REAGAN, Ronald

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

REAGAN, Ronald

Tiziano Bonazzi

Presidente degli Stati Uniti dal 1980 al 1988, nato a Tampico (Illinois) il 6 febbraio 1911, secondogenito di una famiglia della piccola borghesia. Trascorse la giovinezza in alcune cittadine dell'Illinois, dove acquistò notorietà come commentatore sportivo alla radio.

Nel 1937 iniziò una fortunata carriera di attore con la Warner Brothers, girando cinquantacinque film e impegnandosi nell'attività sindacale fino a diventare presidente della Screen Actors Guild. Durante il periodo della guerra fredda abbandonò le sue originarie idee progressiste e appoggiò la crociata anticomunista di Hollywood. Fra il 1948 − quando venne licenziato dalla Warner e divorziò dall'attrice J. Wyman, con cui aveva formato una coppia popolare − e il 1954, ebbe un periodo di declino. Sposatosi nuovamente nel 1952 con l'attrice N. Davis, fu rilanciato a livello nazionale da uno spettacolo televisivo per la General Electric, che gli consentì di reiterare per anni la sua fede nei valori tradizionali dell'individualismo americano e del patriottismo.

Nel 1964, appoggiando la pur sfortunata campagna presidenziale del repubblicano B. Goldwater, R. emerse come figura politica di primo piano del conservatorismo radicale, tanto da riuscire a essere eletto nel 1966 governatore della California. Negli otto anni in cui rimase in carica varò popolari misure di riduzione delle imposte e alimentò la sua immagine di conservatore con un programma di tagli alla spesa pubblica. Durante gli anni Settanta divenne portavoce di un vasto movimento neoconservatore, in nome del quale nel 1976 contese senza successo la candidatura repubblicana al presidente uscente G. Ford. Nel 1980, infine, ottenne la nomination, con un programma legato ai valori della Nuova Destra e alle idee economiche del monetarismo.

Ottenuta una schiacciante vittoria sul presidente democratico uscente J. Carter, R. creò un modello di conservatorismo populista che si reggeva sulla sua capacità di comunicazione, si fondava sulla sua fede nei valori semplici della tradizione ed era esaltato dal mezzo televisivo, che gli consentiva di trasmettere con battute brevi e dirette un'immagine di forza, di calore e di fiducia. L'opinione pubblica, scossa dagli insuccessi internazionali degli anni Settanta, da una grave crisi economica e dalla rivoluzione in corso dei valori, trovò in R. il simbolo di certezze alle quali non intendeva rinunciare e gli rimase affezionata e fedele in entrambi i mandati.

In politica interna R. si pronunciò con forza contro l'aborto e allentò i programmi contro le discriminazioni razziali e sessuali; ma fu tutto sommato cauto nell'attuare le idee della Nuova Destra. Si dimostrò, invece, inflessibile in campo economico, ove intendeva sradicare lo statalismo di matrice newdealista che riteneva all'origine dei mali economici e sociali. Operò drastici tagli nei programmi di welfare, ai quali imputava il forte deficit di bilancio e una pericolosa tendenza a rendere i poveri dipendenti dallo stato; ridusse le imposte sui redditi delle persone e delle imprese con l'intento di liberare risorse per gli investimenti e, allo stesso fine, alleggerì i controlli sull'impatto ambientale delle attività industriali. Nel breve periodo la sua azione ebbe successo, tanto da consentirgli di presentarsi alle elezioni del 1984 con l'economia in forte ripresa. Nel medio, invece, provocò un aumento dei consumi e non degli investimenti, un'ulteriore crescita del deficit pubblicò − aggravato dalle spese per il riarmo − e un ritorno della povertà ai livelli precedenti la great society del presidente L.B. Johnson. Altrettanto radicale R. si dimostrò nei suoi sforzi per rilanciare la crociata contro il comunismo e l'Unione Sovietica, l'''impero del male''. Ciò lo spinse a un enorme programma di riarmo culminato nel progetto SDI, noto come ''guerre stellari'', a una linea rigida nei negoziati con i sovietici sugli armamenti strategici e a una politica d'intervento globale nel Terzo Mondo. Quest'ultima provocò il timore di una ripresa dell'imperialismo americano in America Centrale e andò incontro a rovesci in Medio Oriente ove, nel 1983, 240 marines inviati in Libano in una mal definita missione di pace rimasero uccisi in un attentato. La pressione esercitata nei confronti di un'Unione Sovietica sclerotizzata e in crisi portò, invece, a ben altri risultati e R. seppe cogliere l'occasione storica di un riavvicinamento offertagli da M. Gorbačëv nel 1986. Nonostante le difficoltà economiche e gli scandali politici dell'ultimo biennio, la firma del trattato sulla distruzione delle armi nucleari intermedie (1988) fece apparire R. come il vincitore della guerra fredda e gli consentì di terminare trionfalmente la sua presidenza.

Bibl.: L. Cannon, Reagan, New York 1982; R. Dallek, R. Reagan, the politics of symbolism, Cambridge (Mass.) 1984; G. Wills, Reagan's America, New York 1988; M. Schaller, Reckoning with Reagan, ivi 1992.

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