RODOALDO, re dei Longobardi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2016)

RODOALDO, re dei Longobardi

Marco Stoffella

RODOALDO, re dei Longobardi. – Figlio di Rotari, duca di Brescia e re dei Longobardi (636-652), e della regina Gundeperga (601 circa - post 652), nacque in data imprecisata poco dopo il 636. Ebbe probabilmente come sorella Rodelinda, moglie di re Pertarito (661-688) e madre di re Cuniperto (680-700).

Rodoaldo successe al padre, ma il suo regno fu brevissimo: morì assassinato dopo non molto tempo per mano di un uomo di cui avrebbe stuprato la moglie. Di lui rimangono poche e discordanti notizie.

Il suo nome non compare nella successione dei re longobardi nell’Origo gentis Langobardorum; nell’Historia Langobardorum codicis Gothani gli sono attribuiti sei mesi di regno. Paolo Diacono nella Historia Langobardorum gli assegna la guida del regno per cinque anni e sette giorni, ma il dato è ritenuto errato (così come quello del suo matrimonio con Gundeperga, che fu invece sua madre) e, sulla base delle diverse redazioni dell’Historia, la storiografia ha fissato la durata del regno di Rodoaldo in cinque mesi e sette giorni.

Data la giovane età, si presume che Rodoaldo abbia regnato sotto l’influsso della madre, figura di primo piano in quei decenni. Figlia di re Agilulfo (590-616) e di Teodolinda, Gundeperga fu sorella di re Adaloaldo (616-626), nonché consorte e vedova di re Arioaldo (626-636). Secondo lo pseudo-Fredegario, inoltre, Gundeperga godette dell’appoggio dei Franchi: richiamandosi a una supposta parentela, per due volte i re merovingi sarebbero intervenuti in sua difesa, perché indegnamente trattata dai mariti Arioaldo e Rotari. Secondo lo stesso cronista, col sostegno giurato dei dignitari longobardi alla morte di Arioaldo Gundeperga poté scegliere il nuovo marito nella persona del duca di Brescia Rotari, che impose la propria autorità ed eliminò gli oppositori. Gundeperga diede dunque continuità dinastica al proprio gruppo cognatizio; garantì l’accesso alla dignità regia a Arioaldo e a Rotari, assicurò il trono al giovane figlio Rodoaldo.

Non è chiaro se la sua morte debba essere riferita a un’offesa del re nei confronti di un suddito o, piuttosto, a una congiura di palazzo da ricondurre alle lotte interne alla famiglia bavarese degli Agilolfingi. A Rodoaldo successe infatti Ariperto, cugino di Gundeperga, già presente alla corte di Rotari e membro di una delle famiglie più illustri del Regno (era figlio del bavaro Gundoaldo, fratello di Teodolinda, poi duca di Asti). La continuità dinastica di questo gruppo familiare si sarebbe ulteriormente saldata tramite il matrimonio di Rodelinda, sorella di Rodoaldo, con il figlio di re Ariperto, Pertarito.

Nessun documento è sicuramente riconducibile a Rodoaldo. Gli è attribuito un solo diploma, di conferma a favore di S. Colombano di Bobbio e del suo abate Bobuleno, che sarebbe stato rilasciato a Pavia il 4 novembre 652, ma che molto probabilmente fu confezionato sotto l’abate di Bobbio Teudilascio all’inizio del X secolo.

Morì probabilmente nel 652, o nel 653.

Fonti e Bibl.: Origo gentis Langobardorum, in MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, a cura di G. Waitz, Hannoverae 1878, cap. 7, p. 6; Historia Langobardorum codicis Gothani, ibid., cap. 8, p. 10; Pauli Diaconi Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G. Waitz, ibid., IV, cap. 42, p. 134, capp. 47-48, p. 136; Chronicarum qui dicuntur Fredegarii Scholastici libri IV, in MGH, Scriptores rerum Merovingicarum, II, a cura di B. Krusch, Hannoverae 1888, IV, capp. 49-70, pp. 145-156; Giona, Vita Columbani, ibid., IV, Hannoverae-Lipsiae 1902, II, cap. 24; Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all’anno 1208, I, a cura di C. Cipolla, Roma 1918, n. 13, pp. 104-109, n. 15, pp. 114 s.; Codice diplomatico longobardo, III, 1, a cura di C. Brühl, Roma 1973, n. 5, pp. 18-21; Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a cura di L. Capo, Milano 1992, pp. 230-233, 527 s.; Le leggi dei Longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo germanico, a cura di C. Azzara - S. Gasparri, Roma 2005, pp. 324 s.; R. Collins, Die Fredegar-Chroniken, Hannover 2007, p. 50.

L.M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, Gotha 1900-1903, II,1, pp. 208 ss.; C.G. Mor, La fondazione di Bobbio nel quadro del diritto pubblico ed ecclesiastico longobardo, in San Colombano e la sua opera in Italia, Bobbio 1953, p. 77; P. Delogu, Il regno longobardo, in Storia d’Italia, I, a cura di G. Galasso, Torino 1980, pp. 53-55, 86 s.; J. Jarnut, Agilolfingerstudien. Untersuchungen zur Geschichte einer adligen Familie im 6. und 7. Jahrhundert, Stuttgart, 1986, pp. 12, 71, 76, 118, 128; R. Collins, Deception and Misrepresentation in Early Eighth Century Frankish Historiography: Two Case Studies, in Karl Martell in seiner Zeit, a cura di J. Jarnut - U. Nonn - M. Richter, Sigmaringen 1994, pp. 227-247; I.N. Wood, Fredegar’s Fables, in Historiographie im frühen Mittelalter, a cura di A. Scharer - G. Scheibelreiter, Wien-München 1994, pp. 359-366; Id., The Merovingian Kingdoms: 459-751, London-New York 1994, pp. 166-169; J. Jarnut, Storia dei Longobardi, trad. italiana, Torino 2000, pp. 57, 60, 65 s., 68; S. Gasparri, La regalità longobarda. Dall’età delle migrazioni alla conquista carolingia, in Alto Medioevo Mediterraneo, a cura di S. Gasparri, Firenze 2005, pp. 224 s.; G. Gandino, La storiografia prima e dopo il 774, in 774: ipotesi su di una transizione, a cura di S. Gasparri, Turnhout 2008, pp. 380-383; F. Bougard, Le moines de Bobbio et les pouvoirs locaux dans le Royaume d’Italie du Xe siècle: contexte et motivations de la rédaction des «miracles», in Miracula sancti Columbani. La reliquia e il giudizio regio / La relique et le jugement royal / Relic and Royal Judgment, a cura di A. Dubreucq - A. Zironi, Firenze 2015, p. XIV; H. Reimitz, History, Frankish Identity and the Framing of the Western Ethnicity, 550-850, Cambridge 2015, pp. 233, 315, 318.

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