Abèrcio, santo

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Secondo la "vita" leggendaria, vescovo della città di Ierapoli nella Frigia (morto nel 200 circa), come ha mostrato l'iscrizione ("regina delle iscrizioni cristiane") scoperta da W. M. Ramsay (1883), i cui due frammenti (ora nel Museo Vaticano Pio Cristiano) si completano mediante il testo dato nella vita stessa (fondata a sua volta sull'epigrafe) e in un'altra iscrizione, del 216, che in parte riproduce (salvo il nome del defunto Alessandro) quella di A. e permette di fissare la data della sua morte. Egli può dunque essere identificato con l'Abìrkios Markèllos, cui circa il 193 venne dedicato, secondo Eusebio, uno scritto antimontanista. L'iscrizione stessa è redatta in un linguaggio mistico, tutto simboli, che trovano riscontro nelle figurazioni dell'arte paleocristiana: il pastore santo che pascola gli agnelli sui monti, il popolo recante il fulgido sigillo (il battesimo), da A. veduto in Roma, la Fede personificata che offre come cibo il pesce, il pane e il vino, ecc.

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