SCARASCIA MUGNOZZA, Gian Tommaso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCARASCIA MUGNOZZA, Gian Tommaso

Alessandro Volpone

– Nacque a Roma il 27 maggio 1925 da Giuseppe Scarascia, ispettore ministeriale, e da Stefania Mugnozza. I figli di Giuseppe assunsero anche il cognome materno per non lasciarlo estinguere.

Dopo la maturità classica, conseguita presso il liceo Mamiani di Roma, si iscrisse alla facoltà di agraria dell’Università di Bari, dove nel 1947 si laureò con una tesi sulle Risorse genetiche della vite nel Brindisino, zona di origine della sua famiglia.

Si trasferì a Roma come borsista, lavorando nell’Istituto di frutticoltura ed elettrogenetica (1947-50) e poi nell’Istituto scientifico sperimentale per i tabacchi (1950-53), dove fu assunto in ruolo a partire dall’agosto 1953. Passò alcuni periodi di studio e di ricerca all’estero, negli Stati Uniti e in Svezia. Nel 1957 conseguì la libera docenza in citogenetica vegetale e nel 1958 in botanica generale. In quello stesso anno gli fu affidata la direzione del reparto di genetica vegetale e del campo gamma del Comitato nazionale per le ricerche nucleari (CNRN, all’epoca alle dipendenze del Consiglio nazionale delle ricerche, CNR). Trasformato nel 1960 in Laboratorio per le applicazioni dell’energia nucleare in agricoltura, primo insediamento del Centro di ricerche della Casaccia di Roma, appartenente al Comitato nazionale per l’energia nucleare (CNEN, attualmente ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Scarascia Mugnozza ne fu direttore fino al 1969.

Nel periodo 1961-68, tenne un incarico d’insegnamento in miglioramento genetico delle piante agrarie nella facoltà di agraria dell’Università di Bari, mentre al contempo svolgeva corsi liberi e seminari presso altre università italiane (Roma, Napoli, Pavia), nonché in diversi laboratori statunitensi (Bookhaven national laboratory, Oak Ridge national laboratory, Michigan State University, University of Minnesota, University of California in Davis). A Bari, nel 1968 ottenne la cattedra di genetica agraria: questa fu la seconda in Italia istituita in una facoltà di agraria – dopo quella di Pisa del 1959, affidata a Francesco D’Amato (1916-1998), di cui Scarascia Mugnozza fu discepolo e collaboratore –, però fu la prima attribuita tramite concorso.

Negli anni 1969-71, all’Università di Bari fu direttore dell’Istituto di agronomia generale e delle coltivazioni erbacee e, fra il 1971 e il 1979, dell’Istituto di miglioramento genetico delle piante agrarie. Dal 1970 al 1976 fu anche preside della facoltà di agraria. Nel 1980 si trasferì all’Università della Tuscia, dove si prodigò per organizzare la facoltà di agraria, di cui divenne preside nel 1981; dal 1982 al 1999 fu eletto rettore, il primo dell’ateneo viterbese. In questo periodo, fu anche presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI). Nel 1998 andò fuori ruolo e nel 2001 divenne professore emerito di genetica vegetale.

L’attività professionale di Scarascia Mugnozza è stata particolarmente ricca e densa di risultati anche dal punto di vista dell’organizzazione della ricerca, così come della partecipazione a vario titolo alla vita di enti e istituzioni, organi e comitati, o associazioni di settore. È stato il terzo presidente della Società italiana di genetica agraria (SIGA; 1972-75), raccogliendo l’eredità di D’Amato (periodo 1963-72), che, a sua volta, era succeduto al suo fondatore, Carlo Jucci (1897-1962). Fra le iniziative intraprese, si ricorda il primo Congresso internazionale di genetica e miglioramento genetico del frumento duro, organizzato a Bari nel maggio del 1973. Come componente o delegato scientifico fece parte del gruppo consultivo FAO-IAEA (Food and Agriculture Organization-International Atomic Energy Agency) per le applicazioni dell’energia atomica in agricoltura (1965-73), del Consiglio scientifico dell’Istituto europeo per le scienze atomiche in agricoltura (1973-77), della Commissione consultiva per gli Advanced studies institutes della NATO (1976-81), dell’International center for agriculture research in dry areas (ICARDA) del Consultative group on international agricultural research (CGIAR; 1977-82).

Già segretario dal 1968, nel periodo 1976-86 fu presidente del Comitato nazionale per le scienze agrarie del CNR, contribuendo al sorgere in Italia di diversi istituti e centri di ricerca nel settore agroalimentare facenti capo al Consiglio nazionale delle ricerche, tra cui il Centro sul miglioramento genetico delle piante da orto e da fiore di Portici, l’Istituto del germoplasma di Bari, l’Istituto di agrometeorologia e analisi ambientale di Firenze, l’Istituto di ecologia e idrologia forestale di Cosenza e l’Istituto di agroselvicoltura di Porano (Terni). Dal 1983 al 1989 diresse l’Istituto nazionale della nutrizione di Roma. Dal 1995, fece parte della Commissione nazionale per le biotecnologie e la biosicurezza. In occasione dell’apertura della XXVIII FAO intergovernmental conference del 1995, tenne la 19th McDougall memorial lecture, dal titolo The protection of biodiversity and the conservation and use of genetic resources for food and agriculture: potential and perspectives. Dal 1995, fece parte del gruppo dei consulenti FAO del Programma speciale per il progresso della produzione primaria nei Paesi più poveri, quelli cioè con alto deficit alimentare e basso reddito pro capite.

Nella ricerca militante, argomenti portanti della sua attività scientifica furono la valorizzazione delle risorse genetiche vegetali, anche attraverso mezzi innovativi, e la difesa della biodiversità. In occasione del Convegno internazionale di genetica agraria organizzato da Jucci a Rieti nel 1950, Scarascia Mugnozza conobbe noti studiosi stranieri e, soprattutto, strinse rapporti con D’Amato, genetista vegetale e agrario dell’Università di Pisa e grande caposcuola, che lo avviò agli studi sulla mutagenesi naturale e indotta. Grazie a un accordo culturale con lo Svenska Institut, D’Amato collaborava con l’Associazione svedese sementi (Sveriges Utsadesfürening) a Svalöv, città nella quale – già nel corso degli anni Trenta – si era distinta la Stazione genetica sperimentale di Hjalmar Nilsson-Ehle (1873-1949), all’avanguardia nella ricerca europea di settore. Non a caso, l’VIII Conferenza internazionale di genetica del 1948, la prima del dopoguerra, si era tenuta proprio in Svezia. Con una borsa di studio CNR, Scarascia Mugnozza si recò, intorno alla metà degli anni Cinquanta, a Stoccolma presso l’Istituto di ricerche forestali (Statens Skogsforskningsinstitut) diretto da Karl Åke Gustafsson (1908-1988), allievo e collaboratore di Nilsson-Ehle e coautore con D’Amato di studi di grande rilevanza. La sua formazione proseguì in quegli anni fra Italia, Svezia e Stati Uniti. Intanto, chiamato all’Istituto sperimentale per i tabacchi, intraprese ricerche su mutanti cromosomici indotti mediante radiocobalto. Per questi lavori, fu invitato a far parte della delegazione italiana nel I Convegno internazionale sull’impiego dell’energia nucleare, Atoms for peace, svoltosi a Ginevra nel 1955 sotto l’egida delle Nazioni Unite. Al rientro, continuò a investigare gli effetti biologici e genetici di mutageni fisici e chimici e, insieme con D’Amato, preparò un progetto di laboratorio che, nel 1958, grazie anche al dono di una sorgente di radiocobalto di 125 curie da parte della Commissione atomica statunitense, fu costituito nel Centro studi nucleari della Casaccia di Roma. Sotto la guida di Scarascia Mugnozza, la struttura divenne uno dei centri più avanzati della ricerca italiana in agricoltura. Studi di radiogenetica e mutagenesi utilizzarono come organismo modello il frumento duro, pianta di particolare interesse agrario nel Mediterraneo. Ricerche analoghe, nel corso degli anni, furono condotte anche su altre specie (ortive, leguminose, alberi da frutta, girasoli ecc.). Numerosi risultati di queste sperimentazioni vennero saggiati in prove nazionali e internazionali, ed entrarono in commercio. Fra le varietà di frumento duro di maggiore successo si ricorda il Creso, che si rivelò particolarmente produttivo; altre linee isolate nell’ambito di medesimi programmi di ricerca sono state ampiamente utilizzate, in Italia e all’estero, come materiale parentale per nuove costituzioni genetiche, anche mediante incroci intra- e interspecifici.

Scarascia Mugnozza utilizzò metodi moderni e tecniche innovative nella ricerca genetica vegetale e agraria, consolidando l’introduzione della biologia molecolare e dell’analisi quantitativa, ma le specie scelte per le ricerche furono quelle tradizionali. Di qui il forte interesse per la difesa e la salvaguardia della biodiversità. Oltre all’Istituto del germoplasma di Bari, già richiamato, si ricorda che, come membro del Comitato di consulenza tecnica del CGIAR, comprendente quindici centri internazionali di ricerca sparsi in tutto il mondo, egli si fece promotore dello sviluppo dell’attività di conservazione e valorizzazione del germoplasma anche all’ICARDA in Siria e in Libano, al Centro internacional de agricultura tropical (CIAT) in Colombia, all’International institute of tropical agriculture (IITA) in Nigeria e a Madras in India. L’International plant genetic resources institute (IPGRI), poi denominato Bioversity international, appartenente al CGIAR, deve molto all’iniziativa di Scarascia Mugnozza, che ne favorì prima la nascita, come IBPGR (International Board for Plant Genetic Resources) all’interno della FAO nel 1974, e ne caldeggiò poi la localizzazione a Roma. Presso la tenuta di Maccarese, Scarascia Mugnozza tentò di far interagire il sistema della ricerca e il mondo imprenditoriale, con la costituzione, nel 1989, del Consorzio di ricerche per l’agricoltura e l’ambiente (Agrital Ricerche), cui aderirono anche enti privati e aziende. Bioversity è l’istituto che si occupa di risorse genetiche vegetali.

Nel 2004 ricevette la laurea honoris causa in scienze biotecnologiche dall’Università di Napoli. Fu presidente dal 1989 al 2011 dell’Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, presidente dal 1995 al 1998 di EUCARPIA (Società europea per il miglioramento genetico vegetale), vicepresidente dal 2005 al 2011 del Comitato scientifico di Milano Expo 2015; fu membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, della Società italiana di genetica agraria, della Società italiana di agronomia, della Società italiana di ecologia, dell’Accademia nazionale dell’agricoltura, dell’Accademia di agricoltura di Torino, dell’Accademia pugliese delle scienze, dell’Accademia dei Georgofili, dell’American Society of agronomy, della European society of plant improvement e della New York Academy of sciences. Fece, inoltre, parte del Consiglio scientifico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana dal 1997 al 2008.

Ricevette i seguenti premi: premio Santoro dell’Accademia dei Lincei (1966), premio Villa San Giovanni (1976), premio De Marchi (Firenze 1981), premio Cerere (Roma 1981), premio Agricoltura 2000 (Parma 1986), premio Barilla alimentazione (Roma 1987), premio Invernizzi (Milano 1995). Nel 1988 fu insignito della medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte e, nel 1994, della Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

La produzione scientifica di Scarascia Mugnozza è stata imponente: quasi cinquecento pubblicazioni, di rilevanza nazionale e internazionale. Tra le sue opere si ricordano: il libro L’energia nucleare al servizio dell’agricoltura (Bologna 1963), il capitolo Lodging resistance and straw breakage, in Manual of mutation breeding, a cura della FAO-IAEA Division of atomic energy for agriculture (Vienna 1970). Curò gli Atti del Congresso tenuto a Bari nel 1973 Genetic and breeding of durum wheat (Bari 1975). Fu coeditore di Some current research on Vicia faba in Western Europe (Bruxelles 1979) e coordinatore di Miglioramento genetico vegetale (Bologna 1988). La sua ultima iniziativa editoriale ha riguardato la curatela dell’opera in tre volumi dal titolo La scienza nel Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia (2008), edita dall’Accademia dei XL, per conto del ministero per i Beni e le Attività culturali in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Sposato con Maria Elisa Venezian, ebbe tre figli: Giuseppe, Giacomo e Gabriele.

Giuseppe è ordinario di selvicoltura ed ecofisiologia forestale presso l’Università della Tuscia di Viterbo; Giacomo è ordinario di costruzioni rurali e territorio agroforestale all’Università di Bari; Gabriele è ordinario di geologia applicata all’Università di Roma Sapienza.

Morì a Roma il 28 febbraio 2011.

Fonti e Bibl.: E. Porceddu, Ricordo del prof. G.T. S. M., commemorazione tenuta in occasione della intitolazione dell’Aula magna S. Maria in Gradi dell’Università della Tuscia al prof. Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, 12 febbraio 2014 [estr., pp. 1-5]; G.T. Scarascia Mugnozza, In onore di Francesco D’Amato, in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 9, XL (2000), suppl., pp. 13-23; La scienza nel Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia, I-III, Soveria Mannelli 2008; Postfazione, in A. Volpone, Gli inizi della genetica in Italia, Bari 2008, pp. 309-314.

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