SARDI

Enciclopedia Italiana (1936)

SARDI (Σάρδεις, Σάρδις; Sardes)

Arnaldo Momigliano

Città antica dell'Asia Minore, già capitale del regno di Lidia, posta vicino alla confluenza dell'Ermo e del Pattolo, anzi attraversata dal Pattolo. Caduta lenntamente in rovina sino dall'età bizantina e infine sparita - salvo due colonne, poi riconosciute del grande tempio di Artemide - fu identificata da Ciriaco d'Ancona in un viaggio fatto tra il 1412-14 o il 1426-31. Scavi sistematici furono iniziati dagli Americani nel 1910 sotto la direzione di H. C. Butler e proseguiti fino al 1914 (poi ripresi nel 1922) con ampiezza di mezzi e perfezione di metodi. Sebbene limitati in sostanza all'esplorazione del tempio di Artemide (nella forma attuale un edificio ionico pseudodittero di età ellenistica), delle necropoli poste nelle immediate vicinanze della città e dell'altra necropoli scavata entro la collina di Bin Tepe a una diecina di km., di cui faceva parte la tomba del re Aliatte ricordata da Erodoto (I, 93), questi sono scavi di straordinaria importanza per la storia della civiltà lidica e della sua lenta sostituzione per opera della civiltà greca ed ellenistica. Quasi tutte le iscrizioni e le opere d'arte lidiche attualmente possedute (nonché molta fine gioielleria) derivano dalle necropoli di Sardi; tra le iscrizioni ve n'è una bilingue lidio-aramaica. La storia di Sardi fu appunto parte così integrante della storia generale della civiltà in Asia Minore, che non è possibile narrarne le vicende in una sede separata. Basterà accennare agli avvenimenti che hanno coinvolto direttamente la città (v., per il resto, asia minore; hittiti; lidia; persia), avvertendo che un fattore geografico militare essenziale ne ha determinato le sorti: l'inespugnabilità della sua acropoli, opportunamente fortificata, per i mezzi antichi di guerra.

Il primo problema della storia di Sardi è la menzione di Šardana e nomi affini in documenti egiziani dal sec. XIV a. C. in poi; in costoro, costituenti uno dei popoli del mare minaccianti l'Egitto, si è voluto vedere abitanti del territorio di Sardi: l'identificazione è notoriamente assai malcerta e contestata. Il secondo problema è il rapporto. tra la città di Hyde ricordata da Omero nell'Iliade (II, 866; VII, 221; XX, 385) e Sardi. L'identificazione già proposta da qualche antico è sembrata confermata a taluni moderni da un'iscrizione lidia di Sardi, che parla di un Tavsas Hudans, che si è interpretato come Zeus di Hyde.

In definitiva, la prima fase chiara della storia di Sardi è quella in cui compare capitale dello stato di Lidia; e il primo avvenimento datato è la distruzione della città per opera dei Cimmerî poco dopo la morte del re Gige circa il 652 a. C. L'acropoli si rivelò già allora imprendibile. Sette anni dopo la città subiva una seconda irruzione dei Cimmerî e affini Treri. Ricostruita nel periodo successivo con quello splendore che meravigliava i Greci, Sardi accolse anche sempre di più la civiltà greca: gli scavi hanno confermato non solo le ovvie influenze ioniche, ma anche, con la presenza di ceramica laconica, i particolari rapporti della Lidia con Sparta. Crollato il regno di Lidia (546. a. C.), Sardi divenne la capitale della satrapia persiana di Lidia. Come tale fu assalita e incendiata dai ribelli ionici nel 498, ma senza risultato, perché l'acropoli resistette; e contro la medesima acropoli si arrestò un secolo più tardi (395) l'armata del re di Sparta Agesilao, vincitore alle porte della città del satrapo Tissaferne. Nel 334 dopo la battaglia del Granico, Sardi apriva le porte ad Alessandro Magno, che più tardi le concedeva amministrazione autonoma di tipo greco. E ormai infatti la città, come dimostrano le iscrizioni, sta diventando interamente di lingua e di cultura greca. Dopo la morte di Alessandro, è, dopo le prime incertezze, di Antigono Monoftalmo, poi già dal 302 è occupata (ma l'acropoli si arrende più tardi) da Lisimaco di Tracia. Dopo un fuggevole ritorno agli Antigonidi (Demetrio Poliorcete), nel 287, è conquistata da Seleuco I avanti ancora la battaglia di Corupedio circa il 281: per quasi un secolo sarà dei Seleucidi, sia pure con breve interruzione (v. oltre). Fino a Sardi si avanza, nel 262 circa, Eumene di Pergamo per battervi Antioco Sotere, ma la città resta a quest'ultimo. Nella guerra fraterna, Sardi è la capitale di Antioco Ierace, che vi resiste nel 236 circa contro il fratello Seleuco Callinico. Antioco Ierace è cacciato nel 228 da Attalo di Pergamo, che per pochi anni aggrega la città e tutto il territorio al di qua del Tauro al suo regno. Pochi anni dopo è già ritornata ai Seleucidi: ma è subito dopo centro di un secondo moto particolarista con Acheo, domato da Antioco III nel 214. Nel 189, vinto Antioco III a Magnesia dai Romani, Sardi è tra le città che vanno a ingrossare il regno di Pergamo, con cui passò nel 133 nella provincia romana d'Asia. In età imperiale appare città federata.

Prospera sempre per commerci e costituente col tempio di Artemide un centro bancario di molta influenza, Sardi mantenne la sua floridezza in età romana e risorse quando un terremoto la rovinò nel 17 d. C. Fu protetta dai Romani come lealista; in età repubblicana sostituì come eponimo al sacerdote stefanoforo il sacerdote di Roma; in età imperiale, fondata l'organizzazione della provincia di Asia, fu tra le città metropoli. Dopo il terremoto del 17 d. C. prese per breve tempo il nome di Cesarea Sardi. L'iscrizione di un monumento a Cicerone vi rivela influssi di cultura romana; il nome lidico persistente delle sacerdotesse di Artemide, cauein, le ultime tracce della civiltà originaria: nel complesso la città si sentiva tanto greca da proclamarsi prima dell'Ellade. Il cristianesimo vi si diffuse presto: Sardi è una delle sette chiese dell'Asia dell'Apocalissi. Gli scavi permettono di seguire il restringimento della cinta urbana in seguito alla decadenza generale dell'impero

Bibl.: Dei rendiconti degli scavi sono finora pubblicati i seguenti volumi. Sardis, I: The excavations, I, Leida 1922 (a cura di H. C. Butler); II: Architecture, I: The Themple of Artemis, ivi 1925 (a cura del medesimo); V. Roman and Christian Sculpture, I: The Sarcophagus of Claudia Antonia Sabina, ivi 1924 (a cura di Ch. R. Morey); VI. Lydian Inscriptions, ivi 1924 (a cura di W. H. Buckler); VII. Greek and Latin Inscriptions, ivi 1932 (a cura di W. H. Buckler e D. M. Robinson); X. Terra-Cottas, I: Architectural Terra-cottas, Cambridge 1926 (a cura di T. L. Shear); XI. Coins, I: 1910-14, Leida 1916 (a cura di H. W. Bell); XIII. Jewelry and Gold Work: 1910-14, Roma 1925 (a cura di L. Densmore Curtis). Cfr. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I A, col. 2475 segg.; G. Karo, Orient und Hellas in archaischer Zeit, in Athenische Mitteil., XLV (1920).

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