SAN GERMANO (1208), DIETA DI

Federiciana (2005)

SAN GERMANO (1208), DIETA DI

CCristina Carbonetti

Sullo scorcio del 1207, papa Innocenzo III inviò un ingente esercito contro i castelli di Rocca d'Arce, Sorella, Atina e Castrocielo, situati nel Regno di Sicilia ai confini con lo Stato della Chiesa, con l'intento di porre fine allo stato di anarchia che imperversava sempre più diffusamente in quell'area di confine, dove, inoltre, fin dall'inizio del suo pontificato egli aveva sperato di imporre la propria influenza e il proprio controllo. Questi castelli erano sotto il dominio di alcuni feudatari tedeschi che l'imperatore Enrico VI aveva insediato in quell'area fin dal 1191 per difendere i confini settentrionali del Regno e che allora erano capeggiati da Corrado di Marlenheim (il quale possedeva una base strategica proprio nel castello di Sorella).

La spedizione, affidata al rettore di Campagna e Marittima, Pietro cardinale del titolo di S. Pudenziana, si dimostrò un insuccesso; tuttavia la situazione fu recuperata grazie al decisivo intervento e all'abile strategia dell'abate di Montecassino, Roffredo, potente uomo d'armi, e di alcuni baroni locali (tra i quali i signori d'Aquino), interessati a liberare la regione dal predominio ormai quasi incontrastato dei feudatari tedeschi. Con la conquista di Sora, del castello di Broccostella e di Sorella, la conseguente cattura di Corrado di Marlenheim e la successiva acquisizione da parte di Innocenzo III di Rocca d'Arce e Pescosolido aveva termine definitivamente il feudo creato da Enrico VI ai confini tra il Regno e lo Stato della Chiesa. Il pontefice otteneva in tal modo il controllo di tutto quel territorio di grande importanza strategica che venne assegnato in feudo a suo fratello Riccardo, investito dagli inviati di Federico II con una solenne cerimonia che si svolse il 18 giugno a Fossanova.

Pochi giorni dopo (mancavano solo sei mesi alla scadenza della sua reggenza del Regno), lo stesso Innocenzo III varcò i confini meridionali dei suoi domini ed entrò nel Regno di Sicilia, risolvendosi per la prima volta a compiere quel viaggio al quale pensava fin dall'inizio del suo pontificato. Si fermò a San Germano (quindi presso i confini con lo Stato della Chiesa), dove fu accolto magnificamente dall'abate Roffredo e dove, il 23 giugno, allo scopo di raggiungere un compromesso con gli esponenti della nobiltà regnicola, riunì in un'assemblea (forse un parlamento sul tipo di quello convocato a Viterbo l'anno precedente) alcuni signori del Lazio meridionale, nonché prelati, nobili e rappresentanti delle città della parte settentrionale del Regno, con i quali concordò un programma di pace nel tentativo di ricondurre l'ordine almeno nelle regioni situate ai confini con i propri domini e di assicurarsene il controllo, grazie anche al sostegno di uomini di sua fiducia.

La sua intenzione era quella di ridare vita al sistema giudiziario normanno, delegando proprio ai baroni il governo della giustizia. I feudatari più potenti furono chiamati a tutelare la pace e la concordia tra i signori locali e a garantire la salvaguardia del Regno tramite la fedeltà e il sostegno militare al re; furono presi accordi per la nomina di due capitani generali (i magistri capitanei), nelle persone di Pietro conte di Celano (v.) e di Riccardo dell'Aquila conte di Fondi, che sarebbero stati responsabili di tutta la regione compresa tra Salerno e Ceprano e avrebbero amministrato la giustizia secondo le consuetudini del Regno; le città e i nobili, infine, avrebbero dovuto impegnarsi a fornire al re un esercito di duecento cavalieri da mantenere per un anno a proprie spese e a mettere a di-sposizione dei capitani alcuni armati che li coadiuvassero nell'esercizio della giustizia.

Di lì a poco Innocenzo III lasciò San Germano e il Regno di Sicilia per raggiungere Sora, dove soggiornò per circa due mesi, ma inviò disposizioni al legato in Puglia, il cardinale Gregorio del titolo di S. Teodoro, affinché mettesse in atto anche in quei territori analoghe misure.

L'evento ebbe grande risonanza: Riccardo di San Germano gli diede ampio spazio nella sua Chronica, non solo narrandolo con dovizia di particolari e facendovi riferimento nella lettera dedicatoria indirizzata all'abate di Montecassino Stefano, ma pure scegliendo la memorabile visita di Innocenzo III all'abbazia come momento d'avvio della prima redazione della cronaca stessa.

Nella politica di Innocenzo III nei confronti del Regno di Sicilia gli avvenimenti del 1208 segnarono una vera e propria svolta: allo scadere del suo decennio di reggenza, il pontefice era riuscito infatti a mettere i presupposti per l'esercizio di un controllo diretto della lunga frontiera tra Stato della Chiesa e Regno di Sicilia, grazie alla definitiva sconfitta dei feudatari tedeschi e alla creazione della contea di Sora, la quale, pur rimanendo all'interno del Regno, era ora di fatto saldamente legata al papa e alla sua famiglia (Innocenzo III fece circolare nella contea la propria moneta e confermò agli abitanti di Sora le consuetudini già concesse loro da Guglielmo II, fatta salva la fedeltà al pontefice e senza alcun accenno a Federico II), la qual cosa garantiva la sicurezza dei confini nel caso in cui nel Regno fosse perdurata l'anarchia. Nello stesso tempo però aveva preso disposizioni a sostegno del giovane Federico, cercando di assicurare il mantenimento dell'ordine e la fedeltà al re, almeno nella parte continentale del Regno di Sicilia, con la creazione dei due capitani generali.

Fonti e Bibl.: Gesta Innocentii III papae, in Patrologia Latina, a cura di J.-P. Migne, CCXIV, Parisiis 1855, coll. LXVI-LXXX, capp. XXXVIII-XL; Regestum Innocentii III romani pontificis, ibid., CCXV, ivi 1855, coll. 1382, nr. LXVI, coll. 1435-1437, nr. CXXIV, coll. 1447-1449, nrr. CXXX-CXXXIII; Annales Cassinenses, in M.G.H., Scriptores, XIX, a cura G.H. Pertz, 1866, p. 319; Annales Ceccanenses, ibid., pp. 297 ss.; Ignoti monachi Cisterciensis s. Mariae de Ferraria Chronicaet Ryccardi de Sancto Germano Chronica priora, a cura di A. Gaudenzi, Napoli 1888, pp. 34, 73 s.; Riccardo di San Germano, Chronica, in R.I.S.2, VII, 2, a cura di C.A. Garufi, 1936-1938, pp. 25 ss. M. Maccarrone, Studi su Innocenzo III, Padova 1972, pp. 181-204; C. Lackner, Studien zur Verwaltung des Kirchenstaates unter Papst Innocenz III., "Römische Historische Mitteilungen", 29, 1987, pp. 127-214; E. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 19883, pp. 27 e 34; D. Abulafia, Federico II. Un imperatore medievale, Torino 1990, pp. 85 ss.; W. Stürner, Federico II. Il potere regio in Sicilia e in Germania 1194-1220, Roma 1998, pp. 106 ss.; J.-M. Martin, Les affaires du royaume de Sicile et la famille du pape, in Innocenzo III. Urbs et Orbis. Atti del congresso internazionale, Roma, 9-15 settembre 1998, II, ivi 2003, pp. 812-836.