RUZZANTE

Enciclopedia Italiana (1936)

RUZZANTE

Raffaello Viola Muzolon

. Soprannome di Angelo Beolco, che deriverebbe da ruzzare "scherzare", secondo un accenno scherzoso di una commedia del R., L'Anconitana; ma in verità è un cognome comune della campagna padovana, che il B. assunse recitando. B. Scardone, contemporaneo, ci dà le notizie prime e migliori di questo autore e attore comico (De antiquitate urbis Patavii, Basilea 1560). Morto a Padova il 17 marzo 1542 in casa di Alvise Cornaro, suo protettore e amico, vi sarebbe nato quarant'anni prima, da un ramo della nobile famiglia milanese Beolco, mercanti lanieri possidenti. Figlio naturale di Giovanni Francesco, dottore in arti e medicina, dimorò spesso in campagna a Pernumia, S. Angelo di Sacco, Motta di Montagnana, e, col Cornaro, a Codevigo e ad Este, avendo di sovente incarichi amministrativi. I documenti ce lo mostrano anche affittuario di poderi, uomo di affari. Nonostante ciò, e malgrado il successo della sua arte, S. Speroni ci presenta un R. pietosamente bisognoso; "buono et dolcissimo" lo dice il Bembo. Era invitato, come il Cherea e il Burchiella, dalle combriccole veneziane a recitare e cantare alla villanesca, in dialetto padovano rustico, come faceva in patria e altrove; Cristoforo da Messisburgo ce lo presenta a Ferrara, in veste piuttosto di cortigiano buffone. Compagni suoi noti furono Alvarotto detto Menato, Zanetti detto Vezzo, Castagnola detto Bilora. Ottenne trionfi; come attore fu detto un Roscio, come autore un Plauto: superlativi d'altronde che dagli stessi si regalavano a troppi altri.

Delle commedie sinora note (è probabile che altro materiale venga alla luce, ma la Rhodiana va attribuita forse ad A. Calmo), migliori sono la Moschetta e la Fiorina, ricche di movimento e di battute nuove e ingegnose. L'Anconitana, la Piovana, la Vaccaria, sono povere imitazioni classiche, e la parte più brillante doveva essere tenuta dal R. In versi sono una commedia senza titolo, che poi non è altro che un mariazo (farsa di argomento matrimoniale) prolissamente ampliato in 5 atti, e la Pastoral, ambedue opere giovanili. La prima è stata pubblicata da E. Lovarini (Antichi testi; v. Bibl.); la seconda è inedita alla Marciana. Restano inoltre di lui, oltre un sonetto petrarchesco e una canzone musicata da A. Willaert, il Rasonamento, affine per il contenuto ai prologhi delle commedie, la Litera all'Alvarotto, due Dialoghi, il Dialogo Facetissimo, due Orazioni (gliene è stata attribuita una terza, ma senza fondamento).

Il R. appartiene alla numerosa schiera degli scrittori del realismo e della scapigliatura cinquecentesca; con tale gusto e per fini conformi mostrava di leggerlo anche il Galilei. Ma più propriamente egli si accompagna a Lorenzo de' Medici della Nencia, al Pulci della Beca, al Doni delle Stanze, al Simeoni delle Rime e concetti villaneschi; e ai Folengo, ai Berni, agli Aretino, più eccentrici e più battaglieri contro il petrarchismo e il bucolicismo aulico, e ogni sorta di classicismo e pedanteria. Nel R., come in costoro, solo di rado la caricatura grossolana e oscena diventa ironia discreta e acquista tono popolare; ciò che invece accade, per es., al Magnifico. Spesso il far agire e parlare il villano è uno dei modi per divertire con lo strano, e il dialetto ne è un mezzo; così che per un verso si finirà all'artifizio dei linguaggi furbeschi; nella drammatica, alla sovrabbondanza barocca dei dialetti, alla commedia a canovaccio, quale nel R. si preannunzia. Per questo, la considerazione letteraria riesce incompleta, perché dominando l'attore più che l'autore, l'elemento vitale è scomparso, pel quale soprattutto è da credersi che il R. fosse detto "famosissimo". V. anche pavana, letteratura.

Le numerose edizioni del R., tutte assai scorrette, s'iniziano col 1548 e vanno sino al 1617, subendo man mano la censura della Controriforma; non son mancate ristampe moderne, né recenti rappresentazioni in Italia e all'estero. Migliore stampa è quella di Vicenza 1584, in attesa dell'edizione critica promessa da E. Lovarini. Al quale spetta il massimo merito nelle ricerche sul R., avendo egli facilitato il compito ad A. Mortier, autore della migliore monografia sull'argomento e di una completa ma inesatta traduzione francese di tutte le opere.

Bibl.: E. Lovarini, Antichi testi di letteratura pavana, Bologna 1894; id., Le canzoni popolari in Ruzzante e in altri scrittori alla pavana del sec. XVI, in Propugnatore, n. s., I, fasc. 2-3; id., Notizie sui parenti e sulla vita del R., suppl. 2 del Giorn. stor. d. lett. italiana, Torino 1899; id., Nuovi documenti sul R., in Miscellanea in onore di G. Mazzoni, I, Firenze 1907; id., Una poesia musicata del R., in Miscellanea in onore di V. Crescini, Cividale 1913: id., Galileo interprete del Ruzzante, in Boll. Museo Civ. di Padova, n. s., III (1927), nn. 1-2; V. Rossi, Le lettere di A. Calmo, Torino 1888; V. Cian, Le rime di B. Cavassico, Bologna 1893-94; M. Sand, Masques et bouffons, Parigi 1860; A. Mortier, R., Parigi 1925-1926; G. Boldrin, R., Padova 1924; A. Cataldo, R., Milano 1933; G. Toffanin, Il Cinquecento, Milano [1929], pp. 333-335; B. Croce, La letteratura dialettale d'arte o riflessa, in Uomini e cose della vecchia Italia, I, Bari 1927; id., Poesia popolare e poesia d'arte, Bari 1933, pp. 1-64, 290-298; R. Viola Muzolon, La letteratura pavana nel quadro della letteratura cinquecentesca, in Riv. lett., VI, fasc. 3; F. Petroselli, R., Firenze 1934.