CLODOVEO, re dei Franchi

Enciclopedia Italiana (1931)

CLODOVEO, re dei Franchi

Carlo Capasso

Pare nascesse nel 466; e già nel 481, alla morte del padre Childerico, divenne re di uno dei regni dei Franchi Salî, con centro a Tournai, limitato ad occidente dai dominî del romano Siagrio. E contro questo, Clodoveo mosse nel 486, aiutato da un altro re franco, con sede a Cambrai, mettendo fine all'ultimo residuo di uno stato romano. Tolto di mezzo questo ostacolo, premuto alle spalle dagli altri Franchi e da altri popoli germanici, si estese metodicamente e continuamente per circa dieci anni, lungo la Senna e la Loira. Non fu una conquista violenta, né a quanto pare, avvennero spogliazioni e distribuzioni di terre: i Franchi non erano molti, avanzavano a poco a poco e le terre tolte al fisco erano sufficienti per i loro bisogni. La storia di questo periodo è peraltro molto oscura e confusa. Episodî drammatici sono riferiti specialmente dagli scrittori ecclesiastici, come gli assedî di Vantes e di Parigi, dove si sarebbe segnalata nel soccorso e nella pietà Genoveffa, la futura santa patrona di Parigi.

Nel 493 Clodoveo prese in sposa Clotilde, nipote del re borgognone Gondebado, la quale era cattolica. Indubbiamente questa regina esercitò una notevole influenza sul re; ma è probabile che già da prima Clodoveo fosse ben disposto verso il cattolicesimo; anzi il matrimonio stesso fu forse favorito da questi suoi sentimenti. È da ritenere che C. abbia ben presto intuito la forza dell'elemento cattolico, che abbia quindi voluto valersene ai suoi fini. Certo è ad ogni modo, che quando Clodoveo, assaliti gli Alamanni, riportò su di loro la vittoria decisiva di Tolbiaco (496), egli passò pubblicamente al cattolicesimo, per mezzo di Remigio vescovo di Reims, e fu imitato dalla sorella Audofleda e da 3000 dei suoi. L'atto di Clodoveo metteva le basi di un'intesa duratura tra i Franchi e i Gallo-romani, donde una forza intrinseca al regno che mancò totalmente in tutti gli altri stati romano-germanici. La forza di attrazione fu infatti così grande, che non solo Avito, un vescoivo cattolico in terra borgognona (cioè ariana), rivolge una calda lettera a C., ma, fatto ancor più significativo, a lui si rivolgono e da lui vogliono dipendere i Gallo-romani del Sud, soggetti agli ariani Visigoti.

Dopo varie spedizioni dirette a limitare la potenza del regno borgognone e ad intervenire nelle contese dei varî re di quello stato, l'impresa militare più notevole di C. fu la cacciata dei Visigoti dall'Aquitania (506-510). Le fonti ecclesiastiche ci mostrano i progressi di C. quasi come un trionfo e ritengono C. addirittura guidato da Dio; al che certo contribuì il fatto che dovunque i cattolici, stanchi delle persecuzioni ariane, facilitavano l'azione al re franco; il quale nella celebre vittoria di Vouillé (507) schiacciò il re Alarico II, e l'uccise di sua mano. Più ancora avrebbe fatto se non fosse stato trattenuto da Teodorico, re degli Ostrogoti, il quale, oltre a essere imparentato con l'uno e l'altro re (egli aveva sposato Audofleda sorella di C., e aveva dato in moglie ad Alarico la figlia Teodogota), mirava a stabilire una specie di preminenza sui varî stati barbarici. Due spedizioni gote si ebbero nel 509 e nel 510: infine nel 510 si ebbe la pace che riconosceva agli Ostrogoti la Provenza e Narbona: mentre il resto, con l'antica capitale visigotica, Tolosa, restava ai Franchi. L'anno dopo C. moriva a Parigi, dove aveva trasferito la sua sede; ma aveva fatto in tempo ad assoggettare una gran parte dei regni franchi che gli stavano alle spalle e ai fianchi.

Bibl.: Tra le fonti vedi specialmente la Historia Francorum di G. di Tours, in Mon. Germ. Hist., Rerum Merovingicarum Scriptores, I, 1884. Oltre alle opere generali citate alle voci francia; merovingi, vedi: W. Junghans, Kritische Untersuchungen zur geschichte der fränk. Könige Childerich und Chlodovech, Gottinga 1854 (trad. franc. di G. Monod, in Bibl. de l'École des Hautes Études, 1879, fasc. 37); W. Devison, Zur Geschichte des Frankenkönigs Chlodowech, in Bonnen Jahrbücher, CIII (1898), pp. 42-86; H. v. Schubert, Die Unterwerfung der Alamannen unter die Franken, Strasburgo 1864; Br. Krusch, Chlodovechs Sieg über die Alamannen, in Neues Archiv der Gesellsch. für die ältere deutsche geschichtsk., XII, i (1886), pp. 289-301; L. Lévillain, Le baptême de Clovis, in Bibl. de l'École des chartes, LXVII (1906); C. Pfister, Le baptême de Clovis, in La Revue hebdomadaire, 1916; H. v. Schubert, Staat und Kirche in den arian. Königreichen und im Reiche Chlodwigs, Monaco-Berlino 1912; G. Kurth, Les sources de l'hist. de Clovis dans Gr. de Tours, in Revue des questions hist., XLIV (1888); id., Clovis, 3ª ed., Bruxelles 1923, voll. 2.

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