Lambruschini, Raffaello

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Pedagogista (Genova 1788 - San Cerbone, Figline Valdarno, 1873). Fu una delle figure più alte del clero liberale del Risorgimento. Sacerdote, rinunciò alla carriera ecclesiastica, non condividendo le direttive politiche della Santa Sede. Centrale nel suo pensiero è il problema del rapporto tra autorità e libertà, sia nella religione sia nell'educazione: e come nella religione "la Chiesa è per le anime, non le anime per la Chiesa", così nell'attività educativa l'educatore, prendendo a modello il rapporto tra la Chiesa ideale e il fedele, non sottomette coattivamente l'educando alla sua autorità, bensì coopera con lui. Fra le sue opere più significative va citata la frammentaria e postuma Dell'autorità e della libertà: pensieri d'un solitario (1932).

Vita e attività

Sacerdote, quando lo zio Giovanni Battista, vescovo di Orvieto, fu deportato in Francia da Napoleone, L. resse segretamente la diocesi (dal 22 sett. 1810) sino a quando (18 febbr. 1812) fu scoperto e a sua volta deportato in Corsica. Tornato dall'esilio (1814), fu addetto in una delle congregazioni romane; ma ben presto dovette rinunciare alla carriera ecclesiastica (non condividendo le direttive politiche della Roma papale) e si ritirò nella solitudine di San Cerbone, dove alternò la meditazione di problemi religiosi e morali con le occupazioni agricole. Fondò (1827), con C. Ridolfi e Lapo de' Ricci, il Giornale agrario toscano; partecipò anche intensamente alla fondazione delle prime casse di risparmio, alla campagna contro il gioco del lotto, alla diffusione del metodo di reciproco insegnamento e degli asili infantili. A Figline istituì le feste per gli artigiani; a San Cerbone, in casa sua, fondò e diresse (1830-47) un istituto di educazione, in cui accolse sempre pochi alunni, ma in cui sperimentò la validità dei proprî originali metodi educativi, traendone la materia per la rivista Guida dell'educatore (1836-45, con l'interruzione di un anno: 1843) e per le sue opere educative e didattiche, le principali delle quali sono Della educazione (1849), Della istruzione (1871), Delle virtù e dei vizi (1873). Nel 1847, sciolto il suo istituto di San Cerbone, si recò a Firenze dove, insieme con Ricasoli e Salvagnoli, diresse la gazzetta liberale moderata La Patria, collaborò (1848) al Nazionale e (1849-51) allo Statuto. Proclamato lo statuto, L. fu eletto deputato di Figline e quindi vicepresidente del parlamento toscano fino alla fuga del granduca. Eletto di nuovo deputato e ispettore generale delle scuole (1859), fondò (1861), insieme con A. Conti e A. Gotti, il periodico La famiglia e la scuola, cui seguì La gioventù (1862-69). Fu nominato senatore da Cavour e (1867) presidente dell'Accademia dei Georgofili, prof. di pedagogia e sovrintendente nell'Istituto di studî superiori di Firenze.

Opere

Fra le sue opere più significative si deve ricordare la già citata Dell'autorità e della libertà: pensieri d'un solitario (1932), in cui è svolto esplicitamente il suo pensiero religioso, per lo più soltanto presupposto nelle opere educative. L. rivendicò, contro il sensismo, la libertà dello spirito e contro il razionalismo il valore del sentimento religioso, individuato concretamente in un cattolicesimo che ritorni ad adorare Dio "in spirito e verità", rinunciando a "sottomettere" le anime. Nel campo dell'educazione, intendendo quest'ultima in quanto "cooperazione", postulè che essa dovesse indiretta, mirando a rimuovere gli ostacoli che si oppongono all'opera educativa, e altresì diretta, in quanto esercizio vero e proprio dell'autorità dell'educatore. Con questa concezione L. si allontana sia dalla posizione di F. W. A. Fröbel, che celebra romanticamente la divina spontaneità del fanciullo, sia da quella di J.-J. Rousseau, che dà valore solo al metodo indiretto.

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