ALTAMURA, Saverio

Enciclopedia Italiana (1929)

ALTAMURA, Saverio

Ugo Ojetti

Pittore, nacque a Foggia il 5 agosto 1826 da Raffaele A. e da Sofia Perifano di famiglia greca. Studiò in quella città presso gli scolopi con un padre Borrelli che poi a Roma fu il precettore dei figli di Francesco II. Suo padre, impiegato governativo, essendo stato traslocato a Salerno, poi ad Avellino, lo mandò all'università di Napoli a studiar medicina. Ma il giovane A. cominciò invece a frequentare ogni sera la scuola dell'Accademia di belle arti e vi conobbe il Morelli che gli fu condiscepolo e maestro. Per poco tempo frequentò anche lo studio di Michele de Napoli. Nel 1846 il conte d'Aquila gli comperò un Cristo e l'adultera. L'anno dopo l'A. insieme col Morelli vinse il pensionato romano.

Tornato a Napoli, conobbe al caffè de Angelis Achille Vertunni, Diomede Marvasi, Camillo de Meis, Luigi La Vista. S'entusiasmò alle prime volate liberali di Pio IX, ma, presentato al re il bozzetto d'un quadro su Pio V, si udì rispondere: "Non far soggetti di papi ora che i papi fanno i giacobini". Arrestato dopo una dimostrazione trovò in carcere il Poerio, il d'Ayala, il duca di San Donato. Nel 1848 fuggì in Toscana, e vi dipinse parecchi quadri con storie di esuli: il Primo passo dell'esule, gli Esuli di Babilonia, ecc. A Firenze si sposò con una bellissima greca e ne ebbe tre figli. Una figlia morì presto di mal sottile, e allora la moglie si ritrasse a vivere in un'isola dell'arcipelago dov'era nata. Nel 1860 l'A. tornò a Napoli, vi fu eletto consigliere comunale, vi dipinse per il palazzo del Consiglio provinciale di S. Maria la Nuova un Garibaldi che non si sa dove ora sia, e per la cappella del palazzo reale la Madonna morta e la Madonna in cielo. ll resto della decorazione di quella cappella fu dal marchese di Breme affidato al Morelli. Ma presto l'A. ripartì per Firenze, dove Bettino Ricasoli, capo del governo provvisorio, "volendo associare l'arte ad intendimenti civili", bandiva concorsi tra pittori e scultori o commetteva loro direttamente quadri e statue in gran copia. L'A. fu incaricato di dipingere il ritratto di Carlo Troya che ora è nella galleria fiorentina d'arte moderna. Nel 1861 partecipò alla prima esposizione nazionale con le Esequie del Buondelmonti ora nella Galleria nazionale a Roma. Nel 1863 dipinse Mario e i Cimbri, anch'esso nella Galleria moderna a Pitti. Bell'uomo, artista bizzarro e ineguale, tratto dal suo fuoco a concepir grande e dalla sua indisciplina a eseguire con stento, non riuscì né all'ispirato e luminoso romanticismo del Morelli né alla tranquilla osservazione dal vero dei macchiaioli toscani, che pur gli furono amici. Sopra un quadro dell'A. il dall'Ongaro nel 1870 scrisse uno stornello che giustamente gli chiedeva: "O Saverio, Saverio d.qiltamura, che vuoi contarci con la tua pittura?" Nel 1866 fu per poco rinchiuso in una casa di salute. Nel 1867 espose a Parigi un Cristo tra i Farisei comprato da Matteo Schilizzi, e vi rivide Francesco II, cui lo presentò Gaetano Filangieri, e là visse per parecchi mesi col de Nittis, con Rossano, col Dalbono, con Giuseppe Palizzi, e divenne intimo del mercante Goupil. Alla grande esposizione di Napoli del 1877, dove il Michetti trionfò col Corpus Domini, l'A. esponeva una Maria Spinelli, la monaca che fu detta innamorata del Cimarosa. Alla Promotrice napoletana del 1879 il suo Le Roi s'amuse fu comprato dal re Umberto per Capodimonte. A Torino nel 1880 espose una mediocre allegoria da Longfellow, Excelsior; a Roma nel 1883 un Chirone centauro che fu comprato dallo stato. Per la chiesa di Castrignano de' Greci (Lecce) dipinse l'Annunziata e altre nove tele. Al Museo di San Martino, in Napoli, è un suo vivace autoritratto, qui riprodotto. Morì a Napoli il 5 gennaio 1897. Foggia nel 1901 gli ha innalzato un monumento. Suo figlio Alessandro, pittore di genere e di paese, nato a Firenze nel 1856, dimorò a Parigi, morì in Grecia presso la madre.

Bibl.: S. Altamura, Vita ed Arte, Napoli 1896; T. C. Dalbono, Storia della pittura in Napoli, Napoli 1859; id., Scrittori e artisti pugliesi, Trani 1904; D. Morelli, Palizzi e la scuola napoletana, in Morelli-Dalbono, La scuola napoletana di pittura nel sec. XIX, Bari 1915.

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