ANGIÒ, Raimondo Berengario d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANGIÒ, Raimondo Berengario d'

Giuseppe Coniglio

Figlio di Carlo II e di Maria d'Ungheria, nacque trail 1279 ed il 1282 in Provenza, dove il padre si era recato al comando d'una flotta.

La nascita di Raimondo in Provenza si ricava dal fatto che egli era più giovane del fratello Roberto, nato nel 1278, e nessun documento ci parla di una sua permanenza a Napoli durante l'infanzia, mentre è certo che la sua nutrice, Adelasia "de Pigone", era di Aix-en-Provence. Anche il suo nome, tipicamente provenzale, conferma la nascita in quella regione.

Raggiunto in Provenza dai fratelli Ludovico (il futuro santo) e Roberto, vi rimase a lungo sotto la direzione di Guglielmo di Manoir, soggiornando ora ad Aix, ora a Sisteron, ora a S. Vittore nei pressi di Marsiglia, ora a Baryols. Alla loro educazione, oltre ad Adelasia, provvedeva anche Guglielmo, coadiuvato più tardi, per i due fratelli maggiori, dal minorita Francesco Brun. Da Sisteron, il 2 maggio 1286, Raimondo coi fratelli rivolse un appello a Edoardo I, re d'Inghilterra, per la libertà del padre, tenuto ancora prigioniero dagli Aragonesi.

Questa vita serena venne interrotta in conseguenza del trattato di Canfranc dell'ottobre 1288, per cui l'A. con i due fratelli veniva impegnato come ostaggio per la liberazione di suo padre: ma, di fatto, la sua prigionia, a causa d'una malattia, cominciò più tardi, il 23 febbr. 1289, quando giunse in Catalogna, ricongiungendosi alcuni giorni dopo con i fratelli a Moncada, il 9 marzo. La prigionia, che durò fino al 1295, fu certamente poco agevole e non scevra di pericoli, come risulta da lettere di Alfonso III d'Aragona, sia per vari trasferimenti in località appartate sia per severità di trattamento: i reali, fanciulli ebbero sempre accanto solo frati minori, che provvidero alla loro istruzione. Forse per suggerimento dei loro maestri., l'A. e i fratelli invitarono a visitarli nella loro prigione Pietro di Giovanni Olivi, che rispose loro con una famosa lettera di consolazione.

Liberato nel 1295, l'A. andò a Napoli,. ove prese dimora in Castel dell'Ovo col fratello Ludovico, che gli fu assai caro e che accompagnò a Roma, quando fu accolto nell'ordine minoritico. A Roma tornò. ancora nel 1297con i fratelli Filippo e Giovanni per ricevere la promessa sposa di Roberto, Violante d'Aragona.

Cominciarono poi anche per l'A. le concessioni feudali: dal dicembre 1300 ebbe successivamente, tra l'altro, l'Onore di Monte Sant'Angelo, Capaccio, Eboli, Isernia, Atri e Vieste, Altamura, le contee di Gravina (nel 1302) e di Andria, il castello di Vairano, Lesina e la terra di Muro. Il 13 dic. 1304 era poi nominato conte di Piemonte, e poco dopo vicario generale del Regno ed infine nell'agosto 1305 gran siniscalco. Tolse poi di sua iniziativa la contea di Minervino a Giovanni Pipino e alcune terre ai Templari, presso Gravina, con l'appoggio dei suoi fratelli Roberto e Giovanni.

Non aveva mancato intanto di prendere parte agli affari dello stato, combattendo nel 1301 contro gli Aragonesi in Sicilia e recandosi, nel luglio 1304, a Roma, ad attendere l'arrivo della nuova sposa di Roberto, Sancia di Maiorca.

Nel 1305, poco dopo le sue nozze con Margherita, figlia di Roberto conte di Clermont, moriva senza lasciare eredi.

Bibl.: C. Minieri-Riccio, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dell'Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, pp. 6, 11, 14 s., 18-22, 53, 97-99, 107, 114; G. Del Giudice, La famiglia di re Manfredi, in Arch. stor. per le prov. napol., IV (1879), p. 294; G. De Blasiis, Tre scritture napoletane del sec. XV, ibid., p. 448; C. Minieri Riccio, Il regno di Carlo I d'Angiò dal  2 genn. 1273 al 31dic. 1283,  in Arch. stor. ital., 4, V (1880), p. 364; Id., La genealogia di Carlo II d'Angiò re di Napoli, in Arch. stor. per le prov. napol. ,VII (1882), pp. 210, 212 s.; VIII (1883), pp. 587, 589; M. Schipa, Carlo Martello, in Arch. stor. per le prov. napol., XIV(1889), pp. 234, 249, 253 s.; R. Bevere, Notizie storiche tratte dai documenti conosciuti col nome di Arche in carta bambagina, ibid., XXV(1900), pp. 254 s., 257; G. De Blasiis, Le case dei principi angioini nella piazza di Castel nuovo, in Racconti di storia napoletana, Napoli 1908, pp. 137 s.; R. Caggese, Roberto d'Angiò e i suoi tempi, I, Firenze 1922, pp. 2 s., 9, 44, 464, 640; M. Schipa, Carlo Martello, l'amico di Dante, fu veramente in Provenza?, in Archivio storico per le prov. napol., n. s., X (1924), p. 338; Id., Una recentissima ripetizione di un vecchio errore riguardante Carlomartello d'Angiò, in Rendiconti d. Accad. di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, n. s., XI, (1926), pp. 6 s.; G. M. Monti, Dal secolo sesto al decimoquinto, Bari 1929. pp. 97, 105, 124, 145-58 (sulla Curia dell'A.), 218; Id., La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930, pp. 71-75, 80, 83, 105-107, 110, 328 s., 349 s., 400-411; M. R. Toynbee, S. Louis of Toulouse...., Manchester 1929, passim.

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