Rhetorica ad Herennium

Enciclopedia Dantesca (1970)

Rhetorica ad Herennium

Giorgio Brugnoli

. Trattato retorico anonimo dell'età mariana (c. 90 - 80 a.C.), attribuito fin dal tardo-antico (Girolamo) a Cicerone, del cui analogo trattato De Inventione fu veramente una delle fonti. E una trattazione sistematica di retorica in 4 libri (i libri I-II trattano dell'inventio; il III dell'inventio nei ‛ genera ' deliberativum e demonstrativum, della dispositio, della pronuntiatio e della memoria; il IV dell'elocutio).

La popolarità medievale della R. è legata alla sua scoperta nel sec. IX da parte di Lupo di Ferrières e alla sua collocazione definitiva fra le opere di Cicerone, accanto e complementare al De Inventione (‛ Rhetorica prima ') come ‛ Rhetorica seconda ': da questa denominazione derivò nel sec. XIII quella di ‛ Rhetorica ' rispettivamente ‛ vetus ' (De Inventione) e ‛ nova ' e sotto questo titolo (Rettorica nuova di Tullio o Fiore di Rettorica) la R. fu tradotta in tempi vicini a D. da Guidotto di Bologna.

D., che cita il De Inventione come Prima rethorica in Mn II V 2, non cita mai direttamente la Rhetorica ad Herennium.

La citazione di Ep XIII 49 ad bene exordiendum tria requiruntur, ut dicit Tullius in nova Rhetorica, scilicet ut benivolum et attentum et docilem reddat aliquis auditorem; et hoc maxime in admirabili genere causae, ut ipsemet Tullius dicit, non è, inaspettatamente, riferimento alla R. (‛ Rhetorica nova ') ma, e non fu mai notato prima d'ora!, al De Inventione (‛ Rhetorica vetus ') I XV 20 " Exordium est oratio animum auditoris idonee comparans ad reliquam dictionem; quod eveniet, si eum benevolum, attentum, docilem confecerit. Quare qui bene exordiri causarn volet, eum necesse est genus suae causae diligenter ante cognoscere. Genera causarum quinque sunt: honestum, admirabile, humile, anceps, obscurum ", e I XV 21 " In admirabili genere causae, si non omnino infesti auditores erunt, principio benevolentiam comparare licebit ". Il concetto di ‛ causa admirabilis ' manca nella R. (‛ Rhetorica nova ') che distingue invece soltanto quattro ‛ genera ' di causae (" honestum, turpe, dubium, humile "). Ne dobbiamo dedurre un nuovo sospetto sulle capacità culturali dell'autore dell'epistola.

Si aggiunga, a margine, che la citazione di Tullio come maestro di stile, sia pure per il De Inventione, non corrisponde all'ideologia di D. per cui Cicerone è piuttosto maestro di sapienza: ed è significativo che l'altra e corretta citazione dal De Inventione in Mn II V 2 Propter quod bene Tullius in ‛ Prima rethorica ': semper-inquit- ad utilitatem rei publicae leges interpretandae sunt, si rivela mnemonica (Invent. I XXXVIII 68 " Omnes leges, iudices, ad commodum rei publicae referre oportet et eas ex utilitate communi, non ex scriptione, quae in litteris est, interpretari "), probabilmente indiretta, certamente riferita a un monito sapienziale.

Se non è assicurata per D. la conoscenza diretta delle due Retoriche' (anche se La Rettorica di Brunetto Latini traduceva Invent. I fino a XVII 24 e Guidotto e altri divulgavano il pensiero retorico di Cicerone) e della R. in particolare, è credibile che qualche tratto della R. gli sia pervenuto attraverso canali assai indiretti e imprecisati, com'è avvenuto per la citazione dal De Inventione nella Monarchia. Fra i molti paralleli prodotti sono più probabili quelli con VE I XV 8 e II IV 5-7.

In VE I XV 8 le ‛ loquelae ' sono definite ‛ purae ' se evitano la commixtio con altre: solo in questo caso hanno il diritto di essere considerate vere latium... illustre. Il concetto dell'isolamento della lingua come condizione della ‛ pura Latinitas ' è in Rhet. IV XII 17 " Latinitas est, quae sermonem purum conservat, ab omni vitio remotum ", anche se si tratta di un concetto non peregrino e forse addirittura scolastico.

In VE II IV 5-7 la dottrina dei tre stili poetici (tragico, comico, elegiaco), che D. attinge dalla Poetria di Giovanni di Garlandia, è in qualche modo legata alla dottrina dei tria genera stilistici di Rhet. IV VIII 11 (" grave, mediocre, extenuatum "), anche se D. li definisce rispettivamente ‛ stilus superior ', ‛ stilus inferior ' e ‛ stilus miserorum ': lo assicura la dipendenza verbale di VE II IV 7 dalla R.: Stilo equidem tragico tunc uti videmur, quando cum gravitate sententiae [= " graves sententiae "] tam superbia carminum quam constructionis elatio et excelldntia vocabulorum [ " ornatissima verba ", " exornationes sententiarum aut verborum, quae gravitatem habebunt "] concordat.

Bibl. - F. Quadlbauer, Die antike Theorie der genera dicendi im lateinischen Mittelalter, Vienna 1962; A. Bucx, Gli studi sulla poetica e sulla retorica di D. e del suo tempo, in " Cultura e Scuola " 13-14 (1965) 143-166; G. Nencioni, D. e la retorica, in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 91-112.

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