas che si svolgono nella macerazione delle foglie, sull'estrazione della mannite dalle foglie e dai frutti dell'ulivo, su diversi tipi di frumento, spingendo l'indagine fino al pane e al grano rinvenuti negli scavi di Pompei. Compì ricerche sulla formazione della materia grassa nei frutti dell'ulivo e sulla fermentazione alcolica e acetica dei frutti, fiori e foglie di talune piante, e sull'essenza di mandarino.

Nell'area della chimica inorganica compì studi sul protossido di ferro e sul protoioduro di ferro, sulla produzione di acido nitrico, sulla preparazione e disseccazione di taluni composti di ferro facilmente ossidabili all'aria, sulla preparazione dell'ossigeno, sull'azione reciproca dell'acido solforoso e dell'idrogeno solforato.

Diversi studi riguardano i reperti dell'antica Pompei, come le osservazioni sui pesi e le misure provenienti dagli scavi pompeiani e gli studi chimici sull'acqua trovata in un vaso di bronzo, sulla materia grassa ricavata da talune terre rinvenute a Pompei, sull'oro trovato negli affreschi, sopra una cenere degli scavi, sui fili carbonizzati, sulla composizione delle tubature in piombo, sull'olio contenuto nelle anfore, sulle argille e infine sulle ossa umane degli scavi pompeiani.

Il D. si interessò estesamente del vulcano della solfatara di Pozzuoli, ove compì numerose ricerche chimiche e che poi acquistò (1861). Ricordiamo la scoperta del litio nelle terre e nelle acque della solfatara, indagine poi estesa anche al mare che bagna la costa fra Pozzuoli e Castellammare, lo studio sulle acque termominerali, sull'assorbimento dell'ammoniaca contenuta nell'aria atmosferica per mezzo della terra della solfatara di Pozzuoli, sulla natura dei gas delle fumarole, sulla sostanza legnosa trovata nel tufò vulcanico, sulle terre della solfatara, sull'analisi delle produzioni stalagmitiche, sull'allume ricavato dall'acqua termominerale della solfatara, sulla composizione e l'attività terapeutica delle acque della stessa. Ricercò l'acido borico, che trovò nell'isola di Vulcano e a Monterotondo Marittimo, in Toscana.

Studiò e analizzò diverse acque minerali, fra cui quelle della natia Cardinale, e numerosi terreni; fece ricerche sulla cura delle malattie degli agrumi e dell'ulivo, in ciò non dimenticando la sua attività di docente di chimica agraria a Pisa.

Nel campo della biologia pubblicò diversi lavori, visti nell'angolazione chimica dell'epoca. Fra questi si ricordano quelli su un calcolo trovato nella vescica urinaria di una testuggine di fiume, sulle uova di gallina, sulle ossa dello scheletro di una balena catturata nel golfo di Taranto, sulla saliva del Dolium galea e di altri Molluschi, sui calcoli urinari umani, sui cristallini caterattosi e normali dell'uomo, sul glicogeno epatico. In una pubblicazione dal titolo Considerazioni sopra alcuni rimedi e preservativi del cholera (Napoli 1866) ilD. descrisse il morbo e cercò di interpretare il meccanismo con il quale i vari rimedi dell'epoca agiscono sull'organismo umano, con una precisione e unal conoscenza così vasta del problema, da essere del tutto eccezionale per un chimico.

Nel 1854a Parigi provò l'azione dell'hashish su se stesso, descrivendone minuziosamente gli effetti in una interessante comunicazione presentata alla Académie de Sciences nella seduta del 13 ottobre 1862e pubblicata poi su L'Incoraggiamento, I (1865), pp. 70 ss. L'ultimo lavoro del D., pochi giorni prima della morte, fu pubblicato sui Rendiconti della R. Accademia d. scienze fisiche e matematiche di Napoli nel 1880e riguarda il contenuto in argento degli oggetti di piombo di Pompei.

Bibl.: Necrologio, in Ann. della R. Università degli studi di Napoli, 1880-81, pp. 26 ss.; in La Chimica e l'industria, XLIV (1962), p.829; M. Covello, Cento anni di chimica nell'università di Napoli, in Arch. stor, per le provv. napol., LXXX (1961), pp. 147-52 (anche in Gazz. chim. ital., CXII [1962], pp. 829-966);G.D'Erasmo, Due secoli di attività scientifica della Reale Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, Napoli1940, pp. 71-76.

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