SAN GIMIGNANO

Enciclopedia Italiana (1936)

SAN GIMIGNANO (A. T., 24-25-26 bis)

Attilio MORI
Emilio CECCHI
Giustiniano DEGLI AZZI-VITELLESCHI

GIMIGNANO Città della Toscana nella provincia di Siena da cui dista 20 km. verso nord-ovest. La città è posta su di un'altura alla sinistra del corso del fiume Elsa a 332 m. s. m. e a circa 250 m. sul fondo della valle anzidetta. Per la sua magnifica posizione, onde gode di un vasto panorama; per l'ubertosità delle sue fiorenti campagne ricoperte di celebrati vigneti; ma soprattutto per il suo tipico aspetto che mantiene inalterato il carattere medievale, nonché per i tesori artistici che racchiude, S. Gimignano, la "città dalle belle torri", è uno dei più interessanti centri minori della Toscana, meta costante di visitatori che i facilitati mezzi di comunicazione rendono numerosissimi in ogni stagione dell'anno. La città contava 3628 ab. nel 1931; il suo comune, esteso 138,66 kmq., ne annoverava 10.859 (7166 nel 1861) per 2/3 sparsi nelle campagne e in pochi e piccoli centri minori. Il piano cittadino, parzialmente racchiuso nella sua antica cerchia di mura, si estende per 800 m. dall'antico convento di S. Agostino a nord alla Porta S. Giovanni a sud e per 500 in larghezza massima tra i ruderi dell'antica rocca eretta dai Fiorentini e smantellata da Cosimo I nel 1555, e l'antico convento di S. Domenico, ora penitenziario. A parte l'importanza storico-artistica della città, S. Gimignano è oggi un notevole centro agricolo per la ricchezza del suo territorio (vini e olio), provvisto dei comodi della vita che possono offrire un gradito soggiorno ai visitatori, in facili comunicazioni automobilistiche con Volterra e con Firenze e con la stazione ferroviaria di Poggibonsi-S. Gimignano (linea Empoli-Siena) da cui dista 12 km. Nel territorio di San Gimignano si trova il piccolo abitato di Cinciano (100 ab.) noto per le sue acque acidule-minerali. Con decreto del capo del governo in data 14 maggio 1936, san Gimignano ha avuto il titolo di "città".

Monumenti. - Principali monumenti di S. Gimignano sono i due palazzi del Podestà, antico e nuovo, la collegiata di S. Maria Assunta, e le chiese di S. Agostino e di S. Pietro. Il palazzo "antico", ricostruito nel 1239 sulle case dei Mantellini, ingrandito nel 1337, ha una torre, la "Rognosa", di m. 51; il palazzo "nuovo", costruito nel 1288, ingrandito nel 1323, una torre di m. 54. Il coronamento di merli guelfi fu aggiunto, inopportunamente, nel 1882. Dalla loggia dell'Arringo, di fianco alla porta centrale, si passa nella sala del Consiglio, dove Memmo di Filippuccio e Lippo Memmi, nel 1317, affrescarono una libera replica della Maestà dipinta due anni prima da Simone Martini nel Palazzo pubblico di Siena. L'affresco venne restaurato nel 1467 da Benozzo Gozzoli, che aggiunse, ai lati, alcune figure. Una sala, detta della Torre, ha affreschi di scene della Vita coniugale, variamente attribuiti, rozzi ma briosi dipinti. Nel palazzo, un piccolo museo di pitture notevoli: croci dipinte, due Madonne, della maniera di Guido da Siena, opere di Bartolo di Fredi e Taddeo Bartoli; Madonna e Santi di Giusto d'Andrea; due tondi di un'Annunciazione di Filippino Lippi; Vergine in gloria del Pinturicchio; cassoni, manoscritti, oreficerie.

Sulla stessa piazza, la collegiata, a tre navate, fu consacrata nel 1148; modificata, dalla forma basilicale, in croce latina nel 1456, da Giuliano da Maiano; più volte trasformata la facciata; nella forma presente nel 1895. È uno dei più interessanti documenti della seconda metà del Trecento pittorico senese; a parte quello che, un secolo dopo, le aggiunsero i fiorentini. Vi si distinguono tre gruppi di affreschi senesi: del Barna e di Giovanni D'Asciano: Storie della vita di Cristo (c. 1350); degli inizî di Bartolo di Fredi (c. 1356): Storie del Vecchio Testamento; di Taddeo Bartoli: Giudizio universale, scene del Paradiso e dell'Inferno; con firma e data del 1393. Mentre gli affreschi di Taddeo sono brutali e arcaizzanti, e quelli di Bartolo non fanno eccezione alla maniera affollata e duretta di questo artista, il ciclo del Barna è unico, per il pregio intrinseco, e per la storia di questo pittore misterioso, che a S. Gimignano, in S. Pietro, ha un'altra opera, rara anche dal punto di vista iconografico: la Vergine fra i Ss. Paolo e Battista, in atto di accompagnare per mano il Bambino che cammina reggendo un pomo.

Nella seconda metà del Quattrocento, trasformandosi la collegiata, furono chiamati a ornarla anche i fiorentini. Benozzo Gozzoli dipinse un Martirio di S. Sebastiano e affreschi decorativi (1465). Nella cappella di S. Fina (v. benedetto da maiano, VI, tav. CLVI), costruita da Giuliano e Benedetto da Maiano, il quale scolpì l'altare e il sepolcro della Santa, Domenico Ghirlandaio affrescò (1475) in due lunette l'Apparizione di S. Gregorio e le Esequie di S. Fina. Sono fra le prime opere del Ghirlandaio, quando la sua maniera non era ancor troppo corsiva; l'Apparizione è tra i suoi capolavori; meno spiccate le Esequie, convenzionali nell'impianto, ma con forti ritratti. Gli stalli del coro della collegiata sono di Antonio del Colle (1490); e il coro si abbellisce d'una grandiosa Incoronazione della Vergine, eseguita da Piero Pollaiuolo; ma per lo straordinario vigore di certe parti (per es., la figura del S. Girolamo) gioverà ricordare che Piero lavorava soprattutto su disegni del fratello. Sempre nella collegiata: un Arcangelo Gabriele e un'Annunziata, scolpiti in legno da Iacopo della Quercia (1421) e coloriti da Martino di Bartolommeo da Siena. Presso la collegiata, un piccolo Museo d'arte sacra, fondato nel 1929, raccoglie tavole senesi, del Gozzoli, del Mainardi, un busto di Onofrio di Pietro, scolpito da Benedetto da Maiano, miniature, oreficerie, stoffe, ricami.

La chiesa di S. Agostino, a una navata, venne consacrata nel 1280 e custodisce il corpo di S. Bartolo in un'urna con dossale, scolpita nel 1494 da Benedetto da Maiano. Nella cappella di S. Fina, eseguita circa vent'anni prima, egli era ancora ligio ai modi della tomba del cardinale di Portogallo, a S. Miniato di Firenze; qui, nelle tre statue della Fede, Speranza e Carità, e nei due Angeli soprastanti, lo troviamo sciolto e movimentato, fino a un sentore di barocchismo. Oltre a dipinti di Pier Francesco Fiorentino, del Mainardi, ecc., la chiesa soprattutto si orna delle diciassette storie (delle quali quattro assai guaste) della Vita di S. Agostino, affrescate da Benozzo Gozzoli (1465), nel fiore dell'energia; non inferiori, per grazia e allegrezza fantastica, ai Magi di palazzo Riccardi. Non discosta da S. Agostino, la chiesa di S. Pietro, del sec. XI, oltre al citato affresco del Barna, ed altro di Niccolò di Segna, ha un gruppo di pitture murali, recentemente scoperte, di varia mano: particolarmente suggestiva una Tentazione di S. Antonio Abate, d'ignoto senese dell'ultimo scorcio del sec. XIV, o poco posteriore.

L'ospedale di S. Fina, del sec. XIII; le chiese minori di S. Lucia S. Iacopo, S. Francesco; il piccolo oratorio di S. Lorenzo; le mura e le porte, i palazzi Innocenti, Pettini, Pratellesi, Tinacci, ecc., serbano al complesso monumentale della cittadina un caratteristico aspetto. Un'idea dell'antico panorama si ha nello sfondo delle Esequie di S. Fina, dipinte dal Ghirlandaio.

Anche se, della famosa foresta d'oltre settanta torri, appena tredici son rimaste, nell'aspetto generale San Gimignano è fra i luoghi oggi meglio evocativi di ciò che fu una città medievale: molte delle "casetorri" risalgono al Duecento, e si ricollegano al tipo pisano. Fra le più antiche, e la casa in Via del Castello n. 7; con due arcate terrene a sesto tondo ed estradosso a ferro di cavallo, come nella porta di S. Cecilia a Pisa. L'architettura civile ha molta varietà, negli edifizî ricchi come nei modesti; talvolta, nell'impronta gotica, arieggia modelli francesi; mentre il palazzo Nomi-Pesciolini, con ampie finestre ad arco scemo, richiama l'architettura fiorentina della fine del Duecento.

Nelle vicinanze: la Pieve di Cellole (oggi Cellori), presso la quale sono tracce di una necropoli etmusca; il convento e la chiesa di Monteoliveto, nel cui chiostro quattrocentesco è una Crocifissione del Gozzoli (1466). A quattro chilometri da San Gimignano, gli avanzi di Castelvecchio, dei vescovi di Volterra: luogo fortificato, con torri, una rocca centrale, e una cappella dedicata a S. Frediano.

V. tavv. CXXXIX e CXL.

Storia. - Ebbe il nome da San Gimignano vescovo di Modena, morto nel 387. Nel sec. XII si reggeva a libero comune sotto il governo di proprî consoli. Inimicatasi con Firenze per l'aiuto prestato a quei di Semifonte, ne ottenne pace nel 1202. Nel 1325 partecipò alla lega guelfa contro Castruccio, e nel 1343 si sottomise al duca d'Atene che aveva progettato di fortificarla chiamandola "Castello Ducale". A seguito delle feroci lotte intestine fra le sue due principali famiglie, degli Ardinghelli e dei Salvucci, si sottomise alla repubblica di Firenze, che nel 1354 la incorporò con tutto il suo distretto al contado fiorentino e, per meglio assicurarsene la signoria, vi costrui il forte castello di Montestaffoli, terminato nell'anno 1358.

L. Chellini, Guida storico-artistica di San Gimignano, Firenze 1931; N. Baldoria, Monumenti artistici in San Gimignano, in Arch. storico dell'arte, III (1890), pp. 35-68; I Carlyle Graham, Una scuola d'arte a San Gimignano nel Trecento, in Rass. d'arte senese, V (1909), pp. 39-72; F. M. Perkins, Dipinti sconosciuti della scuola senese, ibid., III (1907), p. 73 segg.; A. Jahn Rusconi, San Gimignano, Bergamo 1932. Sull'architettura civile e religiosa: P. Toesca, Storia dell'arte ital., Torino 1927, pp. 570, 625, 674, 735.