SAHAGUN

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1999)

SAHAGUN

R. Sánchez Ameijeiras

SAHAGÚN (Domnos Sanctos, Sancto Facundo, Sanfagund nei docc. medievali)

Città della Spagna settentrionale (prov. León), situata nella fertile valle del fiume Cea, lungo il Camino de Santiago, nata sotto la protezione del monastero dei Ss. Facondo e Primitivo, da cui prese il nome e della cui abbazia rimangono in situ scarsi resti.Benché il culto dei martiri Facondo e Primitivo sia testimoniato in Spagna fin dal sec. 7° (Fábrega Grau, 1953, p. 65; García Rogríguez, 1966, pp. 245-246), il documento più antico che si conservi riguardo al monastero è una donazione del re Alfonso III nel 904 all'abate Alfonso e alla confraternita (Mínguez Fernández, 1977, p. 28). La chiesa mozarabica dedicata nel 937 era ancora esistente nel 1213, quando le reliquie dei martiri furono traslate "de veteri Ecclesia ad novam" (Escalona, 1762, p. 135). Da essa devono provenire alcuni capitelli e una cimasa oggi custoditi in altre chiese della città (San Lorenzo, San Tirso) e in diversi musei (Sahagún, Mus. de Sahagún de Campos; León, Mus. Arqueológico Prov.; Palencia, Mus. Arqueológico Prov.). La loro squisita lavorazione ad augnatura supera in classicismo gli altri della serie qualificata da Gómez Moreno (1919) come leonese-bizantina del secondo quarto del sec. 10° (Mazote, Hornija, Bamba, Peñalba de Santiago ed Eslonza). Sempre nel secondo quarto dello stesso secolo sarebbe stato costruito il "monachorum arcisterium mire magnitudinis compositum" a cui alludono i documenti fino al 1074, e dal suo scriptorium sarebbero usciti il conciliare di S. (Madrid, Bibl. Nac., 1872; Gómez Moreno, 1919) e, forse, la prima passio dei martiri Facondo e Primitivo (Pasionario de Cardeña, Londra, BL, Add. Ms 25600), redatta in quegli stessi anni.Una nuova tappa della storia del monastero fu determinata dallo stretto vincolo con il re Alfonso VI (1065-1109), che in alcune occasioni vi professò la sua fede. Nel quadro della politica gallicana del suo regno si comprende il suo intervento affinché nel monastero si stabilisse una comunità cluniacense sotto gli abati Roberto (1079-1080) e Bernardo de la Sauvetat (1080-1088), futuro arcivescovo di Toledo. Il cambiamento portò non solo l'introduzione della liturgia romana a León ma anche importanti conseguenze artistiche (Williams, 1988). L'improvvisa comparsa a S. di uno stile miniatorio molto vicino a Moissac è significativa perché Bernardo era stato priore di Saint-Orens di Auch, un monastero guascone che era stato riformato dalla citata abbazia (Moralejo, 1985, p. 77). In effetti le illustrazioni del Messale di S. Facondo (Madrid, Bibl. Nac., Vit. 20-28) presentano stretti legami stilistici con esemplari gallici (Shapiro, 1939, p. 363, n. 161) e sembrano opera di un miniatore oltrepirenaico stabilitosi nello scriptorium (Bourque, 1958, p. 60, nr. 141; Janini, Serrano, 1969, p. 248; Williams, 1988, p. 97). Recentemente è stata sostenuta l'origine sahaguntina del codice di Beato di Liébana di Burgo de Osma (Catedral, Bibl., 1), datato 1086. Benché tardo, esso riflette nella sua illustrazione quello che doveva essere il programma originale della più antica edizione dei Commentari all'Apocalisse, anche se una serie di 'aggiornamenti' e di innovazioni iconografiche hanno indotto Williams (1993) a riconoscere in questo scriptorium un centro di innovazione artistica alla fine dell'11° secolo.Lo stretto rapporto di Alfonso VI con il monastero portò questi a sceglierlo come pantheon (Vjaie, 1765; Escalona, 1762). Nulla si conserva della tomba lavorata in marmo di cui parla la Primera Crónica (26); è rimasto soltanto il coperchio del sarcofago di Alfonso Ansúrez (m. nel 1093; Madrid, Mus. Arqueológico Nac.), figlio di Pedro Ansúrez, siniscalco del re. Per ciò che riguarda lo stile, Moralejo (1985) ha ridiscusso la teoria tradizionale (Porter, 1926; Gómez Moreno, 19792), che considerava l'opera come un esempio nella tradizione preromanica spagnola, motivando la sua qualità plastica innovatrice come risultato della volgarizzazione di uno stile di più alto livello utilizzato nei modiglioni di San Martín a Frómista, cioè il c.d. stile di Jaca, termine con cui si indicano le esperienze monumentali realizzate lungo il Camino de Santiago alla fine dell'11° secolo. La scelta del programma iconografico - la trasposizione su piano celeste dell'assoluzione al tumulo del defunto - venne forse dettata dalle nuove usanze funebri introdotte dalla comunità cluniacense (Moralejo, 1985; Hassig, 1991).Della prima chiesa romanica consacrata nel 1098 si conservano i ruderi della cappella di San Mancio. Edificata a imitazione del pantheon di León, dovette essere una struttura in cui convergevano la tradizione leonese di pantheon con il tipo cluniacense di galilea (Senra, 1997, pp. 127-130). È opportuno ricordare che all'epoca l'abbazia possedeva un importante tesoro, dovuto alla generosità reale. Diverse croci erano state donate in occasione della sepoltura dell'infanta Elvira e delle prime due mogli di Alfonso VI, che avrebbe offerto anche un lignum crucis regalo dell'imperatore bizantino Alessio I Comneno (1081-1118; Primera Crónica, 16, 18; Escalona, 1762, p. 236). Morales (Vjaie, 1765, p. 36) riuscì a vedere alcune di esse e descrisse un antependium d'argento, del tipo di quello dell'arca di Oviedo o della tabula argentea compostelana, commissionata da Gelmírez (Moralejo, 1980, pp. 205-206).Benché il monastero di S. sia passato presto alle dipendenze di Roma, alla fine del sec. 11° sarebbe stata intrapresa la trasformazione del chiostro, che seguì, in qualche modo, il modello della casa madre dell'Ordine. Forse dalla cappella provengono un rilievo in marmo con una Sedes Sapientiae e un capitello in cui si può riconoscere un angelo - forse Gabriele dell'Annunciazione -, ambedue a Madrid (Mus. Arqueológico Nac.), che attestano l'opera di artisti formatisi al portale detto dell'Agnello di León (Moralejo, 1985, p. 76, n. 83).Si ha l'impressione che Alfonso VI abbia cercato di trasformare S. in una civitas regia, senza dubbio su suggerimento della moglie Costanza di Borgogna (Reilly, 1988). Ella fece costruire vicino all'abbazia un palazzo con una basilica dedicata alla Maddalena e delle terme, che il re, una volta vedovo, avrebbe nel 1093 donato al monastero (Primera Crónica, 35; Herrero de la Fuente, 1988, pp. 240-242).La città e il monastero dovettero oltremodo soffrire nel corso delle rivolte cittadine che si susseguirono nelle prime due decadi del 12° secolo. Già nel 1104 i ribelli avevano incendiato l'abbazia (Herrero de la Fuente, 1988, p. 436). Nel secondo quarto del secolo si procedette al suo restauro, come si deduce dalla cospicua donazione del 1134 da parte di Elvira Sánchez, nipote di Pedro Ansúrez "ad illa opera de Sancto Facundo" (Fernández Flórez, 1991, pp. 144-146). Si conserva ancora un muro delle dipendenze del sec. 12° che fungeva da facciata nord per la cappella di S. Benedetto; la sua decorazione con ordini di archi ciechi a tutto sesto, riquadri e fasce verticali di mattoni venne ripetuta in altre chiese di S. (Valdés, 1980). La necessità di una ingente ricostruzione, la popolazione multirazziale e la scarsità di pietra nella zona spiegherebbero l'assimilazione in progetti cristiani di tecniche arabe di costruzione nel monastero e in altre chiese del centro. San Tirso conservò nel capocroce un corpo di pietre squadrate, mentre San Lorenzo e Santiago dovettero essere ricostruite dalle fondamenta, incorporando un sistema di decorazione più complesso (Yarza Luaces, 1979, pp. 318-319).Lo scriptorium ebbe un nuovo momento di splendore all'epoca dell'abate Gutierre (1164-1182). Morales (Vjaie, 1765, pp. 38-39) riferisce di un Commentarius in Psalmos di Pietro Lombardo, di sette volumi con le opere di s. Agostino, del Liber scintillarum Alvari Cordubensis e di una raccolta di massime dei santi padri copiate da questo abate, della cui attività restò memoria nell'epitaffio che trascrisse Escalona (1762, p. 121): "Qui plures libros et multa bona in hoc monasterio fecit". A quest'epoca deve risalire il lezionario dell'Uffizio (Madrid, Real Acad. Historia, 9) che include una seconda passio dei martiri Facondo e Primitivo, illustrata con un ciclo di miniature (cc. 107v, 108r, 108v; Silva Verástegui, 1992).Forse durante il suo abbaziato fu portata a termine la trasformazione o la continuazione dei lavori della chiesa; infatti la dedicazione nel 1184 della cappella di S. Benedetto, per la quale si utilizzarono come piedritti i contrafforti della navata laterale nord della chiesa, implica già la costruzione di questa (Valdés, 1980). Poco dopo la consacrazione della cappella furono apportate trasformazioni al chiostro, dal quale proviene un capitello con il gruppo degli apostoli (León, Mus.), il cui stile attesta influenze delle statue-colonna della Cámara Santa di Oviedo (Llamazares, 1985, p. 50). Sarebbero tuttavia proseguiti anche i lavori della chiesa, che fu probabilmente terminata nel 1213, quando vi furono traslate le reliquie dei santi martiri.Nel secondo quarto del sec. 13° avvennero nuove rivolte cittadine contro la pressione fiscale del monastero, impegnato a erigere un nuovo ospedale per pellegrini. Ciò nonostante l'attività artistica non cessò. La testa di un gigantesco S. Cristoforo di legno, oggi a Providence (Rhode Island School of Design), testimonia la precoce presenza di figure colossali di questo tipo sul territorio spagnolo e la svariata ricezione degli stili del Gotico classico, da mettere probabilmente in relazione con l'origine francese dell'abate Guglielmo II (1232-1245). Di poco posteriore a questa data sarebbe la serie di statue che Morales (Vjaie, 1765, p. 39) descrisse nel chiostro. Il Cristo in maestà e la Vergine con il Bambino di León (Mus.) rimandano alle forme classiche del portale occidentale di Amiens, mentre i Ss. Paolo e Michele (Cambridge, MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.) sono più lontani dagli ideali estetici sviluppati nelle cattedrali francesi (Deknatel, 1939; Steven Janke, 1989a). A queste si dovrebbe aggiungere una quinta colonna, oggi scomparsa, con un vescovo (Gómez Moreno, 19792). Benché Porter (1926-1927) abbia supposto per esse una destinazione originale come supporti di altare al pari delle compostelane di Antealtares, Steven Janke (1989a) ha piuttosto ipotizzato un programma claustrale del tipo di quello di Notre-Dame-en-Vaux a Châlons-sur-Marne, modello che ebbe notevole successo nella penisola iberica.Nei pressi di S. intorno alla metà del sec. 13° venne fondato il convento francescano della Peregrina, della cui chiesa rimangono solo l'esterno e un portale. Dalla fine del sec. 13° sia la città sia l'abbazia rifletterono un generale decadimento, interrotto solo alla fine del sec. 15° (Martínez Liébana, 1993) con gli abati Pedro de Medina (1434-1448) e Pedro de El Burgo (1448-1467 ca.), il cui monumento funebre è custodito nel Mus. di Sahagún de Campos (Llamazares, 1985, pp. 190-191).

Bibl.:

Fonti. - Crónicas Anónimas de Sahagún, a cura di A. Ubieto Arteta, Zaragoza 1987; Primera Crónica Anónima, ivi, pp. 7-130; Segunda Crónica Anónima, ivi, pp. 131-162; Viaje de Ambrosio de Morales por orden del rey D. Phelipe II a los reynos de Leon, y Galicia y Principado de Asturias para reconocer las reliquias de Santos, Sepulcros Reales, y Libros manuscritos de Cathedrales, y Monasterios, a cura di H. Flórez, Madrid 1765; R. Escalona, Historia del Real Monasterio de Sahagún, Madrid 1762; J.M. Mínguez Fernández, Colección diplomática del monasterio de Sahagún (siglos IX-X), León 1977; J.M. Fernández Catón, Archivo del Monasterio de San Pedro de Dueñas, León 1977; M. Herrero de la Fuente, Colección Diplomática del Monasterio de Sahagún (857-1300), III, (1074-1109), León 1988; J.A. Fernández Flórez, Colección Diplomática del Monasterio de Sahagún (857-1300), IV (1110-1199), León 1991; J.A. Fernández Catón, Colección Diplomática del Monasterio de Sahagún (857-1300), V, (1220-1300), León 1994.

Letteratura critica. - B. Díez y Lozano, Historia y Noticias del culto a la Viergen en el antiguo reino de León, Oviedo 1900, pp. 30-31; M. Gómez Moreno, Iglesias mozárabes. Arte español de los siglos IX al XI, Madrid 1919 (rist. Granada 1975), pp. 202-206; A.K. Porter, Leonese Romanesque and Southern France, ArtB 8, 1926, pp. 235-250; id., Santiago Again, ArtAm 15, 1926-1927, pp. 96-113: 110; J. Domínguez Bordona, La miniatura española, 2 voll., Barcelona 1930; M. Gómez Moreno, El arte románico español. Esquema de un libro, Madrid 1934; F.B. Deknatel, Sculptured Columns from Sahagún and the Amiens Style in Spain, in Medieval Studies in Memory of A. Kingsley Porter, a cura di W.R. Koehler, I, Cambridge (MA) 1939, pp. 301-310; M. Shapiro, From Mozarabic to Romanesque in Silos, ArtB 21, 1939, pp. 313-374 (rist. in id. Romanesque Art, London 1977, pp. 28-71; trad. it. Arte romanica, Torino 1982, pp. 33-113); W.M. Whitehill, Spanish Romanesque Architecture of Eleventh Century, Oxford 1941; A. Fábrega Grau, Pasionario hispánico (siglos VII-XI), Madrid-Barcelona 1953; Museo Arqueológico Nacional. Guías de los Museos de España, II, Madrid 1954; E. Bourque, Etude sur les sacramentaires romains, II, Città del Vaticano 1958; C. García Rodríguez, El culto a los santos en la España romana y visigoda, Madrid 1966; J. Janini, J. Serrano, Manuscritos litúrgicos de la Biblioteca Nacional, Madrid 1969; F. Heras García, Nuevos hallazgos románicos en la provincia de Valladolid, Boletín del Seminario de arte y arqueología de la Universidad de Valladolid 34-35, 1969, p. 195ss.; J. Rodríguez, Las juderías de la provincia de León. Estudio y documentación, León 1976; M. Gómez Moreno, Catálogo monumental de España. Provincia de León (1906-1908), 2 voll., León 19792 (Madrid 1925-1926): I, pp. 343-350; J. Yarza Luaces, Arte y arquitectura en España (500-1250), Madrid 1979 (19872); S. Moralejo, ''Ars sacra'' et sculpture romane monumentale: le trésor et le chantier de Compostelle, Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxà 11, 1980, pp. 189-238; M. Valdés, La capilla de San Mancio en Sahagún. Contribución al esclarecimiento de la arquitectura mudéjar, Archivos Leoneses 34, 1980, pp. 89-98; M.R. Prieto, La arquitectura románico-mudéjar en la provincia de Salamanca, Salamanca 1980; J.M. Cuenca Coloma, Sahagún, monasterio y villa, Valladolid 1985; F. Llamazares, Museos de León y provincia, León 1985; S. Moralejo, The Tomb of Alfonso Ansurez ( + 1093). Its Place and the Role in the Beginnings of Spanish Romanesque Sculpture, in Santiago, Saint-Denis and Saint Peter. The Reception of Roman Liturgy in León-Castile in 1080, a cura di B. Reilly, New York 1985, pp. 63-99; B. Reilly, The Kingdom of León-Castilla under King Alfonso VI, 1065-1109, Princeton 1988; J. Williams, Cluny and Spain, Gesta 27, 1988, pp. 93-101; E. Zaragoza Pascual, Planos y reedificación de la iglesia del Monasterio de San Benito de Sahagún (1824-1831), Archivos Leoneses 42, 1988, pp. 363-385; R. Steven Janke, Two Statue Columns, Saint Paul and Saint Michael, in Gothic Sculpture in America. The New England Museums, a cura di D. Gillerman, New York-London 1989a, pp. 176-177; id., Head of Saint Christopher, ivi, 1989b, pp. 374-376; D. Hassig, He Will Make Alive Your Mortal Bodies: Cluniac Spirituality and the Tomb of Alfonso Ansúrez, Gesta 30, 1991, pp. 140-153; F. Carrera de la Red, Huellas de las culturas árabe y hebrea en torno al monasterio de Sahagún, Archivos Leoneses 46, 1992, pp. 375-390; S. Silva Verástegui, Un ciclo inédito del martirio de los santos Facundo y Primitivo, patronos del monasterio de Sahagún, en un leccionario del siglo XII, ivi, pp. 391-398; E. Martínez Liébana, Aportación al estudio de la crisis demográfica bajomedieval en el dominio del Monasterio de San Benito Sahagún, ivi, 47, 1993, pp. 277-310; M.P. Sánchez Pérez, El monasterio de los Santos Facundo y Primitivo de Sahagún (estudio de los aspectos artísticos), León 1993; J. Williams, Las illustraciones del Beato de El Burgo del Osma, in El Beato de Osma. Estudios, Valencia 1993, pp. 109-155; J.L. Senra, Approximación a los espacios liturgico-funerarios en Castilla y León: porticos y galileas, Gesta 36, 1997, pp. 122-144.R. Sánchez Ameijeiras

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