SANZANOME

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANZANOME

Riccardo Chellini

(Senzanome). – Nacque in località imprecisata tra gli anni Sessanta e Settanta del XII secolo, dato che il primo atto rogato di pugno da «Sanzanome iudex et notarius» risale al 9 maggio 1193 (Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Passerini).

Apprese le lettere e la professione in scuole da lui ritenute inadeguate alle sue aspirazioni (Gesta Florentinorum, in Cronache dei secoli XIII e XV, a cura di G. Milanesi, 1876, p. 123). Nulla si sa della sua famiglia di provenienza.

Notizie sulla sua vita si trovano sia in numerosi documenti (Chronica de origine..., 2009, pp. 135-143), sia nella sola sua opera pervenutaci, appunto i Gesta Florentinorum (editi da Hartwig, 1875, e Milanesi, 1876), nella quale afferma di chiamarsi Sanzanome e di avere partecipato agli assedi dei castelli di Semifonte in Val d’Elsa nel 1202 e Montalto in Val d’Ambra nel 1207 (ed. Milanesi, 1876, pp. 134 s., 138).

L’atto più antico sottoscritto da «Sanzanome iudex et notarius» risale invero al 14 giugno 1188, ma la data non implica che egli esercitasse la professione all’epoca della stipula, perché si limitò a esemplare la copia che un notaio Enrico aveva tratto dall’originale. L’atto consentiva al priore della chiesa di Talcione in diocesi di Siena di ufficiare a Poggibonsi in diocesi di Firenze (Documenti dell’antica costituzione, a cura di P. Santini, 1895, p. 30). La conoscenza di questo documento spiega l’attenzione prestata dai Gesta Florentinorum alle vicende di Poggibonsi, centro nodale delle contese confinarie tra Firenze e Siena, laddove Sanzanome forgia un discorso in cui il console fiorentino del 1174 accenna ai diritti acquisiti nel castello dal clero senese (Cronache..., a cura di G. Milanesi, 1876, p. 133). Il conflitto risaliva a una decisione del conte Guido che, dopo aver subito dai fiorentini la distruzione del castello di Montedicroce presso Pontassieve, aveva costruito quello di Poggibonsi sopra il borgo di Marturi nel 1155-56 e stretto alleanza con i senesi, cedendone loro una parte (p. 131).

Nel febbraio del 1200 il giovane «Senzanome iudex» era presente alle trattative mediante le quali i conti Alberti abbandonavano il castello di Semifonte al suo destino, donandolo al Comune di Firenze insieme alla metà dei dazi che riscuotevano fra Arno ed Elsa e obbligandosi a risiedere in Firenze con un membro della famiglia per almeno un mese all’anno (Documenti..., cit., pp. 50, 55). Sanzanome ricorderà vivamente l’esperienza di Semifonte nei Gesta Florentinorum.

Il 7 settembre 1212 Sanzanome si trovava presso l’esercito bolognese stanziato «in monte de Castro», dove rogava l’atto con cui i podestà fiorentini di Bologna, Gerardo Caponsacchi e Catalano di Migliorello della Tosa, affidavano alla mediazione dell’arcivescovo di Pisa le trattative di pace tra i Comuni di Pistoia e Bologna, dopo il tentativo bolognese di annettere le valli delle Limentre, un territorio nel versante emiliano, allora amministrato dal Comune di Pistoia ma in diocesi bolognese. Tre giorni dopo si trovava a Bresceola nei pressi di Sambuca pistoiese, dove assisteva a un altro momento importante delle trattative (Il “Liber Censuum”..., a cura di Q. Santoli, 1906-1915, pp. 20-22, nn. 26, 28-30). Grazie a tale esperienza, nel febbraio del 1216 fu eletto procuratore del Comune di Firenze in merito a una convenzione relativa ai futuri contratti tra cittadini fiorentini e bolognesi.

Nell’aprile del 1219 Sanzanome, insieme con il notaio milanese Iacobo di Guglielmo de Puteo, rogò l’atto con cui i figli del conte Guido Guerra sottomettevano Montemurlo al Comune di Firenze, e in maggio una sentenza del giudice Ugo Rosso contro un colono che voleva emanciparsi dal vescovato fiorentino (Documenti..., cit., pp. 179 s., 195, 506). Il 28 ottobre 1221 presenziò in Firenze al secondo appello indirizzato dal procuratore del Comune di Pistoia a papa Onorio III in opposizione alla sentenza del vescovo di Firenze Giovanni da Velletri nella causa tra il Comune e l’episcopato pistoiesi (Il Liber Censuum”..., cit., p. 127, n. 139). Il 29 settembre 1222 era nel palazzo del Comune di Firenze, dove il notaio pistoiese Iacobino restituì al camarlingo del Comune di Firenze 712 pelli di vaio che i pistoiesi del villaggio di Castra avevano sottratto ad alcuni mercanti lucchesi prima della battaglia di Castel del Bosco (p. 139, n. 168).

Vale la pena ricordare che i Gesta Florentinorum sono una fonte importante sul primo conflitto tra Pisa e Firenze, sorto nel 1220 e culminato nel luglio del 1222 con la battaglia di Castel del Bosco in presenza di un legato dell’imperatore (Cronache..., cit., pp. 142-146).

Il 26 gennaio 1227 Sanzanome redasse e passò al collega Guascone l’imbreviatura della vendita del castellare di Monte di Croce e del suo distretto, fatta dai tre figli del conte Guido Guerra al vescovo di Firenze (G. Lami, Sanctae Ecclesiae..., 1758, p. 52). Quest’atto, uno di molti anni precedente redatto a Pontassieve nel 1193, quelli relativi al monastero di Rosano, rogati fra il 1197 e il 1234, e quello rogato per il monastero di Vallombrosa nel 1235 mostrano Sanzanome attivo per tutta la vita nel Valdarno a est di Firenze e spiegano l’accuratezza con cui i Gesta Florentinorum narrano le alterne vicende che opposero il Comune di Firenze ai conti Guidi, fino a distruggerne il castello di Montedicroce nel 1153 (Faini, 2006, pp. 70 ss.; Chronica de origine..., 2009, pp. 140 s.).

Nel 1233 Sanzanome assisteva alla lettura del lodo pronunciato dal podestà di Firenze nel palazzo del Comune circa la lite tra i comuni di Volterra e San Gimignano per il controllo del castello di Montevoltraio (Documenti..., cit., p. 408). Un documento composto da più atti rogati a Firenze nel 1237 ricorda due volte «Sanzanome iudex» in qualità di teste (I più antichi documenti..., a cura di C. Strà, 1982, doc. 85, pp. 176-181). L’ultimo documento riguardante il giudice Sanzanome sono i capitoli tra Firenze e Siena nel 1245, anno nel quale probabilmente morì (Chronica..., 2009, p. 142).

L’obituario della cattedrale di Santa Reparata registra la data di morte dello iudex al 20 ottobre (Firenze, Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore, I, 3, 6: Necrologio, c. 49v; Fabbri, 2005); perciò, se il defunto Sanzanome, padre del notaio Guidone documentato tra Prato e Pistoia dal maggio del 1246, è il nostro cronista, l’anno di morte non può che essere il 1245: «Senzanome iudex» il 20 agosto 1245 assisteva alla ratifica dei capitoli tra i comuni di Firenze e Siena nel palazzo dei Galigai a Firenze (Il Caleffo Vecchio..., a cura di G. Cecchini, II, 1934, p. 539).

Gli atti da lui rogati o sottoscritti fra il 1193 e il 1235 ne mostrano la grafia e il signum notarile: un sole radiante costruito come una ruota dentata a otto raggi.

I Gesta Florentinorum sono la prima cronaca fiorentina pervenuta che tratti del recente passato e di eventi contemporanei. Il solo testimone medievale dell’opera incompiuta è il codice membranaceo conservato a Firenze (Biblioteca nazionale, II.II.124, cc. 1r-8v), mentre una copia moderna è opera di Carlo Strozzi (II.XI.127). Il manoscritto su due colonne con alcuni spazi bianchi corrispondenti a brevi lacune, risale alla seconda metà del XIII secolo e non è di conseguenza autografo, come conferma in ogni caso il confronto con gli atti notarili redatti da Sanzanome. L’opera si interrompe all’anno 1231, ma certamente l’autore intendeva continuarla almeno fino al 1235, quando la guerra tra Firenze e Siena volse al termine, dal momento che afferma di non avere mai visto né udito i senesi superare i fiorentini in battaglia (Cronache..., cit., p. 134).

I Gesta sono scritti in una prosa latina sentenziosa, intercalata da esperimenti poetici in cui il metro prevalente è il distico elegiaco, usato per celebrare la vittoria fiorentina di Montalto nel 1207 (23 distici) e la campagna contro Pistoia nel 1228 (5 distici). In tutta l’opera sono sparse strofe in versi leonini con giochi di parole e paretimologie, spesso scritte a scherno delle città e castelli sconfitti. Al podestà di Firenze nel 1230 è attribuito un gruppo di proverbi e massime. Ben diciotto sono i discorsi attribuiti a nobili, giurisperiti, vescovi, consoli e podestà, in genere pronunciati per incitare alla guerra o per esortare alla pace. A partire dalla podesteria di Alberto da Mandello (1219), Sanzanome inserisce nell’opera otto missive relative a eventi salienti che opposero il Comune di Firenze al signore di Mortennano, a Pisa, Pistoia e Siena; vi sono sempre citate le iniziali corrette dei vari podestà in carica, ma resta aperto il problema se l’autore abbia avuto accesso agli originali. Certo è che la sua collaborazione con l’istituzione podestarile era in atto almeno dal 1212 (Hartwig, 1875, pp. IX s.; Faini, 2006, pp. 48 e 55 s.; Id., 2011, p. 100).

Le principali fonti dei Gesta sono le testimonianze orali raccolte nel corso dell’attività politica e professionale dal giudice, notaio e consigliere del Comune. L’opera si apre con un prologo seguito da un rapido compendio della Chronica de origine civitatis Florentiae, cui l’autore aggiunge alcuni dettagli (Chronica..., 2009, pp. 187-189). L’apporto originale di Sanzanome prende corpo a far data dai «moderna tempora», cioè dalla guerra contro Fiesole del 1123-25 (Cronache..., cit., p. 126), ma il forte debito dell’autore nei confronti della Chronica si avverte ovunque: nelle paretimologie dei poleonimi Lucca e Pistoia e soprattutto nei discorsi fittizi che citano i principali spunti mitostorici della Chronica, spesso richiamando il legame genetico tra Firenze e Roma e le relazioni di Pistoia e Fiesole con Catilina (Chronica..., 2009, pp. 19-22, 133-135).

I Gesta procedono per eventi salienti in una prospettiva rivolta esclusivamente alla supremazia di Firenze sui nobili del contado e le città confinanti. Sanzanome cercò di ottenere un effetto corale, omettendo i nomi dei podestà, delle famiglie dominanti e dei cittadini di Firenze, ma non quelli dei grandi personaggi esterni e delle famiglie comitali. Probabilmente non intendeva prendere posizione nel feroce contesto di lotta politica interna, ormai polarizzata nelle parti guelfa e ghibellina negli anni in cui l’autore scriveva. La sola notizia riguardante gli avvenimenti interni è il fugace cenno all’incendio del 1177, mentre la coeva guerra tra gli Uberti e i consoli in carica è del tutto omessa. Il solo evento internazionale citato, l’incoronazione di Federico II a Roma nel 1220, gli serve per spiegare l’origine del conflitto tra fiorentini e pisani sfociato nella battaglia di Castel del Bosco.

Sanzanome non intendeva fare storiografia di parte, ma offrire ai quadri dirigenti del Comune fiorentino motivi di soluzione delle discordie interne, fornendo esempi di buona oratoria volti alla gestione della politica estera. Un modello dell’opera fu probabilmente il Liber de obsidione Ancone di Boncompagno da Signa, dove le orazioni fittizie costituiscono quasi un terzo del testo. Sanzanome ebbe contatti con l’ambiente bolognese e probabilmente conobbe personalmente Boncompagno, ospite in vecchiaia dell’ospedale vescovile a Firenze e anch’egli sepolto nel cimitero della cattedrale (Chronica..., 2009, pp. 143-145).

La fortuna dell’opera di Sanzanome si riduce all’armonizzazione che Giovanni Villani operò nella Nuova cronica tra i volgarizzamenti della Chronica de origine civitatis e un testo strettamente derivante dal compendio che Sanzanome aveva premesso ai Gesta Florentinorum. Villani però nulla attinse dalla parte ‘moderna’ dell’opera di Sanzanome (pp. 23-26). Dante Alighieri non sembra aver conosciuto l’opera di Sanzanome, ma ne condivise alcuni temi applicati alla mitostoria locale, cosicché i Gesta Florentinorum risultano utili per chiarire il significato di due passi della Commedia: quello assai controverso in cui Brunetto Latini definisce i fiesolani «orbi» (Inf. XV, 67) e quello in cui il poeta scaglia l’invettiva contro Pistoia (Inf. XXV, 10-12; Chronica..., 2009, pp. 160-167).

Fonti e Bibl.: G. Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta, I, Firenze 1758; Cronache dei secoli XIII e XIV, a cura di G. Milanesi, Firenze 1876, pp. 117-154; Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, a cura di P. Santini, Firenze 1895; Il “Liber Censuum” del Comune di Pistoia, a cura di Q. Santoli, Pistoia 1906-1915; Il Caleffo Vecchio del comune di Siena, I-III, a cura di G. Cecchini, Siena 1932-1940, II, 1934, p. 539; I più antichi documenti del monastero di Santa Maria di Rosano (secoli XI-XIII), a cura di C. Strà, Roma 1982, pp. 176-181.

O. Hartwig, Quellen und Forschungen zur ältestern Geschichte Stadt Florenz, I, Marburg 1875, pp. II-XV, 1-34; C. Paoli, recensione a Hartwig in Archivio storico italiano, s. 4, IX (1882), 25, pp. 69-85; G. Aquilecchia, S., in Enciclopedia Dantesca, V, Roma 1976, p. 17; L. Fabbri, Obituario di Santa Reparata, in Arnolfo alle origini del Rinascimento fiorentino, a cura di E. Neri Lusanna, Firenze 2005, p. 328; E. Faini, Una storia senza nomi. Storia e memoria a Firenze ai primi del Duecento, in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medio evo, CVIII (2006), pp. 39-81; Chronica de origine civitatis Florentiae, a cura di R. Chellini, Roma 2009; E. Faini, Lettere politiche nella storiografia comunale, in Cum verbis ut italici solent ornatissimis. Funktionen der Beredsamkeit im kommunalen Italien / Funzioni dell’eloquenza nell’Italia comunale, a cura di F. Hartmann, Bonn 2011, pp. 89-110.

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