MELLITO, santo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)

MELLITO, santo

Gian Luca Borghese

MELLITO, santo. – Nacque nella seconda metà del VI secolo. Non si hanno notizie sulla sua famiglia, a parte una fugace allusione ai suoi nobili natali contenuta nella Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda il Venerabile. Forse di origini romane, fu abate di un monastero a Roma, probabilmente quello di S. Andrea ad Clivum Scauri. Il suo nome è citato per la prima volta in una lettera in data 22 giugno 601 indirizzata da papa Gregorio I Magno ad Agostino, primo vescovo di Canterbury, per informarlo dell’invio di alcuni emissari, primo dei quali appunto M., per sostenerlo e coadiuvarlo nella sua opera di evangelizzazione dell’Inghilterra.

Agli inviati fu inoltre dato incarico di recare ad Agostino il pallium, elemento fondamentale del vestiario episcopale per le cerimonie più importanti, oltre a una quantità di suppellettili e testi utili alle celebrazioni liturgiche.

Poco più tardi, il 18 luglio, il papa indirizzò una lettera direttamente a M., incaricandolo di riferire ad Agostino alcune direttive di carattere generale cui l’opera missionaria in Inghilterra avrebbe dovuto conformarsi, in particolare sull’opportunità di riadattare i templi pagani al culto cristiano piuttosto che distruggerli, e in genere raccomandava una certa moderazione nel modo di procedere, per non ingenerare reazioni negative presso gente che solo recentissimamente e spesso superficialmente aveva iniziato a convertirsi.

Secondo quanto racconta Beda, nel 604 Agostino di Canterbury, poco prima di morire, ordinò M. vescovo e lo inviò nell’Essex per evangelizzare i Sassoni orientali. Questi erano sotto la sovranità del re del Kent Etelberto, che li governava attraverso il proprio nipote Saebert, e la loro capitale era Londra. Avendo avuto buon esito la predicazione di M., Etelberto ordinò la costruzione a Londra di una chiesa, poi dedicata a s. Paolo apostolo, quale sede di M., suo primo vescovo, e dei suoi successori. Un diploma dello stesso re (conservato nell’Archivio della cattedrale di St. Paul ma caratterizzato da successive interpolazioni) rappresenterebbe l’atto originario di concessione della tenuta di Tillingham nell’Essex a M. e alla sua Chiesa.

Il semplice fatto che M. fosse stato il primo vescovo londinese fece sì che cronisti più tardi gli attribuissero, senza solido fondamento, la fondazione della chiesa, poi divenuta abbazia, di Westminster, suggerendo fra l’altro che il viaggio di M. a Roma, nel 610, avesse avuto anche lo scopo di preparare la consacrazione della chiesa stessa.

Intorno al 605 secondo alcuni (Boyle), tra il 610 e il 612 secondo altri (Grosjean), unitamente a Lorenzo e Giusto, giunti come lui in Inghilterra da Roma e divenuti anch’essi vescovi, rispettivamente, di Canterbury e di Rochester, M. inviò una lettera ai rappresentanti della Chiesa irlandese per sollecitarla, con molto tatto, a celebrare la Pasqua secondo il calendario della Chiesa di Roma. In effetti il clero irlandese e gallese, nonché una parte almeno di quello inglese, influenzato dalla Chiesa celtica, guardava con sospetto ai missionari inviati da Roma, vantando una presenza sul territorio precedente all’opera di evangelizzazione voluta da Gregorio Magno. Proprio per discutere di tali questioni e rinsaldare i contatti con la Sede apostolica, retta allora da papa Bonifacio IV, nel 609 M. si mise in viaggio per Roma, dove il 27 febbr. 610, secondo la testimonianza di Beda, prese parte a un sinodo riunito per discutere in merito al regolamento della vita monastica. Tornato in Inghilterra, M. presentò il contenuto degli atti del sinodo a Lorenzo, arcivescovo di Canterbury, e ne diede applicazione nella propria diocesi.

Solo pochi anni più tardi, nel 616, alla morte del re Etelberto del Kent e del nipote Saebert dell’Essex, entrambi aderenti al cristianesimo, divenne evidente quanto fosse precaria la posizione del clero di origine «gregoriana» in Inghilterra, stretto tra l’ostilità della Chiesa celtica e l’opposizione della religione politeista tradizionale. I figli e successori di Saebert non si erano convertiti al cristianesimo e un giorno, sempre secondo la testimonianza di Beda, si presentarono a M. per fare la comunione con il pane consacrato come faceva il loro padre, quasi fosse un atto dovuto alla loro autorità. M., avendo rifiutato, fu scacciato dall’Essex, raggiunse l’arcivescovo di Canterbury, Lorenzo, e il vescovo Giusto di Rochester e decise con quest’ultimo di lasciare l’Inghilterra per la Gallia. Lorenzo invece, che pure non era in ottimi rapporti con il successore pagano di Etelberto, dopo qualche esitazione rimase, finendo anche per convertire il nuovo sovrano. Nel 619 Giusto e M. tornarono, ma mentre il primo poté rioccupare la sua sede, a M. non fu possibile andare a Londra perché gli abitanti della sua diocesi in sua assenza erano tornati al politeismo tradizionale. Ma egli non rimase per questo a lungo senza cattedra, perché nel febbraio dello stesso 619 Lorenzo, morendo, gli lasciò il suo posto, cosicché M. divenne il terzo arcivescovo di Canterbury.

Ormai anziano e gravemente affetto dalla gotta, resse comunque per cinque anni l’arcidiocesi. Morì il 24 apr. 624 e, secondo Beda (II.7), fu sepolto nella chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo a Canterbury.

Fonti e Bibl.: A.W. Haddan - W. Stubbs, Councils and ecclesiastical documents relating to Great Britain and Ireland, III, Oxford 1871, pp. 62-71; Gregorius I papa, Lettere, IV, a cura di V. Recchia, Roma 1999, XI, 56, pp. 160 s.; 34, pp. 106-108; 41, pp. 128-130; 48, pp. 140-142; 51, pp. 146-148; Beda Venerabilis, Historia ecclesiastica gentis Anglorum, a cura di A. Crépin et al., I, Paris 2005, I, 29, 1; 30, 2; II, 3, 1; 4, 2-3; 5, 5; 6, 1-2; 7, 1-3; III, 22, 1; V, 24, 1; L. d’Achery - J. Mabillon, Acta sanctorum Ordinis Sancti Benedicti, II, Lutetiae Parisiorum 1669, pp. 90-94; P. Grosjean, Recherches sur les débuts de la controverse pascale chez les Celtes, 6, Date de la lettre des Ss. Laurent, Mellitus et Justus aux Irlandais, in Analecta Bollandiana, LXIV (1946), pp. 231-240; F.M. Stenton, Anglo-Saxon England, Oxford 1947, pp. 109-112; H. Mayr-Harting, The coming of Christianity to Anglo-Saxon England, London 1972; W. Stubbs, Mellitus, in Dictionary of christian biography, a cura di W. Smith - H. Wace, III, London 1882, pp. 900 s.; G. Spitzbart, Mellitus, in Lexikon für Theologie und Kirche, VII, Freiburg i.Br. 2006, col. 91; Bibliotheca hagiographica Latina, II, pp. 861 s.; Vies des saints, VI, Paris 1946, pp. 614 s.; E. Romanelli, Mellito, in Enciclopedia cattolica, VIII, Roma 1952, col. 649; L. Boyle, Mellito, in Bibliotheca sanctorum, IX, Roma 1967, coll. 310-312; Catholicisme, VIII, Paris 1979, col. 1132.

G.L. Borghese