SCRITTURA

Enciclopedia Italiana (1936)

SCRITTURA

Raffaele Corso

. Mezzi di comunicare ai propri simili ensieri idee, avvenimenti, sia nel tempo, sia nello spazio, esistono presso quasi tutti i primitivi, ma variano a seconda dello sviluppo mentale e sociale. La forma più semplice, la quale precede l'uso dei segni grafici che caratterizzano la fase preliminare della scrittura, si ha in quegli oggetti o complessi di oggetti che, convenientemente scelti ed esposti, servono a richiamare alla memoria il ricordo dei fatti o il loro svolgimento. Tali i fasci di rami, di giunchi, e talvolta di rami con fiori e frutti degli isolani del Pacifico e dell'Oceano Indiano, specialmente degli abitanti delle Molucche; i pacchetti dei messaggeri malesi di Sumatra, preparati con sostanze di diverso genere (sale, pepe, betel, ecc.), delle quali ciascuna ha un carattere speciale e variabile a seconda del posto, della quantità e della combinazione con altre; le reticelle di giunco di alcune tribù australiane; i bastoni da messaggio dell'Africa e dell'Australia; le singolari pipe (calumet) che gl'Indiani dell'America Settentrionale adoperano, variamente ornate secondo le circostanze e il significato che in esse debbono esprimere, per solennizzare alleanze o paci o per indire la guerra; le cordicelle a nodi o annodate di alcuni popoli dell'Africa Occidentale (Angola e Loango), dei pastori degli altipiani del Perù e della Bolivia, che richiamano al pensiero i quipu degl'Inca, formati con cordicelle di varia grandezza e di vario colore, e in cui ogni nodo o ogni serie di nodi stava a registrare uno o più fatti memorabili a seconda della tinta, del numero e della disposizione. Il colore rosso significava soldato; il giallo, oro; il bianco, argento; il verde, grano; un nodo significava dieci; due, venti; un doppio nodo, cento; due doppi nodi, duecento. Ogni città aveva gli ufficiali dei nodi, che leggevano i messaggi e registravano i patti. Appartengono a tale classe i wampums degli Algonchini, specie di collane combinate con palline o conchiglie bianche o colorate in rosso o azzurro, e infilzate in tendini o in stringhe di cuoio o di fibre vegetali. In siffatte collane ogni figura che nasce dalla diversa combinazione delle conchiglie o delle perle, è un simbolo che serve a esprimere un ricordo, un fatto, una cerimonia di amore, di nozze, di alleanza fra tribù e tribù, e via dicendo.

L'embrione della scrittura si ha nell'impiego delle immagini figurate, ora incise, ora dipinte, in luogo degli oggetti simbolici o caratteristici, per esprimere un'idea o una successione di idee. Questo nuovo sistema è indicato, rispetto al primo che porta il nome di tecnica mnemonica, col nome di pittografia, o mnemonica pittorica.

A seconda della maniera con cui le figure si presentano, la pittografia può avere carattere più o meno realistico, ora ritraendo le cose e gli esseri nella loro interezza, ora limitandosi a qualche particolare o a qualche caratteristica (testa, corna, impronte dei piedi, ecc.). Se l'oggetto non è noto o è poco noto, per comunicare il ricordo se ne ritrae l'immagine totale; se invece è comune o conosciuto, basta ad indicarlo un abbozzo parziale. In quest'ultimo caso si ha il simbolismo pittografico, che procede per figure abbreviate tracciando una parte dell'oggetto o una immagine convenzionale. Il Dakota per significare la parola "combattimento" o "battaglia" traccia due frecce dirette l'una contro l'altra; l'Ogibway per significare la parola "mattino" disegna il sole raggiante; per significare "nulla" o "niente", un uomo, con le braccia aperte; per significare la parola "mangiare", un uomo che porta la mano alla bocca, alla maniera dell'isolano di Pasqua e dei Messicani e degli Egiziani antichi. L'Eschimese per indicare un'isola fa un cerchio, e se l'isola è abitata, vi aggiunge nel centro un punto; per significare l'imbarco, una navicella con una pagaia; per indicare la caccia, la figura della foca o di altro animale. In questa forma di vocabolario, alle figure semplici seguono le figure composte o complesse per indicare i rapporti fra le cose o tra gli esseri, per esprimere un'azione o un succedersi di atti. Così la figura dell'uomo in varî atteggiamenti, con la mano al petto, col braccio in avanti, con le braccia distese, con le dita spiegate, con le armi in pugno, ecc., è largamente adoperata per indicare il movimento e le sue modalità, il numero delle persone e delle cose, e ciò dimostra la relazione esistente fra questa specie di scrittura figurata e il linguaggio per gesti, da cui essa deriva molti e particolari segni.

Il sistema mnemonico-pittorico è molto diffuso nelle società primitive, specialmente tra gl'Indiani dell'America Settentrionale, dove sono state trovate innumerevoli tavolette di legno o di corteccia di albero con figure incise o dipinte. Non di rado le figure sono sulle pelli e spesso su quelle delle tende, e costituiscono veri e proprî archivî storici e genealogici, repertorî di fatti, di avvenimenti, di racconti totemici o meravigliosi, di formule d'incantesimo, che speciali interpreti (come avviene fra gl'indigeni dell'isola di Pasqua per le "tavolette parlanti") decifrano e spiegano. Poche figure sono sufficienti a esprimere un racconto, a suggerire al canterino i versi, al cacciatore le operazioni da compiere, allo stregone le formule delle pratiche magiche, e via dicendo.

Agl'Indiani dell'America Settentrionale appartengono alcune lettere o petizioni di carattere politico fatte al presidente degli Stati Uniti per il possesso di alcuni territorî. Degna di nota, fra le tante, è quella del capo dei Chippewa per reclamare il diritto di alcuni laghi nelle vicinanze del Lago Superiore. Essa è scritta con figure e con colori simbolici; questi dànno l'idea dell'aspetto delle cose (il colore blu indica quello del lago, il colore bianco la strada, ecc.); le altre indicano i clan secondo il totem di ciascuno (martora, tartaruga, alce, gatto-pesce). L'unità delle vedute e dei sentimenti dei varî clan è espressa con linee che uniscono il cuore e gli occhi dei rappresentanti dei clan con quelli del capo; mentre l'oggetto della richiesta è espresso con altre linee, di cui una rivolta verso il presidente e l'altra verso i luoghi.

Le tavole tumulari che servono a distinguere la sepoltura dei celebri capi indiani, non sono che epigrafi figurate delle gesta operate in vita, onde il titolo ad esse dato di "pietre-figure". L'epigrafe è sempre preceduta dall'effigie di un animale, che sta a rappresentare il totem del defunto e che è sempre rovesciata per significare la morte. Seguono i segni onorifici, le battaglie e le vittorie, i trattati di pace, le ferite riportate, raffigurati con emblemi, figure, simboli.

Allorquando i segni, invece di rappresentare all'occhio la reale immagine delle cose o degli esseri, si limitano a suggerirne soltanto il nome, la pittografia dà luogo alla scrittura per emblemi o simboli, altrimenti ideografia; e allorquando, poi, quest'ultima, invece di tradurre il nome, ne suggerisce graficamente il suono, dà origine alla scrittura geroglifica. Il sistema ideografico, che fu fiorente tra i Maia, di cui avanzano, documenti importantissimi, i pinterros, così detti perché dipinti su pelli, rotoli di tessuti di fibre vegetali, di cotone, a vivaci colori, è tuttora in uso fra i Pellirosse.

I manoscritti messicani permettono di cogliere il trapasso dalla fase pittografica a quella geroglifica, in cui le figure non significano gli oggetti realmente rappresentati, ma sono simboli fonetici, in quanto esprimono o permettono di esprimere il suono dei nomi. Il nome del re Itzcoatl, che è composto di due parole itzl e coatl e significa nella prima parte coltello, e nella seconda serpente, è rappresentato nei più vecchi codici del Messico, appartenenti alla fase della pittografia, dalla figura di un serpente (coatl) e da quella di un coltello di pietra (itzl) infisso sul dorso del rettile. In documenti posteriori, appartenenti alla fase geroglifica, la sillaba itz è graficamente espressa da una freccia, e la voce coatl è scritta foneticamente mediante la figura di un vaso di terra (co[mitl]), con sopra il segno dell'acqua (a[tl]).

In tale periodo, in cui il disegno o il segno suggerisce solo il suono del nome, il simbolo grafico diviene fonogramma, e questo nelle sue diverse forme (verbale, sillabica, alfabetica) dà origine al vero e proprio alfabeto (v. alfabeto; cuneiforme, scrittura).

Bibl.: E. Clodd, History of the Alphabet, Londra 1900; H. Jensen, Geschichte der Schrift, Hannover 1925; E. Grosse, Die Anfänge der Kunst, Friburgo-Lipsia 1894; E. B. Tylor, Anthropology, Londra 1881; Hale-Tylor, Four Huron wampum records, in Journ. of the Anthrop. Instit., XXVI (1887), pp. 221-54; Frank G. Speck, The functions of wampum among the eastern Algonkian, in Mem. of the Amer. Anthrop. Assoc., VI (1919); R. Corso, Il Wampum nelle cerimonie nuziali algonchine, in Riv. di antropologia, XXIII (1919), p. 243 seg.; S. Mallery, Pictographs of the North American Indians, in Rep. Bur. Ethnol., 1882-83, Washington 1884; id., Picture writing of the Amer. Indians, ibid., 1888-89, ivi 1893.