TAYLOR, Robert

Enciclopedia del Cinema (2004)

Taylor, Robert

Giancarlo Zappoli

Nome d'arte di Spangler Arlington Brugh, attore cinematografico statunitense, nato a Filley (Nebraska) il 5 agosto 1911 e morto a Santa Monica (California) l'8 giugno 1969. Tra i volti più belli del cinema hollywoodiano, caratterizzato dall'espressione intensa e dolce al contempo, con il suo notevole fascino, che lo rese un beniamino del pubblico femminile, a partire dalla metà degli anni Trenta fu protagonista di film romantici di grande successo. Spinto dal desiderio di non rimanere intrappolato in quello che ormai avvertiva come un cliché, volle misurarsi con personaggi diversi rispetto a quelli che gli avevano dato la notorietà, in vari generi (dal film storico a quello d'avventura, al western), fino agli amari antieroi impersonati in alcuni film degli anni Cinquanta.

Figlio di un medico condotto, attratto dalla musica frequentò il Doane College a Crete (Nebraska), diventando un abile violoncellista, quindi si trasferì in California per compiere studi di medicina presso il Pomona College. Ben presto però abbandonò anche questa strada per dedicarsi alla recitazione, facendosi subito notare dai produttori della Metro Goldwyn Mayer, con la quale firmò un contratto nel 1934. Esordì in quello stesso anno nel film Handy Andy di David Butler e dopo alcuni film minori comparve al fianco di Irene Dunne nel melodramma di John M. Stahl Magnificent obsession (1935; Al di là delle tenebre), con il quale ottenne un notevole successo e che delineò i tratti tipici del suo personaggio in questa prima parte della sua carriera: T. infatti si confermò partner ideale di molte attrici di notevole fama in ruoli di innamorato sensibile, dotato anche di sensuale e forte personalità. Fu così che poté affrontare il non facile ruolo di Armand Duvall in Camille (1937; Margherita Gautier) di George Cukor, al fianco di Greta Garbo. Il confronto con la famosa star fu decisamente impegnativo, ma T. ne uscì vincente grazie a una presenza discreta eppure intensa, tale da renderlo indimenticabile. Successivamente affiancò Jean Harlow in Personal property (1937; Proprietà riservata) di W.S. Van Dyke, cimentandosi con i toni per lui inusuali della commedia; Barbara Stanwyck (dal 1939 al 1951 sua moglie) in This is my affair (1937; Sigillo segreto) di William A. Seiter; Vivien Leigh in Waterloo Bridge (1940; Il ponte di Waterloo), melodramma di Mervyn LeRoy ambientato a Londra durante la Prima guerra mondiale e incentrato sull'amore tragico tra un ufficiale e una ballerina, che ottenne uno straordinario successo fissando nell'immaginario romantico la scena in cui i due ballano il valzer delle candele, oasi di quiete e di sentimento prima della tragedia che incombe; Lana Turner in Johnny Eager (1942; Sorvegliato speciale) ancora diretto da LeRoy. T., deciso a esplorare altre possibilità interpretative, accettò di affrontare il ruolo dell'ambiguo protagonista in Billy the Kid (1941; Terra selvaggia) di David Miller. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu istruttore di volo in marina, realizzò documentari didattici e fu la voce narrante di Primary flight instruction: stearman N2-S (1943), un film in due parti dall'impianto documentaristico sull'attività di una portaerei al largo nel Pacifico. Il dopoguerra segnò l'inizio di un nuovo percorso artistico in cui emerse la sua immagine di eroe a tutto tondo: fu Marco Vinicio, patrizio convertitosi al cristianesimo nella Roma di Nerone, in Quo vadis (1951; Quo vadis?) di LeRoy, quindi Lancillotto in Knights of the round table (1953; I cavalieri della tavola rotonda) di Richard Thorpe che già lo aveva diretto in Ivanhoe (1952). Ma la volontà di cimentarsi con parti più controverse e tormentate lo spinse ad accettare personaggi decisamente anomali rispetto al suo precedente percorso artistico, in questo aiutato, con il passare degli anni, dall'indurirsi dell'espressione del suo famoso volto: fu così il killer di Ride, vaquero! (1953; Cavalca, vaquero!) di John Farrow, il cacciatore di bufali malvagio e destinato a una tragica fine di The last hunt (1956; L'ultima caccia) di Richard Brooks e l'avvocato claudicante e corrotto di Party girl (1958; Il dominatore di Chicago) di Nicholas Ray, una delle sue più complesse e riuscite prove di attore.

Negli anni Sessanta ottenne un notevole successo con la serie televisiva The detectives (1959-1962), mentre non trovò più ruoli realmente significativi sul grande schermo, dove prese parte, tra l'altro, alla produzione Disney Miracle of the white stallions (1963; L'ultimo treno da Vienna) di Arthur Hiller e al western Cattle king (1963; Il vendicatore del Texas) di Tay Garnett, affiancò Barbara Stanwyck nel suo ultimo film per il grande schermo, il thriller The night walker (1964; Passi nella notte) di William Castle e nel 1967 interpretò anche un film italiano, La sfinge d'oro di Luigi Scattini, con Anita Ekberg.

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