MUROLO, Roberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

MUROLO, Roberto

Pasquale Scialò

– Nacque a Napoli il 19 gennaio 1912 da Ernesto e da Lia Cavalli, di origini toscane.

La famiglia era benestante: Ernesto (Napoli 1876-1939), poeta, giornalista, scrittore teatrale (si rammentino almeno, fra le sue commedie: ’O ’mpuosto, Niny Bijou, Anema bella), svolgeva libera attività in campo editoriale, collaborando con alcune riviste (Il Pungolo, Monsignor Perrelli). Tuttavia il campo in cui raggiunse maggiore notorietà fu quello della canzone napoletana, per la quale creò un’affermata produzione, ispirata al paesaggio partenopeo: i suoi versi per musica delineavano un’atmosfera diurna, luminosa, con tinte leggere e trasparenti. Nel 1932, in qualità di direttore artistico, realizzò a San Remo il Festival partenopeo di canti, tradizioni e costumi, ideando il prototipo di festival canoro italiano. Per contro, per una gestione dissennata delle risorse economiche, si vide costretto a svendere il consistente patrimonio familiare.

Murolo – insieme a sei fratelli (Maria, Luisa, Vincenzo, Marco, Rita e Massimo) – trascorse un’infanzia serena in condizioni di agiatezza, fra villeggiature a Ischia e contatti diretti con musicisti come Ernesto Tagliaferri, Gaetano Lama e poeti come Salvatore di Giacomo e Libero Bovio. Senza grande entusiasmo frequentò il ginnasio e l’istituto commerciale, mentre iniziava a studiare privatamente sassofono, fisarmonica e, infine, la chitarra, da cui non si sarebbe più separato. Appassionato a diversi sport (pugilato, nuoto e canottaggio), li praticò con assiduità, partecipando a numerose manifestazioni pubbliche durante il fascismo.

Forse per reazione alla chiusura culturale imposta dal fascismo verso le produzioni straniere, insieme all’inevitabile conflitto con l’ingombrante figura paterna, mise da parte la tradizione napoletana per avvicinarsi a ben altra musica e, con un gruppo di amici, iniziò a praticare alcune forme musicali derivate da stilemi jazz, in cui le voci simulavano ‘a cappella’ i timbri tipici degli strumenti di una band, diffusi in Europa dai Mills Brothers. Nel 1934 fondò con Amilcare Imperatice, Enzo Diacova e Alberto Arcamone il quartetto vocale dei Mida. Assunto dalla Compagnia del gas, dopo poco lasciò l’impiego e si dedicò interamente all’attività musicale. Iniziò un rapporto con Radio Napoli e nel 1938 firmò un contratto per La Voce del Padrone, con cui incise, tra l’altro, Ho le scarpe strette e Le tre papere.

Il repertorio dei Mida si ispirava alla musica d’Oltreoceano, con brani di intrattenimento di diversa matrice stilistica: da quelle tradizionali a quelle che riprendevano melodie popolari riarmonizzate con movimenti paralleli delle voci, come nei corali o nei gospel.

Una fitta tournée, che toccò gran parte dei paesi europei, fece affinare la formazione artistica di Murolo attraverso un apprendistato ‘per immersione’, tipico della popular music, fondato sull’ascolto dei repertori e sull’acquisizione di competenze da autodidatta. Nel 1939, scomparso il padre, Murolo, che contribuiva al sostentamento della famiglia, si riavvicinò gradualmente alla produzione poetica di Ernesto. Nel 1940 i rapporti tra Murolo e i membri del suo complesso iniziarono a farsi tesi, ciononostante durante la guerra il gruppo continuò l’attività in locali e teatri alla moda, tra Ungheria, Germania e Spagna, dove nel 1942 ottenne a Barcellona un contratto di sei mesi. Nel 1943 le tragiche notizie provenienti da Napoli, spinsero Murolo a un piano di rientro per aiutare la famiglia, che poté realizzare tuttavia solo nel 1946 dopo lo scioglimento dei Mida.

Fatto ritorno a Napoli, il nuovo impatto con la città si rivelò duro e difficile. Alcuni quartieri erano stati in gran parte distrutti dai bombardamenti e l’indigenza diffusa non aveva risparmiato i suoi familiari. Anche il paesaggio sonoro era cambiato: la musica in voga era quella dei V discs che ascoltavano i soldati americani, con le note di Moonlight Serenade e concitati boogie woogie. La reazione di Murolo fu immediata: trasferitosi a Capri, su invito del fratello Massimo, sperimentò una nuova strada che, in netto contrasto alla dilagante moda, adottava una radicale economia di mezzi. Al Tragara Club, accompagnandosi solo con una chitarra, ripropose brani napoletani tradizionali, fra cui molti scritti dal padre: Nu barcone, Napule ca se ne va!, Pusilleco addiruso, ’O cunto ’e MariarosaSuspiranno.

Fu tale l’affermazione che abbandonò definitivamente l’idea del gruppo musicale per dedicarsi alla carriera di solista. Seguì un’intensa attività per la radio, con una trasmissione che ospitava «La dolce voce di Capri», e nel 1947 ottenne un contratto con la Telefunken-Durium.

I brani scelti per questo disco costituivano un corpus musicale misto, formato da canzoni napoletane – da quelle tradizionali ai nuovi componimenti comico brillanti che presto divennero repertorio esclusivo di Murolo, come ’A casciaforte (1928) –, e da songs e componimenti internazionali. Anche la confezione musicale seguiva questa doppia tendenza: orchestre di matrice jazzistica facevano da contraltare al timbro essenziale delle chitarre di Alberto Continisio e di Eduardo Caliendo. Una sonorità già allora così particolare che fece sostenere a Marcello Fondato: «Dopo l’orgia dei ritmi americani, dopo gli spiritual-songs e dopo tanto sincopato, ecco tornare in voga ’A casciaforte, Luna nova, ’O surdato ’nnammurato, canzoni di quasi mezzo secolo fa che vivono la loro seconda giovinezza» (Il giornale d’Italia, 7 dicembre 1949).

L’interesse del pubblico per tali repertori nasceva dall’impatto con un nuovo stile vocale che, lontano dal bel canto accademico e dalla voce ‘a distesa’ di matrice folclorica, includeva sonorità e ritmi sincopati latino-americani. Così, nel 1948, Murolo incise White Christmas insieme con brani tipici napoletani, come ’Na sera ’e maggio o Munasterio’eSanta Chiara, fondendo per la prima volta il timbro microfonico del crooner con l’affabulazione del cantastorie, la voce di Bing Crosby con quella di Gennaro Pasquariello.

Dalla fine degli anni Quaranta, si aprì per Murolo anche una discreta attività nel campo cinematografico grazie alla notorietà raggiunta, sul piano nazionale, come personaggio simbolo della canzone napoletana. Partecipò a diversi film sia in qualità di cantante-attore (come Tre passi al Nord, di W. Lee Wilder, 1950), sia nel ruolo di interprete, accanto a personalità del mondo musicale, tra cui Yves Montand e Louis Armstrong, in Saluti e baci (di Giorgio Simonelli, 1953).

S’erano frattanto intensificate anche le occasioni di concerti dal vivo, compresa la partecipazione ad alcuni festival della canzone napoletana in cui ottenne due vittorie, entrambe con musiche di Renato Forlani: Sarrà chi sa! del 1959 con le voci di Fausto Cigliano e Teddy Reno, e Marechiaro marechiaro del 1962, scritto con la sorella Maria e interpretato da Sergio Bruni e Gloria Christian.

Accanto all’attività concertistica, Murolo coltivò un percorso di ricerca sul repertorio della canzone napoletana a partire dalle raccolte musicali custodite nella biblioteca paterna, come L’eco di Napoli: 150 celebri canzoni popolari napoletane per canto e pianoforte di Vincenzo De Meglio. Da una prima ricerca scaturì nel 1954 una lezione-concerto tenuta al conservatorio di Napoli con l’intervento di Cesare Valabrega, che riscosse un caloroso apprezzamento di pubblico e critica: «Il Murolo è, sotto certi aspetti, un interprete ideale della nostra canzone, perché egli non forza mai gli effetti facili del deteriore folclorismo, ma riporta l’espressione a una nuda purezza e intimità» (Alfredo Parente, in Il Mattino, 22 marzo 1954).

Alla fine dello stesso anno un’accusa di molestie sessuali ai danni di un minore, da cui venne poi assolto, lo disorientò profondamente e lo spinse ad allontanarsi dall’Italia, in compagnia del fratello Massimo. Al rientro lavorò al progetto Napoletana, un’antologia della canzone per voce e chitarra che copriva un ampio arco storico, dalle origini al presente. La proposta fu accolta e finanziata dalla casa discografica Durium che pubblicò dal 1963 al 1965 ben 160 brani con il decisivo apporto, alle elaborazioni musicali e alle esecuzioni con la chitarra, di Caliendo.

L’antologia si apriva con alcune villanelle napoletane, tra cui ’Sto core mio di Orlando di Lasso, per passare a una serie di brani vocali di tradizione orale come Lo Guarracino, Cicerenella, insieme ad altri brani, come Fenesta vascia, scritta in stile popolaresco da Guillaume Cottrau nel primo Ottocento. E ancora: graziose romanze di Saverio Mercadante, come La rosa, e un ampio spazio concesso alle canzoni napoletane d’autore di vario genere, prima di arrivare alle ultime creazioni degli anni Cinquanta di Domenico Modugno, nonché a quelle dello stesso Murolo come ’O ciucciariello. L’interpretazione sobria, lontana da ogni virtuosismo, non sovvertiva andamenti e carattere dei brani d’autore, svelando con la sua voce nel registro grave le diverse strutture formali della canzone napoletana. A Murolo si deve anche il merito di aver fatto cadere i numerosi pregiudizi borghesi verso generi vocali di matrice teatrale, come le ‘macchiette’, ritenute volgari.

Nel 1967 registrò una brillante ministoria della produzione comica dal titolo Come rideva Napoli, in cui passava dal repertorio di Nicola Maldacea a quello di Peppino Villani, da quello di Gennaro Pasquariello fino alle creazioni del cantautore Armando Gill, di cui, in gran parte dei suoi concerti, riprese la briosa E allora?, mantenendo invece sempre una certa distanza dal repertorio della canzone drammatica da ‘sceneggiata’ in quanto «[…] diventata varietà. Non ci sto più. Non faccio nomi. Tutti bravi, ma la sceneggiata è quella? La sceneggiata era un rito ancestrale, come il sirtaki, il flamenco e il fado. Oggi è commercio. Ed i Murolo, di famiglia, non hanno mai saputo fare i commercianti» (cfr. Cesarini, 1990, pp. 173 s.).

Nel frattempo scrisse i versi di numerose canzoni, circa 100 secondo una stima di Gianni Cesarini, alcune con lo pseudonimo di De Giuseppe, avvalendosi per la parte musicale anche di Rino Alfieri, Nino Oliviero, Furio Rendine e Salvatore Mazzocco. Con quest’ultimo realizzò Cara Lucia (1952), un omaggio alla poesia paterna, e la canzonetta comica L’impiegato (1952). Il componimento più ispirato di questo periodo fu ’O ciucciariello (1951), un bozzetto rurale con melodia di Nino Oliviero, costruita su intervalli cromatici discendenti e appoggiature. Dopo aver elaborato anche diversi testi musicali (Luna su Capri, 1951; Sansone e… Camilla, 1960; Serenata, 1968), dal 1969 incise per la Durium alcuni 33 giri su I grandi della Canzone napoletana: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo, E.A. Mario (Giovanni Ermete Gaeta) e, nel 1974, un pregevole tributo alle canzoni teatrali di Raffaele Viviani.

Dalla metà degli anni Settanta cominciò una nuova fase, nel segno di un confronto con diversi interpreti, spesso legati ad altre culture musicali, da cui derivarono dischi e concerti. Nel 1974 duettò con Amália Rodrigues, la regina del fado portoghese; nel 1979 con Peppino Di Capri, poi con Maria Carta, Fred Bongusto, Pupella Maggio, Carla Fracci, Wayne Eagling. Nel 1981 incontrò la musica brasiliana con Baden Powell e tenne un concerto in due parti con Sergio Bruni, altro grande interprete della canzone napoletana.

Poco dopo, sebbene all’apice del successo, inaugurò una nuova stagione creativa, anche grazie al contributo di Nando Coppeto. Nel 1990, con ’Na voce, ’na chitarra, incise alcuni brani del repertorio di cantautori contemporanei: Spassiunatamente di Paolo Conte, Lazzari felici di Pino Daniele, Senza fine di Gino Paoli, Caruso di Lucio Dalla (cantata col suo autore), Ammore scumbinato di Mimmo Francia (con Renzo Arbore), Sta musica di Enzo Gragnaniello (con Consiglia Licciardi). Due anni dopo fu la volta di Cu’ mme, un successo scritto da Gragnaniello, che si avvalse della voce di Mia Martini, inserito nell’album Ottantavoglia di cantare contenente i duetti Don Raffaè (con Fabrizio De André), Na tazzulella ’e cafè (con Renzo Arbore) e Basta ’na notte (con Peppino Di Capri). Seguirono L’Italia è bella (1993) con Martini e Gragnaniello,Tu si’ ’na cosa grande (1994), omaggio a Modugno, e Anema e core (1995), in cui lo storico componimento di Manlio-D’Esposito è riproposto dalla voce di Amália Rodrigues.

Nel 2002, nel corso del Festival di Sanremo, fu insignito del premio alla carriera; nello stesso anno pubblicò l’ultimo lavoro discografico: Ho sognato di cantare, contenente 11 canzoni di autori dell’ultima generazione, come Daniele Sepe, Peppe Lanzetta, Gigi De Rienzo.

Morì a Napoli il 13 marzo 2003.

Della diffusione e della promozione dell'eredità culturale di questo grande protagonista ha cura la Fondazione Murolo, istituita nel 2001 da Murolo stesso e ora presieduta da Nando Coppeto.

Discografia (per le incisioni a 78 giri: Cesarini, 1990, pp. 191-201). 45 giri: Lacreme napulitane - ’A casciaforte (1958); ’O mare’e Margellina - Marechiaro (1958); Maria Marì - Era di maggio (1958); Dicitencello vuje - Vierno (1958); Dduje paravise - Primma siconda e terza (1958); La cammesella - Te voglio bene assaje (1958); ’A nuvena - Dduje paravise (1964). 33 giri: Roberto Murolo e la sua chitarra (1959); Roberto Murolo e la sua chitarra (1961); Napoletana, I- IV (1963); Napoletana, V-VII (1964); Napoletana, VIII-XII (1965); Roberto Murolo e la sua chitarra (1965); Come rideva Napoli (1967); Natale napoletano (1968); I grandi della canzone napoletana: Salvatore Di Giacomo (1969); Ernesto Murolo (1969); Libero Bovio (1969); E. A. Mario (1969); L’umorismo della canzone napoletana (1971); Recital di canzoni napoletane (1972); Roberto Murolo recital n. 2 (1973); Raffaele Viviani (1974); Un recital di Roberto Murolo (1974); Furio Rendine (1975); Roberto Murolo cantautore (1977); ’A casciaforte ‘e Napule (1978); ’Nu raggio ’e sole (1980); Suspiranno mon amour (1980). Cd: Roberto Murolo: Resta cu’ mme (s.d.); Desiderio ’e sole (s.d.); Simmo ’e Napule, paisà (s.d.); Na voce, ’na chitarra (1990); Ottantavoglia di cantare (1992); L’Italia è bbella (1993); Tu si’ ’na cosa grande (1994); Anema e core (1994); Roberto Murolo and friends (1995); Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea, 1200-1894, I (2 cd,1997); 1897-1938, II (2 cd, 1997); 1940-1962, III (3 cd,1998); Ho sognato di cantare (2002); Roberto Murolo, Gold: Le più belle canzoni (2003).

Filmografia: Catene (R. Matarazzo, 1949); Paolo e Francesca (Id., 1949); Tormento (Id., 1950); Tre passi a Nord (Three steps North, W. Lee Wilder, 1950); Il voto (M. Bonnard, 1950); I falsari (F. Rosi, 1950); Milano miliardaria (M. Marchesi - V. Metz, 1951); Menzogna (U.M. Del Colle, 1952); Saluti e baci (G. Simonelli, 1953); Questi pazzi, pazzi italiani (T. Piacentini, 1965); Viale della canzone (Id., 1965); Cavalli si nasce (S. Staino, 1989).

Fonti e Bibl.: E. Malato, La poesia dialettale napoletana, pref. di G. Doria, II, Napoli 1960, pp. 389-408; A. Costagliola, Napoli che se ne va, Napoli 1967, pp. 260-278; E. De Mura, Enc. della canzone napoletana, Napoli 1969, I, pp. 120-124; II, p. 271; E. Murolo, Poesie, con un saggio critico di M. Stefanile, I-II, Napoli 1969; G. Cesarini, R. M.: la storia di una voce, la voce di una storia, pref. di R. Arbore, Napoli 1990; L. Villevieille Bideri, Antologia della canzone napoletana, in R. Murolo, I più grandi successi di R. M., Milano 1991, pp. 1-5; E. Murolo,’A storia ’e Roma, a cura di F. Russo - V. Fasciglione, Napoli 2004; La canzone italiana 1861-2011. Storie e testi, a cura di L. Colombati, Milano 2011, pp. 608-614; P. Gargano, Nuova enciclopedia illustrata della canzone napoletana, V, Napoli 2011, pp. 198-203, 205-210.

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