Avenarius, Richard

Dizionario di filosofia (2009)

Avenarius, Richard


Filosofo tedesco (Parigi 1843 - Zurigo 1896). Dal 1877 fu prof. a Zurigo. Riprendendo alcuni assunti di fondo del positivismo (primato epistemico delle sensazioni, relativismo gnoseologico, critica alla metafisica), A. mirò a costruire una filosofia intesa come critica dell’«esperienza pura», precedente la distinzione tra fisico e psichico e non suscettibile d’interpretazioni sia materialistiche sia idealistiche. A tale filosofia A. diede il nome di «empiriocriticismo». Sua tesi di fondo è che il mondo empirico possiede una propria unità originaria derivata da una «coordinazione indissolubile» tra uomo e ambiente. È questo il «concetto originario del mondo», già proprio dell’uomo prima delle innaturali distinzioni introdotte dai sistemi filosofici, frutto di un processo di introiezione che determina un’artificiosa distinzione fra mondo esterno e mondo interiore, tra soggetto e oggetto, tra essere e pensiero, tra l’immagine delle cose nell’io e le cose stesse. Discostandosi dall’empirismo classico, nella sua analisi dell’esperienza A. non parte dalla coscienza individuale e da ciò che essa percepisce, ma postula l’esigenza di partire da una pluralità di individui che interagiscono tra di essi e con l’ambiente. L’uomo ha esperienza dell’ambiente come di sé stesso; entrambe le esperienze sono costituite dai medesimi elementi: le sensazioni, che descrivono aspetti dell’ambiente (suoni, colori, ecc.), e i caratteri (espressi da qualificazioni come «piacevole», «spiacevole», «bello», «brutto», «noto», «ignoto»), che si riferiscono a reazioni dell’individuo a costituenti dell’ambiente. Fisico e psichico non sono che forme differenti di posizione degli stessi insiemi di elementi, nel senso che la loro differenza dipende solo da una diversità di «caratteri», la quale a sua volta dipende dal rapporto biologico con l’ambiente circostante. I processi psichici stessi sono mutamenti fisiologici mediati dal sistema nervoso centrale attraverso i quali si realizza l’adattamento tra organismo e ambiente. Tale adattamento, a sua volta, comprende anche i processi conoscitivi, mediante i quali una molteplicità di esperienze viene riassunta in formule (concetti, teorie, leggi) in base al principio di economia, o «del minimo sforzo», che è il principio regolatore di tutti i fenomeni. Contrapponendosi all’idea spenceriana secondo cui i processi evolutivi andrebbero in direzione di una crescente complessità, A. sostiene difatti che la tendenza universale è verso la semplicità e l’omogeneità. Le teorie di A. anticipano quelle sviluppate in modo autonomo da Mach, e influirono sulle discussioni gnoseologiche dell’inizio del 20° sec. Tra le sue opere più notevoli: Philosophie als Denken der Welt gemass dem Prinzip des kleinsten Kraftmasses (1876); Kritik der reinen Erfahrung (2 voll., 1888-90; trad. it. Critica dell’esperienza pura); Der menschliche Weltbegriff (1891).

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