Giovanni Fisher, santo

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Cardinale e umanista (Beverly, Yorkshire, 1469 circa - Londra 1535). Studiò a Cambridge (1483), di cui nel 1497 diveniva master; prete nel 1491, confessore e consigliere di Margherita Beaufort, madre di Enrico VII, ne ebbe grande aiuto nel fare di Cambridge, arricchita di dotazioni, di due nuovi collegi e di cattedre (una di greco e una di ebraico), uno dei centri dell'umanesimo europeo. E dell'università fu (dal 1501) vicecancelliere e cancelliere, poi anche presidente del Queen's College. Amico di Erasmo, che egli chiamò in Inghilterra, G. era acceso fautore di quella riforma ecclesiastica che nell'occamismo di Cambridge aveva trovato facile travestimento umanistico. Vescovo di Rochester (1504), dopo la morte di Margherita (1509) si ritirò nella sua diocesi spendendo ogni attività nella cura spirituale dei fedeli e nello studio. Tornò alla ribalta con le polemiche contro Lutero ed Ecolampadio, per l'improvviso timore che andassero confuse nella radicale rivoluzione protestante le ragioni prevalentemente etiche della riforma da lui auspicata: il De veritate corporis et sanguinis Christi in Eucharistia (1527), scritto contro Ecolampadio, in uno stupendo latino, è il suo capolavoro teologico; altrettanto nota è la sua molteplice difesa dello scritto di Enrico VIII contro Lutero, che taluni anzi attribuiscono a Giovanni. In questa attività di polemista e di teologo lo sorpresero gli avvenimenti del 1527. Confessore di Caterina, G. sostenne la validità del matrimonio regale (De causa matrimonii Angliae regis, 1530) e affrontò impavido la furia di Enrico VIII, in privato e al processo; ma nel 1534 fu condannato come fautore di suor E. Barton, detta la "Vergine del Kent". L'anno stesso si rifiutò di giurare sull'Atto di successione, perché conteneva un giudizio di illegittimità per eventuali figli di Caterina e l'obbligo di non obbedire ad autorità straniera, e fu imprigionato nella Torre. Paolo III sperò di aiutarlo conferendogli (20 maggio 1535) il cappello cardinalizio, ma ciononostante, processato sommariamente, fu decapitato. Beatificato nel 1886, fu canonizzato da Pio XI nel 1935; festa, 22 giugno.

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