CUNEIFORME, SCRITTURA

Enciclopedia Italiana (1931)

CUNEIFORME, SCRITTURA

Giulio Cesare Teloni

. Nell'Asia occidentale, specialmente nella Babilonia e nell'Assiria, fu usata, a partire da un'età non precisabile, e fino al primo secolo dell'era volgare, una specie di scrittura che chiamiamo cuneiforme. Questa deve considerarsi come una trasformazione della scrittura babilonese-assira lineare, la quale a sua volta deriva da una scrittura a immagini o geroglifica (come la egiziana). Non si può determinare entro quali limiti di tempo ciascuna scrittura fu formata e svolta. Certo nel corso di molti secoli tutte le scritture babilonesi-assire si vennero semplificando finché diedero origine ai segni cuneiformi dell'ultimo millennio a. C.

In origine nei paesi dell'Eufrate e del Tigri ciascun segno della scrittura è l'immagine d'una cosa concreta (per es. una pianta, un animale). Qualche volta si disegna la parte per il tutto, come una testa di bove per il bove medesimo. Inoltre, un oggetto tiene talvolta il luogo d'un altro, se c'è relazione fra essi (p. es. un vaso da latte, per il "latte", un vaso da olio, per l'"olio") e infine, volendo esprimere certe astrazioni e idee si possono rappresentare in disegno cose che hanno rapporto con quelle astrazioni o idee (come un piede umano per significare l'atto del "camminare"). Noi non conosciamo in Mesopotamia esempî dei primissimi segni-immagini (i Francesi dicono picturaux) ossia di quei segni babilonesi che risalirebbero all'età dell'invenzione dell'arte di scrivere: i più remoti fra quelli fino ad oggi conservati scendono già a un periodo meno antico. In ogni modo alcuni ve ne sono che si lasciano riconoscere come derivati da un'immagine. L'Oppert, che riconobbe l'origine geroglifica dei cuneiformi, riuscì, coi pochi testi babilonesi-assiri che aveva a disposizione, a riconoscere giustamente quattordici immagini primitive. Oggi questo numero è stato ampiamente superato.

Studiando la scrittura arcaica babilonese-assira, si giunge a scoprire che taluni segni di essa vennero già trasformati o modificati artificialmente dagl'indigeni sulle rive della Mesopotamia. Con certe aggiunte a questo o quel segno - aggiunte che gli assiriologi sogliono chiamare motivi - vennero create nuove forme. Per esempio se nella figura d'un uomo si tracciavano presso il suo dorso alcune linee s'intendeva così indicare il solo dorso della figura: se nella figura di un uomo si tracciavano alcune linee presso la bocca, era allora indicata appunto la sola bocca. C'era poi il motivo della cosiddetta gunazione: aggiungendo a un ideogramma (così vien chiamato un segno quando esprime una parola, o un'idea) quattro linee verticali o orizzontali, il significato del segno veniva come innalzato a potenza, intensificato: p. es. l'ideogramma del pugnale col motivo della gunazione, passava a significare "spada" (quasi un pugnale più grande degli ordinarî). Qui non è possibile spiegare tutti i motivi dei quali si servirono gli studiosi o maestri di Babilonia e di Ninive per creare segni nuovi sulla base degli esistenti. Basterà dire che qualche volta composero i nuovi raddoppiando i vecchi, o moltiplicandoli in varî modi e collocandoli in posizioni diverse (obliqui, di fronte uno all'altro, ecc.).

Col progredire della civiltà in Mesopotamia non poteva durare a lungo una scrittura come quella descritta qui sopra, incapace di esprimere forme nominali e verbali e tutte le specialità sintattiche d'un discorso. Occorreva, pur senza rinunziare all'ideografismo, riunire con esso il fonetismo, ossia l'espressione dei suoni. Questo fu combinato nella scrittura cuneiforme, che, secondo un'ipotesi generalmente accettata, ripeterebbe la sua origine dai Sumeri. Riassumiamo brevemente l'ipotesi. Un popolo, di razza non semitica, in età lontanissima, occupò la Babilonia e scrisse la propria lingua agglutinante con segni i quali rappresentavano parole in qualche caso, e sillabe in qualche altro: p. es. X indicava il "capo", si pronunziava nell'idioma sumerico shag, e nel tempo stesso valeva, come sillaba, shag. I Semiti, che nella Babilonia successero ai Sumeri, presero da questi il sistema di scrittura, ma pronunziarono semiticamente gl'ideogrammi: p. es., X nel senso di "capo" lo lessero reshu. Si può intendere questo fatto pensando ai nostri rebus, dove un solo e medesimo segno può esser letto mano, main, Hand, ecc.

I segni geroglifici, o a immagini, vennero incisi su pietra con strumenti speciali destinati a tracciare anche curve e rotondità. Comincia il sistema cuneiforme di scrittura dai segni lineari incisi su materie dure con strumenti a punta. Di tal genere abbiamo esempî antichissimi nella Babilonia sui monumenti di Telloh e di Nuffar (o Niffer). Ai lineari seguono i cuneiformi. "Il cuneo - scrisse F. Delitzsch - non deve considerarsi come una proprietà essenziale della scrittura babilonese-assira. Deve piuttosto la sua origine all'apparire della argilla molle come materia scrittoria. Poiché sull'argilla i caratteri lineari non si sarebbero facilmente eseguiti con arnesi a punta, si passò all'uso dell'impressione". Fu specialmente nella pratica legale, commerciale, e nelle necessità della vita ordinaria, che i Babilonesi e gli Assiri si servirono dell'argilla, per imprimervi i cuneiformi: al contrario, per uso pubblico, per comunicare decreti solenni, leggi, fasti dei sovrani, si ricorreva ai marmi, all'alabastro, al basalto e ad altre materie di maggiore pregio, sulle quali la scrittura veniva scolpita con molta accuratezza e con eleganza. Nell'immensa maggioranza i segni cuneiformi pervenuti fino a noi sono incisi: rarissimi esempî si conoscono di segni babilonesi in rilievo. Che in Assiria scrivessero a tinta sulla pietra e sull'argilla si può affermare, ma non che adoperassero pergamena e papiro. Quanto alla direzione della scrittura, si sa che nel 3° millennio a. C. e anche intorno all'anno 2000 nella Babilonia tracciavano i segni dall'alto al basso e procedevano a leggere da destra a sinistra; verso il 1700 la lettura in senso inverso viene in uso e resta definitivamente. Le parole si seguivano le une alle altre senza interpunzione; in rari casi certi punti separano parola da parola, ma sono punti usati probabilmente nella scuola per utilità dei discepoli. In qualche testo degli Hittiti un breve spazio divide due parole.

Nella Babilonia e nell'Assiria l'arte di scrivere tavolette cuneiformi, e l'apprendimento di quanto si collegava con essa, richiedeva un lungo tirocinio. Indirettamente ce lo provano i testi scritti dagli stessi scolari e altri di natura didattica, compilati da maestri. Prima di tutto restano alcuni esercizî di calligrafia, se così si possono chiamare. Nel tempio di Baal esplorato recentemente a Nippur (oggi Nuffar) da H. V. Hilprecht, fra i testi ritrovati e appartenuti a una scuola del 3° millennio a. C. non mancavano saggi di esercizî o temi, fatti da alunni. Un esercizio calligrafico fa vedere una serie di cunei ad angolo tracciati in sei linee orizzontali (con 18 cunei ogni linea); un altro contiene impressioni sull'argilla delle tre specie fondamentali della scrittura cuneiforme (cuneo orizzontale, verticale e ad angolo); un altro presenta scritti, uno dopo l'altro, gruppi senza significato di segni, tutti comincianti dal segno ba: ba-a, ba-mu, ba-bamu, bani, ecc. (evidentemente l'alunno imparava a scrivere ba). Ma oltre agli esercizî che abbiamo chiamato calligrafici, molte compilazioni attestano che, dopo lo studio materiale dei segni, l'alunno procedeva ad apprendere la loro pronunzia in sumerico e in assiro, i loro significati e altre cose. Quelle compilazioni ammaestrarono una volta gli studiosi di Babilonia e Ninive, e oggi insegnano agli assiriologi a leggere e a tradurre i caratteri cuneiformi.

L'importanza della scrittura cuneiforme in genere si rileva dal largo uso che ne fu fatto in varie parti dell'Asia anteriore. Una serie di documenti della Cappadocia, compilati in lingua assira forse nel 3° millennio a. C., presentano (oltre che specialità grammaticali) specialità di segni cuneiformi. Altrettanto può dirsi delle tavolette di Tell el-‛Amārnah (Egitto) scoperte nel 1886-87, e contenenti una corrispondenza dei secoli XV-XIV a. C. fra i principi della Babilonia, di Mitanni (Mesopotamia) e della Palestina da un lato - e due re dell'Egitto dall'altro (Amenophis III e Amenophis IV). L'Elam mentre ebbe una scrittura antichissima (forse indigena), adottò in tempi più recenti una scrittura cuneiforme, la quale mostra chiaramente di derivare dalla babilonese. Gli Hittiti si servirono della scrittura cuneiforme (come le contrade di Mitanni e di Arzawa). Gli Armeni, dal sec. IX a. C., nel paese attorno al lago di Van presero dagli Assiri i caratteri cuneiformi coi quali scrissero la loro lingua (conosciuta finora imperfettamente). È da considerare come ultimo sviluppo del sistema cuneiforme l'antica scrittura persiana (incisa sui monumenti di Persepoli, Naqsh-i Rustem, ecc. nell'età degli Achemenidi). Ma tuttavia i caratteri cuneiformi persiani scomparvero presto, di fronte alla più comoda scrittura aramaica, che veniva conquistando il suo posto anche nella Mesopotamia.

Bibl.: F. Delitzsch, Die Entstehung des ältesten Schriftsystems oder der Ursprung der Keilschriftzeichen, Lipsia 1897; C. Bezold, Bibliotheks- und Schrift-wesen im alten Ninive, in Zentralblatt für Bibliothekswesen, XXI (1904), pp. 257-277; E. Unger, Babylonisches Schriftum, Lipsia 1921; B. Meissner, Babylonien und Assyrien, II, Heidelber 1925, pp. 334-335; F. Bayer, Die Entwickelung der Keilschrift vom Ausgange des dritten vorchristlichen Jahrtausends bis zum Erlöschen der Keilschrift-literatur, in Orientalia, Roma 1924, n. 25, pp. xxiv e 108. - Riproduzioni di segni-immagini si trovano, fra l'altro, nelle seguenti opere: University of Pennsylvania, The Museum Journal, III, Philadelphia 1912, n. 1, pp. 4-6; B. Meissner, Die Keilschrift (Sammlung Göschen), 2ª ed., Berlino e Lipsia 1922, pp. 18 e 19. Cfr. Fr. Thureau Dangin, Tablettes à signes picturaux, in Revue d'assyriologie, 1927, i, pp. 23-29. - Intorno alle prime scoperte di caratteri e iscrizioni cuneiformi, alla decifrazione e alle lingue contenute nei documenti di Boǧazköy, v. assiriologia.

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