ALLEANZA, SANTA

Enciclopedia Italiana (1929)

ALLEANZA, SANTA

Francesco Lemmi

. Celebre dichiarazione, monument vide ct sonore - così il Metternich nel 1829- mélange d'idées religieuses et d'idées politiques libérales, firmata a Parigi, il 26 settembre 1815, da Alessandro I di Russia, Federico Guglielmo III di Prussia e Francesco II d'Austria. Le sue origini vanno ricercate in quelle correnti mistiche, uscite dalla reazione al razionalismo del sec. XVlII, che erano già apparse nella Francia stessa prima del 1789, ma ebbero largo sviluppo più tardi, per mezzo delle società segrete, nella Germania e nella Russia, dove assunsero anche spiccato carattere antinapoleonico.

Giova ricordare che la Massoneria ebbe aspetti diversi secondo i tempi e i luoghi. Alla vigilia della rivoluzione, accanto alle antiche logge aristocratiche che ricevevano la luce da Londra e a quelle più recenti, soggette a Parigi, pronte a trasformarsi in centri di azione politica, ve n'erano altre in cui si affrontavano i problemi più ardui dell'esistenza e si pretendeva di risolverli per puro slancio spirituale. I seguaci di Martinez Pasqualis, di Claudio Saint-Martin e di altri celebri illuminati, sostenevano la possibilità di comunicazioni dirette Con l'invisibile, parlavano di un cristianesimo primitivo in cui un'aristocrazia d'iniziati era stata in possesso di verità superiori al comune catechismo, e predicevano il prossimo avvento di una terza rivelazione, specie di Evangelo eterno, che avrebbe affratellato i cristiani, anzi gli utimini tutti, sopra le loro particolari credenze, in una fusione perfetta con Dio. Nel turbamento intellettuale e morale che accompagnò tlappertutto il crollo dell'antico regime, lo stesso Giuseppe De Maistre chiese al misticismo, prima che al cattolicesimo e al papa, una formula nuova e un principio d'ordine che restituisse alle coscienze la pace.

Nessun paese era così disposto come la Russia ad accogliere queste correnti. Nei primi anni del sec. XlX le alte classi sociali, profondamente turbate dal precoce contatto con la cultura tedesca e francese, miravano a rompere l'angusto cerchio della Chiesa ortodossa per cercare fuori di essa una maggiore rispondenza a quel bisogno del vago, dell'estremo, dell'assoluto che fu sempre nel fondo della sognatrice anima russa. Sono i primi indizî di ciò che fu poi detto tolstoismo. Alcuni andavano al protestantesimo o al cattolicesimo, altri alle antiche eresie o ai misteri massonici: il fatto che l'aristocrazia di Pietroburgo mandava i suoi figliuoli nel collegio dei gesuiti dimostra abbastanza in quale discredito fosse caduta, come forza educatrice, la religione di stato. La Massoneria era stata introdotta sin dal 1731. Nel 1804, a Wilhelmsbad, la Russia fu dichiarata ottava provincia dell'Ordine, ed ebbe un suo gran maestro, che fu il tedesco Böber. Nel 1818 le logge erano 32. ll libro prediletto era la Bibbia, dove, sulla scorta della letteratura mistica, i fratelli cercavano il vero cristianesimo, la dottrina segreta e obliata che doveva riunire in una sola Chiesa tutti i credenti nel Salvatore. Lo zar Alessandro I, temperamento fantastico d'una sensibilità quasi femminea, si abbandonò tutto a questi sogni di universale fratellanza. "La mia fede è ardente e sincera" - così in piena guerra, il 25 gennaio 1813, al mistico Kochélev; - "ma non crediate che sia nata oggi. Già da parecchi anni io cercavo questa via. La lettura dei libri sacri, di cui avevo una conoscenza molto superficiale, mi ha fatto un bene che difficilmente potrei esprimere. Rimpiango che le nostre conversazioni siano cadute troppo spesso nella politica, invece di rimanere nel puro campo spirituale. Pregate l'Ente supremo, il nostro Salvatore, lo Spirito santo, che da Essi deriva, affinche mi guidino e mi fortifichino nella sola via che conduce alla Salute, affinché mi concedano le facoltà necessarie a compiere la mia missione per il bene non volgare della nostra patria. Affrettare l'avvento del regno di Gesù Cristo: ecco dov'io ripongo tutta la mia gloria". In quei giorni s'era costituita, sotto la presidenza di Alessandro Golitsyne, la Società biblica, che accolse nel suo seno laici ed ecclesiastici di ogni confessione, anche cattolici, e pubblicò in 4 anni 24 edizioni della Bibbia, in 14 lingue.

La vittoria su Napoleone rafforzò nell'animo di Alessandro la fede apocalittica nel prossimo inizio di una nuova èra. Giuliana di Wittinghov, moglie divorziata del barone di Krüdener, aveva predetto per il 1815 la caduta dell'"Angelo nero" e la comparsa dell'Angelo bianco", "novello Ciro incaricato di riunire tutti i popoli della terra sotto il divino scettro". Lo zar avvicinò per la prima volta la Krüdener, la quale si diceva in comunicazione col mondo degli spiriti, il 4 giugno 1815 a Heilbronn: poi la rivide a Heidelberg e a Parigi. Quivi essa stessa, dicendolo eletto da Dio a costruire l'edificio della Chiesa universale, gli avrebbe dettato i tre articoli della Santa Alleanza. Era uno strano documento, unico negli annali diplomatici. Federico Guglielmo III firmò senza esitare, Francesco I malvolentieri e soltanto per cortesia. I tre sovrani, come "delegati della divina Provvidenza a reggere i tre rami della grande famiglia cristiana", dichiaravano di voler rimanere sempre uniti come fratelli, pronti a recarsi reciproca assistenza in ogni occasione; e promettevano di reggere i popoli con paterna sollecitudine, per alimentare in essi lo spirito di fratellanza evangelica e l'amore alla religione, alla pace e alla giustizia. Per meglio raggiungere questi scopi e per prevenire o dirimere possibili conflitti, sia tra gli stati, sia tra principi e popoli, i firmatarî s'impegnavano a raccogliersi ogni tanto a congresso; e facevano poi appello agli altri sovrani, affinché aderissero essi pure a così degna e santa unione. Luigi XVIII aderì infatti il 9 novembre 1815, e altrettanto fecero i re di Sardegna, dei Paesi Bassi e di Svezia. L'Inghilterra, sempre contraria a tutto ciò che arieggiasse una lega continentale, si tenne in disparte col pretesto che non si trattava di un atto politico che potesse essere sottoposto all'approvazione del Parlamento. Né vi aderì Pio VII, il quale comprese subito che i principî così solennemente affermati dai tre "Re Magi", secondo l'arguta definizione del Metternich, non avevano rapporto alcuno con lo spirito cattolico e neppure, nonostante i frequenti richiami al Vangelo, con quello veramente cristiano. "Lo spirito che ha dettato il manifesto" - così il De Maistre a Vittorio Emanuele I - "non è cattolico, né greco, né protestante: è uno spirito particolare che io vado studiando da trent'anni, ma che richiederebbe troppo spazio per esser qui pennelleggiato". Egli ne sapeva infatti qualche cosa, sin da quando, nella nativa Chambéry, frequentava la loggia della Sincerità e, sotto il fascino della persona e delle opere del Saint-Martin, scriveva memorie massoniche per il duca di Brunswick. La Santa Alleanza veniva dalle società segrete, ma non era semplice fantasia di poche anime in preda a un misticismo morboso: al contrario, essa esprimeva idee e sentimenti e slanci di superiore giustizia e di solidarietà internazionale e umana, che avevano abbellito la storia di quegli ultimi anni e sopravvissero alle delusioni della Restaurazione. Perciò il manifesto del 26 settembre 1815, rappresenta un aspetto non trascurabile dello spirito rivoluzionario del sec. XIX, di quel romanticismo religioso e politico dal quale uscirono più tardi anche il Mazzini e il Gioberti.

Ma il gesto dello zar non ebbe praticamente alcun valore, e la sua celebrità deriva dal fatto che si chiamò Santa Alleanza tutto quello che fecero le grandi potenze per la difesa dell'ordinamento territoriale e politico fissato all'Europa dal congresso di Vienna. In questo senso, la Santa Alleanza ha le sue origini nel trattato di Chaumont (1° marzo 1814), col quale l'Austria, la Prussia, la Russia e l'Inghilterra s'impegnarono a ne pas poser les armes avant que l'objet de la guerre, mutuellement convenu et entendu, ne soit atteint, e a rimanere poi unite per venti anni pour maintenir contre tonte atteinte l'ordre de choses qui aura été l'heureux réśuhat de leurs efforts. Questo trattato, che evidentemente non ha alcun rapporto con la Santa Alleanza, fu rinnovato a Vienna il 25 marzo 1815, con l'adesione di Luigi XVIII; poi a Parigi, il 20 novembre del medesimo anno; infine ad Aquisgrana, il 15 novembre 1818. A Parigi le quattro potenze stabilirono di raccogliersi ogni tanto a congresso per provvedere di comune accordo alla tranquillità dell'Europa. La Francia non partecipò a questo nuovo trattato, di cui le fu data soltanto notizia. Ad Aquisgrana, si stabilirono le condizioni per lo sgombro del territorio francese, e venne ammesso nell'alleanza anche Luigi XVIII. Una dichiarazione solenne, di tono quasi così mistico come quella del 26 settembre 1815, constatò i felici risultati del congresso; e un protocollo segreto stabilì che Austria, Prussia, Russia e Inghilterra, secondo gli accordi del 1° marzo e del 20 novembre 1815, dovessero reprimere con le armi un'eventuale rivoluzione in Francia. Era il principio dell'intervento che i congressi di Troppau (1820), di Lubiana (1821) e di Verona (1822) applicarono, auspice il Metternich, anche a Napoli e alla Spagna, cioè a paesi che, per diverse ragioni, non potevano turbare l'equilibrio europeo. Ma quando, nel luglio del 1830, fu sbalzato dal trono Carlo X, le grandi potenze, cambiati i tempi, non si trovavano più d'accordo: anzi l'Inghilterra, risoluta a non muoversi finché non fossero veramente minacciati i suoi vitali interessi, favorì anche le risoluzioni del Belgio, del Portogallo e della Spagna. Così l'Austria, la Prussia e la Russia si rassegnarono, per non correre i rischi d'una lotta piena d'incognite, a riconoscere Luigi Filippo, il quale del resto protestava di voler seguire, come infatti fece, una pacifica politica conservatrice all'interno e all'esterno. La cosiddetta Santa Alleanza aveva ormai ricevuto una scossa fatale: dopo le rivoluzioni del 1848, non fu più che un ricordo.

Bibl.: v. alessandro i. Inoltre: Ch. Eynard, Vie de Madame de Krüdener, voll. 2, Parigi 1849; G. Goyau, La pensée religieuse de J. De Maistre, Parigi 1921; E. Muhlenbeck, Étude sur les origines de la Sainte Alliance, Parigi e Strasburgo 1887; A. Sorel, L'Europe et la révolution française, VIII, Parigi 1908, A. Debidour, Histoire diplomatique de l'Europe depuis l'ouverture du Congrès de Vienne jusqu'à la fermeture du Congrès de Berlin (1814-1878), voll. 2, Parigi 1891; M. H. Weil, Les dessous du Congrès de Vienne, voll. 2, Parigi 1917; id., autour du Congrès de Vienne, in Revue de Paris, III (1913), pp. 599-627, 825-856.

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