RUHR

Enciclopedia Italiana (1936)

RUHR (A. T., 53-54-55)

Elio MIGLIORINI
Augusto TORRE

Fiume della Germania, affluente di destra del Reno, lungo 240 km. (di cui 76 navigabili); avente un bacino di 4470 kmq. Le sue sorgenti si trovano nel Sauerland (altipiano di Winterberg), a 664 m. s. m. Dopo aver percorso l'alta valle attraversando una zona boscosa e trascinando molti detriti, presso Arnsberg entra in una zona scoperta e coltivata, per passare quindi di nuovo in mezzo a boschi. Ingrossato poi dal Lenne, che gli porta le acque del Sauerland centrale, si apre la strada in una larga valle rivolta ad occidente, limitata da erte colline. Traversa infine il distretto industriale renano-vestfalico, raggiunge la pianura a Mühlheim e presso Duisburg s'unisce al Reno per mezzo del Rhein-Ruhrland Kanal. Provenendo da una zona dove cadono abbondanti precipitazioni, il fiume Ruhr ha portate notevoli, in modo che le sue acque (in ragione di circa un quinto delle portate, che presentano un massimo da dicembre a febbraio e un minimo in agosto) offrono un prezioso contributo ai bisogni delle industrie, specie di quella mineraria. Undici grandi dighe assicurano l'alimentazione anche nei mesi estivi. Le acque di rifiuto vanno poi nell'Emscher e nel Lippe. A partire da Mühlheim il fiume, che già da molti decennî era percorso da flotte di piccoli battelli, è navigabile per natanti di 1700 tonn.

Questione della Ruhr.

Tra le questioni suscitate dal trattato di Versailles la più grave fu, negli anni 1920-1922, quella delle riparazioni (v.). Le somme che vennero fissate dagli alleati risultarono superiori alla capacità di pagamento della Germania. Nel 1922 la Germania si trovò all'estremo delle sue risorse e chiese una moratoria. La situazione venne discussa in conferenze interalleate, ma non si arrivò ad alcuna conclusione perché l'Inghilterra e la Francia non riuscirono a conciliare i rispettivi punti di vista. Allora la Germania, non avendo potuto ottenere un prestito, il 14 novembre 1922 dichiarò l'impossibilità di pagare per un periodo indeterminato e ripetette la richiesta di una moratoria. Dal 9 all'11 dicembre si riunì a Londra una conferenza dei primi ministri inglese, francese, italiano e belga. In essa R. Poincaré dichiarò che le proposte tedesche non erano degne di discussione, che la Germania si rifiutava di pagare non per incapacità, ma per cattiva volontà, e che non si sarebbe smossa altro che di fronte alle sanzioni, come l'occupazione della Ruhr, o qualcosa di simile. La conferenza si aggiornò al gennaio senza prendere alcuna risoluzione. Intanto, mentre l'opinione pubblica francese appoggiava il presidente del consiglio Poincaré, quella inglese si mostrava ostile alle sanzioni e riteneva che realmente la Germania fosse all'estremo delle sue risorse, e che qualsiasi costrizione avrebbe portato al suo collasso economico, e a gravi disastri per tutta l'Europa. Intanto il 27 dicembre la commissione delle riparazioni prese atto della dichiarazione tedesca di non poter eseguire i pagamenti e la trasmise alle potenze alleate. Tra il 2 e il 14 gennaio 1923 alla conferenza di Parigi non fu trovata una conciliazione fra le tesi inglese e francese, e praticamente alla Francia venne lasciata mano libera di trattare con la Germania disarmata. Così quando il 9 gennaio la commissione delle riparazioni constatò (col voto contrario inglese) che la Germania aveva deliberatamente mancato alle consegne di carbone, Poincaré, nonostante l'opposizione inglese, si decise ad agire e, basandosi sui paragrafi 17 e 18 dell'allegato 2 alla parte VIII del trattato di Versailles, ricorse all'occupazione della Ruhr, e cioè di quella regione della Vestfalia che comprende il basso bacino del fiume Ruhr, e nella quale vi sono le importanti città di Ruhrort, Düsseldorf, Duisburg, Essen, Bochum, Dortmund, Elberfeld, Gelsenkirchen e altre, e che è il distretto industriale più importante della Germania, il cuore della sua industria carbonifera e metallurgica. Il 10 gennaio Poincaré informò la Germania delle misure che avrebbe preso e cioè controllo della produzione industriale della Ruhr da parte di ingegneri francesi, sotto la protezione di una forza militare alleata. Mentre il Belgio si schierava dalla parte della Francia e prendeva parte all'occupazione, l'Inghilterra dichiarò che non ne accettava la responsabilità, e più tardi la dichiarò illegale, e l'Italia dava una cooperazione soltanto formale. L'11 gennaio l'occupazione incominciava. Il governo tedesco protestò che essa era contraria al trattato di Versailles e sospese qualsiasi pagamento, gli industriali della Ruhr si rifiutarono di consegnare il carbone senza ordine del loro governo; e all'azione francese venne opposta la "resistenza passiva" mentre il sindacato del carbone trasportava tutti i suoi libri ad Amburgo, rendendo così impossibile ai Francesi la conoscenza della complicata azienda e dei trasporti. Da parte francese si pensò di vincere la resistenza tedesca con la forza, ma ciò non fece che estendere sempre più la resistenza passiva a tutti i rami delle amministrazioni pubbliche e private, e si ebbero anche casi di sabotaggio e di ribellioni. A essi fu risposto con l'espulsione dei funzionarî tedeschi e la sostituzione con francesi e belgi, con l'assunzione della gestione ferroviaria da parte di una regia francobelga, con gl'imprigionamenti, con le deportazioni, con condanne severissime, anche a morte. Intanto la resistenza passiva era sostenuta dal governo tedesco coi sussidî ai disoccupati: e ciò contribuì all'inflazione e alla rovina delle finanze tedesche. Di più, a lungo andare il sistema si mostrò inefficace, poiché a poco a poco la Francia cominciò a organizzare la produzione. In queste circostanze il governo tedesco decise di abbandonare la resistenza passiva (27 settembre), mentre il movimento separatista che Poincaré avea permesso, se non incitato, aveva messo in sospetto il governo inglese. Così il governo francese accettò l'idea di una nuova ripartizione dei pagamenti concertata da esperti di ambo le parti, sulla base della capacità di pagamento della Germania. Il 30 novembre vennero nominate due commissioni, una delle quali elaborò il piano Dawes, presentato il 9 aprile 1924. La soluzione della questione fu facilitata anche dal cambiamento di governo in Francia e dall'andata al potere di É. Herriot. Nella conferenza di Londra (16 luglio-16 agosto, con la partecipazione tedesca dal 5 agosto) fu adottato il piano Dawes, e venne decisa l'evacuazione della Ruhr entro un anno. Il 15 novembre 1924 vi fu la totale evacuazione economica, quella militare fu iniziata il 15 luglio 1925 e terminata prima del 16 agosto.

Bibl.: A. J. Toynbee, Survey of International Affaires, 1920-23, Londra 1927, 2ª ed.; id., 1924, ivi 1926; F. H. Simond, Histoire de l'Europe d'après guerre: De Versailles au lendemain de Locarno, Parigi 1929; G. Stresemann, La Germania nella tormenta, Milano 1933.