COREA, Repubblica Democratica Popolare di

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Corea, Repubblica Democratica Popolare di

Alberta Migliaccio e Claudio Novelli

(v. corea, XI, p. 378; App. I, p. 469; II, i, p. 697; III, i, p. 435; IV, i, p. 531;V, i, p. 733)

Geografia umana ed economica

di Alberta Migliaccio

Popolazione

Nel 1998 la popolazione veniva stimata in 23.348.000 ab.; in un trentacinquennio essa si è più che raddoppiata: stime ufficiali del 1963 attribuivano, infatti, alla Repubblica Democratica Popolare di C. (Corea del Nord) una popolazione di 11.040.000 ab., saliti a 18.450.000 nel 1982. Contrariamente alla massima parte dei paesi del globo, il tasso di natalità ha segnato un lieve incremento, essendo passato dal 22‰ dei primi anni Ottanta a oltre il 24‰ alla metà degli anni Novanta; in leggera contrazione è il tasso di mortalità; l'accrescimento demografico annuo si è attestato sul 17‰ nella prima metà del decennio Novanta. La capitale, P'yŏngyang nel 1996, veniva accreditata di una popolazione di circa 2,5 milioni di ab. nell'agglomerazione urbana.

Condizioni economiche

Il paese versa in una situazione economica critica; se fino agli anni Sessanta l'apparato produttivo è cresciuto a tassi piuttosto elevati, nel corso dell'ultimo trentennio le condizioni economiche si sono progressivamente aggravate e attualmente - pur in assenza di stime ufficiali - gli economisti delle organizzazioni internazionali ritengono che la C. del Nord debba rientrare nella fascia di stati definiti a reddito medio-basso. Le valutazioni sulle dimensioni del reddito pro capite variano fra i 900 e i 1500÷1700 dollari l'anno; più concordi sono invece le considerazioni sull'evoluzione del PIL: viene stimato che, in valori assoluti, nel corso degli anni Novanta questo sia mediamente diminuito di un 3÷4% l'anno.

La C. del Nord è rimasta una delle poche economie del mondo connotate da un forte controllo centralistico e da un largo ricorso alla pianificazione statale: sono proprio questi i principali ostacoli che si frappongono alle sue possibilità di sviluppo. L'economia, inoltre, è molto penalizzata dalle carenze tecnologiche e dalla mancanza di attrezzature moderne e di manodopera specializzata. Di conseguenza, il paese soffre di livelli produttivi molto bassi e di un'eccessiva burocratizzazione; nel corso degli ultimi anni la sua situazione si è ulteriormente aggravata in conseguenza del verificarsi di grandi avversità climatiche. Con la morte di Kim Il-sŏng, al potere per quasi mezzo secolo, il paese avrebbe potuto gettare le basi per l'avvio di un effettivo processo di ammodernamento economico, ma sono sorte grandi difficoltà politiche e la lotta per la successione ai vertici dello Stato ha introdotto elementi di insicurezza nella gestione del potere (v. oltre: Storia).

Per quanto riguarda i settori produttivi, va ricordato che l'agricoltura si trova in una situazione molto difficile. I terreni utilizzabili ai fini colturali sono un sesto circa della superficie complessiva, le forme di conduzione sono superate, le imprese non dispongono di attrezzature adeguate e nel 1995 e nel 1996 si sono verificate gravissime anomalie climatiche che hanno portato a disastrose inondazioni: interi raccolti sono andati perduti e le fonti ufficiali parlano di danni valutabili in oltre 20.000 miliardi di lire.

Il potenziamento del settore primario rappresenta un obiettivo prioritario: è prevista l'intensificazione dei progetti di irrigazione, l'estensione della meccanizzazione e l'elettrificazione delle campagne; è poi preventivato il ricorso a un uso intensivo dei fertilizzanti. I precedenti progetti di sviluppo del settore (ampliamento della superficie agricola, costruzione di nuovi terrazzamenti per ricavare altri 200.000 ha di superficie da destinare ai seminativi, piani per la riforestazione) sono in massima parte rimasti sulla carta e dalla metà degli anni Ottanta il paese è stato costretto a ricorrere a massicce importazioni di riso. Questa situazione si è ora notevolmente aggravata in conseguenza delle avversità climatiche. Favorevoli appaiono le prospettive sia per la pesca interna, sia per quella oceanica; tuttavia, sebbene fin dai primi anni Ottanta sia stato fissato un obiettivo di 3,5 milioni di t di pesce sbarcato, nel 1995 la produzione ha di poco superato 1,8 milioni di tonnellate. Per potenziare questa importante voce dell'alimentazione locale è stata incentivata la costituzione di piccole cooperative che interessano tutti i villaggi costieri ed è stato varato un piano per lo sviluppo dell'acquacoltura. Anche in questo settore il paese sconta, però, una grave carenza tecnologica.

Dal punto di vista minerario la C. del Nord è relativamente ricca di carbone, ferro, piombo e di altre materie prime. Manca il petrolio e, nonostante vengano estratti annualmente circa 100 milioni di t di carbone e lignite, il paese soffre di notevoli carenze energetiche che sono di ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di politica industriale. Il problema energetico è poi aggravato da un inadeguato sistema di trasporti, da un basso livello di meccanizzazione e da modalità estrattive superate.

L'apparato industriale è basato sui settori pesanti. Come in tutti i paesi socialisti, è stata privilegiata l'industria di base: la siderurgia ha una capacità produttiva di oltre 10 milioni di t di acciaio l'anno e si avvale di buone riserve di minerali di ferro. Importante è pure il settore cementiero (la produzione si aggira sui 15÷18 milioni di t l'anno); l'industria chimica ha uno sviluppo sostenuto, soprattutto in funzione della produzione di fertilizzanti agricoli. Al contrario i settori leggeri, destinati al consumo locale, sono tecnologicamente superati, forniscono prodotti di qualità modesta e risultano del tutto insufficienti a soddisfare la domanda locale.

Dal punto di vista infrastrutturale il paese presenta gravi ritardi nella realizzazione delle reti di comunicazione. La rete ferroviaria (8500 km circa di lunghezza) rappresenta il fondamentale sistema di trasporto, mentre quello su gomma è ancora in uno stadio embrionale.

bibliografia

E.G. Hwang, The Korean economies. A comparison of North and South, Oxford-New York 1993; The Far East and Australasia 1999, London 1998.

Storia

di Claudio Novelli

La Repubblica Democratica Popolare di C. fu guidata, fin dalla sua proclamazione, dal leader del Partito comunista (dal 1949 Partito coreano dei lavoratori) Kim Il-sŏng, che nel 1972, con l'adozione di una nuova Costituzione, aveva assunto anche la carica di presidente della Repubblica. Kim Il-sŏng, detentore di un potere pressoché assoluto e sostenitore della possibilità di un'autosufficienza economica, scientifica e culturale del paese, aveva indirizzato il partito e lo Stato verso una sorta di via nazionale al socialismo, autonoma tanto dal modello sovietico quanto da quello cinese. Tale politica, fondata sull'idea di chuch'e, ovvero su un richiamo alla capacità del popolo coreano di 'contare sulle proprie forze', costituiva un adattamento dei principi fondamentali del marxismo alla cultura nazionale e alla tradizione confuciana.

All'inizio degli anni Novanta la Repubblica Democratica Popolare di C. intensificò i contatti con Sŏul per giungere a una riunificazione pacifica del paese, dopo che nel decennio precedente i rapporti fra i due Stati avevano registrato momenti di notevole tensione, dovuti soprattutto alle proteste di P'yŏngyang per la permanenza nella Repubblica di C. di ingenti forze statunitensi e per le manovre annuali, denominate Team spirit, da queste condotte unitamente all'esercito sudcoreano. Anche i mutamenti in corso nella situazione internazionale contribuivano a favorire la ricerca di un accordo, in particolare per l'accrescersi dell'isolamento politico della Repubblica Democratica Popolare di C. in seguito alla crisi dell'Unione Sovietica e al riavvicinamento diplomatico tra Cina e Corea del Sud.

Il regime di P'yŏngyang ottenne due importanti risultati nel 1991: a settembre, quando un accordo fra i due stati portò alla loro simultanea ammissione all'ONU, e a dicembre, quando dopo ripetuti incontri fra i rispettivi primi ministri fu firmato un accordo di riconciliazione, non aggressione e cooperazione con la Repubblica di C. (tra le altre cose i due governi dichiaravano di impegnarsi per il raggiungimento di un trattato di pace che regolasse i loro rapporti, ancora imperniati sull'armistizio del 1953). Il contemporaneo accordo di principio per la denuclearizzazione della penisola coreana, l'annullamento delle manovre Team Spirit e il miglioramento delle relazioni di P'yŏngyang con il Giappone e gli Stati Uniti sembrarono confermare, nei mesi successivi, il consolidamento del processo di distensione.

Nuove difficoltà emersero, però, nel corso del 1993, a seguito della ripresa delle manovre militari congiunte tra Repubblica di C. e USA e degli ostacoli posti dalle autorità nordcoreane allo svolgimento delle ispezioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (avviate nel 1992) alle proprie centrali nucleari. Questa situazione si protrasse fino alla metà del 1994, quando la mediazione dell'ex presidente degli Stati Uniti J. Carter condusse all'annuncio di un imminente incontro tra i due capi di Stato coreani. La morte di Kim Il-sŏng (luglio 1994) impedì che tale incontro avesse luogo e aprì, ai vertici del regime, una lunga fase di incertezza, testimoniata dal fatto che il figlio Kim Jong-il, da tempo indicato come suo probabile successore, pur accrescendo il suo ruolo nella vita politica del paese non assunse ufficialmente le cariche di presidente della Repubblica e di segretario generale del Partito coreano dei lavoratori (avrebbe assunto la guida di quest'ultimo solo tre anni dopo, nell'ottobre 1997). Nello stesso tempo si ponevano di fronte alla dirigenza nord-coreana gravi problemi di ordine economico, determinati dalla fine dei crediti sovietici, dalla drastica diminuzione delle esportazioni alimentari da parte della Cina e anche dalla mancata applicazione degli accordi con gli Stati Uniti dell'ottobre 1994, che avevano stabilito una serie di aiuti economici in cambio di una moratoria del programma nucleare di P'yŏngyang. Inoltre, la limitata apertura ai capitali provenienti dall'estero, resa possibile nel 1992 da alcuni emendamenti costituzionali (che avevano segnato, tra l'altro, la scomparsa di ogni riferimento esplicito all'ideologia marxista-leninista), non si mostrava in grado di migliorare la situazione, che anzi fu resa drammatica dalle inondazioni che tra il 1995 e il 1996 colpirono il paese, devastando le campagne e distruggendo le risaie. Di fronte al gran numero di vittime (soprattutto bambini) causato dalla conseguente carestia, una serie di accordi internazionali stabilì l'invio di beni alimentari e generi di prima necessità alla popolazione nord-coreana; la contemporanea ripresa delle relazioni con la Repubblica di Corea e con gli Stati Uniti condusse anche, nel corso del 1997, all'avvio della costruzione delle due centrali elettronucleari ad acqua leggera, destinate a un uso civile, che erano state previste negli accordi dell'ottobre 1994.

Nello stesso tempo, mentre proseguiva l'invio degli aiuti umanitari, si registrava la ripresa dei contatti diplomatici tra i rappresentanti di Repubblica Democratica Popolare di C., Repubblica di C., Stati Uniti e Cina: dopo alcuni incontri preliminari, si tenevano a Ginevra (dicembre 1997, marzo e ottobre 1998, gennaio 1999), tra le delegazioni di questi paesi, le prime quattro sessioni ufficiali dei colloqui di pace, che risultavano, però, ancora interlocutorie. Con un nulla di fatto si risolvevano anche i negoziati diretti svoltisi a Pechino (aprile 1998) tra i rappresentanti dei governi di Sŏul e di P'yŏngyang.

bibliografia

S. Yang, The North and South Korean political systems. A comparative analysis, Boulder 1994.

S. Han, Korea in a changing world. Democracy, diplomacy and future developments, Seul 1995.

M.J. Mazarr, North Korea and the bomb. A case study in nonproliferation, New York 1995.

D.S. Macdonald, The Koreans. Contemporary politics and society, Boulder 1996.

S. Cheong, Idéologie et système en Corée du Nord, Paris 1997.

G. Helgesen, Democracy and authority in Korea. The cultural dimension in Korean politics, New York 1998.

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