RATISBONA

Enciclopedia Italiana (1935)

RATISBONA (ted. Regensburg; A. T., 51-52)

Elio MIGLIORINI
Hans MOHLE
Pietro ROMANELLI
Walter HOLTZMANN
Carlo MORANDI

Città della Baviera, capoluogo dell'Alto Palatinato (Oberpfalz), posta sul Danubio, a 340 m. s. m., in posizione assai favorevole, presso il luogo dove il fiume si spinge maggiormente verso N., non lontana dalla confluenza in esso del Naab e del Regen (che le ha dato il nome), il primo dei quali permette attraverso la sua valle un facile collegamento con i paesi renani, il secondo con la Boemia. Proprio in questo punto l'importante strada diagonale Vienna-Ratisbona-Norimberga-Francoforte abbandona il Danubio, il quale, ingrossato da affluenti, è ormai navigabile verso valle e costituisce un'arteria vitale per il commercio. Il passaggio del fiume era reso facile dall'esistenza di due isolette; inoltre un'altra strada che passa per Landshut collega la città con la valle dell'Inn e col Brennero. Se a questo si aggiunge che il contado è fertile e ameno e che la posizione è opportuna come base strategica per operazioni militari, si comprende come il sito di Ratisbona fosse atto ad accogliere una grande città.

I primi abitanti furono Celti e su questo nucleo originario si sovrappose nel sec. II d. C., presso la riva destra del fiume, ma un po' in disparte da esso per evitare le inondazioni, un accampamento di legionarî romani, che richiamò ben presto commercianti e altra popolazione civile. Data la posizione di confine, il luogo fu difeso con robuste mura. Il commercio comincia a fiorire già nell'alto Medioevo e Ratisbona diventa una delle maggiori città tedesche, in relazione diretta con Francia, Fiandra, Inghilterra (scambio di stoffe) e con l'Oriente (soprattutto con l'Ungheria e con i paesi slavi, da cui importa cera, pelli, metalli). Scambiava anche sale (delle miniere austriache) e pesce secco (del Baltico) e le officine locali preparavano armi, arazzi, gioielli. La decadenza ha inizio già nel sec. XIII, perciò Augusta si trova in migliori condizioni per commerciare con Venezia, verso dove era emigrato gran parte del traffico dopo la caduta dell'impero latino di Costantinopoli. Non estranee alla sua decadenza furono pure le cause politiche (impossibilità come città libera di appoggiarsi su un contado proprio) e la vittoriosa concorrenza di Vienna e di Norimberga.

Le mura romane hanno influenzato l'andamento delle vie urbane, mentre d'altra parte i cardini e i decumani sono stati sostituiti da viottoli medievali d'andamento sinuoso.

Ratisbona aveva 36.000 ab. nel 1885 e ne conta ora (1933) 81.171, in modo che è soltanto al 66° posto tra le città della Germania. Essendo il punto iniziale della navigazione regolare sul Danubio, dato che il basso ponte sul fiume (Steinerne Brücke con 16 archi: 1135-46) e la stretta di Weltenburg impediscono di navigare più ad occidente, essa è diventata un notevole emporio commerciale; il porto che è stato ultimato poco prima della guerra mondiale, si trova presso la riva destra; al primo posto tra le merci per importanza è il petrolio romeno, che vi viene anche distillato. La città trae poi profitto dal commercio di libri sacri, oggetti artistici, gioielli, come pure dall'essere la sede dell'amministrazione della famiglia Thurn e Taxis, che ha la sua residenza in un castello posto presso il chiostro di S. Emmerano. Ratisbona è sede della Philologisch-theol. Hochschule.

Assai note in Germania sono poi due grandi costruzioni dei dintorni, il Walhalla, 11 km. a oriente, presso Donaustauf, tempio dorico eretto da Lodovico I (1830-42) a gloria dei maggiori uomini di stirpe tedesca e il monumento della Liberazione (Befreiungshalle), eretto dallo stesso principe a ricordo dei caduti nelle guerre dell'indipendenza sul Michelsberg, presso Kelheim, 30 km. a SO. di Ratisbona.

Monumenti. - Il duomo di S. Pietro, iniziato nel 1275 e lentamente continuato nei secoli XIV e XV, è uno dei pochi capolavori dell'architettura gotica bavarese. Il coro si distingue per la sua ricchezza e chiara struttura, mentre la facciata occidentale, a due torri, con pittoresco portale, palesa una mescolanza di elementi decorativi gotici dei secoli XIV e XV. Le cuspidi delle torri furono eseguite nel 1859-69. Nell'interno, colpisce la luminosità del coro. Della decorazione scultorea all'esterno è soprattutto notevole quella dei portali della facciata occidentale, dove rilievi e statue, del secolo XIV e principio del seguente, d'un accentuato carattere decorativo, rappresentano la glorificazione di S. Pietro e della Vergine. Nell'interno citiamo, tra altro, cinque altari con ciborî dei secoli XIV e XV, il tabernacolo del 1493 nel coro e un originale pozzo (1501), nella navata laterale meridionale, entrambi opere di Wolf Roritzer; inoltre il gruppo dell'Annunciazione della fine del sec. XIII, la statua di bronzo del cardinale Filippo Guglielmo (morto nel 1598) di Hans Reichel, e la tavola commemorativa di Margarita Tucher (morta nel 1521), fusa in bronzo da Peter Vischer. Le vetrate gotiche istoriate sono capolavori del sec. XIV. Il tesoro contiene pregevoli opere medievali delle arti minori.

Nel chiostro della canonica, in cui già si nota una penetrazione di forme del Rinascimento, si trovano la cappella romanica di S. Stefano (secolo XI) e quella di Ognissanti, eretta circa il 1150, costruzione concentrica in cui resta un ciclo di preziosi affreschi romanici rappresentanti il Giudizio universale.

La chiesa dell'ex-convento benedettino di S. Emmerano, fondato nel sec. VIII, conserva sotto la decorazione rococò dei fratelli Asam (1731-33) la struttura medievale: all'epoca della fondazione appartiene, tra altro, la cripta di S. Emmerano, di forma anulare, presso l'abside orientale; del 978 è la cosiddetta cripta di Ramwold, poi rimaneggiata nell'epoca gotica; le parti occidentali della chiesa col transetto e il magnifico portale doppio furono consacrati nel 1052. Di questo stesso periodo sono l'alta cripta di S. Volfango, e la cappella di S. Maddalena; invece la navata centrale e l'atrio occidentale risalgono a un rimaneggiamento avvenuto dopo il 1166. La massiccia torre campanaria isolata fu costruita nel 1575-1579 in stile romanico primitivo e terminata nel 1642. Il chiostro, oggi incorporato nel palazzo dei principi Thurn e Taxis, è uno dei più ampî e ricchi della Germania (c. 1000-1400).

Nell'interno della chiesa meritano di essere ricordati il coperchio di sarcofago con l'immagine dell'imperatrice Emma, una delle più nobili sculture tedesche del tardo sec. XIII, e la tomba della beata Aurelia (circa 1330).

Tra la serie imponente delle chiese romaniche di R., quella dell'ex-convento di S. Giacomo degli Scozzesi è un ottimo esempio di schietto stile romanico. Nell'esuberante decorazione dei capitelli delle colonne si mescolano influenze lombarde e nordiche. Il portale principale - una delle creazioni più originali e fantasiose del genere dell'arte romanica-tedesca - e le pareti laterali sono tutte ricoperte di sculture ornamentali e figurali. La stilizzazione espressiva delle figure umane e animali, forse ispirate a miniature di salterî, mostra, nonostante l'influenza lombarda, particolarità formali tipicamente tedesche.

Nell'interno, sono notevoli una Madonna in pietra di stile gotico e un grande S. Cristoforo (sec. XIV).

L'interno della chiesa detta Niedermünster, di forma basilicale (1150 circa), fu rifatto nel 1720. Dell'arredamento, notevoli una Madonna in pietra, gotica, e il grandioso gruppo in bronzo del Crocefisso con Maria Maddalena, capolavoro di Georg Petel (c. 1630). L'altra chiesa detta l'Obermünster, rimaneggiata nel sec. XVIII in stile barocco, ha pregevoli altari dei secoli XVI-XVIII.

La Vecchia Cappella, eretta nel 1002 dall'imperatore Enrico II come chiesa dei canonici, ebbe nel 1441-52 un coro gotico e fu decorata nel sec. XVIII da stuccatori di Augusta e di Wessobrunn in fastoso stile rococò. Nella cappella di S. Leonardo vi sono affreschi, restaurati, del sec. XII e un bell'altare intagliato del principio del sec. XVI. Quella di S. Ulrico, già parrocchiale, poi forse trasformata in un luogo di riunione dei cittadini, oggi museo, fu costruita circa il 1250 in stile gotico primitivo: è a pianta rettangolare, senza coro, con matronei.

La chiesa dei Domenicani - la più grande tra le chiese degli ordini mendicanti nella Germania meridionale -, a pianta basilicale, in vòlte, è di stile gotico severo e monumentale.

La parrocchiale protestante, già santuario della Madonna eretto sul luogo della sinagoga distrutta nel 1519 durante una sommossa, è una costruzione circolare eseguita, su progetto di Hans Hüber (morto nel 1521), in stile del Rinascimento tedesco, con particolari gotici.

Il palazzo comunale sul mercato consta dell'insieme pittoresco di quattro edifici dei secoli XIV-XVI. Quello con balcone è del sec. XIV e contiene la grande sala del consiglio, aula del parlamento tedesco dal 1663 al 1806, e la stanza del principe elettore (1551) con rivestimenti lignei e arazzi gotici. Seguono, sull'angolo del mercato, un edificio con scalinata di tardo stile gotico, indi una casa patrizia del sec. XIII con torre gotica e, infine, il nuovo palazzo comunale del sec. XVI, trasformato nel sec. XVII in stile barocco, con torre medievale.

Si è potuto determinare abbastanza il tracciato delle mura cittadine romane abbattute nel 1858-68. La porta settentrionale dell'antica città romana, la famosa Porta Praetoria, è stata liberata nel 1887. Delle altre fortificazioni ricordiamo la torre "romana" o "pagana", con bifore del sec. XIII e l'imponente porta a levante (1330). Il ponte sul Danubio, lungo più di 300 metri, a sedici archi, risale al 1135-1146.

Nessun'altra città tedesca possiede ancora oggi tante case patrizie medievali come Ratisbona. Le loro parti più caratteristiche sono la cappella e la torre di difesa. Hanno importanza particolare, nonostante i rimaneggiamenti posteriori, la cappella di S. Gallo della casa di Ernfels (oggi prepositura) con un bel portale di tardo stile romanico (c. 1200) e la cappella di S. Tommaso presso il Römling (c. 1300), con vòlte a nervature stellari. Delle torri di difesa di antiche case patrizie sono notevoli: la casa "zum Goliath" nel Watmarkt, del tardo sec. XIII con l'enorme affresco, restaurato, di Melchior Bocksberger (1573), la torre di Baumburg sul Watmarkt, con finestre gotiche riccamente decorate e la torre dorata nella Wahlenstrasse del tardo sec. XIII.

Ratisbona è ricca di fontane pittoresche dei secoli XVI e XVII.

Tra gli edifici più recenti vanno ricordati quelli, in stile impero, del governo di E. I. d'Herigoyen (1746-1817) e il monumento a Kepler del medesimo architetto, col busto di F. W. E. Döll (1750-1816) e rilievi di I.H. von Dannecker (1758-1841).

Nel museo di S. Ulrico sono sistemate le collezioni preistoriche, romane e medievali dell'Associazione storica.

V. tavv. CLXVII-CLXXII.

Storia. - Sul Danubio, alla confluenza del Reganum (Regen), esisteva con ogni probabilità un centro indigeno che portava il nome di Regino, o, in celtico, Radasbona; i Romani vi stabilirono una loro guarnigione già dal sec. I d. C., come provano rinvenimenti recenti. Il luogo assurse tuttavia a maggiore importanza, dopo che Marco Aurelio vi ebbe posto di stanza la terza legione Italica (v. rezia): fu allora costruito un campo fortificato, detto Regina Castra, le cui mura e porte furono compiute nel 179 dal legato M. Elvio Clemente Dextriano, e che divenne la sede del legato della provincia, pure essendo forse gli uffici civili di questa rimasti ad Augusta. Accanto all'accampamento, cui era annessa una certa estensione di territorio (territorium contributum; Corp. Inscr. Lat., III, 14.370-1°), si formò presto un nucleo di canabae, e quindi un centro di vita civile. In età dioclezianea furono rifatte le fortificazioni del campo, ed è di questo tempo la porta praetoria ancora superstite. Sul principio del sec. V rileviamo dalla Notitia dignitatum che il comando della guarnigione era stato arretrato a Vallatum, ma non è credibile che Regina Castra fosse stata già allora completamente abbandonata. Solo molto più tardi, sotto la pressione dei barbari, la popolazione civile si rifugiò entro le mura del campo, e diede così origine alla città attuale.

Il cristianesimo fu introdotto a Ratisbona nell'epoca romana. I Baiuvari invasori erano bensì in parte ariani, ma l'organizzazione ecclesiastica fu rafforzata in Ratisbona solo con l'istituzione di una sede vescovile (739) dovuta a Bonifacio, poco dopo l'assassinio del primo vescovo missionario Emmerano, il cui ricordo venne perpetuato nel convento benedettino di S. Emmerano, sede del vescovo sino al 974.

Dopo la soppressione, per opera di Carlomagno, del ducato bavaro (788), nel sec. IX, dopo la fondazione del regno orientale franco, Ratisbona fu elevata a capitale. Emma, consorte di Ludovico il Germanico, l'imperatore Amolfo e Ludovico il fanciullo - ultimo dei Carolingi tedeschi - sono sepolti in S. Emmerano. Dopo la ricostituzione del ducato agl'inizî del sec. X, Ratisbona ne divenne la capitale; la sua importanza si accrebbe ancor più quando fu respinta la minaccia ungara e la Baviera venne incorporata nell'impero germanico degli Ottoni.

Assai complesso il suo stato giuridico. Numerosi erano entro le sue mura i luoghi d'immunità: il capitolo del Duomo, le abbazie di S. Emmerano, di Obermünster e di Niedermünster. Il dominio della cittadinanza era conteso nel sec. XII tra vescovo e duca. Agl'inizî del sec. XIII la cittadinanza si rese libera e la città assunse carattere di una città dell'impero, con il diritto di eleggere liberamente le autorità civiche.

Alla fine del sec. XIV s'iniziò il declino della città dovuto alle lotte con i vicini sovrani bavaresi, alla guerra hussita e alla concorrenza fattale da Augusta e Norimberga; le riuscì tuttavia di mantenersi libera. La riforma, sebbene accolta al suo inizio dalla cittadinanza, non poté resistere a lungo. Dopo esser stata più volte sede di diete, nel 1663 Ratisbona, che nell'età degli Asburgo si trova ad essere la città dell'impero più vicina all'Austria, fu dichiarata sede perpetua della Dieta. Nel 1633 la città fu presa dagli Svedesi, nel 1809 dai Francesi.

Per decisione della deputazione imperiale, Ratisbona divenne nel 1803 sede del principe primate Carlo di Dalberg, già arcivescovo di Magonza, nel 1810 passò al regno di Baviera, ed è da allora capoluogo del Palatinato superiore.

Nel campo della cultura, Ratisbona ha avuto grande importanza nel primo Medioevo per la dottrina dei suoi monasteri, nel tardo Medioevo per opera dei suoi artisti, ed è tuttora da annoverare fra le città artisticamente più importanti della Germania del Sud.

Bibl.: Corp. Inscr. Lat., III, pp. 760, 1051, ecc.; Th. Ried, Codex chronologico-diplomaticus episcopatus Ratisponensis, 1-2, Ratisbona 1816; Chr. G. Gumpelzhaimer, Regensburgs Geschichte, Sagen u. Merkwürdigkeiten, voll. 4, ivi 1830-38; Verhandlungen des historischen Vereins für Oberpfalz u. Regensburg (periodico), 1845 segg.; F. Janner, Geschichte der Bischöfe von R., voll. 3, Ratisbona 1883-85; J. A. Endres, Das Jakobsportal in R., Kempten 1903; H. Hildebrandt, R., Lipsia 1910; J. Schinneren, Die gotische Plastik in R., Strasburgo 1918; H. Karlinger, Die hochromanischen Wandmalereien in R., Monaco, Berlino e Lipsia 1920; Urkunden der Stadt bis zum Jahre 1350, in Monumenta boica 53, n. s. 7 (1912); M. Hauwieser, Die Entwicklung der Stadt R. im frühen Mittelalter, Ratisbona 1925; F. Wagner, Die Römer in Bayern, 4ª ed., Monaco 1928.

Tregua di ratisbona.

Fu stipulata il 15 agosto 1684 tra la Francia, l'imperatore e l'impero. In seguito alla politica della camera di riunione (svolta da Luigi XIV dopo la pace di Nimega, 1679), l'imperatore e la Spagna, incapaci di reagire militarmente all'espansione francese, iniziarono trattative diplomatiche a Francoforte con i rappresentanti del re di Francia. Ma i negoziati, durati un anno (1682), fallirono. Vennero ripresi più tardi a Ratisbona, dove il conte di Crecy propose una tregua di 20 anni durante la quale la Francia avrebbe conservato i paesi occupati. L'impero e la Spagna esitarono; ma il 29 giugno 1684, a L'Aia, il conte d'Avaux riuscì a concludere una tregua analoga con le Provincie Unite, cui seguì quella con la Spagna. Allora anche l'imperatore si decise a sottoscrivere un accordo in cui venne stabilita la tregua ventennale (art. I) e affermato il mantenimento in vigore dei trattati di Vestfalia e di Nimega (art. II). La Francia conservava i territorî occupati prima del 10 agosto 1681, e restituiva quelli occupati posteriormente a tale data, a eccezione di Strasburgo (art. IV e VI). Nei nuovi possessi la Francia avrebbe esercitato i pieni diritti sovrani, rispettando però la libertà religiosa dei sudditi (art. IX).

Bibl.: Il testo in: J. Dumont, Corps universel diplomatique du droit des gens, Amsterdam 1726-31, VII, p. ii, pag. 81 segg. Inoltre: H. van Builderen, Recueil des traités des paix, de trêve et de neutralité, voll. 4, Amsterdam 1700.

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