VERONICA GIULIANI, santa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VERONICA GIULIANI, santa

Simona Negruzzo

VERONICA GIULIANI, santa. – Nacque il 27 dicembre 1660 a Mercatello sul Metauro, nel Ducato di Urbino e in diocesi di Urbania, ultima di sette figlie, due delle quali morte in tenera età. L’indomani, al battesimo nella collegiata dei Ss. Pietro e Paolo, le fu imposto il nome di Orsola dal parroco Giovanni Antonio Borghese. Il padre, Francesco, era alfiere della guarnigione pontificia; la madre, Benedetta Mancini, donna di forti sentimenti religiosi morta nel 1667, era originaria di Sant’Angelo in Vado.

Rimasto vedovo, il padre, con le cinque figlie rimastegli, si trasferì a Piacenza per ricoprire il ruolo di soprintendente alle finanze alla corte di Ranuccio II Farnese. Nella città emiliana le giovani Giuliani si trattennero solo un paio di anni; rientrarono poi a Mercatello, presso uno zio paterno, e là le più grandi abbracciarono la vita consacrata tra le clarisse, prendendo il nome di suor Maria Rosa, suor Anna Maria e suor Ludovica.

Anche Orsola, superate le resistenze del padre che voleva destinarla al matrimonio, ottenne di entrare in monastero tra le cappuccine di Città di Castello. Il 28 ottobre 1677 ricevette il saio dalle mani del vescovo carmelitano scalzo Giuseppe Maria Sebastiani, mentre era badessa Maria Geltrude Albizzini, e assunse il nome di Veronica. Compiuto il noviziato con suor Teresa Ristori come maestra delle novizie, il 1° novembre 1678 emise i voti solenni.

Guidata negli anni da numerosi confessori e direttori spirituali, condusse una vita religiosa intensa, votandosi al servizio e alla penitenza espiatrice nei vari uffici che ricoprì (cuciniera, dispensiera, panettiera, infermiera, sacrestana ecc.). Nel 1693 fu nominata maestra delle novizie.

Le sue giornate in monastero – come del resto sarebbe stata già la sua infanzia secondo le testimonianze dei parenti ai processi canonici – erano segnate da singolari fenomeni mistici e visioni.

Ella stessa, pur sapendo poco leggere e scrivere, su comando del confessore del monastero, l’oratoriano Ubald’Antonio Cappelletti, in una prima autobiografia del 1693 raccontò la sua vita dai tre ai sedici anni. Nel 1699 il vescovo Luca Antonio Eustachi, tramite un altro confessore, l’oratoriano Girolamo Bastianelli, le fece chiedere di proseguire l’autobiografia, raccontando dal suo ingresso in monastero fino al primo anno di noviziato. Nel 1700, sempre per comando del vescovo, il racconto proseguì fino al 1698. Una quarta, breve relazione autobiografica le fu imposta dal confessore servita Carlo Antonio Tassinari per integrare episodi dell’adolescenza. Un quinto e ultimo testo fu redatto nel 1720-21 su richiesta del nuovo vescovo di Città di Castello, Alessandro Codebò; la religiosa raccontò la sua vita dall’infanzia fino alle stimmate (1697), ma non più in prima persona, come aveva fatto fino ad allora, bensì come se la Madonna le avesse dettato cosa scrivere. Sempre su comando dell’autorità ecclesiastica, tenne un diario della sua vita dal 1693; scrisse l’ultima pagina il 25 marzo 1727.

Come raccontato dalla stessa Giuliani, i principali episodi mistici che la coinvolsero avvennero tra il 1681 e il 1697 e culminarono con l’impressione delle stimmate alle mani, ai piedi e al costato (5 aprile 1697), che ella, come verificato dai testimoni incaricati dal vescovo di Città di Castello, portò sanguinanti per tre anni, per poi richiudersi, ma senza lasciare cicatrici alla morte. Fino al 1715 fu sottoposta a rigidi controlli del S. Uffizio perché sospettata di simulazione e di possessione diabolica. Fu, pertanto, obbligata a continue visite di medici maldestri, incaricati dal rigido vescovo Eustachi di verificare se le manifestazioni di Giuliani avessero origine patologica o soprannaturale. Fu a lungo mortificata e trattata con rudezza dalle superiori e da alcuni degli ecclesiastici incaricati dal vescovo di visitarla per verificarne la buona fede. Fu pure tenuta segregata e privata sia del diritto di voce attiva e passiva in capitolo sia di incontrare persone alla grata del parlatorio.

Nell’ammirazione della comunità, la religiosa continuò la sua vita ordinaria, sottoponendosi senza ribellione a tutte le prove che le erano imposte. Furono le consorelle, alla fine, a richiedere la cessazione dei controlli sull’ormai matura Giuliani. Il 7 marzo 1716 il S. Uffizio decretò la revoca di tutte le sanzioni su di lei e il 5 aprile seguente fu eletta badessa; le fu chiesto pure di continuare a fare da maestra delle novizie.

Sotto il suo governo il monastero si ampliò con la creazione di una nuova ala di dodici celle per le numerose vocazioni che cominciavano ad accorrere, richiamate dalla fama dei suoi doni mistici. Tra il 1721 e il 1722 furono migliorate anche le strutture di servizio con una canalizzazione idraulica finanziata dal granduca di Toscana Cosimo III per rendere più funzionali cucina, lavanderia, infermeria e orto. Fu pure costruita ex novo una cappella intitolata alla Madonna del Rosario.

Morì a Città di Castello il 9 luglio 1727, dopo poco più di un mese di sofferenze seguite a un’apoplessia che il 6 giugno precedente l’aveva colpita mentre era in coro.

La sua morte fu accolta con dolore non solo dalla comunità cappuccina, ma anche da tutta la città. Introdotta la causa di beatificazione in diocesi nel 1727, ne seguì un processo lungo e complesso per l’esame e la valutazione sia dei suoi scritti spirituali sia dei fenomeni mistici ed estatici che avevano caratterizzato la sua vita. Fu proclamata beata da Pio VII il 31 agosto 1802 e santa da Gregorio XVI il 26 maggio 1839; la sua commemorazione liturgica fu fissata al 9 luglio. Nel 1980 l’episcopato umbro-marchigiano chiese alla congregazione per la Dottrina della fede di proclamarla dottore della Chiesa.

Sue reliquie, e testimonianze su di lei, si conservano presso il monastero delle cappuccine di Città di Castello, in un apposito spazio museale.

Opere. Il diario di Giuliani, conservato manoscritto in trentasei volumi rilegati per un totale di ventiduemila pagine, è sgrammaticato, ricco di anacoluti, redatto con un lessico dialettale e privo di punteggiatura. Non presenta correzioni o ripensamenti, perché la religiosa era obbligata a restituire i fascicoli cartacei che di volta in volta le venivano consegnati senza rileggerli. Gli scritti di Giuliani (diario, lettere e relazioni autobiografiche) videro la luce solo nel XIX secolo: Scritti di santa Veronica Giuliani, cappuccina del monastero di Città di Castello dal 1677 al 1727, I-III, Città di Castello 1883-1885, e Un tesoro nascosto, ossia Diario di s. Veronica Giuliani, religiosa cappuccina in Città di Castello, scritto da lei medesima, pubblicato e corredato di note dal P. Pietro Pizzicaria, I-X, Prato-[poi] Città di Castello 1895-1928 (una nuova edizione, ancora insufficiente sul piano critico-filologico, è stata curata da O. Fiorucci, I-VII, Città di Castello-[poi] Assisi 1969-1991). Il Diario ha avuto anche una più maneggevole edizione in 2 volumi, a cura di M.T. Carloni, Siena 2010. Antologie e pagine scelte sono apparse in piccole pubblicazioni divulgative, anche in traduzioni inglesi, spagnole e tedesche.

Fonti e Bibl.: Documentazione su Veronica Giuliani è conservata presso l’Archivio diocesano di Città di Castello nella serie Santa Veronica Giuliani, che si compone di 33 volumi relativi al processo di beatificazione e di canonizzazione, oltre che di carte relative a festeggiamenti e celebrazioni in suo onore (Melchior de Pobladura, Los procesos de beatificación y canonización de santa Verónica Giuliani, abadesa de las Capuchinas de Città di Castello, in Collectanea Franciscana, XXI (1961), pp. 405-462; G. Cittadini, Santa Veronica Giuliani nella luce dei processi nei tribunali ecclesiastici: l’Informativo e l’Apostolico, s.l. 1997); ivi anche 12 volumi della serie Santa Chiara delle Cappuccine di Città di Castello.

[A.F. Giovagnoli], Virtù e grazie della ven. serva di Dio suor V. G. da Mercatello, capuccina in Città di Castello, esposte già alla sacra real maestà di Maria Clementina, piissima regina della Gran Brettagna, ed ora all’immortal memoria della medesima regina consecrate, Piacenza 1763 (rist. Firenze 1777); G.F. Strozzi, Vita della venerabil serva di Dio suor V. G., cappuccina nel monastero di Santa Chiara di Città di Castello, Roma 1763; Giovanni Giacomo da Roma, Vita della venerabile serva di Dio Suor V. G., cappuccina, estratta da’ processi apostolici e da altri documenti autentici, Roma 1776; F.M. Salvatori, Vita della Beata V. G. badessa delle cappuccine in S. Chiara di Citta di Castello, Roma 1803; Compendio della vita della beata V. G. [...] tratto da processi apostolici e dal libro scritto da Filippo Maria Salvadori, Firenze 1804; F.M. Salvatori, Vita di s. V. G., abbadessa delle cappuccine in S. Chiara di Città di Castello, Roma 1839; Vincenzo da Frascati, Compendio della vita di s. V. G., abbadessa delle cappuccine in S. Chiara di Città di Castello, Milano 1839; O. Fiorucci, Il messaggio del Crocifisso a santa V. G., Città di Castello 1959; A. Cincilla, S. V. G., Bari 1960; R. Cioni, S. V. G., Città di Castello 1965; M. Villermont, Vita di s. V. G., Città di Castello 1977; Santa V. dottore della Chiesa. Atti del Convegno di studi... 1978, Città di Castello 1979; C.A. Landini, Fenomenologia dell’estasi. Il caso di una santa italiana, Milano 1983; D. Luchetti, Ascesa spirituale e misticismo di santa V. G. dagli inizi all’unione trasformante, Città di Castello 1983; F. da Riese, Santa V. G., implacata inseguitrice di amore e di dolore, Padova 1985; Riconciliazione e penitenza nell’esperienza di s. V. G. Atti del Convegno di studi... 1985, Città di Castello 1986; G. Pozzi, Il «parere autobiografico» di santa V. G., in Strumenti critici, 1987, 2, pp. 162-192 (poi rist. in Id., Grammatica e retorica dei santi, Milano 1997); F. da Riese, V. G., santa dell’amore e del dolore, Padova 1988; R. Piccinelli, La teologia della croce nell’esperienza mistica di santa V. G., Assisi 1989; M. Courbat, Dico e ridico e non dico niente. Il fenomeno del diario sdoppiato in santa V. G., Siena 1994; Santa V. G. III centenario delle stimmate, 1697-1997, Città di Castello 1997; Il sentimento tragico dell’esperienza religiosa: V. G. (1660-1727), a cura di M. Duranti, Napoli 2000; G. Tadolini - M. Collina - L. Barbagallo, V. Introduzione ad un’analisi realistica della personalità di V. G., la santa di Città di Castello, Venafro 2008; S. Sciorio, Maria nella vita sacramentale di santa V. G. Il sacramento della confessione e quello dell’eucarestia, Siena 2010.

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