rivoluzione Nell’uso scientifico, per un corpo in movimento intorno a un altro corpo, lo stesso che giro completo, e anche il relativo moto.
Nell’uso figurato, mutamento radicale di un ordine statuale e sociale, nei suoi aspetti economici e politici.
R. verdeNome dato a una serie di innovazioni volte a creare, dagli anni 1960, un’agricoltura altamente produttiva in varie regioni del
A fronte della carenza di risorse alimentari, la FAO ha lanciato a più riprese (1994, 2006) l’appello per una ‘seconda r. verde’, concepita, rispetto alla prima, con minore dissipazione energetica e maggiore sensibilità ecologica e fondata su un impiego più oculato ed efficiente delle risorse naturali a disposizione, più che sull’introduzione di nuove varietà di grano o di riso a più alto rendimento.
Moto di r. (o, assolutamente, r.) Il moto di un corpo celeste (pianeta, satellite, compagno di una stella doppia) intorno al suo centro di gravitazione (Sole, pianeta centrale, astro principale); periodo di r., la durata di una rivoluzione.
R. dei prezzi Il vertiginoso aumento dei prezzi che, soprattutto a partire dalla metà del Cinquecento, colpì in primo luogo la Spagna e poi gli altri paesi europei, fino all’Ungheria, alla
R. cardiaca(o ciclo cardiaco) L’insieme delle fasi di contrazione attiva, o sistole, di rilasciamento, o diastole, e di riposo del cuore. R. deambulatoria (o ciclo deambulatorio) L’insieme di due passi semplici.
In senso stretto, il processo rapido, e per lo più violento, attraverso il quale ceti, classi o gruppi sociali, ovvero intere popolazioni, sentendosi non sufficientemente rappresentate dalle vigenti istituzioni, limitate nei diritti o in una posizione sociale subalterna, sovvertono tali istituzioni al fine di modificarle profondamente e di stabilire un nuovo ordinamento. In senso più ampio, qualsiasi processo storico o movimento, anche non violento e protratto nel tempo, attraverso il quale si determini un radicale mutamento di fatto delle strutture economico-sociali e politiche, o di particolari settori di attività.
1. Le r. dell’Età moderna e contemporanea
La storia degli ultimi 5 secoli è stata costellata da molteplici rivoluzioni. La prima fu quella che portò i
Circa mezzo secolo più tardi, nel biennio 1848-49, si produsse in Europa una nuova ondata di r., che ebbero un carattere prevalentemente politico-sociale in Francia e un carattere invece soprattutto nazionale in
Il termine r. è stato impiegato, oltre che per le rivolte operaie e studentesche del 1968, anche per indicare quei processi che hanno portato allo smantellamento di svariati regimi autoritari e degli stessi regimi comunisti nel 1989-91. Si è parlato in questo senso, per citare solo due esempi, di R. dei garofani in relazione alla caduta del regime salazarista in Portogallo (1974) e di R. di velluto in relazione alla caduta del regime comunista in
Il concetto di r. oscilla di continuo, nell’ambito degli studi storico-sociali, fra i due estremi metodologici della spiegazione ‘individualizzante’ (le r. sono singoli eventi storici in sé stessi unici e irripetibili) e della spiegazione ‘generalizzante’ (si tenta di costruire un modello ideal-tipico che sia in grado di includere in un’unica categoria tutta una serie di casi definibili come rivoluzionari). Le indagini storiografiche e quelle sociologiche sulla r. tendono a differenziarsi, rispettivamente, sui lati opposti di questa alternativa, anche se è prevalsa alla fine la strategia di integrare entrambe le prospettive (E. Carr, 1966). Nelle analisi più propriamente sociologiche della r. riaffiora continuamente quella che
La novità più vistosa del 20° sec. è stata l’istituzionalizzazione di un tipo di dominio definito totalitario (
Le teorie contemporanee sul cambiamento dei regimi politici fanno riferimento a modelli complessi in cui più variabili interrelate determinano i processi di crisi dei sistemi politici e i loro esiti, sotto forma di transizione o di vero e proprio crollo, verso soluzioni di riconsolidamento (di vecchi regimi) o di instaurazione (di nuovi regimi) che contengono comunque, insieme a elementi di discontinuità più o meno radicali e più o meno violenti, anche elementi di continuità.
Serie di avvenimenti iniziata in Francia nel 1789 con la trasformazione degli
Non sorprende che una serie così complessa di eventi decisivi e risolutivi abbia dato luogo a una tradizione storiografica ancor più, se possibile, complessa. In essa si ritrovano, in pratica, i principali elementi di analisi e di elaborazione dei fondamenti reali e dei valori della civiltà moderna, che la cultura europea è andata dibattendo nei sec. 19° e 20°. I principi del 1789, affermati nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino premessa alla prima Costituzione francese (1791) con una chiara eco della Dichiarazione dei diritti dell’uomo americana (1787), divennero, perciò, uno specchio della coscienza europea, che ha oscillato tra il riconoscerli come un patrimonio divenuto ormai parte integrante del suo essere più profondo e il disconoscerli come ideologia fuorviante rispetto alla sua vera identità e ai suoi più reali interessi. Gli storici hanno contribuito e hanno risentito di tale dibattito, mettendo in luce le forti ragioni per cui la R. francese non può essere considerata come una entità compatta, la varietà dei suoi elementi costitutivi e la loro potenzialità di innescare diversi svolgimenti etici e culturali, politici e sociali.
Si intende per r. industriale quella trasformazione di strutture che, prendendo l’avvio dall’Inghilterra del Settecento, parallelamente alla R. francese, sconvolse le basi dell’antico regime, con il passaggio dalle tradizionali manifatture alla produzione meccanizzata e accentrata nella fabbrica, con la nascita della borghesia industriale e della moderna classe operaia. L’espressione, già ricorrente in F. Engels (Die Lage der arbeitenden Klassen in England, «La condizione della classe operaia in Inghilterra», 1845), fu divulgata dal primo storico dell’industrializzazione inglese, l’economista e filantropo
4.1 La prima r. industrialeIn Inghilterra si presentarono, intorno alla metà del 18° sec., le condizioni necessarie al primo decollo industriale, in particolare la concentrazione dei capitali e l’incremento generale della popolazione, soprattutto di quella urbana. L’urbanesimo fu certamente legato, nei primi decenni del secolo, al movimento d’industrializzazione, di cui anzi costituì uno degli aspetti più appariscenti, ma in realtà era anteriore al processo produttivo, risalendo al progresso dell’attività marinara e commerciale e soprattutto alle trasformazioni del settore agricolo. Infatti, in seguito ai cambiamenti avvenuti nell’ambito della distribuzione e al nuovo regime giuridico della proprietà, anche
Una serie di innovazioni tecnologiche favorì e accompagnò, lungo il corso del secolo, la trasformazione economica e sociale, costituendone anzi uno degli elementi essenziali: se ne avvantaggiò per prima l’industria del cotone, mentre quella più antica della lana rimaneva legata ai metodi tradizionali. Nel 1733 J. Kay perfezionò il telaio a mano con la «navetta volante» (flying shuttle), che s’impose dopo il 1760, a lungo osteggiata dai lavoratori, permettendo un considerevole risparmio di manodopera e insieme l’impiego di telai più ampi di quelli tradizionali. Ancora alla tessitura fu applicata (1764) la spinning Jenny di
Il cinquantennio 1780-1830 fu decisivo per l’introduzione delle macchine nelle varie industrie tessili; contemporaneamente si trasformarono la tecnica mineraria e l’industria siderurgica.
4.2 Imprenditori e operaiUn altro tratto caratteristico della r. fu la decisa tendenza a distinguere la produzione dallo scambio, anticipando la funzione dell’imprenditore moderno che si interessava essenzialmente dell’organizzazione della fabbrica. Nel Settecento inglese il nuovo ceto imprenditoriale era connesso per lo più con i gruppi dei dissidenti religiosi – puritani, quaccheri e presbiteriani scozzesi – che, ostacolati nell’istruzione superiore e nelle carriere statali, concentravano le loro forze nel campo della produzione. Non meno sensibile fu la trasformazione che avvenne nelle file operaie. In epoca preindustriale svolgevano attività di produzione interi nuclei familiari contemporaneamente occupati nell’agricoltura; nella seconda metà del Settecento cominciò a sorgere la moderna fabbrica per la produzione in serie, che riuniva intorno alle macchine gruppi considerevoli di operai reclutati fra le masse del nascente proletariato urbano. Mentre fino alla fine del secolo il salariato industriale rappresentò una minoranza, sebbene già figurasse in alcuni rami dell’industria laniera, nelle grandi aziende agricole o nei pochi opifici, soltanto mezzo secolo dopo rappresentava la totalità del lavoro nell’industria capitalistica. La classe operaia era reclutata fra i contadini danneggiati dalla divisione delle terre comuni, fra i lavoratori a domicilio, costretti a passare al sistema accentrato di fabbrica, e in misura/">misura assai minore fra i maestri artigiani che, per mancanza di capitali, si riducevano al livello di salariati. Ma non va sottovalutata, per l’Inghilterra, la disponibilità di mano d’opera irlandese a basso prezzo, e più tardi, per gli USA, il flusso migratorio dall’Europa.
Le condizioni di vita della classe operaia nelle prime fasi del processo di industrializzazione furono caratterizzate da profonda miseria: nei sobborghi dei centri urbani sorgevano interi quartieri dove trovava abitazione la massa immigrata; gli orari di lavoro raggiungevano le 70-80 ore settimanali, mentre i salari, dopo il ventennio delle guerre napoleoniche, scesero a livelli bassissimi. Specie nelle industrie tessili si fece largo impiego di donne e bambini, retribuiti in misura nettamente inferiore agli uomini. Ma la maggiore insidia alle condizioni di vita del proletariato furono le crisi periodiche, che si ripetevano a intervalli pressoché regolari di 10-11 anni (1836, 1847, 1857, 1866). Di solito un periodo di congiuntura favorevole, con incremento della domanda e rialzo dei prezzi, induceva gli imprenditori ad ampliare gli impianti facendo ricorso al credito; presto la richiesta era superata dall’offerta, si accumulavano le merci invendute e i prezzi precipitavano.
Si verificarono, a opera del ceto artigianale, tentativi di rifiuto del nuovo ordinamento della produzione, sia sul piano della reazione violenta contro le macchine (➔ luddismo), sia su quello legale (ripristino delle norme che limitavano il numero dei garzoni apprendisti nelle botteghe artigiane). Ma ormai il vecchio equilibrio era rotto per sempre e le nuove strutture si consolidavano, sia pure a prezzo di continua tensione e duri conflitti di classe. Nel 1800, sull’esempio della Costituente francese, fu vietata in Inghilterra qualunque forma di coalizione operaia, stabilendo pene severe contro gli scioperi; poi furono soppresse (1814) le corporazioni artigiane e tutte le norme che, sotto l’antico regime, avevano limitato l’attività imprenditoriale. Nel 1824 fu revocato il divieto di associazione e ammessa la nascita di nuove organizzazioni operaie; ma l’anno successivo l’attività delle
4.3 Lo sviluppo dei trasportiRealizzato, fra il 1780 e il 1830, un enorme progresso nell’applicazione delle macchine e nella produzione in fabbrica, si chiudeva il primo cinquantennio della r.: l’espansione produttiva urtava, a questo punto, contro le difficoltà create dalle barriere dei sistemi doganali, dalla lentezza e dall’alto costo dei trasporti. Nel mondo anglosassone si verificarono i primi tentativi di applicazione delle macchine a vapore ai trasporti fluviali: nel 1802 sul canale Forth-Clyde, nel 1807 sull’Hudson (Albany-New
Gli USA avanzarono di pari passo con l’Inghilterra: particolare importanza assunsero le ferrovie che dalla costa atlantica, attraverso i monti Alleghany, si spingevano all’interno del bacino del
4.4 La r. industriale negli altri paesiNegli USA il processo d’industrializzazione fu preceduto da una r. agraria maturata negli anni della guerra civile. Il passaggio dall’artigianato e dal lavoro a domicilio alla fabbrica, lentamente iniziato negli Stati del Nord fin dal principio del secolo, ebbe un’accelerazione dalla guerra civile, che segnò il crollo dell’aristocrazia rurale del Sud e il dominio incontrastato del ceto mercantile settentrionale; l’industrializzazione prese nuovo slancio verso il 1890, quando la rapida discesa dei prezzi dei prodotti agricoli spinse i capitali verso le fabbriche. Prevalsero all’inizio le industrie di trasformazione dei prodotti agricoli (cotone, cereali, carni); ma già alla fine del secolo si affermavano l’industria siderurgica, la metallurgica e la meccanica.
In Italia il decollo industriale si avviò solo verso la fine dell’Ottocento, agevolato anche dall’intervento statale. Le prime industrie tessili, favorite inizialmente da alcuni provvedimenti protezionistici, sorsero intorno al 1880. La produzione italiana subì successivamente una grave flessione, per riprendere a crescere negli ultimi anni del secolo.
Nell’impero zarista lo sviluppo industriale iniziò, promosso dallo Stato, immediatamente dopo la liberazione dei servi (1861), limitato nei primi tempi al settore tessile, che aveva i suoi centri in Polonia, nelle province baltiche e nella regione di Mosca; nei primi anni del 20° sec. si verificò in
Il