SANTHIÀ

Enciclopedia Italiana (1936)

SANTHIÀ (A. T., 20-21)

Piero LANDINI
Armando TALLONE

Cittadina della provincia di Vercelli (Piemonte), a 183 m. s. m., nel pieno dominio della pianura, sulle alluvioni terrazzate quaternarie, con 4100 ab. nel 1931. È nodo stradale e ferroviario importantissimo, sulla ferrovia Torino-Milano (60 km. da Torino e 19 da Vercelli), collegata con Arona (km. 65) e, per mezzo di ferrovia privata, con Biella (km. 30); un servizio automobilistico porta a Ivrea (km. 31). A nord dell'abitato corre l'autostrada Torino-Milano. Il comune misura una superficie di kmq. 53,52, di cui 50,96 di superficie agraria e forestale: sviluppatissima è l'irrigazione mediante i canali di Ivrea e Depretis, che attraversano il territorio, portando le acque della Dora Baltea (il 93% della superficie agraria è irrigata). Fiorenti sono l'agricoltura (cereali, riso, prati, ecc.) e l'allevamento (2683 bovini e 751 suini nel 1930): le industrie nel 1927 contavano 124 esercizî e 1393 addetti, con prevalenza assoluta di quelle meccaniche. La popolazione complessiva del comune era di 4174 abitanti nel 1838, di 5207 nel 1871, di 5631 nel 1901, di 5755 nel 1921 e di 6635 nel 1931. Essa vive, oltre che nel centro capoluogo, anche in numerose frazioni; la popolazione sparsa è di 2325 individui (1931).

Storia. - Esisteva già al tempo romano, e, come vuole la tradizione, nel pago degli Ictimuli (o Victimuli), col nome di Vicus viae longae, che sarebbe stato cambiato poi in quello di Sancta Agatha per ordine della regina longobarda Teodolinda. Ora invece si propende a trasportare il pago dei Victimuli nel Biellese e a identificare il comitato di Santhià con il municipio di Quadrata, il cui capoluogo doveva esser situato sulla sinistra del Po a occidente di Crescentino. Nel 999 Ottone III donava al vescovo di Vercelli il comitato di Santhià, il cui capoluogo, diventato più tardi comune, entrò verso la metà del sec. XIII nell'orbita del comune di Vercelli, di cui seguì le sorti quando questo cadde sotto la dominazione viscontea.

Nel 1377 fece dedizione spontanea alla casa Savoia, che vi prepose un capitano con giurisdizione sul territorio circostante, detto capitanato di Santhià. Nelle guerre combattute in Piemonte nei secoli XVI e XVII ebbe a patire assedî e saccheggi. Nel 1630, rimasto immune dalla peste, ospitò il senato di Torino. Durante la rivoluzione e l'impero fu capoluogo di circondario del dipartimento della Sesia.

Con la restaurazione ritornò alla casa Savoia. Fu di Santhià lo storico I. Durandi (1737-1817).

Bibl.: I. Durandi, Dell'antica condizione del Vercellese e dell'antico borgo di Santhià, Torino 1766; G. Casalis, Dizionario degli Stati Sardi; F. Gabotto, I municipi romani dell'Italia occidentale alla morte di Teodosio il Grande, in Bibliot. della Soc. stor. sub., XXXI, Pinerolo 1908.