BROWN, Robert

Enciclopedia Italiana (1930)

BROWN, Robert

Giuseppe MONTALENTI
Umberto FORTI

Botanico scozzese, nato a Montrose il 21 dicembre 1773, morto a Londra il 10 giugno 1858. Nel 1789 iniziò gli studî universitarî, in medicina, dedicandosi però particolarmente alla botanica, ma non li continuò regolarmente. Nel 1800 sir Joseph Banks, presidente della Royal Society, lo inviò, in qualità di naturalista, con la spedizione del capitano Flinders sulle coste australiane. Tornato in patria nel 1804, fu nominato bibliotecario della Linnean Society, nel 1810 bibliotecario privato di sir Joseph Banks, e alla morte di questo (1820), essendo passate le sue collezioni al British Museum, ebbe la nomina di conservatore delle collezioni botaniche di quel museo. Dal 1849 al 1853 fu presidente della Linnean Society. Fu uno dei migliori botanici sistematici inglesi, e il suo nome è inoltre legato a quei movimenti delle particelle sospese in un liquido, che si chiamano appunto moti browniani (v. appresso). A lui è anche comunemente attribuito il merito della scoperta del nucleo cellulare, che in realtà era già stato visto e descritto da Felice Fontana (v.).

Fra le sue opere, tutte edite a Londra, ricordiamo: Prodromus Florae Novae Hollandiae (1810, soltanto il primo volume); General remarks geographical and systematical on Terra Australis (1814); le ricerche sul polline (1828), sulla fecondazione delle orchidee (1831), e delle Asclepiadacee (1833). I suoi scritti sparsi furono raccolti e tradotti in tedesco dal Nees von Esenheck (Norimberga 1825-1834, voll. 5).

Moti Browniani. - Il Brown mostrò in qual modo avvenga la fecondazione degli ovuli per mezzo del budello pollinico che partendo dal granello depositato sullo stimma e percorrendo lo stilo perviene fino all'ovulo. Egli mostrò che i vivaci moti dei granuli di fovilla, già notati da altri studiosi e considerati come movimenti spontanei di questi germi fecondati, non sono autonomi né possono paragonarsi ai moti degli zoospermi animali, ma sono comuni anche alle piccole particelle di sostanze inorganiche, quali minutissimi frammenti di carbone e perfino di sostanze metalliche sospese in un liquido qualsiasi. Anche lo Spallanzani aveva già visto e descritto il movimento di goccioline microscopiche di grasso sospese nell'acqua.

Furono in un primo tempo emesse varie ipotesi circa la natura di tali movimenti. Alcuni sostennero che essi potessero derivare da ineguaglianze di evaporazione nei diversi punti del liquido; altri invece pensarono che l'origine del moto dovesse ricercarsi in fenomeni di osmosi. Queste ipotesi dovettero tutte essere scartate, perché il Robin osservò l'esistenza di moti browniani in un liquido per venti anni, e fu da ciò portato a concludere che essi si prolungano per un tempo indefinito. Oggi si ritiene che essi costituiscano una manifestazione osservabile degl'incessanti movimenti che agitano le molecole del liquido.

Dalla teoria cinetica risulta infatti che l'energia cinetica media del moto d'agitazione termica è, per quanto riguarda il moto di traslazione, 3/2 k T(k = costante di Boltzmann e T = temperatura assoluta v. aggregazione, stati di). Segue di qui che tale energia cinetica sarà eguale per tutti i corpi, e quindi la loro velocità molecolaie media risulterà inversamente proporzionale alla radice quadrata della massa. Per questa ragione tali moti non sono osservabili nei corpi di dimensioni ordinarie, ma soltanto in corpi leggerissimi, quali sono le particelle microscopiche e ultramicroscopiche che presentano i moti browniani.

In base a questa teoria il Perrin è riuscito a determinare dai moti browniani il valore della costante k e quindi anche del numero di Avogadro.

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