SCOZIA

Enciclopedia Italiana (1936)

SCOZIA (Scotland; A. T., 49-50)

Evan Gwyn THONIAS
Edward DENT
Reginald Francis TREHARNE
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È quella parte della Gran Bretagna che si trova a nord dei Monti Cheviot, e si divide naturalmente in tre zone: Highlands o Terre Alte, a nord dello Strathmore, Southern Uplands o altipiano meridionale, a sud della linea Edimburgo-Glasgow, e Central Lowlands o Terre Basse Centrali. In tutte e tre queste regioni è ben manifesta l'orientazione NE.-SO. del ripiegamento caledoniano; un grande solco che ha appunto questa orientazione, il Glen More, suddivide le Terre Alte in Highlands settentrionali e Grampiani. A est di questi ultimi, presso Aberdeen e Angus, un basso ripiano costiero con alcune sezioni di terre basse forma, sotto certi riguardi, un prolungamento in direzione nord-est dei Central Lowlands. Al largo della costa occidentale vi sono le Isole Ebridi, separate dalle isole costiere mediante il braccio di mare diretto da nord-est a sud-ovest detto Minch, mentre al largo dell'estremità nord-orientale dei Highlands si trovano le Isole Orcadi e ancor più oltre, di là da un canale largo 96 km., le Isole Shetland (v. ebridi; orcadi; shetland).

Il Central Lowland è diventato il principale focolare della vita scozzese e la sua facilità di accesso dall'Inghilterra e dal continente ha favorito la sostituzione del linguaggio celtico con la lingua inglese; una forma gaelica di quello sopravvive invece in alcune parti remote dei Highlands occidentali. Esso ha anche aiutato l'introduzione del diritto normanno e la conservazione della tradizione legale scozzese e dell'amministrazione scozzese, separate da quelle dell'Inghilterra e facenti centro in una capitale storica. I Highlands, una regione di stretti solchi vallivi (glens), eccetto là dove più ampie vallate (straths) si aprono verso la costa orientale, sono di facile accesso solo dai laghi occidentali (lochs) e dalla cimosa piana orientale: corsi d'acqua conseguenti hanno dovuto incidere delle gole profonde, per es. la Killiecrankie.

Gli Uplands meridionali sono incisi da alcune ampie vallate, (Tweed, Nith, Annan, Esk, Clyde) e parecchie di queste, unitamente alla bassa cimosa costiera, hanno offerto facili vie di comunicazione con l'Inghilterra. I Lowlands sono costituiti da un ampio solco vallivo connesso con fratture, interrotto da colline di origine vulcanica, come Renfrew Heights, Campsie Fells, Ochil Hills e Sidlaw Hills lungo il lato settentrionale, e Pentland Hills a sud. Le ampie foci (firths) del Clyde a occidente, del Forth e del Tay penetrano nelle Terre Basse e lungo le loro rive si sono accentrati i principali focolari di attività industriale.

I Highlands e gli Uplands meridionali sono scarsamente popolati, come è facile immaginare data la loro configurazione geografica: e i primi, se se ne eccettua il ripiano costiero orientale, sono una delle regioni europee più scarsamente popolate. Le rocce cristalline dànno terreni poveri e magri, per lo più aspri e spesso ricoperti di torba per le abbondanti piogge, che poi defluiscono rapidamente lungo i declivî ripidi e spesso rocciosi.

Le rocce siluriche degli Uplands meridionali presentano analoghe condizioni sfavorevoli, ma ivi le valli aperte, con terreni migliori, contrastano con le strette e oscure vallecole dei Highlands. I Lowlands, costituiti da un sostrato di rocce più recenti, soprattutto del Carbonico, e ricoperti di fertili suoli di varia origine, formavano il centro naturale della vita economica scozzese, anche prima che lo sviluppo industriale delle miniere carbonifere li rendesse una delle regioni a popolazione più densa delle Isole Britanniche.

Alla fine del sec. XV la popolazione della Scozia era calcolata a circa 500.000 ab.: un secolo dopo tale numero era raddoppiato; poi dopo una discesa da 1.650.380 (nel 1775) a 1.608.420 (nel 1801), vi fu un aumento continuo per quanto la costituzione di alcune parti dei Highlands in parchi di cervi abbia determinato una forte diminuzione in quella parte della Scozia. Molti degli affittuarî espropriati emigrarono e dal 1841 in poi si ebbe una continua emigrazione dalla Scozia, soprattutto nel Canada, in Australia e nella Nuova Zelanda. L'afflusso verso le città e le zone industriali contribuì a determinare una diminuzione della popolazione rurale; mentre 18 contee rurali mostravano una diminuzione nel 1911-1921, la popolazione urbana crebbe dal 75,4% al 77.3%. Dal 1921, la depressione industriale ha determinato una breve emigrazione dalle città, ma vi è stato un aumento netto nelle zone urbane: la popolazione delle contee di Lanark, Midlothian e Renfrew è per oltre il 90% urbana. L'immigrazione irlandese nei Lowlands occidentali è stata considerevole. Sia l'indice delle nascite sia quello delle morti sono andati diminuendo dal 1901: anche la percentuale dell'aumento naturale ha declinato negli ultimi anni fino a meno di 5‰.

Nei Highlands, la popolazione è confinata quasi esclusivamente nelle vallate orientali e nelle zone costiere; le poche cittadine sono per lo più di recente formazione, sorte come centri turistici o come residenze estive; esse si trovano sulla costa occidentale e lungo la ferrovia Perth-Inverness. Il tipo di insediamento caratteristico dei Highlands occidentali è a piccoli gruppi di case, situate spesso nella parte più interna dei fiordi, a cui si può accedere soprattutto per via d'acqua. Sulle ristrette aree coltivabili piccoli fondi sono coltivati col lavoro delle famiglie e l'aumento di queste al di là della capacità di sussistenza del fondo provoca spesso l'emigrazione di uno o più membri di essa.

Sulla cimosa costiera orientale, la popolazione è più densa, specialmente dove è alta la proporzione di terre basse (per es., ad Angus con Kincardine e Aberdeen); le aree di maggior concentrazione vi sono costituite dalle parti più basse delle vallate della Dee, Deveron, Esk e Spey. Negli Uplands meridionali, la popolazione è concentrata nelle valli (dales), mentre i comuni delle zone a paludi e torbiere dopo il 1841 hanno assai declinato. Dal lato orientale, a Selkirk, Roxburgh e Peebles, l'urbanesimo è stato una conseguenza dello sviluppo del lanificio, ma è sempre alta la percentuale della popolazione che si occupa di agricoltura (circa il 30-40%). A occidente la popolazione si è addensata intorno a Nithsdale in conseguenza dello sfruttamento di miniere di carbone, di cave di pietra da costruzione e della fabbricazione di mattoni, mentre nella bassa valle del Clyde l'industrializzazione ha causato una densità che varia da 45 a 200 ab. per kmq. Nei Lowlands due terzi della popolazione della Scozia vive su un decimo dell'area di tutto quanto il paese. Vi sono quattro grandi nuclei di concentramento: 1. il bacino carbonifero dell'Ayrshire nord-occidentale; 2. i dintorni di Glasgow e una zona che si estende sino all'estremità del Firth of Forth; 3. l'orlo costiero del West Lothian e del Midlothian; 4. i dintorni di Dundee. In queste zone, la densità supera i 200 ab. per kmq.; nei rimanenti Lowlands ha più di 100 ab. per kmq.

Il possesso rurale in Scozia era caratterizzato da latifondi, determinati dalle condizioni geografiche e da appropriazioni di terre originariamente possedute da famiglie (clan). Dopo il 1918, molti latifondi sono stati divisi e vi si trova un maggior numero di contadini proprietarî di piccoli poderi. Nel 1927, vi erano colà 16.787 possedimenti inferiori a 2 ha. e i loro proprietarî si aiutavano con altre occupazioni, come la pesca o la caccia. Due terzi del numero totale di fondi hanno meno di 20 ettari. Nel 1927 vi erano 3.958.752 ettari di pascoli montagnosi: e ciò rappresentava un aumento di 300.000 ettari in confronto al 1914, inclusi gli antichi parchi di cervi. Il dissodamento è diminuito negli ultimi 50 anni, poiché la terra fu spesso convertita in pascolo permanente.

In generale l'agricoltura scozzese è limitata a causa dell'altitudine e della piovosità, ma i raccolti sono generalmente buoni. Il limite altimetrico della coltivazione redditizia è di circa 150 m., per quanto l'agricoltura estensiva venga estesa anche al disopra di quest'altezza e specialmente nei Highlands (fino a 400 m. nel Banffshire). Nei Highlands e in tutta la parte occidentale i prodotti principali sono avena e patate, che possono ambedue prosperare anche in terreni magri e con clima freddo e umido; si allevano anche i buoi longicorni dei Highlands. Quivi e nei distretti occidentali frumento e orzo non possono prosperare a cagione delle eccessive piogge invernali e dell'insufficiente insolazione estiva: solo la regione costiera orientale della Scozia riceve più di 1300 ore di luce solare all'anno, mentre la maggior parte dei Highlands e molta parte dei Lowlands centrali ricevono meno di 1200 ore. Perciò è solo a oriente che si possono attuare le lunghe rotazioni: il terreno dei piccoli possedimenti del nord e dell'occidente tende ad esaurirsi e a dare raccolti scarsi per la produzione ininterrotta di due generi di raccolti. Sulla cimosa costiera orientale dei Highlands i suoli di accumulazione sono fertili e una buona coltivazione è possibile anche nelle parti più basse dei bacini del Dee e del Don, e intorno a Elgin (Moray), dove i principali prodotti sono avena, orzo e rape. Il bestiame è allevato a est, e ben nota è la razza bovina di Aberdeen-Angus. Negli Uplands meridionali l'allevamento ovino è considerevole sulle colline, mentre la coltivazione mista (frumento ed erbe da foraggio), caratterizza le vallate alluvionali e le colline meno elevate. Nelle vallate sono allevati anche bovini da latte e da macello (Shorthorn), così pure nelle regioni più basse a occidente (Ayr e Galloway) e nelle terre basse della Solway a Dumfries. Il piano costiero occidentale da Dumbarton sino ai "Rhinns of Galloway" è famoso per la produzione del latte e del formaggio; presso la costa, da Ardrossan e Girvan, l'assenza di geli primaverili ha reso le patate primaticce un prodotto importante.

Nei Lowlands si hanno coltivazioni più variate: orzo per la distillazione e patate da semina a Strathmore, frutta, specialmente lamponi e fragole, nella valle più bassa della Tay, e tra i Sidlaw Hills e il Firth of Tay, e patate, orzo, frumento e fieno nella migliore regione agricola della Scozia, nella parte più bassa dei Lothians. Gli ovini si allevano in tutta la regione collinare. Oggi si presta una cura particolare alle foreste, specialmente nei Highlands, dove i piccoli proprietarî si stanno impiantando nei pressi delle zone governative di imboschimento per prestare lavoro nelle piantagioni. Il clima umido, il suolo a drenaggio imperfetto e l'esposizione ai venti violenti sono le cause principali della povertà di vegetazione arborea nella Scozia.

Le pescherie scozzesi, poste sotto il controllo dello Scottish Fishery Board, sono considerevoli nel nord-est (principalmente aringhe), e i centri principali sono Fraserburgh, Peterhead, Wick, Aberdeen e la regione collinare di Shetland: a occidente Stornoway (nell'isola di Lewis) è il centro più importante. Circa 60.000 persone sono occupate nella pesca, nella preparazione e conservazione del pesce, e il declinare di questa industria è divenuto un problema grave. Alcuni balenieri lavorano ancora partendo da porti scozzesi (Aberdeen e Leith).

L'industrializzazione delle zone delle parti occidentali e orientali dei Lowlands è stata determinata da parecchi fattori: 1. le miniere di carbon fossile delle sinclinali di Ayr, Lanark, Dumbarton-Stirling, Clackmannan, e Lothians-Fife; 2. la presenza del ferro insieme col carbone; 3. la facilità delle comunicazioni interne ed esterne. Lo sfruttamento degli scisti bituminosi delle rocce del Carbonico inferiore nella regione orientale dei Lowlands fu importante nel sec. XIX: ora si sta cercando di far rivivere questa industria come conseguenza dei migliorati metodi di estrazione. L'argilla refrattaria è sfruttata in tutte le miniere di carbon fossile, ma soprattutto a Lanark. Lo sfruttamento del minerale di ferro cessò di avere importanza dopo la produzione dell'acciaio con il processo acido (nel 1860, si usavano minerali importati).

Il più intenso sviluppo industriale si è avuto nel Lanark, e si è concentrato all'estremità del Firth of Clyde, intorno a Glasgow. I principali centri per il ferro e l'acciaio sono Airdrie, Coatbridge, Motherwell e Wishaw: Glasgow stessa ha molte industrie metallurgiche e soprattutto meccaniche che occupano più del 50% della popolazione industriale. Le costruzioni di navi e le industrie meccaniche sono importanti lungo il Clyde da oltre Glasgow (Rutherglen Clydebank), alla foce del fiume (Greenock). In prossimità della foce sono riunite molte industrie pesanti che lavorano materiale greggio importato: prodotti chimici pesanti (alcalini e sapone), olî vegetali, colori e vernici, legname e carta, raffinerie di zucchero e fabbriche di prodotti alimentari. Glasgow ha industrie tessili e manifatture di tabacchi, ma il maggior centro tessile è Paisley, già famosa per bei tessuti di lana, e ancora il più considerevole luogo di produzione dei filati di cotone; unite alle industrie tessili sono quelle di prodotti chimici, di candeggiatura, di tintoria e fabbriche di macchinarî. Altre industrie di Glasgow e della regione comprendono le fabbriche di stoviglie e le vetrerie, le distillerie e le fabbriche di birra. Industrie molto diffuse in questa zona sono i lanifici, la fabbricazione di tappeti, e le industrie del cuoio dell'Ayr settentrionale, mentre i cotonifici si spingono sino ai piedi delle colline e nelle vallate, e le fabbriche di pizzi e le industrie meccaniche sino all'importante centro ferroviario di Kilmarnock. Anche la valle superiore del Clyde ha dei cotonifici a New Lanark, dove l'acqua fornisce ora 25 .000 HP di energia elettrica per le industrie della Clyde. Le miniere di carbone dell'Ayr forniscono una quantità di carbone sovrabbondante, destinato all'esportazione, specialmente in Irlanda. A oriente della Clyde, alle miniere di carbone delle contee di Stirling e Clackmannan si aggiungono le fabbriche di filati di lana, le fabbriche di birra e le fonderie di ferro di Alloa, mentre nei dintorni di Falkirk e di Grangemouth, gli alti forni e le fonderie determinano una concentrazione industriale che non è superata se non dalla zona del Clyde. Tra queste due aree sono disseminati lungo l'altipiano dei villaggi di minatori, mentre le miniere si estendono verso est fino a Bo'ness dove si esporta carbone e s'importano armature di pozzi. Nei Lothians, la pianura alle spalle di Edimburgo e a occidente di questa città e lungo la costa verso oriente, ha miniere di carbone e falde petrolifere, ma ciò nondimeno la regione è in prevalenza una regione agricola. Nelle vallate dei Pentland Hills, l'acqua ha dato origine a un'attiva industria della carta, onde Edimburgo è stata a lungo famosa per tutte le industrie connesse con la tipografia e l'arte editoriale. Le miniere di carbone del Lothian si estendono sino presso il Firth of Forth nei pressi del Fife: e la maggior parte del carbone del Fife è esportato (circa il 60%) soprattutto dai porti di Methil e Burntisland. A Kirkcaldy un'industria considerevole è la manifattura del linoleum, il cui materiale di supporto (un tessuto di iuta) proviene da Dundee. Inverkeithing, nelle vicinanze di Dunfermline, è un centro di fonderie di ferro e a Burntisland è sorta una nuova industria, quella dell'alluminio, alimentata da bauxite importata: l'allumina è inviata a Foyers e Kinlochleven (Inverness) per essere trasformata in alluminio, in stabilimenti azionati da forza idroelettrica. La tessitura del lino è attiva a Dunfermline, e anche ad Angus, Dundee, Arbroath e Montrose, sempre con utilizzazione di energia idroelettrica. A Dundee le industrie tessili (iuta, canapa, lino), le industrie meccaniche e le fabbriche di conserve di frutta, alimentate dai frutteti del carse di Gowrie determinano pure un ambiente industriale, con molti lati sfavorevoli quanto al tipo delle abitazioni e alle condizioni generali di vita. Molte delle materie prime sono ora importate e Dundee è il quinto porto della Scozia per il tonnellaggio di navi estere. Altre industrie della regione sono le distillerie e le concerie alimentate da prodotti locali e le tintorie a Perth, fornite d'impianti idroelettrici.

L'industria non si è sviluppata negli Uplands meridionali, a eccezione del lanificio nelle vallate della Tweed e del Teviot, di cui i centri principali sono Galashiels, Selkirk, Peebles, Innerleithen, Jedburgh, Melrose, Lauder e Hawick; quest'ultimo è anche un importante centro di maglierie.

Oltre a queste industrie concentrate, piccole manifatture, specialmente di filati e tessuti di lana, sono esercitate in parecchie città scozzesi, come Stirling, Ayr, Dumfries, Aberdeen, Elgin, Inverness.

Per la natura montuosa di gran parte del paese e la scarsa popolazione di vaste zone, le vie di comunicazione sono distribuite in modo assai ineguale. Mentre infatti le strade ordinarie, le ferrovie e le vie d'acqua interne costituiscono una fitta rete nelle terre basse centrali, a nord del Glen More la rete stradale si dirada molto e le linee ferroviarie sono pochissime. Glasgow ed Edimburgo sono i due nodi stradali e ferroviarî senza confronto più importanti. Assai attive le comunicazioni marittime, che dispongono di numerosi ottimi porti, tra i quali quelli di Glasgow, di Leith (il porto di Edimburgo), di Dundee e di Aberdeen.

Le maggiori città della Scozia si trovano o nelle terre basse centrali, come Edimburgo (438.998 ab. nel 1931), la capitale, Glasgow (ab. 1.088.417), per popolazione la seconda città delle Isole Britanniche, Paisley (86.441 ab.), Greenock (78.948 ab.), Motherwell (64.708 ab.), Coatbridge (43.060 ab.), Hamilton (37.863 ab.), Falkirk (36.565 ab.), ecc., oppure lungo la costa orientale, come Dundee (175.585 ab.) e Aberdeen (167.259 ab.).

Per l'Atto di Unione (1707), il parlamento scozzese si fuse con quello inglese: i pari scozzesi eleggono 16 tra loro che siedono nella Camera dei lord, e 74 membri del parlamento sono eletti per la Camera dei comuni.

L'amministrazione centrale è in parte autonoma sotto un ministro di Scozia, aiutato nelle questioni legali dal lord avvocato e dal procuratore generale per la Scozia: altri ministeri governativi separati sono lo Scottish Board of Health (Ufficio d'igiene scozzese), l'Education Department, il Board of Agriculture (Ministero dell'agricoltura) e il Fishery Board (Comitato per la pesca).

V. tavv. XXIII-XXVIII.

Bibl.: v. gran bretagna.

Storia.

Le origini della razza scozzese presentano molti problemi di difficile soluzione. Non è chiaramente provato che la regione fosse già abitata nell'età paleolitica; razze neolitiche occuparono i Lowlands (Terre basse), la valle del Clyde e i distretti della costa occidentale, e i Celti Goidels (Gaels) conquistarono poi la Scozia, assoggettando i loro predecessori e imponendo loro abitudini e linguaggio celti. I Britanni cacciarono in seguito i Celti al di là del Forth e occuparono la Scozia meridionale. Il nome di "Pitti" (Picti), usato in origine dai Romani per denominare le popolazioni scozzesi, non aveva un significato preciso di razza; ma poi probabilmente servì a indicare tutti insieme i popoli gaelici e neolitici che abitavano al di là del Forth, e avevano costumi, tradizioni e linguaggio celtici. Il generale romano Agricola invase la Scozia nell'82 d. C., costruì una fortezza centrale a Newsteads-on-Tweed (Trimontium), mediante una catena di forti che si stendeva dal Forth al Clyde isolò gli Uplands meridionali, e accingendosi a conquistare la Scozia metodicamente, attraversò il Tay e vinse una battaglia importante sul Mons Graupius (Grampiani) a nord del Perth (84 a. C.); ma egli venne subito dopo richiamato, e i Romani non conquistarono mai la Scozia. Essi, dopo aver costruito il Vallo di Adriano da Tynemouth a Solway (122-27) conquistarono gli Uplands meridionali (140-143); e Lollius Urbicus edificò il Vallo Antonino (143) sulla linea di forti stesa da Agricola dal Forth al Clyde. Questa linea di difesa si dimostrò insufficiente nel 180 e nel 196-200, e Settimio Severo retrocesse la frontiera al Vallo di Adriano, abbandonando la Scozia, dopo parecchie spedizioni punitive in cui si avanzò sino al Moray Firth, senza riuscire ad attaccare battaglia (208-11). Perciò l'occupazione romana della Scozia fu puramente militare: la popolazione non fu mai romanizzata e non vi furono mai conosciuti i metodi romani di agricoltura, industria, vita urbana e governo.

Nel 600 d. C. troviamo costituiti nella Scozia cinque regni. Il regno abitato dai Pitti di Albania o Caledonia, dal Pentland Firth al Forth; il regno "scozzese" di Dalriada, fondato dagl'invasori cristiani (Scoti) provenienti dall'Irlanda settentrionale; il regno britannico di Strathclyde, che si stendeva dal Firth of Clyde sino entro l'Inghilterra nord-occidentale, con la sua capitale di Dumbarton dopo il 573; il regno abitato dai Pitti di Galloway, isolato nella parte estrema sud-occidentale; il Lothian, la regione pastorale più ricca tra il Forth e la Tweed, che, conquistata dall'anglo Ida di Bernicia (547-559), formò parte del regno inglese di Northumbria. San Colombano, che arrivò in Dalriada nel 563, vi fondò il famoso monastero celta di Iona, convertì il re dei Pitti, Brude, e il suo popolo (565) e istituì monasteri celti nella Caledonia, diffondendovi la religione, la cultura e la civiltà, mentre S. Kentigern (Mungo) evangelizzava lo Strathclyde. La cristianità celta, ostile a Roma, minacciò di isolare la Scozia, ma il re pitto Nechtan (706-24) riconobbe l'autorità e le consuetudini romane, e nel 716 Iona stesso si sottomise a Roma. L'aggressione inglese fu fermata in modo definitivo nel sec. VII: nel 603 Etelfrido di Bernicia, avendo sconfitto i Britanni dello Strathclyde ed Aidan di Dalriada a Dægsastan, li separò dai Gallesi meridionali; il suo successore, Edvino di Northumbria, costruì la grande fortezza di Edimburgo per rendere più sicuro il Lothian, mentre Oswy di Northumbria si era annesso lo Strathclyde e aveva reso suoi vassalli il re dei Pitti e quello degli Scozzesi. Nel 685 Egfrido di Northumbria, che aveva invaso la Caledonia con un potente esercito, fu battuto e ucciso presso Forfar, a Nechtansmere, e la Caledonia, la Dalriada e lo Strathclyde si liberarono dalla supremazia del popolo di Northumbria.

Le incursioni dei Vichinghi incominciarono nel 794. Fssi conquistarono e colonizzarono le isole Shetland e le Orcadi, Caithness, le Ebridi e le coste adiacenti, e del Moray Firth, e fondarono altre colonie in giù verso il sud, sino al Firth of Forth alla foce del Forth. Il regno dei Pitti, distrutto dagli attacchi dei Vichinghi, fu conquistato facilmente da Kenneth MacAlpin (nell'844), che così unì insieme la Dalriada e la Caledonia col nome di regno di Scozia, con centri principali Dunkeld e Forteviot, vicino a Perth. Pitti e Scoti si fusero rapidamente, e la nuova dinastia lottò per impadronirsi delle regioni dello Strathclyde e del Lothian, che i Danesi di York avevano isolato, sì che non potessero avere l'aiuto inglese. Kenneth I attaccò di frequente il Lothian, ma suo figlio Costantino II, minacciato da attacchi dei Vichinghi, riconobbe il re d'Inghilterra Edoardo come suo "padre e signore" (919); vago riconoscimento di supremazia, che in seguito i re inglesi interpretarono come un omaggio feudale. Per rendere più forte questa supremazia, Etelstano fece una scorreria in Scozia, spingendosi sino ad Aberdeen (934): e quando Costantino, che cercava di fare del Tyne il suo confine, si alleò con i Vichinghi, i Gallesi dello Strathclyde e alcuni malcontenti della Northumbria, Etelstano schiacciò i confederati a Brunanburgh (937) e riaffermò la sua sovranità. Ma Malcolm I di Scozia ottenne da Edmondo d'Inghilterra il Cumberland (945), come compenso della sua alleanza Indulfo di Scozia si impadronì di Edimburgo prima del 960, e Kenneth II (971-95) ebbe in consegna il Lothian da Edgardo d'Inghilterra. Nonostante una disfatta nel 1006, la grande vittoria riportata da Malcolm a Carham assicurò per sempre il possesso del Lothian alla Scozia (1018); il nipote di Malcolm, Duncan, ereditò dalla madre lo Strathclyde (1018) e la sua ascesa al trono riunì tutta la Scozia sotto una sola corona, a eccezione dei possessi dei Vichinghi.

Sino allora, secondo l'usanza scozzese, la corona era passata alternativamente dai rami primogeniti ai rami secondarî della dinastia di MacAlpin. Ma Malcolm II, per assicurare la successione all'abbiatico Duncan, aveva ucciso suo nipote: ne conseguì una lotta fra parenti, in cui Macbeth, capo dei nobili celti di Moray e marito della sorella del pretendente assassinato, uccise Duncan (1040) e si impadronì del trono. Il figlio di Duncan, Malcolm Canmore, fuggì in Inghilterra e, tornato nel 1057 con l'appoggio degli Inglesi, a sua volta uccise Macbeth e suo figlio Lulach e ricuperò il trono (1058). Malcolm divenne il rappresentante di influenze inglesi tendenti a riorganizzare e incivilire il paese; invece i discendenti di Macbeth, ancora assai potenti nei Highlands, si fecero sostenitori della cultura celta. Per la sua educazione inglese e il suo matrimonio con Margherita sorella del sassone Edgardo Atheling (1070), Malcolm fu ostile ai Normanni conquistatori dell'Inghilterra: le sue scorrerie in Inghilterra costrinsero Guglielmo I a invadere la Scozia (1072), tanto da giungere sino ad Abernethy (Fifeshire) e ad esigere un atto d'omaggio da Malcolm, rafforzando così gli atti precedenti di vassallaggio della Scozia. Durante il suo regno molti rifugiati inglesi, esiliati dai Normanni, presero dimora nel Lothian e la Scozia fu invasa dal commercio e dalla cultura inglesi. Inoltre la moglie di Malcolm, Santa Margherita, infaticabile propagatrice della religione romana e della cultura inglese, aveva completamente anglicizzato la corte scozzese, importandovi il complicato cerimoniale e le usanze inglesi, imponendo alla chiesa il rito cattolico romano, modificando le leggi celte, e appoggiando per tutta la Scozia i mercanti e gli eruditi inglesi. Il partito celta ebbe un trionfo passeggero quando Donaldbane, fratellastro di Malcolm, aiutato da Magnus di Norvegia, s'impadronì del trono e i figli di Malcolm fuggirono in Inghilterra. In cambio di una promessa di omaggio, Guglielmo II aiutò il figlio maggiore di Malcolm, Duncan, a riconquistare la Scozia (1094); ma presto Duncan venne assassinato e ritornò Donaldbane. Nel 1097 Guglielmo aiutò Edgardo, terzo figlio di Malcolm da parte della moglie Margherita, a conquistarsi il trono e a far prigioniero Donaldbane: Edgardo divenne vassallo di Guglielmo. Edimburgo, centro dell'influsso inglese, divenne la capitale permanente del regno, l'anglicizzazione della Scozia progredì, mentre si cominciò a far sentire l'influsso normanno, e fece la sua prima apparizione il feudalesimo. Furono ricuperati territorî dai Norvegesi, che avevano sempre continuato ad avanzare, da quando Malcolm II aveva accordato al nipote Thorfinn, conte vichingo delle Orcadi, il titolo di conte di Caithness e Sutherland (circa nel 1020).

Sotto David I (1124-1153), il più giovane dei figli di Malcolm e di Margherita, la Scozia divenne un tipico regno normanno feudale con relazioni più strette che mai con l'Inghilterra.

Famiglie anglonormanne (Bruce, Balliol, Fitzalan, Lindsay, Moreville, Somerville, ecc.) si erano stabilite un po' dappertutto nei Lowlands, a eccezione del Galloway di popolazione pitta, e anche a Moray, come un'aristocrazia feudale che dominava la locale popolazione celta: il diritto di proprietà della razza si trasformò in un possesso feudale, e i Lowlands vennero feudalizzati. La chiesa ebbe grandi concessioni; furono fondate molte nuove abbazie cisterciensi, creati nuovi vescovati, e fu introdotta un'organizzazione completamente normanna.

Sulle basi poste da Alessandro I, fratello e successore di Edgardo, David organizzò una Curia Regis sul modello normanno, con un Justiciar (presidente di giustizia), un Cancelliere, un Constable (governatore), un Marshal (magistrato), uno Steward (intendente) e un Chamberlain (ciambellano), un regio consiglio di consiglieri ordinarî, e un gran consiglio costituito da prelati, vassalli e funzionarî. Nei principali castelli reali intorno ai quali ora si vennero ampliando le contee scozzesi, furono messi degli sceriffi e a essi vennero affidati tutti i poteri militari e fiscali: e per quanto perdurasse ancora il sistema giudiziario della razza celta, a poco a poco gli sceriffi presero il posto degli ufficiali giudiziarî indigeni. Venne introdotto il sistema del giurì, i processi della Corona furono riservati a magistrati regi che facevano delle ispezioni regolari, e quantunque vaste giurisdizioni fossero per necessità lasciate in mano dei privati, gli sceriffi lentamente estesero l'autorità regia su tutti i Lowlands.

David, la cui sorella sposò Enrico I d'Inghilterra, a sua volta sposò Matilde, figlia del conte inglese Waltheof ed erede delle contee di Northampton e Huntingdon. Investito di queste contee da Enrico I e insistendo perché fossero riconosciuti i diritti ereditarî di Matilde sulla Northumbria e sul Cumberland, David fu coinvolto profondamente nella politica inglese e cercò di volgere queste rivendicazioni a vantaggio della Scozia. Invase l'Inghilterra nell'interesse di Matilde (1138) e per quanto venisse sconfitto nella battaglia dello Standard, ricevette il Northumberland e il Cumberland, come feudi della Corona inglese (1139). Si può veramente considerare David I come il fondatore del regno di Scozia.

I successivi centocinquant'anni videro il declinare del separatismo celta e norvegese e lo svilupparsi di relazioni ancora più strette con l'Inghilterra. Frequenti ribellioni celte, che, aiutate dalle colonie norvegesi della Scozia occidentale, appoggiavano i pretendenti celti al trono, furono spezzate dai nipoti di David, Malcolm IV (1153-1165) e Guglielmo il Leone (1165-1214) e dal figlio di Guglielmo, Alessandro II (1214-1249), che alla fine abbatté il separatismo del Galloway pitto. Alessandro III (1249-1286) cercò di acquistare le Ebridi: Aakon di Norvegia si oppose e venne con una grande flotta per difendere i suoi vassalli, ma fu sconfitto a Largs sul Clyde (1263) e Alessandro invase le Ebridi, costrinse il figlio di Aakon, Magnus, a rinunciare a esse per un tributo nominale (1266), mentre la figlia di Alessandro, Margherita, sposò Eric, erede di Magnus (1281). Intanto le relazioni anglo-scozzesi stavano divenendo più strette, mettendo in pericolo l'indipendenza scozzese. Malcolm IV, incapace di resistere al potente Enrico II, gli aveva reso omaggio e aveva rinunciato al Northumberland e al Cumberland, e persino aveva preso parte, in qualità di vassallo, alla campagna di Tolosa del 1159. Guglielmo il Leone, sperando di ricuperare il Northumberland e il Cumberland, si era unito alla congiura contro Enrico, aveva invaso l'Inghilterra (1174) ed era stato fatto prigioniero: col trattato di Falaise egli riconobbe chiaramente la dipendenza feudale della Scozia dalla corona inglese, e rinunciò a Edimburgo, Roxburgh e Berwick (1175). Ma Riccardo I, che aveva bisogno di fondi per la sua crociata, considerò nullo il trattato di Falaise e liberò la Scozia da qualsiasi dipendenza feudale. Giovanni Senzaterra fece sentire di nuovo la sua sovranità e quando in Scozia si accesero le lotte fra i rivali che volevano esser nominati reggenti per il giovane Alessandro III (1244-1286) intervenne Enrico III d'Inghilterra (1255) che nominò un consiglio di reggenza. Alessandro divenne maggiorenne (1262) e rese omaggio a Edoardo I per i suoi territorî inglesi (1278), ma fece riserve sulla questione dell'omaggio per la Scozia. Alla sua morte improvvisa (1286), rimase la nipote Margherita, figlia di Eric di Norvegia e di Margherita di Scozia, sola discendente legittima di Guglielmo il Leone: essa morì però nel viaggio dalla Norvegia alla Scozia.

Sorsero molti pretendenti alla corona: fra essi, soprattutto forti Giovanni Balliol, lord di Galloway, nipote della figlia maggiore del fratello di Guglielmo il Leone; David, conte di Huntingdon, che aveva diritti più forti in ordine di primogenitura, e Roberto Bruce, lord di Annandale, figlio della seconda figlia di David, che era di un grado parente più prossimo del comune antenato in confronto a Balliol. I nobili anglonormanni della Scozia, vassalli di Edoardo I per feudi inglesi di grande valore, non potevano avere scrupoli patriottici: si trattava di una pura questione di diritto feudale. Esigendo dai pretendenti e dai nobili scozzesi il riconoscimento della sua "signoria sovrana" sulla Scozia (maggio-giugno 1291), per assicurarsi la loro accettazione del suo verdetto, Edoardo prese la Scozia in formale consegna, vi nominò dei reggenti temporanei e delegò a una commissione di 80 Scozzesi nominati in numero eguale da Bruce e da Balliol e di 24 Inglesi nominati da lui stesso l'incarico di esaminare le pretese. Nel giugno 1292, la corte di giustizia si dichiarò per Balliol; il 17 novembre 1292 Edoardo consegnò la Scozia a Balliol, che fece per il regno giuramento di fedeltà a Edoardo e fu incoronato re a Scone (30 novembre). L'arrendevolezza di Balliol di fronte al rigido inasprimento della sovranità di Edoardo spinse i nobili scozzesi a sottoporre Balliol a un comitato di 12 nobili (giugno 1294), che proibì gli appelli scozzesi alla corte di Edoardo, espulse Bruce ed altri nobili, che possedevano feudi inglesi, e si alleò con la Francia contro Edoardo (1295). Questi invase la Scozia, sconfisse e depose dal trono Balliol (luglio 1296), nominò un reggente inglese, il conte Warenne, e fortificò i castelli con guarnigioni inglesi. Guglielmo Wallace, un cavaliere dei Lowlands, con una guerriglia coronata da successo ridestò il patriottismo dell'alta borghesia e del popolo minuto contro i funzionarî di Edoardo, sconfisse Warenne a Stirling Bridge (settembre 1297), scacciò gl'Inglesi, e si proclamò guardiano del regno in nome di Balliol. I nobili si rifiutarono di appoggiarlo, Edoardo distrusse il suo esercito a Falkirk (luglio 1298), ma le guerre con la Francia gl'impedirono di soffocare la rivolta. Trascurando Wallace, i nobili costituirono un consiglio di reggenza, che comprendeva Giovanni Comyn, pretendente al trono, e Roberto Bruce, nipote del pretendente del 1291. Quando Edoardo invase la Scozia (1303), il consiglio e i nobili si sottomisero (febbraio 1304): Wallace fu fatto prigioniero e mandato a morte (1305), Edoardo si annesse la Scozia, ne abolì le leggi e le consuetudini, fece entrare dei rappresentanti della Scozia nel parlamento inglese, pur conservando un parlamento scozzese separato, e progettò un ammirabile schema di amministrazione della Scozia simile a quello che aveva instaurato nel Galles. Ma Roberto Bruce stava organizzando una congiura di aristocratici per farsi proclamare re. Dopo aver ucciso, a Dumfries, a tradimento, il suo rivale principale, Giovanni Comyn, proclamò la rivolta nazionale e fu incoronato a Scone (25 marzo 1306). Il popolo insorse dappertutto e molti nobili si unirono a lui. Edoardo lo dichiarò ribelle e traditore: Clemente V lo scomunicò e Bruce, sconfitto a Methven nel giugno, fuggì in Irlanda. Tornato nel maggio 1307, batté due volte i luogotenenti di Edoardo, e quando Edoardo I morì (luglio 1307), Edoardo II abbandonò la guerra. Bruce a poco a poco ridusse le guarnigioni inglesi, schiacciò i Comyn, i Balliol e altri nobili, e il clero riconobbe la sua autorità (1310). Egli fece scorrerie nell'Inghilterra settentrionale, sventò un'invasione inglese (1311) e nel 1314 si era impadronito di tutti i castelli più importanti, ad eccezione di quello di Stirling. A Bannockburn (24 giugno 1314), la sua abile strategia distrusse il grande esercito di Edoardo II, che veniva in soccorso; ed egli liberò la Scozia, facendola una, come non lo era mai stata prima, con il prestigio della vittoria.

Alleatosi con la Francia e con l'opposizione dei baroni inglesi, Roberto insieme col fratello Edoardo organizzò la ribellione celta nell'Irlanda, abbattendovi per 200 anni l'autorità inglese: s'impadronì di Berwick (1318) e devastò l'Inghilterra spingendosi sino a Preston e Pontefract, senza essere fermato. Nel 1323 costrinse Edoardo a una tregua di 13 anni; il papa riconobbe il suo titolo e il trattato di Northampton (1328), che pose fine alla guerra, riconobbe esplicitamente l'indipendenza della Scozia. Intanto Roberto aveva riorganizzato l'esercito, creato un nuovo sistema amministrativo, fondato una nuova aristocrazia sulle terre confiscate ai suoi nemici e concesso ai borghi scozzesi di avere una loro rappresentanza nel Parlamento. Morì nel luglio 1329, avendo fatto della Scozia una nazione e uno stato. La minore età di suo figlio David II, le contese dei nobili ambiziosi, e il malcontento del "diseredato", che era stato mandato in esilio, permisero a Edoardo, figlio di Giovanni Balliol, di impadronirsi della corona, dopo aver vinto, con l'aiuto degl'Inglesi, a Dupplin Moor (1332). Il suo riconoscimento della sovranità inglese provocò la sua espulsione immediata, ma un grande esercito inglese, sopraffacendo gli Scozzesi a Halidon Hill (1333), ripose sul trono Edoardo, che cedette Lothian, Berwickshire, Peebleshire, Selkirkshire, Roxburghshire e Dumfriesshire all'Inghilterra per il trattato di Newcastle. Il partito patriottico continuò a combattere, e mandò David al sicuro in Francia, finché le guerre anglo-francesi non permisero il suo ritorno nel 1341; e dopo questa data l'indipendenza della Scozia non fu mai più posta in dubbio. La disfatta di David, mentre invadeva l'Inghilterra per portare aiuto alla Francia, e la sua cattura avvenuta a Neville's Cross (1346), le lotte degli aristocratici durante la sua lunga prigionia durata sino al 1357, e il forte riscatto pagato per lui danneggiarono assai la Scozia. Con la sua morte (1371) terminò la discendenza diretta di Roberto I, mentre la corona passava a Roberto II, figlio di Marjorie (figlia di Roberto I) e di Gualtiero, siniscalco della Scozia, il fondatore della dinastia degli Stuart.

Nei centosettant'anni che seguono, la storia della Scozia consiste in guerre futili con l'Inghilterra, in continue devastazioni alle frontiere, in lotte intestine, fra i nobili, e in ribellioni frequenti al re. I nobili e specialmente la potente famiglia dei Douglas si opposero alla corona mediante alleanze regolari con gl'Inglesi o con quei Highlanders che nessuno aveva mai tenuto a freno. I primi re Stuart furono deboli e sfortunati: Roberto II (1371-90) fu una nullità, e suo figlio Roberto III (1390-1406), storpiato da un accidente, cedette il governo al fratello duca di Albany, uomo senza scrupoli, che per conservare la reggenza, assassinò l'erede presunto. Giacomo, secondo figlio di Roberto III, fu fatto prigioniero in mare dagl'Inglesi e tenuto sino al 1424: frattanto i nobili sfidarono i reggenti e quando Giacomo ritornò e cercò di rimettere ordine, lo assassinarono (1437). La minore età di suo figlio Giacomo II annullò tutto quanto era stato fatto; e per quanto Giacomo II attaccasse la famiglia dei Douglas con successo, fu ucciso mentre stava invadendo l'Inghilterra (1460) e suo figlio Giacomo III, dopo una lunga minorità segnata da numerose lotte di partiti, invano lottò contro il tradimento, le congiure e le rivolte, finché fu ucciso (1488). Eppure la Scozia in certo modo progredì: la sua indipendenza non sollevò più obiezioni, e la sua unità territoriale fu completa quando Cristiano I di Danimarca cedette le Orcadi (1468), e le Shetland (1472), come pegni per il pagamento della dote di Margherita di Danimarca, moglie di Giacomo II, dote che non fu mai pagata. Università vennero fondate a St Andrews (1416), Glasgow (1451) e Aberdeen (1494); la cultura fiorì e le influenze lollarde provenienti dall'Inghilterra fecero sorgere controversie religiose. L'Inghilterra, per quanto fosse la nemica nazionale, ebbe un profondo influsso sulla cultura scozzese: la lingua dei Lowlands era l'inglese, la poesia e la religione scozzese seguirono strettamente i modelli inglesi e le istituzioni scozzesi ebbero un'origine inglese. Giacomo IV (1488-1513), più energico e fortunato dei suoi predecessori, attaccò risolutamente i nobili, e nonostante il suo matrimonio con Margherita, figlia di Enrico VII (1502), continuò l'alleanza con la Francia, aiutò le rivolte contro Enrico VII e fu ucciso nella disastrosa sconfitta di Flodden (1513) in cui tutto il suo esercito fu distrutto. Di nuovo le fazioni devastarono la Scozia durante la minorità di Giacomo V, ma egli, dopo che fu divenuto maggiorenne (1529), riprese a lottare per rimettere ordine all'interno e rinforzò l'alleanza francese sposando Maria di Guisa, per quanto la politica di attaccare l'Inghilterra stesse diventando ogni giorno più pericolosa. Alla morte di Giacomo, avvenuta all'udire la notizia di una rovinosa disfatta subita dagli Scozzesi a Solway Moss (1542), fu fatta regina la sua neonata Maria.

I dissensi religiosi, che complicarono le inimicizie dei nobili tra di loro, e gl'intrighi dei Francesi e degl'Inglesi fecero sorgere in Scozia un forte partito inglese. I nobili avevano spesso cercato l'aiuto degl'Inglesi nella loro lotta contro Giacomo V. Inoltre la Chiesa desiderava che Giacomo schiacciasse il movimento eretico che, ispirato dai Lollardi inglesi, aveva messo profonde radici nella parte sud-occidentale ed ora, reso più forte da influenze luterane, si stava rapidamente diffondendo e assaliva violentemente la ricchezza, la vita mondana e la corruzione del clero scozzese. Così la corona e la Chiesa, aiutate dai Francesi, si erano collegate contro i nobili e gli eretici, che si appoggiavano agl'Inglesi. Il parlamento proibì l'introduzione di libri eretici (1525), e nel 1528 il primo protestante scozzese, Patrick Hamilton, fu bruciato vivo. Nel 1542 l'arcivescovo Beton, che virtualmente governava la Scozia dopo la morte di Giacomo, favorì gl'interessi nazionalisti e francesi, respinse la proposta di Enrico VIII di unire le due nazioni sposando Maria con Edoardo suo figlio: per obbligare ad accettare tale progetto, Enrico mise a fuoco Leith e Edimburgo e devastò senza pietà la parte sudorientale (1544-45); il suo successore, il protettore Somerset, distrusse l'esercito scozzese a Pinkie (1548). Maria fu mandata in Francia, perché vi sposasse Francesco II, e fino al 1560 la vedova di Giacomo, Maria di Guisa, governò la Scozia come se fosse una provincia francese.

Nel frattempo il protestantesimo aveva fatto rapidi progressi. Beton, dopo aver fatto morire sul rogo il più importante dei predicatori protestanti, Giorgio Wishart (1546), fu ucciso: i suoi uccisori si impadronirono della fortezza di St Andrews, ne fecero un rifugio per i fuggitivi di ogni genere e continuarono a resistere, finché la flotta francese non li costrinse alla resa (1548). I difensori furono condannati alle galere, ma uno di essi, il prete Giovanni Knox, scappò (1549), fuggì a Ginevra e divenne calvinista. Il governo di Maria di Guisa, francese e cattolico in modo opprimente, fece risorgere il partito favorevole all'Inghilterra e rafforzò il protestantesimo: e Knox, ritornando nel 1555, fece un tal numero di convertiti che Maria non osò arrestarlo. Protetto dal conte di Moray e da molti altri nobili, Knox organizzò il protestantesimo scozzese come una religione militante nazionale: i nobili protestanti, dandosi il titolo di "Lords della Congregazione", firmarono un patto (il Covenant del 1557) di rendere la Scozia libera e protestante. La salita al trono di Elisabetta abbinò in Inghilterra e in Scozia le due cause dell'indipendenza e del protestantesimo: per i cattolici Maria regina degli Scozzesi, moglie di Francesco II di Francia, come bisnipote di Enrico VII era di pieno diritto regina d'Inghilterra, e la politica francese si volse a spezzare la resistenza dell'elemento protestante del suo regno scozzese, in modo da conquistare l'Inghilterra e schiacciare il protestantesimo. Ma nel 1559 Knox depredò i Lowlands, assediò Maria di Guisa entro Leith e fece appello a Elisabetta, la cui flotta e il cui esercito, apparsi dinnanzi a Leith (gennaio 1560), salvarono l'indipendenza scozzese e il protestantesimo. Maria di Guisa morì; l'esercito francese capitolò, e col trattato di Edimburgo la regina Maria rinunciò alle sue pretese sull'Inghilterra, i Francesi evacuarono la Scozia, e una commissione di dodici nobili scozzesi governò la Scozia fino al ritorno di Maria. Allora Knox iniziò la rivoluzione religiosa. Il parlamento adottò la sua confessione di fede calvinista, abolì la giurisdizione papale, e proibì la messa, per quanto nessun cattolico fosse martirizzato ed i Highlands rimanessero cattolici.

Il calvinismo divenne insieme il sistema religioso e politico scozzese: Il Libro di Disciplina di Knox stabiliva che ogni parrocchia dovesse scegliersi da sola il suo ministro, e scegliere delle persone anziane (la "Kirk Session"), che sovrintendessero al governo ecclesiastico e alla vita morale della parrocchia: i ministri e gli anziani prescelti formavano i "presbiterî" (gruppi di parrocchie) e i sinodi provinciali: e un'Assemblea generale dei ministri e degli anziani in carica governava la chiesa scozzese. Il parlamento adottò questo progetto nelle sue linee essenziali, e il Secondo libro di Disciplina di Andrea Melville (1581), adottato dal parlamento nel 1592, lo perfezionò.

L'Assemblea, il primo corpo rappresentativo nazionale che troviamo nella storia della Scozia, presto dominò la vita e la politica scozzese: la regina Maria (v. maria stuart), ritornando nel 1561 dopo la morte di Francesco II, si rovinò, sfidando questa democrazia decisa e intelligente formata da ministri, gentiluomini campagnoli (lairds), agricoltori e cittadini, che Knox aveva organizzati perché controllassero la Chiesa e lo Stato. Maria cominciò con l'assicurarsi l'appoggio di parecchi nobili protestanti; nel 1565 si sposò con lord Darnley, e, ucciso questi il 9 febbraio 1567, fuggì con Bothwell e lo sposò nel maggio; ma i suoi sudditi si ribellarono, la sconfissero a Carberry Hill, la deposero dal trono in favore del suo bimbo Giacomo e la imprigionarono nel castello di Loch Leven. Dopo essere riuscita a fuggire, fu di nuovo sconfitta a Langside (maggio 1568) e passò allora in Inghilterra affidandosi alla protezione di Elisabetta, che dapprima la tenne prigioniera e poi la fece condannare a morte (febbraio 1587).

L'Assemblea generale controllò la politica dei varî reggenti che governarono la Scozia durante la minorità di Giacomo VI: essi resero più forte il presbiterianismo e l'alleanza con l'Inghilterra, e per quanto nel 1579 Esmé Stuart, un franco-scozzese cattolico, riuscisse ad avere un ascendente completo sull'animo di Giacomo, facendo risorgere il partito cattolico, e cercasse di rimettere sul trono Maria, i nobili protestanti s'impadronirono di Giacomo, cacciarono Esmé Stuart (1582) e ripresero le redini del governo.

Giacomo stesso, crebbe nell'odio per il presbiterianismo, ma rimase saldamente protestante, mentre le sue speranze di succedere a Elisabetta lo conservarono amico verso l'Inghilterra. La sua salita al trono come Giacomo I d'Inghilterra (1603) assicurò finalmente l'organizzazione protestante e l'alleanza inglese.

Nel frattempo, pervenuto alla maggiorità, Giacomo riuscì ad avere un potere dispotico in Scozia, servendosi abilmente dei nobili contro la Chiesa e del parlamento contro l'Assemblea. Egli fece delle illegali elezioni al parlamento: nominò i "Lords degli Affari" (of the Articles), che preparavano tutte le questioni parlamentari e tutti i progetti di legge, mentre il parlamento non faceva altro che votare in blocco tutte le loro proposte. Nominò il Consiglio privato, che, riunendo le funzioni esecutive, legislative e giudiziarie, governò in suo nome la Scozia. Impedì che l'Assemblea generale si riunisse dal 1603 al 1610, e progettando di riordinare la Chiesa sul sistema anglicano, creò vescovi che avessero un seggio in parlamenti compiacenti e che avrebbero potuto decidere nelle questioni ecclesiastiche. La Chiesa non concesse alcuna autorità ecclesiastica a questi vescovi sino all'Assemblea "scelta illegalmente" del 1610, che decretò che le assemblee generali e i sinodi si potevano riunire solo con l'assenso regio, nominò i vescovi "moderatori" (chairmen) dei sinodi provinciali con facoltà di conferire gli ordini sacri ai ministri. Le assemblee "scelte" del 1616 e del 1618, per ordine di Giacomo, rividero la confessione di fede e progettarono una nuova forma di culto pubblico somigliante a quella anglicana. Così, quando morì (1625), Giacomo parve esercitare sulla Chiesa lo stesso potere che sullo Stato. Suo figlio Carlo I, educato interamente in Inghilterra, non capì mai la Scozia e credette che la Divina Provvidenza gli avesse affidato l'incarico di anglicizzare la Chiesa scozzese. Al posto dei nobili nel suo Consiglio privato mise dei vescovi e cercò di revocare tutte le concessioni di terre della corona e della Chiesa fatte dopo il 1542, per investirne i suoi vescovi, rendendosi in tal modo ostile l'aristocrazia. La sua incoronazione scozzese assai complicata (1633), il suo rigido inasprimento dei mutamenti fatti nel 1616-18 con la nuova Corte di alta commissione, dotata di poteri inquisitorî (1634), e il suo nuovo libro di canoni (1635), che alterava fondamentalmente la costituzione e la liturgia della Chiesa scozzese, palesarono le sue intenzioni. La prima lettura della nuova liturgia (il 23 luglio 1637) produsse un tumulto a Edimburgo e diede origine a innumerevoli petizioni: Carlo le ignorò, ma il suo Consiglio privato, per prevenire la rivolta, dovette concedere l'istituzione di quattro "tavole" (comitati) di nobili, gentiluomini campagnoli (lairds), borghesi e ministri. Queste 4 "tavole" istituirono una "tavola" centrale, che rapidamente divenne la sola autorità effettiva della Scozia e chiese che fossero ritirati i nuovi canoni e la nuova liturgia. Carlo minacciò misure costrittive drastiche: le "tavole" emanarono un patto nazionale ("Covenant", 1638), che riaffermava la confessione del 1581. L'intera nazione, eccetto i cattolici, accettò tale patto e Carlo dovette permettere che un'Assemblea generale si radunasse a Glasgow (dicembre 1638).

Sfidando i divieti di Carlo, l'Assemblea abolì i vescovi, la Corte di alta commissione, i nuovi canoni e la nuova liturgia, e rimise in vigore il sistema del 1581. Carlo, incapace di costringere il parlamento inglese a finanziare la repressione della Scozia, riunì un'accozzaglia disordinata di coscritti e soldati mercenarî: gli Scozzesi, capitanati da Leslie e da altri ufficiali istruiti sotto Gustavo Adolfo di Svezia, organizzarono un magnifico esercito nazionale che, senza battaglia, costrinse Carlo a porre un termine alla "prima guerra dei vescovi" con la tregua di Berwick (giugno 1639). Il parlamento inglese si rifiutò di finanziare Carlo, che di nuovo raccolse il suo esercito miserabile: ma gli Scozzesi lo dispersero, occuparono il Northumberland e Durham, e costrinsero Carlo a promettere loro 25.000 sterline al mese come rifusione di spese, in attesa di una sistemazione finale. Per trovare questa somma Carlo dovette riunire il "Parlamento lungo" (novembre 1640) che riuscì a imporsi e distrusse l'assolutismo regio in Britannia.

Una volta che Carlo ebbe accettato il completo ripristino del presbiterianismo, il conte di Montrose e alcuni altri nobili si mostrarono desiderosi di aiutare il re contro il potere politico dell'assemblea e i presbiteriani estremisti sotto la guida del conte di Argyll. Ma quando nel 1643 il parlamento inglese richiese l'aiuto scozzese contro Carlo, il partito di Argyll negoziò la lega e il trattato solenne (settembre 1643), per cui la Scozia prometteva il suo aiuto e gli Inglesi s'impegnavano ad instaurare il presbiterianismo in Inghilterra. Un'assemblea di ecclesiastici inglesi e scozzesi riunitisi a Westminster formulò una confessione di fede rigidamente calvinista e i due catechismi che ebbero un influsso sì profondo sulla vita scozzese, ma il parlamento inglese insistette sul fatto che esso doveva esercitare un potere sulla chiesa presbiteriana d'Inghilterra. Le truppe scozzesi riportarono in favore del parlamento la vittoria di Marston Moor (1644) e invasero l'Inghilterra settentrionale: ma in Scozia Montrose riunì un esercito di Highlanders cattolici, che sconfissero i presbiteriani a Tippermuir (settembre 1644), resero sicuri i Highlands e devastarono le terre dell'odiato "clan" di Campbell, la famiglia di Argyll. Dopo aver disperso altre forze presbiteriane a Kilsyth (agosto 1645), Montrose convocò un parlamento in nome di Carlo e si preparò a invadere l'Inghilterra, ma Carlo si era già arreso a Leslie a Newark, e Montrose, abbandonato dai suoi incostanti Highlanders, fu battuto da Leslie a Philiphaugh (settembre) e fuggì al di là del mare. Gl'intrighi di Carlo indussero gli Scozzesi, che erano in conflitto con il parlamento inglese, a invadere l'Inghilterra in suo favore (luglio 1648), ma Cromwell distrusse il loro esercito nel Lancashire meridionale, e a ciò tenne dietro l'esecuzione capitale di Carlo I e il rovesciamento del presbiterianismo da parte degl'indipendenti dell'esercito di Cromwell. Queste misure estreme fecero rivivere la causa realista in Scozia, e nonostante che i presbiteriani soffocassero a Carbindale una sollevazione tentata da Montrose (marzo 1650), che fu condannato alla pena capitale, vennero a patti con Carlo II e lo incoronarono re (maggio 1650). Cromwell prevenne la loro invasione dell'Inghilterra, mettendo in rotta il loro esercito a Dunbar (3 settembre), ma i realisti non-presbiteriani ebbero il sopravvento, raccolsero un nuovo esercito, sfuggirono a Cromwell e penetrarono nell'Inghilterra per raccogliervi aiuti. Cromwell li raggiunse e sterminò a Worcester (3 settembre 1651) e Carlo II fuggì in Francia. La Scozia, completamente esausta, fu facilmente soggiogata dalle truppe di Cromwell, e venne governata da Westminster sino alla morte di Cromwell. Questi tolse alla chiesa presbiteriana il suo potere politico e istituì un regime di tolleranza, ma trattò gli Scozzesi da eguali, permettendo che essi avessero rappresentanti nel parlamento inglese e libero commercio con l'Inghilterra e le sue colonie: abolì la giurisdizione feudale in Scozia, e pacificò i Highlands. Carlo II, restaurato sul trono nel 1660, rapidamente rimise in vigore l'assolutismo regio. I nobili, stanchi di essere dominati dall'Assemblea e stanchi del governo di Cromwell, si mostravano ossequiosi e impazienti di rafforzare il potere della corona, e il presbiterianismo estremo fu screditato. Carlo dominò sino al 1680 attraverso il conte di Lauderdale, segretario di stato per la Scozia, che mirava a distruggere il potere politico del presbiterianismo e ad instaurare l'episcopalismo, pur concedendo che i presbiteriani fossero moderatamente tollerati, e a perfezionare la sorveglianza della corona sulla Chiesa e sullo Stato. Argyll e tre altri capi presbiteriani furono mandati a morte, e il parlamento servilmente realista del 1661 votò un reddito per Carlo sufficiente a renderlo indipendente dal controllo del parlamento in Scozia e a dargli un grande esercito. Lauderdale nominò i "Lords of the Articles", abrogò tutto ciò che avevano preteso i parlamenti dal 1633 in poi, cancellando così i frutti della rivoluzione scozzese, e concentrò tutto il potere politico nel consiglio privato, scelto da lui stesso. Il "Covenant" fu ripudiato e il potere ecclesiastico fu dichiarato prerogativa regia: i vescovi vennero rimessi in carica e l'Assemblea generale decadde. Soltanto la regione sud-occidentale resistette apertamente, e i ministri che sfidarono Lauderdale furono mandati via: essi organizzarono delle conventicole segrete per i presbiteriani decisi, ora chiamati "covenanters" per la loro lealtà verso il "Covenant". Lauderdale punì i covenanters, imponendo loro forti multe, soffocò facilmente una ribellione disperata nel 1666 e punì ferocemente i ribelli. Un rilassamento di tale severità (1667-70) non riuscì a conciliare i covenanters ("whigs"), perciò Lauderdale emanò una severissima legge (Conventicle Act, 1670), che condannava a morte i predicatori. Nel 1674 delle truppe penetrarono nella regione sud-occidentale per fare osservare questa legge; ne seguì una ribellione (1679), ma i ribelli, dopo una piccola vittoria a Drumclog, furono sbaragliati a Bothwell Brig e fino al 1688 i covenanters furono perseguitati e fucilati, come belve feroci. La Scozia non dimenticò mai questa persecuzione.

La fuga di Giacomo II (1688) fu la conseguenza della resistenza inglese, ma pose fine alla tirannia e alla persecuzione nella Scozia: i funzionarî cattolici ed episcopali fuggirono, quelli presbiteriani ripresero i loro uffici, e una convenzione scozzese formulò una "dichiarazione di diritto", la quale dichiarava le azioni di Giacomo II illegali, ordinava la confisca del suo regno, e offriva il trono a Guglielmo di Orange e sua moglie Maria, figlia di Giacomo (marzo 1689). I "Lords of the Articles" furono aboliti, e il parlamento scozzese divenne finalmente forte e indipendente. Esso restaurò in pieno il sistema ecclesiastico presbiteriano del 1581. Il visconte Dundee raccolse nei Highlands un esercito per Giacomo, vinse brillantemente a Killiecrankie, ma fu ucciso e il suo esercito si disperse. Nel dicembre 1691 Macdonald di Glencoe era il solo a non avere giurato obbedienza: egli fece tale giuramento il 7 gennaio 1692, una settimana troppo tardi, e i suoi nemici, dopo aver ottenuto da Guglielmo III il permesso di dare un esempio con una forte punizione imposta ai Macdonald, massacrarono l'intero clan (febbraio 1692), atto veramente selvaggio, che soggiogò i Highlanders, ma non li riconciliò. Difficoltà economiche e politiche fecero giungere all'unione con l'Inghilterra. Dal 1660 alla Scozia era stato ostinatamente negato il diritto di libero commercio con l'Inghilterra e le sue colonie: perciò gli Scozzesi formarono una compagnia per il commercio con i tropici, la quale, cacciata dai mari orientali dalla Compagnia inglese delle Indie Orientali, fondò una colonia scozzese a Darien (nel Panama spagnolo) nel 1698. La Spagna distrusse questa colonia e la compagnia fece fallimento: e poiché l'Inghilterra, impossibilitata ad offendere la Spagna in quel momento per ragioni internazionali, aveva rifiutato di dare aiuto, gli Scozzesi biasimarono l'Inghilterra. Guglielmo III riconoscendo i pericoli di questa e di altre cause di conflitto tra i due governi posti sotto una sola corona, senza essere coordinati, fece un appello all'unione e il problema della successione rafforzò il suo appello. L'Inghilterra scelse la dinastia dei Hannover perché succedesse ad Anna, ma il risentimento della Scozia avrebbe potuto suggerire una scelta differente, con tristi conseguenze. L'Inghilterra nominò una commissione che negoziasse l'unione (1702), ma il progetto venne frustrato dai timori scozzesi di essere assorbiti e dall'opposizione dei giacobiti (partigiani degli Stuart). La legge di sicurezza scozzese del 1704 minacciò di separare le due corone, se l'Inghilterra non avesse fatto concessioni politiche economiche e religiose; un'altra legge proibì al re di dichiarare la guerra senza l'assenso del parlamento, e una terza mise in armi la nazione scozzese. L'Inghilterra replicò mobilitando le forze settentrionali, e facendo dichiarazioni di ostilità in parlamento, ma la guerra con la Francia la costrinse a cercare di giungere a un accordo con concessioni generose, e le necessità commerciali della Scozia garantirono il suo consenso. I membri della Commissione si radunarono di nuovo e dopo lunghi negoziati gli Scozzesi accettarono di giungere a uno stato unificato con un unico parlamento, in cui la Scozia aveva 16 seggi nella Camera alta e 45 nella Camera bassa. La Scozia pagò il 2½% del reddito comune, e i suoi sistemi ecclesiastici, giudiziarî ed educativi furono mantenuti intatti. Il sentimento scozzese era contrario all'unione, ma nel parlamento il progetto venne approvato (gennaio 1707), e il 1 maggio 1707 la Scozia cessò di essere uno stato separato.

Anna morì il 1° agosto 1714, prima che i vantaggi economici e politici avessero potuto calmare il risentimento scozzese per l'unione. Vi erano ancora molti nobili e lairds giacobiti; e i Highlanders cattolici e giacobiti odiavano quelli dei Lowlands presbiteriani e i Campbells di Argyll, la grande famiglia dei whigs. Il conte di Mar, un capo whig rinnegato, sollevò una rivolta dei Highlanders a favore di Giacomo il "vecchio pretendente", figlio di Giacomo II. Nel settembre 1715 occupò Perth, ed ebbe un'esitazione fatale ritirandosi a Perth dopo una battaglia che non era stata decisiva con le truppe di Argyll a Sheriffmuir (13 novembre). Giacomo arrivò in dicembre, trovò la sua causa disperata e fuggì in Francia: l'esercito di Mar si disperse e la rivolta finì.

Un'altra sollevazione giacobita di parecchie centinaia di Highlanders aiutati da pochi soldati spagnoli fallì a Glenshiel (1719), e la causa giacobita, screditata dalla personalità meschina di Giacomo, divenne disperata. Il governo conquistò i Highlands, costruendovi strade e forti e ponendovi guarnigioni inglesi, mentre la prosperità che tenne dietro al rapido espandersi del commercio mutò profondamente i sentimenti dei Lowlands: e quando nell'agosto 1745, incoraggiato dalle guerre anglo-francesi, Carlo Edoardo, il "giovane pretendente", nipote di Giacomo II sbarcò, nella sua romantica avventura, a Moidart, era troppo tardi. I Highlanders affluirono a lui: egli prese Edimburgo e disperse le forze di Cope a Prestonpans (settembre): ma i Lowlands non risposero all'appello e per quanto egli avanzasse attraverso l'Inghilterra nord-occidentale sino a Derby, ottenne poco aiuto. Ritornato in Scozia (dicembre), sconfisse l'esercito di Hawley a Falkirk (gennaio 1746), ma il duca di Cumberland sbaragliò le sue forze a Culloden Moor presso Inverness (15 aprile 1746): Carlo fuggì, ma Cumberland massacrò i Highlanders senza pietà. Il govemo abolì il sistema dei clan che aveva reso i Highlands una minaccia permanente a un governo ordinato, e dodici anni dopo Pitt reclutava i reggimenti di Highlanders per combattere i nemici dell'Inghilterra in Europa e in America. La Scozia era divenuta la vera associata dell'Inghilterra. (Per la storia successiva, v. inghilterra).

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Culti.

L'introduzione del cristianesimo nella Scozia fu opera di missionarî irlandesi: tra i quali occupa un posto particolarissimo S. Colomba di Iona. Questa Chiesa scozzese delle origini non è che una parte di quella Chiesa celtica che a poco a poco, attraverso varie vicende, fu ridotta a conformarsi agli usi romani, e ad assumere un'organizzazione gerarchica regolare. Ma già sotto Alessandro I il normanno Turgot divenne vescovo di St Andrews, e i monaci culdei cominciarono a essere sostituiti da canonici regolari agostiniani inglesi, mentre l'arcivescovo di York pretendeva di esercitare la giurisdizione metropolitana. Sotto David I la penetrazione degli ordini religiosi inglesi (agostiniani, benedettini, cisterciensi) fu anche maggiore; Clemente III nel 1188 decise che la Chiesa di Scozia, comprendente 9 vescovati, fosse immediatamente soggetta alla Santa Sede. Onorio III nel 1225 concesse ai vescovi scozzesi il diritto di convocare dei sinodi, presieduti da uno dei loro anziché da un legato papale. Nel 1472 Sisto IV eresse St Andrews ad arcivescovato, con pieni diritti metropolitani su 12 suffraganei (Glasgow, Dunkeld, Aberdeen, Moray, Brechin, Dunblane, Caithness; inoltre i vescovati delle Orcadi, di Argyll, delle Isole, già appartenenti alla provincia di Trondhjem, e quello di Galloway, già suffraganeo di York), non senza sollevare proteste; e nel 1492 anche Glasgow fu eretta ad arcivescovato, con suffraganei Dunkeld, Dunblane, Galloway, Argyll. Il movimento della Riforma è così strettamente collegato con la storia politica della Scozia, dall'inizio fino almeno all'assunzione al trono inglese di Guglielmo d'Orange, che per questo periodo si rimanda al capitolo: Storia.

Con la caduta degli Stuart, mentre i fautori dell'episcopalismo e i seguaci della vera e propria Chiesa episcopale scozzese (in comunione con l'anglicana) conservavano simpatie giacobite, i presbiteriani divennero gli alleati della corona. Ma si divisero in due partiti: il "moderato" più favorevole alla corte e incline ad accomodamenti e il "popolare" più rigido assertore dei diritti delle comunità. Infatti il sec. XVIII e il XIX furono occupati in gran parte da controversie disciplinari, specie in rapporto al diritto di nominare i pastori da parte dei patroni laici e da parte delle comunità. Al momento dell'unione con l'Inghilterra (1707) fu stabilito che la Chiesa presbiteriana sarebbe rimasta immutata, ma il parlamento del 1712, con l'autorizzare l'esercizio della liturgia anglicana da parte dei dissidenti, e il ristabilire il patronato laico, e una decisione ecclesiastica del 1732, con cui l'elezione popolare dei ministri venne ridotta a nulla, provocarono una prima secessione nel 1733, per opera di E. Erskine, e altre controversie alla formazione delle Relief Churches (1761). E quando il "Veto act" (1834), che accordava alla maggioranza dei padri di famiglia nelle singole comunità il diritto di respingere un ministro, venne dichiarato illegale da una sentenza (1838) confermata da successivi atti del governo e del parlamento, s'ebbe il nuovo e più grave scisma (disruption) del 1843, quando sotto la guida di Th. Chalmers quasi la metà del clero fondò la Chiesa libera di Scozia.

Tuttavia col sec. XIX appaiono in opera anche forze tendenti all'unione. Già nel 1820 i due rami dei burghers e antiburghers (o Associate synod), in cui s'era divisa nel 1747 la prima secessione, si fusero insieme, e nel 1847 si ebbe l'unione di questa United Secession Church con le Relief Churches nella United Presbyterian Church. Anche questa, dopo un primo tentativo fallito (1863-73), si fuse nel 1900 con la Chiesa libera, costituendo la Chiesa libera unita (United Free Church) di Scozia, salvo una piccola minoranza, che conservò il nome di Chiesa libera: il che diede luogo a difficili questioni circa la proprietà dei beni ecclesiastici. In seguito a una serie di trattative, poi, col 2 ottobre 1929 la Chiesa libera unita e la Chiesa di Scozia si sono fuse a loro volta.

L'organizzazione della Chiesa scozzese è di tipo presbiteriano. Ogni comunità elegge il proprio ministro e ha la sua assemblea (Kirk session) composta del ministro e di alcuni anziani. Le parrocchie di una città o di un distretto sono riunite sotto un presbiterio, composto di ministri e di laici; ogni gruppo di presbiterî fa capo a un sinodo, pure misto, che si riunisce ogni 6 mesi. Supremo gradino è la General Assembly, anch'essa mista, che si raduna a Edimburgo nel mese di maggio sotto la presidenza di un moderatore eletto e di un lord High Commissioner di nomina regia. V'è poi la Chiesa episcopale, organizzata nelle 7 diocesi di Brechin; Aberdeen e Orcadi; Argyll e Isole; Edimburgo; Glasgow e Galloway; Moray, Ross e Caithness; St Andrews, Dunkeld e Dunblane.

Con la Riforma, la Chiesa cattolica perdette i proprî beni e la sua organizzazione e per circa tre secoli rimase allo stato di chiesa missionaria, alle dipendenze della Propaganda Fide (il Collegio scozzese in Roma fu creato da Clemente VIII nel 1600). Nel 1827 Leone XII procedette a una prima organizzazione, sempre di tipo missionario, distinguendo le regioni del Settentrione, dell'Oriente e dell'Occidente. La gerarchia nella Scozia fu ristabilita da Leone XIII con la bolla Ex supremo Apostolatus apice del 4 marzo 1878, che stabilì l'arcivescovato di St Andrews e Edimburgo, con suffraganei Aberdeen, Argyll e Isole, Dunkeld, Galloway; e l'arcivescovato di Glasgow, immediatamente soggetto alla Santa Sede.

Esistono inoltre in Scozia seguaci di varie chiese nonconformiste: battisti, metodisti, congregazionalisti, darbysti e unitariani. Le statistiche ufficiali della popolazione non dànno le cifre degli appartenenti alle diverse confessioni religiose; quelle confessionali sono incerte, perché alcune dànno il numero dei comunicanti, altre quello dei semplici aderenti. La Chiesa di Scozia contava, al 31 dicembre 1933, 1.289.145 membri effettivi; la Chiesa episcopale, pure nel 1933, 61.821 comunicanti. I cattolici, nel 1930, erano valutati a circa 600.000.

Musica popolare.

Per quanto gli Scozzesi, popolo eminentemente musicale, debbano aver avuto una loro musica popolare anche in tempi più antichi, tracce di questa risalgono solo al sec. XVII. La prima raccolta stampata di canzoni scozzesi fu edita a Londra da Henry Playford nel 1700. A quel tempo i canti scozzesi erano divenuti popolari in Inghilterra, senza dubbio per l'influsso della dinastia degli Stuart: e canti scozzesi si ritrovano spesso nelle raccolte miscellanee di canzoni stampate a Londra nell'ultima metà del secolo XVII, e melodie scozzesi s'incontrano nelle opere di Henry Purcell. Tuttavia non possiamo sapere sicuramente fino a che punto queste melodie siano canti popolari scozzesi genuini o imitazioni fatte dai compositori inglesi. Parecchie altre raccolte furono pubblicate nel sec. XVIII, e il movimento romantico diede impulso al culto della canzone popolare e della poesia scozzese (v. ossian). Neil Gow (1727-1807), il famoso violinista scozzese, raccolse e pubblicò un gran numero di musiche da ballo scozzesi, e queste pubblicazioni furono continuate dal figlio Nathaniel. Ma molta di questa musica fu composta dagli stessi Gow, ed è poi passata nelle collezioni di musica nazionale. La sua grande popolarità fu assai aumentata dalle parole scritte su queste melodie da poeti come Robert Burns e Lady Nairn: e un ulteriore impulso alla voga della musica scozzese fu dato dai romanzi di Walter Scott.

La principale raccolta pubblicata in questo periodo fu Il Museo musicale scozzese (voll. 6, Edimburgo 1787-1803). George Thomson, altro editore di Edimburgo, cominciò la sua raccolta nel 1793 e fece musicare le sue melodie (spesso nel modo più inadatto) da compositori quali Haydn, Pleyel, Kozeluch e Beethoven. Le melodie originali scozzesi sono per la maggior parte in scala pentatonica (tasti neri del pianoforte). Questa scala è comune a molti popoli nelle varie parti del mondo, ma il carattere musicale delle differenti razze è determinato più dai ritmi e dalle forme delle frasi che dalle note effettive della scala. Come le melodie dei canti fermi primitivi, quelle scozzesi presentano spesso una mescolanza di modi: alcune esitano tra l'eolio e il misolidio (la minore e sol maggiore) o tra il dorico e lo ionico (re minore e do maggiore). Probabilmente il raffinarsi della musica primitiva modale portò a una graduale inclusione di note al difuori della scala delle cinque note: ma possiamo asserire con sicurezza che ogni melodia che comprenda la sensibile, settima, diesata, è o una alterazione moderna di un motivo antico, o semplicemente una falsificazione. Le vecchie melodie invariabilmente hanno invece una settima bemollizzata (fa-sol, do-re, non fa ♯ o do ♯.

I motivi scozzesi quasi sempre appartengono ai Lowlands (parte meridionale) e sono spesso molto simili a quelli irlandesi. Quelli dei Highlands (parte settentrionale), dove il linguaggio è gaelico (celtico), hanno un carattere molto più selvaggio. Moltissime melodie scozzesi hanno un'estensione assai vasta e questo ha fatto pensare a un'origine strumentale.

Nel 1905-1908 la signora Marjory Kennedy Fraser visitò le Ebridi e vi raccolse presso i contadini un gran numero di canti sino allora sconosciuti, che sono di notevole bellezza e attrassero l'attenzione dei compositori inglesi, quando furono cantati a Londra. Una leggenda locale ascrive molti poemi in gaelico a una donna, Mary MacLeod (dei secoli XVI e XVII), che visse sino all'età di 105 anni: ma non si può asserire se essa fu anche una compositrice di melodie. Sembra probabile che queste melodie risalgano circa allo stesso periodo. Molte di esse si ricollegano con le forme d'industria locale, come la pesca, la vela, il filare e il tessere.

Le danze nazionali scozzesi sono la reel (dall'antico inglese hréol, "ruotare, girare") e la strathspey o reel lenta. La prima danza ha qualche rassomiglianza con la halling norvegese, ed è questione controversa se la reel abbia avuto origine nelle Isole Britanniche o nella Scandinavia.

Alcuni musicisti scozzesi considerano il violino come lo strumento nazionale del paese, ma è evidente che il violino non può essere stato conosciuto in Scozia prima del sec. XVII; lo strumento più caratteristico della Scozia è la cornamusa (Bag pipe) specialmente nei Highlands. La cornamusa delle montagne ha cinque cannelle: una è imboccata dal suonatore, ed è quella del "canto", sul quale si suona la melodia; delle 4 rimanenti, una porta nel sacco l'aria soffiata e 3, dette "bassi", dànno note fisse. I bassi possono essere accordati mediante un piuolo, e generalmente dànno la tonica con la quinta o l'ottava superiore; hanno linguette uniche, come il clarinetto, mentre il "canto" le ha doppie, come l'oboe.

L'estensione del "canto" va dal sol sulla seconda linea, al la al disopra del pentagramma (chiave di violino). L'accordo tradizionale di questa scala non è conforme né alla pura scala diatonica né a quella di egual temperamento. Gli intervalli si-re, e mi-sol sono egualmente divisi, cosicché sia il do sia il fa sono circa un quarto di tono troppo alti. La scala della cornamusa ha una stretta rassomiglianza con certe scale arabe e persiane, e si pensa che essa abbia potuto penetrare in Scozia al tempo delle crociate. La cornamusa è menzionata da Chaucer ed è rappresentata in sculture inglesi medievali (sec. XIV). Essa era conosciuta in Inghilterra e così pure sul continente, ma si vuole che sia divenuta popolare in Scozia nel sec. XV.

La cornamusa dei Highlands è suonata con la bocca: quella dei Lowlands come quelle del Northumberland e dell'Irlanda, è suonata mediante un mantice. La musica da strumenti a fiato non fu scritta con la solita notazione musicale fino alla metà circa del sec. XIX: era insegnata per tradizione, con speciali nomi gaelici per le note. Patrick Macdonald pubblicò una raccolta di Arie per cornamusa scozzese nel 1784: una raccolta più vasta fu pubblicata nel 1869 da Ulleam Ross, musico della regina Vittoria. Oltre alle melodie per canzoni e alla musica da ballo, marce ecc., la forma caratteristica della musica per cornamusa è la "pibroch" (gaelico "piobaireachd", che significa "canzone"), che è un complesso di variazioni elaborate su di un'aria: queste variazioni gradatamente aumentano in difficoltà e velocità, e l'aria stessa è assai ornata da caratteristiche fioriture.