RANGONI, Gabriele, detto Gabriele da Verona

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

RANGONI, Gabriele, detto Gabriele da Verona

Guido De Blasi

RANGONI (Rangone), Gabriele, detto Gabriele da Verona. – Nacque nel 1410 a Chiari (Brescia), figlio illegittimo di Guidone, signore di Castelvetro e conte di Castelcrescente, condottiero al servizio di Venezia e di Ferrara.

Crebbe con la madre, una contadina, a Verona, ricevendo un aiuto economico da parte del padre. Nel 1437 entrò nell’Ordine dei frati minori della Stretta Osservanza nel convento di S. Maria di Arcarotta di Verona della provincia di Venezia. Fece quindi parte della cerchia dei discepoli e compagni di Giovanni da Capestrano. In data imprecisata, comunque entro il 1451, fu ordinato sacerdote e conseguì il dottorato in teologia.

Nel 1451 fu scelto da Capestrano insieme ad altri undici frati per predicare nell’Europa centro-orientale contro i cechi e i turchi e per diffondere l’Osservanza francescana. Nell’aprile dello stesso anno il gruppo si trovava sulle rive del fiume Sile, presso Treviso. L’8 settembre era a Brno, e il 24 del medesimo mese a Znojmo.

All’inizio del 1452 fu inviato da Capestrano a Vienna per dirimere le contese sorte tra i frati italiani e quelli ungheresi e tedeschi riuniti al primo convento osservante austriaco di S. Teobaldo, riuscendo nella missione: il 6 marzo 1452 Niccolò V istituì il nuovo vicariato osservante di Austria e Boemia, che includeva tutti i conventi fondati da Capestrano nell’Europa centro-orientale. Nell’estate dello stesso anno Rangoni accompagnò Capestrano a Erfurt. Nel primo Capitolo provinciale, che si tenne a Vienna nel 1452, Gabriele fu promosso vicario.

Per l’eccessivo zelo mostrato nello svolgimento dell’ufficio fu sostituito nel vicariato da Cristoforo da Varese nel Capitolo di Wroclaw del 1453. Rangoni fu nominato quindi guardiano del convento di Vienna. Tra il 1454 e il 1457 fu nuovamente vicario provinciale. Nell’ottobre del 1454 accompagnò Capestrano alla Dieta imperiale di Francoforte sul Meno. Nel 1455 partecipò al Capitolo generale di Bologna: lì fu incaricato di portare nuovi frati nell’Europa centrale e si prodigò per dirimere gli scontri circa il governo della stessa Osservanza. Passato da Roma si diresse in Ungheria, dove il 22 aprile 1456 fu incaricato dal cardinale Juan Carvajal di promuovere la crociata in Austria. Tornato in Austria, presiedette il Capitolo provinciale di Brno, dove fu accusato nuovamente di eccessivo zelo causando l’allontanamento di molti frati. Tra il 1456 e il 1457 si occupò prevalentemente delle fondazioni di nuovi conventi in Polonia. Nel Capitolo di Brno del 1457 fu sostituito nel vicariato da Bernardin di Ingolstadt. Nel 1458 partecipò al Capitulum generalissimum dell’Osservanza e nel 1459 venne rieletto vicario di Austria e Boemia.

Nel 1460 Rangoni fu nominato da Pio II nunzio apostolico e inquisitore per il Regno boemo e per gli Stati confinanti. Sempre nel 1460 si recò a Praga, dove ebbe la stima di re Giorgio di Podebrady, e dal quale ebbe sostegno per la sua congregazione riformista, permettendo al re di difendersi dalle accuse di devianza dottrinale. Rimase a Praga fino agli inizi del 1461. Nel marzo del 1461 il cardinale Bessarione inviò Gabriele a Norimberga per trattare le strategie da adottare sulla questione religiosa ceca con la nobiltà imperiale. Sempre nel 1461 annunciò la Crociata a Wroclaw. Nel 1462 Rangoni si spese per una veloce canonizzazione di Capestrano, morto nel 1456, presso il papa.

Nel 1464 fu ambasciatore dell’imperatore Federico III a Roma per intervenire circa la questione hussita: nel concistoro del 16 giugno si schierò contro ogni eresia, spezzando così il rapporto di fiducia con re Giorgio di Boemia, ottenendo però il 16 giugno l’unione dei conventi in Russia, Polonia e Bratislava alla provincia osservante di Austria e Boemia. Sempre nel 1464 partecipò al Capitolo generale dei francescani ad Assisi, dove fu nominato rappresentante degli Osservanti presso la Curia romana. Quindi tornò a Vienna, dove al Capitolo provinciale di Paradies fu nuovamente eletto vicario, lasciando un suo rappresentante a Roma. Nel 1465 Rangoni lasciò l’ufficio di vicario. Partecipò al Capitolo provinciale del 1466. Nel gennaio del 1467 si recò in Italia, dapprima a Bologna, da dove scrisse a Bianca Maria Visconti per informarla della situazione politico-religiosa nel centro Europa, quindi a febbraio a Roma presso la Curia.

Il 15 marzo 1467 fu nominato da Paolo II inquisitore generale contra Wicleffitas et Hussitas in Boemia e nelle terre vicine. Il 20 marzo ricevette dal papa alcuni benefici spirituali correlati al suo nuovo incarico. Il 15 aprile Paolo II sollevò Gabriele da Verona dalla presenza nel Capitolo generale osservante. Il 15 maggio divenne censor fidei sacrae adversos Wiflecistas. Tornato nell’Europa centrale, il 7 dicembre presenziò al funerale del vescovo di Wroclaw; il 3 gennaio 1468 fu scelto come ambasciatore dei cattolici boemi presso il papa. L’8 giugno accompagnò a Graz il nuovo legato papale Lorenzo Roverella; il 2 agosto fu a Olomouc nel campo di battaglia di Mattia Corvino. Nel marzo 1469 fece parte di una trattativa con Roverella e Corvino. Quando il 3 maggio Mattia fu eletto re dei Boemi, Gabriele da Verona ne divenne segretario e consigliere. Il 7 novembre 1469 il papa diede licenza a Rangoni di fondare un convento della sua regola a Znoymo. Il 28 dicembre 1470 fu incaricato dal papa di imporre il galero al nuovo cardinale István Várdai, arcivescovo di Kalocsa. Il 31 dicembre il papa, congratulandosi con Mattia Corvino per la vittoria sugli eretici cechi, consigliò al re ungherese di avvalersi della collaborazione del proprio nunzio Rangoni. Nei primi mesi del 1471 il papa dispose di inviare a Gabriele ingenti somme di denaro da usare per la lotta all’eresia e informò l’arcivescovo di Strigonio di aver consultato personalmente l’osservante circa le spedizioni contro i cechi.

Il 14 gennaio Paolo II inviò una lettera di ringraziamento a Federico III per la pace con Mattia Corvino, esortandolo a sostenere la guerra contro gli eretici, sulla quale aveva avuto già un rapporto da Gabriele. Il 24 febbraio papa Barbo invitò il vescovo di Ferrara a recarsi alla Dieta imperiale di Regensburg affinché sostenesse i piani di crociata contro i cechi e i turchi indicati da Rangoni.

Il 26 febbraio e il 27 giugno Gabriele da Verona ricevette da Paolo II due epistole di ringraziamento per i suoi uffici.

Il 18 dicembre 1472 Sisto IV nominò Rangoni vescovo di Transilvania (Alba Iulia) in Romania, essendovi stato già preconizzato da Paolo II nei suoi ultimi mesi di vita.

Nel 1473 il papa scrisse a Mattia Corvino raccomandandogli di procedere secondo le direttive di Rangoni circa la difesa cattolica contro i turchi. Tra il 1473 e il 1475, inoltre, Rangoni fu cancelliere di Corvino. Il 13 agosto 1474 papa Sisto IV nominò Gabriele nunzio apostolico e legato a latere per l’Ungheria e terre annesse, allo scopo di essere d’aiuto a Mattia nella difesa contro i turchi, ne estese il mandato anche sul Regno boemo, in cui andavano soppresse le eresie locali, e specificò la sua giurisdizione circa le questioni di fede e di disciplina in materia ecclesiastica. Nel Capitolo generale degli Osservanti del 1475 preparò uno scritto finalizzato alla rapida canonizzazione di Giovanni da Capestrano.

Il 24 aprile 1475 Rangoni fu trasferito alla sede vescovile di Eger (Ungheria). Il 12 marzo 1477 partecipò alla stipula di un’alleanza tra Corvino e il re polacco Casimiro in Prussia, mentre nell’ottobre dello stesso anno mediò la pace tra l’imperatore Federico e il re ungherese a Gmuden in Austria.

Raccomandato per la porpora da Mattia Corvino sin dal 1475, e con la mediazione di Giacomo Ammannati Piccolomini, il 10 dicembre 1477 Rangoni fu creato cardinale da Sisto IV e gli fu assegnato il titolo presbiterale dei Ss. Sergio e Bacco. Nel 1478 fu nominato dal papa suo legato per concordare la pace tra Mattia Corvino, il re polacco Casimiro e Vladislao di Boemia, nuovamente in guerra: grazie al suo intervento si arrivò a concludere la pace di Olomouc (21 luglio 1478). Partì quindi verso l’Italia nel 1479, passando da Innsbruck, Bressanone, Verona e Bologna, fermandosi presso i Bentivoglio e ottenendo indulgenze per le chiese e i conventi che aveva visitato.

Il 6 dicembre 1479 entrò a Roma, dove si trasferì prendendo una casa a pigione in via della Pellicceria alle Botteghe Oscure; il 10 dicembre ricevette il galero.

A seguito dell’invasione turca di Otranto (11 agosto 1480), Rangoni fu lì inviato come legato di Sisto IV per recuperare la città; partì da Roma il 23 agosto. Il 4 dicembre 1480 fu inviato come nunzio e legato, insieme ad Angelo di Chivasso, vicario generale degli Osservanti cisalpini, al fine di organizzare una crociata contro i turchi. Il cardinale stipulò quindi un’alleanza con Ferdinando II, presso cui rimase anche nel 1481 in qualità di legato per esortare il re a un impegno maggiore nella difesa contro i turchi.

Ottenuta la vittoria a Otranto, il papa lo ricompensò, il 4 gennaio 1481, con una rendita annuale di 40 fiorini sulle proprietà della basilica Liberiana e con la disposizione di un palazzo cardinalizio nei pressi della chiesa di S. Maria in via Lata, già residenza del cardinale ungherese Dionysius Szechy. Questi benefici si aggiunsero a quelli ottenuti il 23 febbraio 1480, quando ottenne una prebenda sulle rendite della diocesi di Ravenna e altri benefici minori nelle diocesi di Ravenna e Forlì. Il 29 dicembre 1481 gli fu conferito il beneficio della parrocchiale di S. Lorenzo di Minerbe nella diocesi di Verona, dove erano sepolti i suoi parenti. Il 14 ottobre 1482 ottenne l’indulgenza per i visitatori della cappella che avrebbe fatto edificare nella chiesa di S. Francesco a Bagnoregio. Il 30 ottobre ottenne mille fiorini dall’eredità del defunto cardinale Giorgio Hessler. Il 15 ottobre 1483 gli fu conferita la commenda del monastero di S. Pietro de Villanova nella diocesi di Vicenza, mentre il 28 ottobre ebbe l’amministrazione della chiesa di S. Agata a Roma. Ebbe fino alla morte anche la commenda dell’abbazia cistercense di Ourscamp nella diocesi di Noyon.

Tornato definitivamente a Roma nell’ottobre del 1481, Gabriele da Verona continuò a interessarsi degli affari politici ed ecclesiastici nell’Europa centrale: nel 1481 informò Sisto IV dei contrasti tra Mattia Corvino e Federico III; nel 1482 il papa, su sua richiesta, confermò la divisione del vicariato osservante austro-boemo, invitò i frati a un maggiore impegno nella lotta alle eresie, concesse l’erezione di nuovi conventi; nel 1483 fece convocare a Roma il guardiano del convento di Brno per informare il papa delle questioni ceche.

Partecipò al conclave che elesse Innocenzo VIII, facendo parte della cordata fedele a Giuliano della Rovere.

Negli anni del cardinalato celebrò numerose cappelle papali e cardinalizie: nel 1482 per la festa della Purificazione; nel 1483 per il Sabato Santo, la Ss. Trinità e l’anniversario di elezione del papa; nel 1484 per la Circoncisione, la Pentecoste, San Giovanni Evangelista e due volte per i novendiali di Sisto IV; nel 1485 per il Corpus Domini e il funerale del cardinale Giovanni d’Aragona in S. Sabina. Non partecipò alle funzioni del Corpus Domini 1483 insieme agli altri porporati veneti per la censura emessa dal papa contro la Repubblica di Venezia seguita alla guerra di Ferrara.

Secondo le testimonianze coeve condusse una vita molto austera, sebbene in data imprecisata ebbe un figlio di nome Giovanni Antonio (ancora puer nel 1488, quando Innocenzo VIII deliberò alcuni provvedimenti circa il mantenimento del ragazzo).

Morì a Roma il 17 settembre 1486. Suoi esecutori testamentari furono il cardinale Ascanio Sforza e lo scrittore apostolico Luigi Maffei. Ebbe solenni funerali e venne sepolto nella cappella di S. Bonaventura che aveva fondato nella chiesa di S. Maria in Ara Coeli.

La cappella di S. Bonaventura, eretta a partire dal 1482, non fu il solo intervento edilizio di Rangoni. Fece ristrutturare la sua chiesa titolare, dei Ss. Sergio e Bacco, il convento di Ara Coeli, la chiesa di Chieri e promosse la costruzione una cappella nella chiesa di S. Francesco di Bagnoregio.

Scrisse nel 1451 un trattato in difesa di Capestrano, attaccato da Jan di Borotin, descrivendo dettagliatamente l’operato e la personalità del predicatore. Nello stesso anno compilò una guida per la vita spirituale, inviata al baccelliere Johannes, canonico di Passau. Nel 1453 intervenne insieme ai vicari delle province italiane, spagnoli e francesi nella polemica contro Roberto Caracciolo, passato dagli osservanti ai conventuali. Nel 1465 terminò un manuale per predicatori, i Flores Paradisi. Del gennaio 1466 è l’epistola consolatoria diretta a Marco Fantuzzi per la morte di Antonio da Bitonto. Nel dicembre del 1767 scrisse un trattato in cui attaccava re Giorgio di Boemia. Rimangono inoltre alcune lettere. Gli furono dedicate da Giovanni Michele Alberto Carrara un’orazione gratulatoria in occasione del cardinalato e un poemetto De choreis musarum e da Francesco Corna una lode di Verona in ottava rima.

Fonti e Bibl.: Per la vita si vedano: Il diario romano di Jacopo Gherardi da Volterra, dal VII settembre MCCCCLXXIX al XII agosto 1484, a cura di E. Carusi, Città di Castello 1904-1906 (RIS2, XXIII, 3), pp. 5-155: LXIX, 10, 11, 17, 23, 87, 91, 116, 118, 119, 121, 123, 129, 131, 133; Iohannis Burckardi Liber notarum ab anno MCCCCLXXXIII usque ad annum MDVI, a cura di E. Celani, 1, Città di Castello 1906-1910 (RIS2 XXXII,1-2), pp. 5, 17, 18, 24, 27, 95, 116, 125, 161-163, 164 s.; Il diario romano di Gaspare Pontani, già riferito al ‘notaio del Nantiporto’ (30 gennaio 1481 - 25 luglio 1492), a cura di D. Toni, Città di Castello 1907-1908 (RIS2, III,2), pp. 3-71: 39 s. 64; Diario della città di Roma dall’anno 1480 all’anno 1492 di Antonio de Vascho, a cura di G. Chiesa, Città di Castello 1911 (RIS2, XXIII,3), p. 493; L. Wadding, Annales Mino-rum…, XII, Ad Claras Aquas 1932, pp. 170, 277, 287; XIII, Ad Claras Aquas 1932, pp. 42 s., 65, 148, 185, 345, 400, 450; XIV, Ad Claras Aquas 1933, pp. 46, 127, 133, 213, 222, 429; Bullarium franciscanum..., Nova Series, II, a cura di J.M. Pou y Marti, Ad Claras Aquas 1939, nn. 864, 894, 1239, 1411 s., 1417, 1605, 1675, 1678 s., 1682, 1695 s., 1721; III, a cura di J. M. Pou y Marti, Ad Claras Aquas 1949, nn. 381, 538, 617-619, 1265, 1282, 1364, 1367, 1384, 1386, 1463, 1472, 1522 s., 1565, 1650, 1654, 1780, 1785, 1787.

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