SAHARA OCCIDENTALE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

SAHARA OCCIDENTALE

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Marco Lenci

(al-Saḥrā' al Ġarbiyya; v. sahara spagnolo, App. III, II, p. 647; IV, III, p. 257)

Territorio dell'Africa nord-occidentale, colonia spagnola fino al 1958, nel periodo 1958-75 ha assunto lo status di provincia della Spagna e, da allora, è stato occupato dalle truppe del Marocco (per le vicende politiche v. oltre: Storia). La superficie è di 266.769 km2, con una popolazione di poco superiore ai 200.000 ab. (erano 163.868 al censimento del 1982 tenuto dal Marocco); sono valutati in circa 165.000 i profughi saharawi ospitati nei campi allestiti in territorio algerino. Sempre al censimento del 1982 la capitale, al-'Uyūn, contava 65.000 ab.; altri insediamenti sono costituiti da Dahla e da al-Samara le cui rispettive popolazioni erano appena su@s

periori ai 17.000 ab. La regione è ricca di giacimenti fosfatici che, verso la fine degli anni Sessanta e nella prima metà degli anni Settanta, alimentavano un'estrazione di minerali dell'ordine di 5-6 milioni di t l'anno. Attualmente lo sfruttamento delle miniere viene effettuato dal Marocco, la produzione è però molto rallentata (è scesa a meno di un milione di t l'anno) a causa delle attività di guerriglia effettuate da appartenenti al Polisario. Le popolazioni locali vivono di una stentata agricoltura e di una magra zootecnia, praticate con tecniche tradizionali e a fini di sussistenza. La rete stradale pavimentata non supera i 500 km di lunghezza. Presso la capitale è situato un aeroporto internazionale.

Storia. - Dopo che il disimpegno dal conflitto della Mauritania fu sancito con l'accordo di pace di Algeri del 5 agosto 1979, il Marocco procedette all'immediata occupazione della parte di S.O. già presidiata dalle truppe mauritane. La guerra del S.O. si trasformò così in uno scontro diretto tra Marocco e Polisario, il quale Polisario nel corso del 1980 ottenne alcuni significativi successi militari. Proprio a partire dal 1980, per evitare un'eccessiva dispersione delle proprie forze, il Marocco predispose una strategia tutta imperniata sulla difesa del ''triangolo utile'' compreso tra le località di al-'Uyūn, al-Samara e Buqra' (ove si concentrano i giacimenti di fosfati che costituiscono la principale risorsa naturale del territorio). A difesa di tale settore venne costruito un muro, dal confine algerino sino all'Atlantico. Quella iniziativa segnò una svolta decisiva nella guerra impedendo ai combattenti del Polisario, rimasti padroni del deserto, di colpire e ancor meno conquistare i centri posti al di là del muro. Si venne così delineando sul campo una situazione di stallo sostanzialmente favorevole al Marocco.

Bloccata sul piano militare, la disputa proseguì aspra su quello diplomatico. Nel febbraio 1982, su iniziativa del segretariato generale dell'OUA, la Repubblica Democratica Arabica Saharawi (Ṣaḥrāwī) era ammessa nell'organizzazione come membro di pieno diritto. Ma, mancando poi in sede di assemblea generale il richiesto quorum dei due terzi a favore, al vertice dell'OUA di Addìs Abebà del giugno 1983 la stessa RDAS rinunciò "volontariamente e provvisoriamente" al suo seggio. Il successo però arrise ai rappresentanti saharawi l'anno successivo, allorché al nuovo vertice dell'OUA, sempre ad Addìs Abebà, l'ammissione della RDAS fu ufficializzata. Per ritorsione contro quella decisione il Marocco abbandonò l'organizzazione panafricana. Bloccata in tal modo la capacità mediatrice dell'OUA, il confronto si spostò in sede ONU ove il 2 dicembre 1985 fu adottata una risoluzione che sosteneva la necessità di avviare trattative dirette tra Marocco e Polisario. I successivi negoziati approdarono solo alla definizione di un'ipotesi di referendum per l'autodeterminazione del territorio, ma in pratica si bloccarono di fronte alle richieste saharawi di un preventivo ritiro delle truppe marocchine nonché della "popolazione straniera" (marocchina) nel frattempo trasferitasi nel S. Occidentale. Lo stallo diplomatico fu in parte superato il 16 maggio 1988 con la restaurazione dei rapporti diplomatici tra Marocco e Algeria, da sempre principale protettore della causa saharawi. Il 30 agosto successivo Marocco e Polisario accettarono un piano di pace predisposto dall'ONU che prevedeva il cessate-il-fuoco e lo svolgimento del sopra citato referendum. In mancanza di una definizione degli aventi diritto a partecipare al voto, negli anni successivi il referendum veniva però di continuo dilazionato in un quadro di crescente diffidenza tra le parti. Vani si rivelavano pure i ripetuti tentativi di superamento della nuova situazione di stallo operati dalle Nazioni Unite sino a un'ultima risoluzione, approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza nel marzo 1994, che fissava al dicembre successivo la tenuta della tanto dibattuta consultazione referendaria. Nel frattempo, sul piano strettamente diplomatico, la RDAS è stata riconosciuta ufficialmente da oltre 70 paesi.

Bibl.: M. Barbier, Le conflit du Sahara occidental, Parigi 1982; J. Damis, Conflict in Northwest Africa - The Western Sahara dispute, Stanford (California) 1983; P. Oliver, Sahara: drama de una descolonización (1960-1987), Maiorca 1987; J. de Pinies, La descolonización del Sahara: un tema sin concluir, Madrid 1990; J.R. Diego Aguirre, Guerre en el Sahara, ivi 1991; A. Berramdame, Le Sahara occidental, enjeu maghrebin, Parigi 1992; International dimensions of the Western Sahara conflict, a cura di Y. Zoubin e D. Volman, Westport (Connecticut) 1993.

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