Rieti

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Comune del Lazio (206,46 km2 con 46.604 ab. nel 2020, detti Reatini), capoluogo di provincia. È situata a 405 m s.l.m. nell’angolo SE di una vasta piana (conca di R.), sulle due rive del fiume Velino, ai piedi di una serie di colline. La conca è dominata a NE dal gruppo del Terminillo. Il nucleo primitivo della città sorge su un’altura di travertino alla destra del Velino. La prima espansione dell’insediamento al di fuori della cerchia murata romana risale all’epoca medievale, e si è verificata verso S, lungo la direttrice della Via Salaria. Contenuto fino agli inizi del 20° sec. entro i limiti di una successiva corona di mura tardomedievali, lo sviluppo dell’agglomerato urbano ha assunto, poi, le direzioni N e NO, seguendo la strada statale per Terni e superando la linea ferroviaria Terni-Sulmona. A E, infine, si è sviluppato il quartiere operaio di Villa Reatina.

La popolazione comunale, dopo un incremento notevole negli anni 1960 e 1970, in relazione all’espansione delle attività industriali, ha registrato una relativa stasi tra i censimenti del 1981 e del 1991. Successivamente ha ripreso a crescere, sia pure moderatamente.

L’economia della città è prevalentemente legata al settore primario, che fornisce materia ad alcune delle principali industrie (zuccherificio, molitura dei cereali, pastificio). Il settore secondario è comunque ben rappresentato, oltre che dalle industrie alimentari, anche da aziende operanti nei rami metalmeccanico, tessile ed elettronico, ubicate nel nucleo industriale di R.-Cittaducale, sorto nel 1971 nel quadro degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno. Notevole il movimento turistico, sia per quanto riguarda il turismo religioso (dovuto alla presenza di santuari legati alle origini del francescanesimo: Greccio, Fonte Colombo, Poggio Bustone e la Foresta), sia, e soprattutto, montano (stazione di sport invernali del Terminillo).

Tra le più importanti città dei Sabini, l’antica Reate fu incorporata all’Agro Romano nel 290 a.C. Diocesi dalla fine del 5° sec., compresa poi nel ducato di Spoleto, fu sede di un gastaldato. Dal 9° sec. fino alla prima metà del 12° sec. retta da un conte, fu devastata dai Saraceni nel 9° sec., nel 1149 dai soldati di Ruggiero II di Sicilia e nel 1239 da Federico II. Nel 1198 fece atto di omaggio a Innocenzo III e da allora restò fedele ai papi. Travagliata dalle lotte di parte e costretta a subire le ingerenze degli Angioini durante il periodo avignonese, nel 1354 rinnovò l’atto di omaggio alla Chiesa. Nel 1378 si diede in signoria temporanea a Cecco Alfani, la cui famiglia predominò fino al 1425. Nel 1798-99 R. fece parte del dipartimento del Clitunno, nel 1808-14 di quello del Tronto. Le truppe italiane entrarono a R. il 23 settembre 1860.

La città antica occupava il centro dell’attuale; restano tratti delle mura romane in opera quadrata e un torrione. Il ponte romano era unito alla città da una via che attraversava su viadotto una zona acquitrinosa. R. conserva importanti monumenti: la cattedrale (iniziata nel 1109, terminata nel 1229, interno del 1639; opere di G.L. Bernini, 1652; di Antoniazzo Romano e di autori del 17° sec., tra cui A. Sacchi), con portale romanico e portico (1458) che la unisce al campanile del 1252; l’arco di Bonifacio VIII (1298); il Palazzo Vescovile (con portico del 1283, concluso nel 1288, rimaneggiato 1532-35); S. Agostino (13° sec.) e S. Francesco (13° sec., restaurata nel 17°). Quasi intatte le mura medievali (13°-14° sec.). Notevoli i palazzi Vecchiarelli (C. Maderno); del Governo (già Vicentini, di G.D. Bianchi, 1596); Palazzo Comunale (facciata 18° sec.; lato del 13° ma con rifacimenti di G. Bazzani, 1909), sede (dal 1949) della Biblioteca Comunale Paroniana e del Museo Civico. Interessante anche il Museo Diocesano.

Provincia di R. Provincia del Lazio (2751 km2 con 152.497 ab. nel 2020), suddivisa in 73 comuni. Il territorio è prevalentemente montuoso e collinoso e comprende, oltre alla massima parte della Sabina (➔), parte dei Monti Reatini, dei Monti della Laga e della catena di Monte Velino, l’alta valle del Tronto e il Cicolano.

La popolazione provinciale ha subito un decremento considerevole negli anni 1960 e 1970, dovuto ai fenomeni di deruralizzazione e di spopolamento montano. A partire dagli anni 1990 il dato demografico ha fatto registrare una ripresa, grazie alla contrazione dei tradizionali flussi emigratori extraprovinciali e al riassetto degli apparati produttivi. Evidente, tuttavia, rimane lo squilibrio nella distribuzione della popolazione, che si concentra lungo le più consolidate direttrici di sviluppo locale, fra il capoluogo, Roma, i maggiori centri della Sabina e Terni.

L’agricoltura, con le attività strettamente connesse (lavorazione e commercializzazione dei prodotti), è il supporto principale dell’economia provinciale. Il comparto manifatturiero si fonda sul sistema produttivo installato fra R. e Cittaducale, ormai fortemente radicato nel territorio. Notevole importanza rivestono le attività legate al turismo montano.

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