Robèrto Grossatesta

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Filosofo inglese (Stradbrook, Suffolk, 1175 - Lincoln 1253). Fautore di un ritorno al platonismo agostiniano, risulta centrale nella sua fisica e metafisica la dottrina della luce e il concetto di illuminazione da essa derivato, che applicò alla conoscenza. Fondamentali (anche per i suoi influssi sulla successiva filosofia di Oxford) il suo interesse per i fenomeni naturali, l'importanza attribuita alla matematica e all'ottica, la teorizzazione di quello che verrà chiamato 'principio d'economia' (la natura opera nel modo più breve e ordinato possibile).

Cancelliere dell'università di Oxford (1222), maestro di teologia nello Studium dei Frati minori di Oxford (1224), vescovo di Lincoln (1235). Conoscitore del greco, tradusse in latino varie opere (tra cui il De fide ortodoxa di Giovanni Damasceno, gli scritti dello pseudo-Dionigi con gli scoli di Massimo Confessore, opuscoli pseudoaristotelici, l'Ethica Nicomachea e parte del De coelo di Aristotele con il commento di Simplicio); commentò tra l'altro gli Analitici posteriori. Nella sua filosofia (esposta in numerosi scritti, tra i quali si ricordano: De artibus liberalibus, De intelligentiis, De unica forma omnium, De ordine emanandi causatorum a Deo, De sphera, De generatione stellarum, De lineis, angulis et figuris, seu de fractionibus et reflexionibus radiorum, De iride, De colore, De luce seu de inchoatione formarum, De motu corporali et luce) rifluiscono soprattutto motivi del platonismo agostiniano e arabo. È fondamentale nei suoi studi di fisica e metafisica la dottrina della luce come prima forma: è la luce che, estendendosi per sua propria natura, coestende la materia di cui è forma (come prima forma corporale o "forma della corporeità"). Così il costituirsi della realtà fisica si configura retto dalle leggi della diffusione della luce, leggi che sono matematiche e geometriche; di qui il valore che le matematiche hanno per R. come essenziali a spiegare la realtà fisica (e con esse, l'importanza primaria dell'ottica). Anche la psicologia (agostiniana) è retta dalla dottrina della luce che è il veicolo della sensibilità; inoltre, sempre in termini di luce e "illuminazione", si pone il problema della conoscenza umana che è capace di verità in quanto vede nella "luce increata", nella "luce della somma verità", la verità delle cose

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