razionalismo Atteggiamento o movimento che riconosce come fondamento della conoscenza, del giudizio e dell’operare pratico la ragione e la razionalità.
Corrente di pensiero e di ricerca che si delineò a partire dalla
Come atteggiamento teorico il r. è fenomeno ricorrente nella trattatistica finalizzata, appunto, alla razionalizzazione dei processi compositivi e costruttivi. Posizioni razionaliste possono essere considerate, nell’età moderna, quelle di
Una premessa ideale del r. si trova già nelle istanze teoriche inglesi della fine del 19° sec. (scuola delle
Tali eterogenei principi trovarono anche, dal 1928, un proprio organo di diffusione nei
In
Dal 1940 l’influenza delle cosiddette normative razionaliste si estese fuori dall’area dei paesi di grande sviluppo economico, sia come occasione di rinnovamento sociale delle condizioni abitative, sia come indiretta forma di colonialismo culturale (l’architettura di alcune capitali africane quali
R. giuridico(o giusnaturalismo razionale o moderno) Corrente di pensiero inaugurata dal giurista olandese U. Grozio, nel De iure belli ac pacis (1625), che pose a fondamento del diritto naturale la ragione umana intesa non come facoltà di attingere ai principi (cioè come logos), ma come facoltà calcolante, capace di stabilire relazioni, secondo il modello rigoroso della matematica. L’esigenza che
Il termine r. entra nell’uso nel 17° sec. nell’ambiente del deismo inglese per indicare la tendenza ad accogliere le verità religiose non in quanto rivelate, ma solo in quanto possano essere fondate o giustificate dalla ragione. Forme di questo r. religioso possono essere considerate le posizioni di alcuni indirizzi protestanti o di alcune correnti esegetiche del testo biblico o, anche, tesi sulla religione (
In un’altra accezione il termine si è storicamente consolidato nella storiografia filosofica per designare principalmente le filosofie di Cartesio, B. Spinoza e G.W. Leibniz, caratterizzate dalla tesi che la ragione, intesa come speculazione puramente intellettuale e deduttiva, sia lo strumento privilegiato per il conseguimento della verità. Il tentativo cartesiano di elaborare regole metodologiche modellate sul ragionamento deduttivo matematico e volte al conseguimento di un sapere certo e indubitabile rappresenta l’atto di nascita di questo tipo di razionalismo.
Più in generale, si definiscono razionalistiche tutte quelle concezioni filosofiche che, in sede di teoria della conoscenza, considerino la ragione come strumento essenziale per la conoscenza della realtà (sia naturale sia metafisica), contrapponendosi quindi a ogni forma di sensismo o empirismo. Si parla anche di un r. illuministico, fondato sul concetto di ragione, inteso come capacità critica e attitudine antidogmatica, finalizzate in particolare al progresso della conoscenza scientifica in tutti i campi e in generale al miglioramento della condizione umana. Di tipo diverso dai precedenti è il r. hegeliano, consistente nella tesi che lo sviluppo dialettico della realtà e soprattutto della storia presenti un intrinseco significato che gli deriva dall’essere lo sviluppo della stessa Ragione o Spirito.
Con l’espressione r. critico K.R. Popper ha anche definito la propria concezione epistemologica fallibilistica, intendendo così indicare la distanza sia dall’empirismo classico sia dall’empirisimo logico. Tale concezione comporta da un lato la rilevanza dei fattori teorici nell’impresa scientifica (ipotesi, teorie, concezioni generali), dall’altro la funzione critica dell’esperienza su tali fattori.