REẒĀ PAHLAVĪ

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

REẒĀ PAHLAVĪ

Alessandro Bausani

. Ex-imperatore, o scià (shāhenshāh), dell'Iran. Nato a Teheran il 26 ottobre 1919, fu ufficialmente proclamato principe ereditario al momento dell'incoronazione di suo padre Reẓā Shāh, ora detto "il Grande" (Reẓā Shāh-e kabīr), il 24 aprile 1925 (su di lui v. rizā shāh pahlawī, XXIX, p. 499, e App. II, 11, p. 724). Come principe ereditario frequentò le scuole elementari a Teheran fra i 6 e i 12 anni, poi continuò i suoi studi in Svizzera. Tornato a Teheran dopo essersi approfondito nelle lingue straniere e negli studi politico-economici, frequentò il collegio militare, uscendone nel 1938. Ascese al trono in un momento particolarmente critico della storia dell'Iran, quando suo padre dovette abdicare, il 16 settembre 1941, in seguito all'invasione anglo-sovietica della Persia, e si recò in esilio. Dopo lunghi negoziati firmò (29 gennaio 1942) il trattato tripartito di alleanza fra Iran, Gran Bretagna e Unione Sovietica che fece anche dell'Iran uno degli "alleati" nella guerra contro il nazi-fascismo. Nel 1946 l'appoggio dato dall'URSS al separatismo dell'Azerbaigian (regione di lingua turca) rese piuttosto tese le relazioni con quel paese. La "rivolta" azerbaigiana fu domata il 12 dicembre 1946. Nel febbraio 1951 lo scià inaugurava la prima sessione del Senato iraniano e nel mese successivo firmava il decreto del Parlamento per la nazionalizzazione dell'industria petrolifera. Il governo del fronte nazionale di Moṣaddeq assunse caratteristiche sempre più antimonarchiche e nel 1953 lo scià fuggì a Roma, ma ben presto un colpo di stato lo riportò al potere nell'agosto 1953. Mentre negli anni precedenti lo scià aveva mostrato un atteggiamento molto moderato, tanto che non mancava chi, paragonandolo all'autoritario suo padre, lo considerava "poco energico", dopo il 1953 egli accentrò sempre più saldamente il potere nelle sue mani. La firma del patto di Bagdad nel 1955 (poi CENTO, agosto 1959) porta l'Iran nell'area politica delle potenze occidentali, ma lo scià e i suoi ministri riescono a mantenere una politica petrolifera "nazionale". Nel 1962 lo scià lancia la sua "rivoluzione bianca" o "rivoluzione dello scià e del popolo", con riforma agraria e industriale (partecipazione agli utili degli operai), diritto di voto alle donne, creazione di un "esercito del sapere " per l'alfabetizzazione del paese e altri eserciti simili (dell'igiene, dello sviluppo, ecc.), istituzione di tribunali di villaggio, ecc. La "rivoluzione" è approvata con referendum nel gennaio 1963. Nel contempo si continua la politica nazionalista di ricordo e rivalutazione delle antiche glorie achemenidi. Nel 1971 lo Shāhenshāh e la Shāhbānū ("regina", Faraḥ Dībā, da lui sposata dopo infelici matrimoni precedenti) vengono solennemente incoronati e nell'ottobre 1971 una grandiosa e coloristica manifestazione a Persepoli celebra il 2500° anniversario della fondazione dell'impero di Ciro il Grande. Vi furono presenti capi di stato (o loro rappresentanti) dei più vari paesi (inclusi quelli socialisti). Frattanto lo scià aveva anche assunto l'ulteriore titolo di āryāmehr ("sole degli arya", a ribadire appunto le tendenze nazionali "ariane" del suo impero). Tuttavia lo scià, a parte le tensioni con l'Iraq per questioni territoriali, cercò buone relazioni internazionali con tutti (accoglienze calorose ebbe sua sorella, la principessa Ashraf, nel suo viaggio in Cina). Con la creazione del partito unico della "resurrezione nazionale" nel 1975 anche la precedente tenue forma parlamentare dell'"opposizione di sua maestà" cadde, e lo scià tentò di presentarsi sempre di più, anche in sue affermazioni in interviste e nella sua autobiografia (Ma'mūriyat barūye vaṭanam), come il sovrano illuminato che collabora col popolo e che ritiene inadatti per l'Iran i sistemi parlamentari di tipo occidentale. Tuttavia i tentativi di modernizzazione del paese gli procurarono la violenta reazione (1978) degli ambienti musulmani sciiti, alla cui protesta si univa l'ala progressista dei partiti di sinistra. La risposta di R. P. fu fortemente repressiva, ed egli non riuscì ad arginare l'insurrezione popolare, capeggiata dall'ayatollah Ruhollah Khomeinì; il 16 gennaio 1979 era costretto a partire per l'esilio (dapprima in Messico, poi a Panama), e nel marzo 1979 veniva proclamata la Repubblica Islamica.

Assai drastica è stata l'eliminazione della vecchia classe dirigente e militare fedele allo scià, con numerosi processi sommari e fucilazioni. Il tribunale islamico ha condannato a morte in contumacia (giugno 1979) sia R. P. che la moglie, dalla primavera 1980 ospitati in Egitto da Sadat.

Bibl.: Ma'mūriyat barāye vaṭan-am, Mission for my Country, l'autobiografia dello scià, è stata tradotta in varie lingue. Z. N. Davidian, Iran in the service of the world peace, Teheran 1971; 12 points pour le progrès, ivi 1969.

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