LENTINI, Rocco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LENTINI, Rocco

Teresa Sacchi Lodispoto

Figlio del pittore e decoratore Giovanni, nacque a Palermo il 17 febbr. 1858.

Il padre (nato a Trapani nel 1830 e morto a Palermo nel 1930), allievo di A. Morselli e dello scenografo e decoratore romano A. Mantovani, fu esponente di rilievo dell'Ottocento siciliano, decoratore di palazzi patrizi e scenografo titolare del regio teatro Carolino (dopo il 1860, Bellini) di Palermo.

Il L. frequentò le scuole serali e si accostò alla scenografia e alla decorazione lavorando come aiuto del padre. Quattordicenne nel 1872 illustrò all'acquerello con E. Cavallaro il manoscritto Il testamento del Nanno per l'anno 1872 (Palermo, Biblioteca francescana della chiesa di S. Francesco dei minori conventuali) di A. Palomes, pamphlet vicino agli ambienti clericali e antiunitari. L'anno successivo entrò nello studio del paesaggista F. Lojacono, ai cui modi è vicina la sua prima produzione, documentata da opere come Il portale (1875), Piazza Pretoria (1876) e S. Giovanni degli Eremiti (1876), conservate a Palermo nella Civica Galleria d'arte moderna E. Restivo.

Si tratta di vedute e architetture realizzate con il grande rigore e la cura per il dettaglio propri della contemporanea cultura siciliana, che, ostile al romanticismo, si andava sviluppando sulla linea dell'empirismo illuminista.

Nel 1877 poté frequentare l'Accademia di belle arti di Bologna grazie a una borsa di studio del Comune di Palermo. Soggiornò per breve tempo a Napoli, dove si interessò al realismo napoletano e in particolare alla pittura di F. Palizzi. Espose al Salon parigino del 1878 l'acquerello Le palais ducal de Venise. Nella capitale francese perfezionò le tecniche dell'acquerello e della tempera presso i paesisti e scenografi A. Rubé, P. Chaperon e J. Dupré e lavorò come aiuto scenografo all'Opéra. Un dipinto come Il pescatore (Palermo, collezione privata: Lentini Speciale - Mirabelli, p. 59) del 1879 denuncia un ormai avvenuto allontanamento dal realismo di Lojacono in direzione di un nuova visione sintetica e globale e di un uso tonale del colore non ignaro delle esperienze macchiaiole. Rientrato in Sicilia nel 1881, tornò a collaborare con il padre impegnato come scenografo del teatro Bellini di Palermo. Nello stesso anno iniziò la sua attività di decoratore nei restauri del teatro Garibaldi di Trapani sotto la guida di C. Mazzotta e in collaborazione con S. Saporito. Accostatosi a E. Basile e agli ambienti più avanzati del modernismo palermitano, coordinò nel 1886 la decorazione della stazione centrale di Palermo con E. Cavallaro, N. Giannone e F. Padovani.

Nel 1887 fondò con gli architetti G.B. F. Basile ed E. Basile, gli storici I. Carini e G. Di Marzo, F.S. Cavallari, direttore del Museo nazionale di Siracusa, e altri La Sicilia artistica e archeologica, di cui fu direttore e proprietario fino al 1889, impegnandosi nella conoscenza e studio del patrimonio archeologico, storico e artistico siciliano. La rivista pubblicò diversi suoi disegni e vedute di città e siti archeologici di grande interesse documentario.

Nel 1888 vinse il concorso per la cattedra di disegno del regio educatorio Maria Adelaide, dove insegnò fino al 1924.

In collaborazione con le sue allieve affrescò con figure allegoriche e vedute di Palermo e della Sicilia alcuni ambienti e il teatro dell'istituto e probabilmente disegnò i modelli per quattro arazzi della sala del teatro raffiguranti Innocenzo invia nel 1215 Federico II contro Ottone, L'incoronazione di Federico II, Enrico VI s'impadronisce della Sicilia imprigionando Guglielmo e la madre Sibilla (1194) ed Enrico VI sposa Costanza.

Nell'ultimo decennio dell'Ottocento e nel primo del Novecento, stagione di grande sviluppo urbanistico ed edilizio per Palermo, il L. si dedicò intensamente alla decorazione, coordinando il lavoro di una numerosa équipe.

Studioso attento ed esponente dello storicismo ottocentesco, spaziò liberamente dal rococò al gusto antiquariale settecentesco. Nel 1889 intervenne con Padovani e Cavallaro in palazzo Lo Bue di Lemos e con E. De Maria Bergler, G. Enea, G. Nicolini, Padovani e S. Valenti nella villa Whitaker a Malfitano, nel 1894 alle Croci con Enea e probabilmente Padovani in villa Bordonaro, nel 1895 con Enea, De Micheli e Padovani in palazzo Ziino e con Enea e A. Leto in villa Pignatelli Florio ai Colli, tra il 1895 e il 1897 con Di Giovanni ed Enea in palazzo Francavilla e nel 1907 con Enea nel villino Ramione-Cusimano. Di particolare rilievo furono, inoltre, le sue commissioni pubbliche: tra il 1890 il 1891 la decorazione del palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo, sotto la direzione dell'architetto G. Damiani Almeyda e in collaborazione con Enea, Mancinelli e Padovani e il politeama Garibaldi con Cavallaro, Di Giovanni, Enea, Giannone, C. Giarrizzo, Mancinelli e Padovani, e nel 1895 il teatro Massimo sotto la direzione dell'architetto Basile e in collaborazione con Cavallaro, M. Corteggiani, De Maria Bergler, Di Giovanni ed Enea. Ultima e più personale fatica come decoratore fu nel 1910 il suo villino a Mondello-Valdesi progettato da Basile.

La sua vasta e feconda esperienza di questi anni lo condusse a pubblicare a Palermo nel 1892 Elementi di ornato tratti dal vero mentre sempre più evidenti apparivano i suoi interessi didattici. Nel 1898 fu nominato professore di disegno ornamentale della scuola tecnica serale, nel 1900 della scuola d'arte applicata all'industria e nel 1903 libero docente di disegno d'ornato e d'architettura alla scuola d'applicazione per architetti e ingegneri dell'Università di Palermo. Personaggio di spicco del rinnovamento palermitano collaborò tra il 1907 e il 1908 anche con la raffinata rivista La Sicile illustrée, fondata e diretta da P. Lanza di Scalea, pubblicata dal 1904 in italiano, francese e tedesco per promuovere il turismo internazionale in Sicilia. Nel 1909 comparve, inoltre, a Palermo il suo Studi d'ornato: avviamento allo studio dal vero, per uso delle scuole tecniche, complementari, normali, in seguito più volte ripubblicato. Nel 1911 pubblicò con Basile e C. Ricci Le scolture e gli stucchi di Giacomo Serpotta (Torino). Partecipe del dinamismo economico e culturale della Palermo di inizio Novecento, fu anche direttore artistico della manifattura Ceramica Florio e fu presente con il gruppo degli artisti siciliani alla I e alla II Mostra internazionale delle arti decorative di Monza (1923, 1925). In questi anni di intensa attività professionale non abbandonò mai la pittura, continuando a realizzare paesaggi e ritratti e presentando nel 1905 alla VI Biennale di Venezia L'Etna. Espose ancora alla XIII Biennale di Venezia del 1922 Barche da pesca siciliane, acquistato da Vittorio Emanuele III, nel 1927 e 1929 al Circolo artistico di Palermo e nel 1929 alla I Mostra siciliana di pittura, scultura bianco e nero, promossa dal Sindacato di belle arti in villa Gallidoro a Palermo, e alla casa d'arte Baldi a Roma. In particolare negli anni Venti, mentre a Palermo diminuivano le grandi committenze pubbliche e private, la pittura divenne la sua attività principale. Viaggi in Europa e numerosi soggiorni nelle Alpi accesero e resero più ricca e materica la sua tavolozza ora aperta a esperienze espressioniste e ai volumi strutturati di Valori plastici. Nel 1924 sposò in seconde nozze la nobile veneta Gisella Nyagoy D'Also Vist e nel 1929 si trasferì a Venezia, probabilmente in contrasto con gli ambienti artistici palermitani, ormai egemonizzati dai futuristi guidati da V. Corona e P. Rizzo, che lo aveva sostituito nella segreteria del locale Sindacato artistico. Negli anni Trenta fu apprezzato per i paesaggi alpini e le vedute di Venezia, Palermo e la Sicilia, che presentò nel 1930 alla mostra collettiva a palazzo delle Esposizioni al Lido di Venezia, nel 1931 alla Mostra nazionale del giardino di Venezia e nel 1942 alla galleria Guglielmi di Milano.

Il L. morì il 20 nov. 1943 a Venezia, dove fu sepolto nella tomba della famiglia della moglie nel cimitero di S. Michele.

Otto giorni dopo la sua scomparsa si inaugurava a Venezia una mostra retrospettiva. Numerose sue opere sono conservate in collezioni private palermitane e presso la Civica Galleria d'arte moderna E. Restivo di Palermo e la Fondazione Mormino del Banco di Sicilia.

Il figlio Giovanni, nato a Palermo il 1° apr. 1882 dalla prima moglie del L. Rosalia Cutrera, si trasferì a Milano dove ricoprì fino al 1948, anno della sua morte, la cattedra di disegno all'Accademia di belle arti di Brera. La Galleria d'arte moderna di Milano conserva un suo dipinto intitolato Marzo e la Civica Galleria d'arte moderna E. Restivo di Palermo alcuni Disegni di guerra, realizzati durante la prima guerra mondiale.

Fonti e Bibl.: G. Barbera, in La pittura in Italia. Il Novecento/1. 1900-1945, II, Milano 1992, pp. 932 s.; L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani. Pittura, II, Palermo 1993, pp. 284-286; R. L. nelle collezioni del Museo (catal.), a cura di F. Lentini, Palermo 1999; R. L., a cura di F. Lentini Speciale - U. Mirabelli, Palermo 2001 (con bibl. precedente).

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