GUCCI, Rodolfo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GUCCI, Rodolfo (in arte Maurizio D'Ancora)

Caterina Cerra

Nacque a Firenze il 16 luglio 1912 da Guccio e Aida Calvelli, ultimo di sei figli.

Il padre era proprietario in città, a via della Vigna, di un negozio di articoli in pelle in rapida espansione, cui avrebbe fatto capo, in breve tempo, un marchio fra i più prestigiosi dell'artigianato dei pellami, prima a livello locale poi nazionale.

Dopo il conseguimento della maturità classica, il giovane G., seguendo i fratelli, si occupò nella ditta paterna. Contemporaneamente, però, notato per la prestanza fisica, aveva accettato di recitare, accanto a Leda Gloria, nel film del danese A. Lind, Ragazze non scherzate! - girato presso gli stabilimenti di Rifredi nel luglio 1928 - comparendo con il suo vero nome. L'anno seguente, a soli diciassette anni, lasciò per la prima volta la città nativa per recarsi a Roma con un amico di famiglia. Qui conobbe il regista M. Camerini che gli offrì il ruolo di protagonista, insieme con Käthe von Nagy, in Rotaie, film muto successivamente sonorizzato. Appoggiato dal regista, con il quale in seguito ebbe modo di lavorare molto, il G. seguì il film in fase di montaggio acquisendo così anche alcune competenze tecniche.

Nel frattempo il padre, contrario alla strada intrapresa dal G., affinché il nome della famiglia e della ditta non fosse coinvolto in un ambiente che disapprovava, gli impose di trovarsi uno pseudonimo; e fu proprio Camerini a scegliergli il nome d'arte di Maurizio D'Ancora, con cui divenne noto e raggiunse il successo.

Giovò al sicuro talento del G. l'essersi trovato a lavorare, praticamente al suo esordio, in un film importante come Rotaie, considerato fra le testimonianze più significative della rinascita artistica del cinema italiano in contrasto con il dilagante cinema d'evasione.

Il G., tuttavia, si rivelò ottimo interprete e perfettamente in parte anche in un diverso tipo di cinema, quello dei "telefoni bianchi", guadagnandosi fama di "attor giovane per antonomasia del cinema italiano. Figura agile e svelta, maschera assai mobile", fu considerato il creatore di "un personaggio - fra l'ironico e il burlesco - che ottenne ottimi risultati nelle commedie". Nel corso di una carriera intensa, pur se non lunga, il G. ebbe la ventura di lavorare con alcuni fra i maggiori registi italiani del tempo: nel luglio 1931 fu ancora Camerini a offrirgli un ruolo di primo piano in Figaro e la sua gran giornata e a favorire presso la Paramount la sua scrittura per Le vacanze del diavolo, diretto dall'italoamericano J. Salvatori e girato sempre in quell'anno in Francia, presso gli stabilimenti di Joinville-le-Pont. Nel 1932 fu impegnato in La vecchia signora di A. Palermi, il cui cast comprendeva attori molto noti come Emma Gramatica, V. De Sica e C. Pilotto.

Dopo numerosi film girati in quello stesso anno e nel successivo 1933, nel 1934 il G. fu coinvolto in uno dei progetti più interessanti di quegli anni, Il canale degli angeli, del critico veneziano F. Pasinetti, amico del G., all'esordio cinematografico come regista.

Girato a Murano, si tratta di un film sperimentale che, seppur realizzato con pochi mezzi, riesce a creare un'atmosfera realistica e melanconica e dove il G. figura come unico professionista accanto ad attori presi dalla strada.

Nel 1935 fu molto apprezzata la sua interpretazione in Ginevra degli Almieri di G. Brignone, accanto a Elsa Merlini e A. Nazzari. Con lo stesso regista lavorò ancora l'anno dopo in Nozze vagabonde e L'antenato. Seguì Nina non far la stupida stasera (regia di N. Malasomma, 1937) che vede il G. nei panni del giovanotto Romeo e, nel 1938, la commedia di M. Mattoli Nonna Felicita accanto a N. Taranto. Il 1939 fu un anno particolarmente prolifico con sei pellicole: Terra di nessuno di M. Baffico, Batticuore e Il documento di Camerini, Le educande di Saint-Cyr di G. Righelli, L'albergo degli assenti di R. Matarazzo, Scandalo per bene di E. Pratelli.

Tra questi, le prove migliori furono il ladruncolo di Batticuore e, per la misurata comicità, il ruolo dell'allievo ufficiale in Le educande di Saint-Cyr; meno riuscite, perché meno consone alle caratterizzazioni tra il sentimentale e il comico che gli erano abituali, le interpretazioni nei melodrammi di Baffico e Matarazzo.

Nel 1940 partecipò a due pellicole legate in vario modo al mondo della musica: il musical Ritorno (o Melodie di sogno, di G. von Bolvary,) un'esperienza diversa in cui, nei panni di un musicista jazz, il G. affiancava R. Brazzi; quindi un Don Pasquale di C. Mastrocinque, ispirato al libretto dell'opera di G. Donizetti, che lo vide impegnato nelle vesti del giovane Ernesto.

Durante la guerra, di stanza a Roma come militare nel cinereparto dello stato maggiore, grazie alle licenze ottenute, poté continuare a girare.

Di quel periodo si ricordano: Finalmente soli (G. Gentilomo, 1942) con Maria Mercader e Anna Magnani; I sette peccati di L. Kish, La fabbrica dell'imprevisto di J. Comin e La donna della montagna di R. Castellani.

Dopo la ritirata dell'esercito tedesco e il crollo della Repubblica di Salò, il G. riparò a Venezia dove, pieno di debiti, fu raggiunto dal fratello Aldo che si occupava dell'azienda di famiglia e che lo convinse a tornare a lavorare per la Gucci interrompendo di fatto la sua carriera.

Di là dalle contingenze concrete che lo spinsero a questa decisione, il G., nel clima nuovo che stava vivendo il cinema italiano, come attore era ormai superato: aveva sempre ottenuto risultati modesti nei ruoli drammatici, il suo volto era poco adatto al neorealismo e la sua recitazione troppo legata ai modi d'anteguerra.

Del 1946, è il suo ultimo film, Biraghin, di C. Gallone, dopo trentasette interpretazioni cinematografiche. Dal 1948, il G. entrò attivamente nell'azienda di famiglia divenendo membro del consiglio d'amministrazione della Gucci srl e ottenendo, su pressione del padre - lieto di aver di nuovo con sé il figlio "ribelle" -, le quote azionarie del fratellastro Ugo, figlio di Aida Calvelli nato prima del matrimonio con Guccio, che aveva liquidato le sue spettanze nella società.

Nel difficile periodo del dopoguerra, al G. fu affidato il terzo negozio della ditta appena aperto a Milano, in via Monte Napoleone dopo quelli di Firenze e Roma, di cui si occupò in qualità di direttore trasferendosi, dal 1949, nel capoluogo lombardo.

Il suo ritorno coincise con una importante fase di trasformazione dell'azienda, da artigiana a industriale. Insieme con il fratello Aldo - principale artefice del cambiamento e futuro titolare del negozio di New York - il G. si batté, contro il volere del padre, legato alla dimensione italiana della ditta, per l'esportazione del marchio in tutto il mondo.

Gli anni Sessanta furono anni di grande espansione per la Gucci che inaugurò numerosi punti vendita e, nel 1967, una grande fabbrica a Scandicci. Nella successiva decade nella gestione familiare insorsero dissapori - che dovevano trasformarsi successivamente in una vera e propria faida - dapprima con i fratelli, poi con i nipoti, e infine anche con l'unico figlio, Maurizio, avuto nel 1948 dalla moglie, l'attrice Alessandra Winkelhauser Ratti (in arte Sandra Ravel).

Divergenze e problemi legali e finanziari divisero progressivamente la famiglia stabilendo una serie di alleanze incrociate. Nel frattempo, però, il G. era riuscito a ritagliarsi nella Gucci un ruolo creativo come disegnatore di foulards. Con gli anni, allontanandosi progressivamente dagli affari familiari, egli si ritirò sempre più spesso nella sua villa di Saint Moritz finché, ammalatosi, cedette le redini in azienda al figlio.

Abbandonate le scene, il G. aveva voluto tuttavia conservare la memoria della sua avventura sul set realizzando un film autobiografico, Il cinema nella mia vita, girato a Hollywood e presentato al Supercinema di Roma nel 1967.

Il G. morì a Milano il 16 maggio 1983.

Fonti e Bibl.: Confessioni di Maurizio D'Ancora, in Cinema illustrazione, 23 nov. 1932, n. 47, p. 14; Piccola enciclopedia del cinema, ibid., 23 ott. 1935, n. 43, p. 4; B.L. Randole, Il neo e le lentiggini di Maurizio D'Ancora, ibid., 12 ott. 1938, n. 41, p. 6; F. Savio, Cinecittà anni Trenta, I, Roma 1979, pp. 394-407; G. McKnight, I Gucci, una Dynasty all'italiana, Milano 1987, ad ind.; Filmlexicon degli autori e delle opere, II, coll. 34 s.; Diz. del cinema italiano.Gli attori, Roma 1998, p. 148.

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