MAUPEOU, René-Nicolas-Charles-Augustin de

Enciclopedia Italiana (1934)

MAUPEOU, René-Nicolas-Charles-Augustin de

Alberto Maria Ghisalberti

Uomo politico francese, nato a Parigi il 25 febbraio 1714, morto il 29 luglio 1792, a Thuit. Figlio del presidente del parlamento di Parigi, entrò presto nella vita pubblica come consigliere al parlamento (1733); intelligente, colto, praticissimo degli affari, fu di molto aiuto al padre, specie nella grande controversia tra il parlamento e la corte (1743-1757). Il ricco matrimonio con la cugina di M.me d'Epinay, Anna de Roncherolles, ne accrebbe i beni di fortuna e gli rese più facile l'accesso nell'alta società, ove il suo spirito e la sua cortesia esteriore fecero spesso dimenticare la figura infelice e l'accesa ambizione. Quando suo padre fu nominato guardasigilli, egli divenne primo presidente del parlamento (1763). La revisione del famoso processo di J. Calas, la condanna del conte de Lally, la lotta contro i gesuiti, gli assicurarono la fiducia dello Choiseul e di Luigi XV, che il 16 settembre 1768 lo nominò cancelliere di Francia, carica alla quale per un giorno era stato nominato suo padre.

D'accordo con il sovrano il M. si propose di riformare i parlamenti, che miravano ad arrogarsi sempre maggiori funzioni, e di rafforzare l'autorità regia. Legatosi al duca d'Aiguillon, impegnò la lotta sulla famosa questione La Chalotais (v.) Sottratto al parlamento con il "letto di giustizia" del 3 settembre 1770 il giudizio sulla causa, che veniva avocata al re, il 27 novembre faceva pubblicare un "editto di regolamento e disciplina" che riduceva le prerogative del parlamento e minacciava severe sanzioni agli oppositori. Al rifiuto della registrazione da parte di questo, il M. fece rispondere con un nuovo letto di giustizia del 7 dicembre, vera requisitoria contro i parlamenti. Il re affermava di dover la sua corona solo a Dio, di essere la sola fonte dell'autorità legislativa "sans dépendance et sans partage" e di non poter tollerare le illimitate rimostranze dei magistrati. La registrazione dell'editto fu seguita dal rifiuto dei magistrati di riprendere le proprie funzioni. Il M., allora, rafforzato dalla disgrazia dello Choiseul, della quale era in gran parte l'autore (24 dicembre 1770), procedette con disinvolta energia. La notte dal 19 al 20 gennaio 1771 i parlamentari furono invitati individualmente a dichiarare se accettavano di riprendere il loro ufficio. Solo 38 risposero "si": la notte successiva con lettres de cachet gli oppositori vennero esiliati. M., validamente sostenuto dal duca d'Aiguillon, succeduto allo Choiseul, dall'abate Terray, nuovo controllore generale - il triumvirato -, investì il consiglio del re dell'amministrazione della giustizia fino alla costituzione dei consigli superiori, o tribunali puramente giudiziarî, nelle provincie (22 febbraio). Soppressa la "cour des aides" ed esiliatone il presidente Malesherbes, il letto di giustizia del 13 aprile trasformava le istituzioni parlamentari, aboliva la venalità delle cariche, decretava la gratuità della giustizia, semplificava la procedura giudiziaria.

La risoluta energia del M. fu esaltata dal Voltaire e dai riformatori, che vollero vedere nella soppressione delle antiche magistrature ereditarie una vera e propria rivoluzione (molte, infatti, delle riforme del M. saranno condotte a termine durante la rivoluzione), chiudendo volentieri gli occhi davanti ai motivi personali - spirito d'intrigo, odio del parlamento - che ne ispirarono la condotta. Le proteste dei principi, dei nobili, dei parlamenti provinciali contro il colpo di stato furono gravemente punite e il nuovo sistema, "il parlamento Maupeou", cominciò a funzionare. Ma la radicale riforma, se tolse gli antichi abusi, non impedì che se ne formassero di nuovi; l'accusa di tirannide colpì l'opera del M., preso a bersaglio dalla satira popolare e dagli attacchi del Beaumarchais. E, di rimbalzo, con il M. veniva colpito quel potere regio ch'egli s'era proposto di salvare. Nessuno gli fu grato tra il popolo del suo tentativo di separare le funzioni giudiziarie dalle politiche e di togliere via gli abusi delle magistrature ereditarie. La morte di Luigi XV scrollò la fortuna dell'onnipotente cancelliere. Sotto l'influsso di Maria Antonietta il nuovo re ne decretò l'esilio (24 agosto 1774).

Bibl.: Maupeouana, voll. 6, Parigi 1775; Journal hist. de la rév. opérée... par M. de M., voll. 7, Parigi 1775; C. Lebrun, Opinions, rapports, Parigi 1829; J. Flammermont, Le chancelier M. et les Parlements, Parigi 1883.

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