TALAMO, Salvatore

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

TALAMO, Salvatore

Ugo Dovere

– Nacque a Napoli il 7 ottobre 1844 da Michele e da Maria Teresa Cappiello, sposati il 1° febbraio 1829 nella parrocchia di S. Giovanni Maggiore.

Il padre, negoziante originario di Positano in Costiera Amalfitana, era nato con il cognome Esposito, che ‘depose’ con il regio decreto del 22 marzo 1839 per assumere quello di Talamo; la madre, figlia di Giuseppe Cappiello e Francesca Cinque, morì settantatreenne nel 1877. Salvatore fu l’ultimo e unico maschio di cinque figli, preceduto da Rosa (1833), Concetta (1835) morta a poco più di sei anni nel 1842, Giuseppa (1838) e Concetta (1842). Poiché la famiglia abitava in via Tre Cannoli 31, nella zona della Marina, poi sconvolta dal risanamento urbanistico della città, Salvatore fu battezzato il giorno della nascita nella parrocchia di S. Maria in Cosmedin detta di Portanova, dal sacerdote Tommaso Vitolo, che gli fu poi padrino per la cresima, ricevuta il 15 settembre 1854 dal vescovo titolare di Sidonia, Camillo Monteforte. Si formò nella congrega della Purificazione di Maria SS.ma nella Regia Università, sotto la guida del sacerdote Francesco Celestino. A quindici anni, accolto dal segretario del clero, il canonico Filippo Peluso, fu ascritto al clero di Napoli come chierico esterno (13 gennaio 1860). Per la formazione al sacerdozio fu assegnato alla congregazione di S. Giorgio Maggiore, nella parrocchia dei Pii operai, per gli esercizi predicabili; alla parrocchia di S. Onofrio dei Vecchi per la dottrina cristiana e gli esercizi in divinis; al liceo arcivescovile per gli studi filosofici e teologici, che concluse come ‘principe’ del circolo di filosofia e diritto di natura, nonché come ‘bidello’ della congregazione per gli esercizi predicabili. Vestì l’abito e ricevette la tonsura nel seminario urbano il 19 dicembre 1862 con il vescovo di Bitonto, Vincenzo Materozzi. Per l’esilio dell’arcivescovo, il cardinale Sisto Riario Sforza, ricevette il suddiaconato a Roma, dal vescovo dell’Aquila, Luigi Filippi (1° luglio 1866). Riformato per miopia al servizio di leva (1864), si costituì il patrimonio con una rendita garantitagli dal padre (29 agosto 1865). Dal cardinale Riario Sforza fu ordinato diacono nella basilica di S. Restituta (27 ottobre 1867) e sacerdote, con poco più di sei mesi di dispensa sull’età canonica, nella cattedrale (28 marzo 1868).

Avviato agli studi filosofici dal canonico Gaetano Sanseverino, fra i primi a riproporre la neoscolastica in Italia, li proseguì sotto la guida del discepolo, Nunzio Signoriello. Per un decennio insegnò testo di s. Tommaso d’Aquino nel liceo arcivescovile (1869-79). Appartenne all’Accademia napoletana di S. Tommaso d’Aquino, di cui tenne la prolusione inaugurale (1874), e con Gennaro Aspreno Galante aderì alla Società storica napoletana. Intanto, insegnava anche in alcuni licei privati.

Nell’autunno del 1879 Leone XIII lo volle a Roma, per sostituire sulla cattedra di filosofia del diritto dell’Accademia di conferenze storico-giuridiche presso l’Apollinare, il fratello Giuseppe Pecci, creato cardinale il 12 maggio di quello stesso anno. L’anno seguente, affiancato dall’avvocato Antonio Burri nell’insegnamento, fu nominato prefetto degli studi del seminario romano (tra i colleghi ebbe Annibale della Genga, poi Benedetto XV, e tra gli alunni Eugenio Pacelli, futuro Pio XII).

All’epoca, il seminario romano e quello pio erano collocati nel complesso dell’Apollinare, dove sorgeva pure un’apprezzata e frequentatissima scuola privata, i cui studenti sostenevano gli esami presso il liceo ginnasio governativo Tasso; anche di essa fu responsabile in quanto prefetto (al liceo, tra gli altri, insegnavano greco Cosimo Stornajolo, letteratura Filippo Ermini, scienze Giuseppe Tuccimei).

Talamo godette della fiducia di Leone XIII, che, con l’enciclica Aeterni Patris (4 agosto 1879), aveva rilanciato la filosofia tomistica, ritenendola la più utile per una riforma della società contemporanea e l’unica sulla quale fondare i programmi di studio del clero. Non ebbe un altrettanto idilliaco rapporto con Pio X, il quale non apprezzò la difesa che Talamo fece dell’autonomia degli studi nel seminario romano (M. Casella, Pio X e la riforma dei seminari a Roma, Roma 2001, p. 6).

Quando Leone XIII costituì l’Accademia romana di S. Tommaso d’Aquino, che collocò presso l’Accademia dei nobili ecclesiastici di piazza della Minerva (1880), Talamo, che aveva concorso a organizzarla insieme al perugino Gabriele Boccali e al futuro cardinale domenicano Tommaso Zigliara, divenne segretario del consiglio direttivo; tenne la carica fino alla morte. In quel ruolo, fu segretario della commissione che nel 1882 addottorò Achille Ratti, poi Pio XI, che ne fece memoria in un’allocuzione del 18 marzo 1923, e partecipò alla laurea di Giambattista Montini, futuro Paolo VI (1922). Dell’Accademia, curò l’aggiornamento dello statuto, poi approvato da Benedetto XV (1916).

Nel 1893, insieme a Giuseppe Toniolo, Talamo fu fondatore della Rivista internazionale di scienze sociali, che codiresse fino al 1918 e poi guidò da solo fino al 1927, quando si dimise per motivi di età, e il periodico passò all’Università cattolica del Sacro Cuore, affidato a padre Agostino Gemelli.

La testata, intenzionata – come si dichiarava nella presentazione – a coinvolgere gli intellettuali cattolici sostenitori «di un’intera subordinazione della scienza alla fede e di docile e incondizionata obbedienza al magistero o all’autorità della Chiesa», puntava alla «ricostruzione organica dell’intera società» in forza del primato del cristianesimo nella vita sia individuale che sociale delle persone. In linea con gli indirizzi dell’enciclica Rerum novarum di Leone XIII, la cui prima stesura gli è stata impropriamente attribuita da qualche storico, contrastò soprattutto socialismo e marxismo in ambito sociologico ed economico.

Prelato, chierico di camera e protonotario apostolico soprannumerario non partecipante, a Roma Talamo abitò in piazza Campitelli 3. Fu arciprete di S. Maria della Rotonda al Pantheon e canonico di S. Giovanni in Laterano. Il 24 maggio 1885 divenne canonico del capitolo vaticano, di cui fu segretario (1886) e poi, a lungo, camerlengo (1892-1930). In quest’ultimo ufficio svolse delicate mansioni amministrative sia per la vita dell’istituzione sia a servizio della diocesi di Roma, come, per esempio, la concessione della chiesa di S. Tommaso in Formis sul Celio all’Ordine dei trinitari (1920).

Fu consultore in varie congregazioni: del Concilio, di Propaganda fide (1891), dell’Indice (1894), degli Affari ecclesiastici straordinari (1900), degli Studi (1912), del S. Uffizio (1917). Partecipò a varie commissioni della Curia romana, ma collaborò anche con il governo italiano (nel 1925, promovendo la codificazione penale, Alfredo Rocco, ministro di Grazia e Giustizia e Affari di culto, inserì Talamo in un’apposita commissione insieme a due altri ecclesiastici: Pietro Cisterna e Leopoldo Capitani, in rappresentanza delle tre grandi basiliche patriarcali di Roma, con il tacito accordo della S. Sede).

I primi scritti di Talamo risalgono al 1869 e apparvero nel quindicinale napoletano La scienza e la fede. Tra le sue opere principali vi sono quattro monografie. L’aristotelismo e la scolastica nella storia della filosofia apparve prima sulla rivista napoletana e in seguito in volume, in più di un’edizione (Napoli 1873, Siena 1881), fu poi tradotto in francese (1876) e compendiato in tedesco (1875). Il rinnovamento del pensiero tomista e la scienza moderna era una raccolta di tre discorsi tenuti all’Accademia napoletana di S. Tommaso tra 1874 e 1876, apparsi in seguito su La scienza e la fede e poi in volume (Siena 1878, Roma 1927 e 1986). Anche Le origini del cristianesimo e il pensiero stoico fu stampato prima in forma di articoli per La scienza e la fede, poi in volume con più edizioni (Roma 1892 e 1902). Invece La schiavitù da Aristotele ai Dottori scolastici fu composta in forma di articoli per la Rivista internazionale di scienze sociali, poi raccolti in volume a Roma, nel 1908.

Stimato dai maggiori intellettuali otto-novecenteschi, Talamo fu in contatto epistolare con molti di loro; sue lettere sono perciò conservate in diversi carteggi editi e inediti: Romolo Murri, Giovanni Semeria, Luigi Sturzo ecc. Giovanni Gentile lo giudicò «dottissimo tra i tomisti del secolo XIX» (La filosofia in Italia dopo il 1850, v. I neotomisti, in La Critica, IX (1911), p. 438, poi in Le origini della filosofia contemporanea in Italia, III, Firenze 1935, p. 157).

Morì a Roma, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 1932.

Un ritratto di Talamo in abiti prelatizi, seduto accanto alla scrivania ricoperta di libri, gli fu fatto, nel 1889, dal giovane pittore austriaco Alois Hans Schram, all’epoca borsista in viaggio di formazione in Italia; è ora conservato a Roma, in collezione privata.

Fonti e Bibl.: Nell’Archivio storico diocesano di Napoli si conserva il fascicolo personale di Talamo tra i Sacra patrimonia, f. 863, f. 3914. Documentazione non accessibile è a Roma, presso il seminario romano, la Pontificia Accademia di S. Tommaso d’Aquino e il capitolo vaticano.

Su Talamo manca uno studio critico complessivo; le poche e incerte notizie biografiche note sono in genere consegnate a cenni o necrologi e commemorazioni. Si veda: E. Talamo, Monografia della città di Positano dalla sua origine sino al presente, Napoli 1890, p. 274; A. De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 864; G. Semeria, I miei ricordi oratori, Milano-Roma 1927, p. 110; A. Arienti, Memoria letta nella solenne commemorazione che di Mons. Prof. S. T. fece la Primaria associazione cattolica artistica operaia di carità reciproca il giorno 14 aprile 1932, Cesena 1932; M. Cordovani, S. T. (1844-1932), in Rivista internazionale di scienze sociali, s. 3, III (1932), pp. 137-155; R. D’Ambrosio, Necrologio di S. T., in Logos, 15 (1932), p. 114; G. Gonella, S. T., in Rivista internazionale di filosofia del diritto, XII (1932), pp. 650 s.; La civiltà cattolica, LXXXIII (1932), 1, pp. 485 s.; M. Cordovani, Commemorazione di Mons. S. T., primo segretario dell’Accademia di S. Tommaso d’Aquino, Roma 1933 (poi in Acta Pontificiæ Academiæ Romanæ S. Thomæ Aquinatis et Religionis Catholicæ, 1935, pp. 188-206); P. Tuccimei, L’Apulinara (la Scuola di Sant’Apollinare), in Strenna dei Romanisti, IX, Roma 1948, pp. 216-219; V. Longo, Ricordo di Mons. T., in Christus, I (1952), pp. 299-305; A. Gambasin, Il movimento sociale nell’Opera dei congressi (1874-1904), Roma 1958, pp. 200, 395, 440, 581; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, pp. 25, 30; P. Orlando, Biobliografia di Mons. S. T. secondo i documenti, in Aquinas, 1962, pp. 404-426 (poi in Id., Il tomismo a Napoli nel sec. XIX, Roma 1968, pp. 237-261); U. Degl’Innocenti, Mons. S. T., in La Pontificia Università Lateranense. Profilo della sua storia, dei suoi maestri e dei suoi discepoli, Roma 1963, pp. 271-274; P. Ranfagni, I clerico fascisti. Le riviste dell’Università cattolica negli anni del regime, Milano 1975, pp. 27, 35, 131; F. Duchini, s.v., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, III, Casale Monferrato 1982, pp. 633-635; F. Iozzelli, Roma religiosa all’inizio del Novecento, Roma 1985, p. 130; L. Malusa, Neotomismo e intransigentismo cattolico, I, Milano 1986, pp. 204, 237, 257; A. Piolanti, La filosofia cristiana in Mons. S. T., ispiratore della «Aeterni Patris», in Doctor Communis, 39 (1986), pp. 129-177; M. Mangiagalli, La Rivista di Filosofia Neo-Scolastica. La riflessione filosofica dalle pagine della Rivista, I, Milano 1991, pp. 75 s., 94, 97 s., II, pp. 41, 285, 301, 350; D. Sorrentino, Gli intellettuali cattolici e le origini della «sociologia cristiana», in La Rerum novarum e il movimento cattolico italiano, Brescia 1995, pp. 92-101; Ph. Chenaux, L’Università del Laterano e la preparazione del Concilio Vaticano II, Città del Vaticano 2001, pp. 42-46; G. De Rosa, I tempi della Rerum Novarum, Roma-Soveria Mannelli 2002, pp. 575 s.; C. Fantappiè, Chiesa romana e modernità giuridica, I, Milano 2008, pp. 213, 237, 249 s., 865; D. Rezza - M. Stocchi, Il Capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origini al XX secolo, I, Città del Vaticano 2008, pp. 479, 488, 510; N. Carozza, S. T. e la Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, in Storia e politica, III (2011) pp. 905-924; Id., Progettualità politica e comunicazione nel cattolicesimo sociale. S. T. (1844-1932), tesi di dottorato di ricerca, Università degli studi di Genova, 2012; F. Del Pizzo, Il contributo di S. T. (1844-1932) ad alcune prospettive della dottrina sociale della Chiesa nel secondo Ottocento, tesi di dottorato, Pontificia Università Gregoriana, 2016 (estratto Roma 2017); Id., S. T. e la rinascita moderna della dottrina sociale della Chiesa, Soveria Mannelli 2018.

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