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sci Attrezzi usati per scivolare sulla neve o sull’acqua e lo sport praticato con essi.

Gli attrezzi

fig. 1

Gli s. sono formati da una lunga assicella elastica, per lo s. alpino percorsa lungo gli spigoli da una lamina metallica, con punta ricurva verso l’alto, e fornita nella parte centrale di un attacco per fissarvi lo scarpone (fig. 1). I primi s. (se ne conoscono esemplari risalenti a 2500 anni fa) erano in legno. In seguito venne adottato il legno multistratificato, con i vari strati legati tra loro da particolari collanti, integrato in epoca più recente con strati di materiale composito. Oggi i materiali più usati sono vetro, carbonio, ceramica, kevlar e dyneema (fibra polietilenica a elevate prestazioni). Le tecnologie di produzione sono di due tipi: a strati e a monoscocca. Nel tipo a strati, materiali ad alta resistenza racchiudono un’anima preassemblata relativamente leggera in legno o in vetrocore (composito avente nella parte centrale fibre in vetro). Lo s. a forma classica è stato affiancato da uno s. intagliato ad arco di cerchio, detto s. carving, che è più largo in punta e in coda rispetto a quello classico, leggermente più stretto al centro e, complessivamente, più corto. Le intagliature laterali, in gergo sciancrature, permettono di affrontare le curve a velocità più elevata proprio grazie alla particolare forma che segue l’impostazione delle curve stesse. Nel settore dello s. da fondo, accanto ai modelli in legno si sono diffusi s. con anima di nailon imbevuto di resina fenolica che conferiscono allo s. stesso una maggior leggerezza.

Gli s. nautici, più larghi e corti di quelli da neve, sono calzati a mezzo di attacchi di gomma e spesso sono forniti posteriormente, sul fondo, di una lamina di legno o metallo (deriva) con funzione stabilizzatrice. Un tempo costruiti in legno, con un solo pezzo di legno opportunamente piegato oppure con sottili strati sovrapposti e incollati tra loro, sono oggi realizzati in kevlar o fibra di carbonio, con un’anima interna in poliuretano espanso oppure in legno per aumentare la galleggiabilità.

S. sulla neve

Si ritiene che la prima gara sportiva di s. si sia disputata nel 1843 a Tromsø, in Norvegia. Proprio da questa nazione, considerata la patria dello s., tale sport cominciò a diffondersi nel resto d’Europa durante gli ultimi decenni del 19° secolo. In Italia, l’apparizione dello s. si ebbe intorno al 1896. Nel 1933 si ebbe la fusione della FIS (Federazione italiana sci) con le Federazioni degli sport del ghiaccio e il nuovo ente assunse l’attuale denominazione di Federazione italiana sport invernali (FISI).

Le gare di s. si dividono in prove nordiche e in prove alpine.

Prove nordiche. Le prove nordiche comprendono il fondo, il salto, la combinata nordica e il biathlon. Le gare di fondo si svolgono, a livello sia agonistico sia amatoriale, su piste con tratti pianeggianti, salite e moderate discese, preparate da apposita macchina battipista dotata di piastre per tracciare il cosiddetto binario, cioè due solchi tra loro paralleli nei quali scorrono gli sci. Due sono gli stili adottati. Nella tecnica classica (TC), che è vincolata all’esecuzione di determinati passi, le andature più utilizzate sono il passo alternato, il passo spinta, la scivolata spinta. Nella tecnica libera (TL), introdotta ufficialmente nel 1985, le andature più comuni sono il passo di pattinaggio con spinta (in piano o in salita), con doppia spinta, alternato, senza spinta. Attualmente le gare previste nelle principali competizioni internazionali sono: 10 km TC, 15 km TL, 30 km TC, 50 km TL, sprint (a squadre di due concorrenti), staffetta 4×10 km TC/TL (uomini) e 5 km TC, 10 km TL, 15 km TC, 30 km TL, sprint (a squadre di due concorrenti), staffetta 4×5 km TC/TL (donne).

La combinata nordica prevede una prova di salto dal trampolino (in genere K, cioè punto critico, 90 m) e una prova di fondo sulla distanza dei 15 km (➔ anche bia;thlon).

Prove alpine. Le prove alpine comprendono gare di discesa nelle specialità: discesa libera, slalom (speciale), slalom gigante, supergigante, slalom parallelo, combinata alpina, grande combinata alpina. Le gare di discesa libera si svolgono, in un’unica manche, su piste di lunghezza variabile (di solito, per gli uomini, attorno ai 3000 m) con un dislivello massimo di 1000 m (uomini) o di 700 m (donne). Lo slalom (speciale) è la prova tecnica per eccellenza, nella quale i concorrenti devono seguire un tracciato, meno ripido e delineato da una serie di porte, più strette e frequenti (55-75, per gli uomini). La gara si svolge in due manches, su percorsi diversi, e la classifica viene stilata in base alla somma dei tempi delle due prove portate a termine completamente, cioè con il passaggio attraverso tutte le porte. Lo slalom gigante si disputa, pure in due manches, su una distanza (per gli uomini) di 2500 m circa, mentre il supergigante (o superG) è una specialità intermedia tra la discesa libera e lo slalom gigante. Si disputa, in un’unica manche, su un tracciato con alternanza di curve larghe o medie, con un dislivello massimo di 650 m, superando un numero minimo di 35 porte. La combinata alpina prevede una classifica in base ai tempi e ai piazzamenti conseguiti in una prova di discesa libera e di slalom (speciale).

Dal 1966 viene organizzata ogni anno una Coppa del mondo di s. alpino, con un numero predeterminato di gare e con classifica finale a punti.

Altre specialità. Nella pratica dello s. sulla neve rientrano anche altre discipline o attività, di più recente diffusione: lo s. di fondo escursionistico; lo s.-alpinismo, attività, anche agonistica, consistente nel compiere ascensioni in alta montagna (con gli s. ai piedi o in spalla), scendendo poi con gli s., che sono più corti e flessibili di quelli usati su pista; lo s. acrobatico (➔ freestyle), lo s. estremo, consistente nel discendere con gli s. pareti o canali innevati, con pendenze superiori ai 45° e forti dislivelli; lo s. di velocità (trad. dell’ingl. speed skiing), disciplina nota attraverso la spericolata prova del chilometro lanciato (KL), nella quale vengono abbondantemente superate velocità di 200 km/h.

S. nautico

fig. 2

Nato intorno al 1920, e derivato dall’acquaplano, questo sport permette di scivolare sull’acqua, a rimorchio di un motoscafo. Lo s. può essere (fig. 2) doppio, come nei normali s. da neve, o unico (monosci). La larghezza e la lunghezza degli s. variano a seconda dei diversi settori e specialità. Lo sciatore è collegato al motoscafo con una corda di traino lunga, per le discipline classiche, 23 m e terminante in un bilancino semplice o doppio. La velocità di traino varia tra 22 e 58 km/h.

Le gare di s. nautico si dividono in tre settori: discipline classiche, velocità e piedi nudi. Il settore delle discipline classiche comprende le specialità: salto, slalom, figure, combinata. Per le prime, eseguite con due s., viene usato un trampolino, mentre le gare di slalom, che trovano il loro modello in quelle svolte sulla neve, sono eseguite con uno o due sci. Le figure di competizione, che costituiscono il cosiddetto s. acrobatico, possono essere eseguite sia con il monoscì, sia con due sci. Sono effettuate su un percorso a linea retta, con base d’entrata all’inizio e alla fine di questo, e consistono in scivolate laterali, giri di 180° o di 360°, giri con salto della scia ecc., che vengono valutati proporzionalmente al loro grado di difficoltà. La combinata è appannaggio dell’atleta che abbia ottenuto i migliori risultati in tutte e tre le specialità disputate. Il settore della velocità prevede gare svolte su circuiti nei quali vengono raggiunte velocità massime attorno ai 180 km/h.

Lo s. nautico è riconosciuto ufficialmente come attività agonistica dal 1935 in Francia e negli Stati Uniti, dove nel 1939 fu costituita una federazione nazionale, l’AWSA (American Water Ski Association), mentre in Europa, nel 1946, si fondava l’Unione internazionale di sci nautico. In Italia si era intanto (1950) costituita l’UISN (Unione Italiana Sci Nautico); la sigla diveniva poi, con la trasformazione in federazione, FISN, con affiliazione all’Unione internazionale sotto il patrocinio del CONI.

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