Ricerche logiche (Logische Untersuchungen)

Dizionario di filosofia (2009)

Ricerche logiche (Logische Untersuchungen)


Ricerche logiche

(Logische Untersuchungen) Opera (1900-1901) di E. Husserl, pubblicata in due volumi: 1°, Prolegomeni alla logica pura (Prolegomena zur reinen Logik); 2°, 1, Indagini sulla fenomenologia e sulla teoria della conoscenza (Untersuchungen zur Phänomenologie und Theorie der Erkenntnis); 2°, 2, Elementi di una spiegazione fenomenologica della conoscenza (Elemente einer phänomenologischen Aufklärung der Erkenntnis). Il primo volume presenta una critica dello psicologismo logico, incentrata sulla necessità di ovviare all’empirismo scettico e al naturalismo psicologico delle logiche empirico-induttive del tipo di quella di Mill, cui Husserl contrappone la ricerca di una «logica pura» volta a riconoscere «la visione evidente dell’essenza dei modi di conoscenza». In tale prospettiva, Husserl disarticola ‘leggi logiche’ e ‘fatti psichici’. Nella loro oggettività ideale le leggi logiche non dipendono da ‘eventi’ psichici, come invece avviene per le leggi «naturali» della fisica o della meccanica. La verità è «eterna», ossia è un’idea al di là del tempo, e la validità o oggettività di un enunciato non concerne una singola esperienza vissuta nel tempo, ma la sua specie (species) o essenza, cioè la sua struttura tipica o ideale. «Le verità stesse […] sono ciò che sono, sia che noi le comprendiamo o no» (Prolegomeni, § 65); non è la validità delle verità a derivare dalla nostra facoltà di comprenderle, ma al contrario la nostra possibilità di comprenderle a fondarsi sulla loro validità. Su tale sfondo, proposizioni, verità, leggi, e atti logici diventano «condizioni obbiettive ideali della conoscenza» (ibidem), e la logica si presenta come una «teoria delle forme possibili di teorie». Nel secondo volume vengono presentati sei gruppi di ricerche in cui, a partire dall’analisi dell’espressione e del linguaggio, e mediante riflessioni centrali sull’intenzionalità e sul vissuto (Erlebnis) si perviene alla fondazione fenomenologica delle leggi e dei concetti. Ne risulta che la coscienza, in quanto «intenzionalità», è in relazione sia con le cose reali della percezione sensibile (esterna o interna) sia con gli oggetti ideali, vale a dire le specie o essenze, e le formazioni logiche. La concezione fenomenologica del linguaggio avvia la costruzione di una logica pura (1); l’analisi si estende alla coscienza dell’universalità (2), alla dottrina del tutto e delle parti (3), e alla differenza fra significati autonomi e non autonomi e l’idea della grammatica pura (4). Dalla fenomenologia dell’espressione linguistica e del linguaggio deriva la successiva analisi dell’intenzionalità e dei vissuti intenzionali (5), ossia l’analisi descrittiva della coscienza: «ciò che caratterizza i vissuti intenzionali è il fatto che essi si riferiscono con diverse modalità a oggetti rapresentati. […] Un oggetto è in essi inteso, vi è un tendere ad esso, e precisamente nelle modalità della rappresentazione o anche del giudizio». In tale modo Husserl estende compiutamente la prospettiva fenomenologica non soltanto «all’intenzione del rappresentare», ma anche a quella «del giudicare». Nella ricerca sulla dottrina della verità (6), la possibilità di cogliere intuitivamente gli oggetti ideali concerne sia gli atti del pensiero sia le intuizioni categoriali che le rendono possibili. In essi si rivela il «riempimento intuitivo», ossia un «riempimento di significato» che deriva dalla funzione di «intenzione di significato», in cui vengono coinvolti anche gli atti logici. Ne risulta la possibilità dello studio della logica come logica ‘oggettiva’ fondata su una fenomenologia degli atti conoscitivi.

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