SOPRANI, Raffaele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SOPRANI, Raffaele

Daniele Sanguineti

‒ Nacque a Genova l’8 gennaio 1612 dal nobile Antonio Maria e da Geronima Oliva (Le vite de’ pittori..., 1674, p. 337).

Venne avviato agli studi umanistici dal sacerdote Pietro Galgani e proseguì la formazione presso i padri della Compagnia di Gesù. Decise in seguito di approfondire «i primi fondamenti di delinear in prospettiva», appresi presso i gesuiti, con Giulio Benso, «pittore di chiara fama e prospettico» (p. 338): quest’ultimo, nel testamento del 1637, gli lasciava «un congegno di prospettiva» e, in quello del 1662, anche «li compassi che ha in suo scrigno et un quadro di paesi» (Belloni, 1973, pp. 8, 10).

Soprani iniziò quindi a praticare la pittura con un atteggiamento di dilettante consentito dal suo stato nobiliare: in particolare si dedicò al paesaggio, tenendo a modello la produzione di Sinibaldo Scorza e di Goffredo Waals (Le vite de’ pittori..., cit., p. 338). Del resto, l’inventario degli «effetti» del padre Antonio Maria, compilato nel 1668, offre la misura di una discreta collezione di dipinti, ricca di tele di Luca Cambiaso, Bernardo Castello, Giovanni Battista Paggi e Sinibaldo Scorza (Migliorini, 2014, pp. 216-219; Orlando, 2017). Infine, intorno al 1634 (Belloni, 1973, p. 9), Raffaele avviò la frequentazione dell’aggiornata bottega di Pellegro Piola «per imparar da esso a maneggiar la penna et a componer d’inventione» (Le vite de’ pittori..., cit., p. 338).

Abbandonata la pittura, di cui nulla ci è noto, per l’incalzare di «publiche e domestiche facende» (ibid.), si dedicò alla stesura di opere letterarie, alcune delle quali – come una Vita della venerabile donna Anna Soprani, un Trattato delle antiche medaglie, «alcune note historiche concernenti alla genovese historia», I liguri illustri e il Discorso della famiglia Soprani – non oltrepassarono la forma manoscritta (Li scrittori della Liguria..., 1667).

Dal matrimonio con Bianca Lucia della Torre, figlia del doge Leonardo, celebrato nel 1640, nacquero tre figli, Bernardo, Oberto e Agostino (Le vite de’ pittori..., cit., p. 337).

In un momento successivo al 1647, Soprani, su istanza di Carlo Manolessi, noto tipografo attivo a Bologna, iniziò a raccogliere «informatione in scritto de’ pittori genovesi fioriti doppo il Vasari, la di cui penna non li haveva potuti celebrare» (p. 338): nell’avviso posto ad apertura delle Vite... di Giorgio Vasari (Bologna 1647) Manolessi si era in effetti appellato ai lettori per ricevere notizie sugli artisti esclusi dal progetto vasariano, con l’intento di includerli in un’eventuale continuazione del testo (Ostrowski, 1992, p. 177). In realtà, su consiglio di Benso, Soprani fornì all’editore un «compendio», perduto, mentre «conservò l’opera ad altro tempo» (Le vite de’ pittori..., cit., p. 338).

Nel 1660 e nel 1663 venne eletto senatore della Repubblica di Genova (p. 337).

Attese fino al 1665 prima di dedicarsi nuovamente al progetto dell’opera biografica sugli artisti genovesi, «et allora la ridusse in stato di poterla dare alle stampe» (p. 338). Da un corposo carteggio tra il nobile genovese Giovanni Nicolò Cavana e il bibliofilo padre Angelico Aprosio di Ventimiglia, dal quale emerge il ruolo di intermediario del primo con il secondo per conto di Soprani, si definisce la cronologia di stesura, di fatto intrecciata alla fase di imminente stampa «del suo libro delli scrittori genovesi» (Pedroni, 1991-1994, p. 75): infatti nel 1667, per i tipi di Pietro Giovanni Calenzani (Ruffini, 1992, p. 442), fu pubblicato a Genova il testo Li scrittori della Liguria, e particolarmente della maritima, con frontespizio di Domenico Piola e dedica a Marco Antonio Sauli, in cui l’autore «raccolse i nomi delle opere così scritte come stampate di tutti i liguri scrittori» (Le vite de’ pittori..., cit., p. 339). La stampa fu affrettata, come dichiarato dallo stesso Soprani (1667, Al lettore), per l’imminente pubblicazione di un volume analogo, Li scrittori liguri di Michele Giustiniani, edito a Roma nello stesso anno. Il 30 luglio 1667 Cavana comunicava ad Aprosio, vero e proprio informatore bibliografico, di aver sollecitato Soprani a «publicare con la stampa le Vite de’ nostri pittori» (Pedroni, 1991-1994, p. 76): dalla sua stessa autobiografia (Le vite de’ pittori..., cit., pp. 338 s.) si apprende che lo scrittore, per dedicarsi al completamento dell’altro testo, sospese il lavoro sulle biografie artistiche, la cui stesura sembrava molto avanzata. L’interesse di Soprani fu immediatamente rivolto al progetto di un secondo tomo dedicato agli scrittori, da estendere all’intera penisola italiana: segnalato da Cavana ad Aprosio in una lettera del 22 ottobre 1667 (Pedroni, 1991-1994, p. 76), non venne poi proseguito. Una ripresa delle biografie artistiche avvenne nel corso del 1668 (Le vite de’ pittori..., cit., p. 339), quando, analogamente a quanto era già avvenuto con Manolessi, il letterato fiorentino Giovanni Battista Brocchi chiese a Soprani notizie «de’ genovesi pittori per stamparli nell’opera ch’esso andava componendo circa le vite degli italiani professori di tal virtù», progetto in realtà lasciato interrotto (Schlosser Magnino, 1924, 1964, p. 475). In quell’occasione il genovese «si applicò a purgare tutta l’opera, e, per non tenerla più nascosta, lasciar che fosse esposta sotto il torchio de’ stampatori» (Le vite de’ pittori..., cit., p. 339). Tra il 1669 e il 1670 Soprani, costantemente monitorato da Cavana e Aprosio, attese al manoscritto delle biografie degli artisti, nonostante il rallentamento dovuto alla malattia e alla morte della moglie (Pedroni, 1991-1994, p. 77). Nel gennaio del 1671 svolse un ruolo di consulente nella composizione del frontespizio, disegnato da Piola, del testo La Biblioteca Aprosiana (ibid.), stampato, con dedica a Cavana, nel 1673. Nel dicembre dello stesso anno si consacrò alla vita ecclesiastica, ricevendo gli ordini minori.

Morì il 2 gennaio 1672 e venne sepolto nella chiesa di S. Francesco di Castelletto, poi distrutta (Le vite de’ pittori..., cit., p. 340).

Dal mese successivo, il pittore Giovanni Battista Casoni iniziò a esternare ad Aprosio la volontà di condurre a compimento il manoscritto interrotto, anche con l’aiuto di alcuni colleghi, in particolare Piola, Giovanni Battista Carlone e Giovanni Bernardo Carbone (Pedroni, 1991-1994, p. 66). Nel corso del 1673 Casoni ricevette il manoscritto dagli eredi: scrivendo ad Aprosio, il 22 luglio, riferiva la decisione di affidare la dedicatoria a Cavana – il quale l’avrebbe indirizzata a Luca de Fornari, nipote del defunto e suo esecutore testamentario –, di far firmare quella che per gran parte era l’autobiografia di Soprani dallo stesso Cavana e di concludere la stesura delle «vite de’ pittori morti dopo il contagio» del 1656-57 (pp. 66 s.). Il frontespizio venne stampato ad agosto dello stesso anno e gli esemplari furono inviati ad Aprosio, che li avrebbe a sua volta smistati tra i suoi corrispondenti, tra cui Carlo Cartari, Carlo Cesare Malvasia, Antonio Magliabechi (pp. 68, 80). Terminato il completamento all’inizio di settembre del 1673, giunto l’imprimatur da parte dell’inquisitore di Genova a dicembre, nel corso dell’anno successivo venne avviata e conclusa la lenta operazione di stampa (pp. 69, 83). Dunque nel 1674, per i tipi di Giuseppe Bottaro e Giovanni Battista Tiboldi, fu pubblicato il testo Le Vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, e de’ forastieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi, con frontespizio di Piola. Nell’Avertimento, scritto da Casoni, emergeva che Soprani si era occupato principalmente degli artisti defunti prima della peste, mentre in una delle lettere ad Aprosio (1° ottobre 1673) Casoni dichiarò di aver introdotto nel libro circa «80 soggetti» omessi da Soprani (Neri, 1872, pp. 10 s.; Belloni, 1973, p. 14; Ostrowski, 1992, p. 179). Il volume contiene, nella forma del medaglione biografico vasariano, 86 biografie di artisti di origine genovese e 69 biografie di artisti forestieri, stese con un metodo orientato a una trattazione in chiave celebrativa basata, quando possibile, su notizie documentate o di prima mano. Nel 1768 Carlo Giuseppe Ratti ristampò a Genova le Vite di Soprani con revisioni e accrescimenti.

Opere. Li scrittori della Liguria, e particolarmente della maritima, Genova 1667, pp. 248 s.; Le vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi..., Genova 1674, pp. 337-340.

Fonti e Bibl.: P.A. Orlandi, Abecedario pittorico..., Napoli 1763, pp. 385 s.; A. Comolli, Bibliografia storico-critica dell’architettura civile, II, Roma 1788, p. 224; A. Neri, Memorie di Giambattista e Francesco Antonio Casoni con due poesie del secondo, Sarzana 1872, pp. 10-12; J. Schlosser Magnino, La letteratura artistica. Manuale delle fonti della storia dell’arte moderna (1924), Firenze 1964, pp. 475, 533, 575; L. Grassi, La storiografia artistica del Seicento in Italia, in Il mito del classicismo nel Seicento, a cura di S. Bottari - L. Anceschi, Messina 1964, pp. 61-79; V. Belloni, Penne, pennelli e quadrerie. Cultura e pittura genovese del Seicento, Genova 1973, pp. 7-19; F. Bologna, La coscienza storica dell’arte d’Italia, Torino 1982, pp. 135-140; C. Lorgues-Lapouge, De S. à Vasari, in Revue de l’art, 1988, n. 80, pp. 61-63; E. Gavazza, Per una storia della fortuna critica, in E. Gavazza - F. Lamera - L. Magnani, La pittura in Liguria. Il secondo Seicento, Genova 1990, p. 9; M. Pedroni, Materiali per un’indagine intorno a “Le Vite” di R. S.: le lettere di Gio Nicolò Cavana al Padre Angelico Aprosio, in Studi di storia delle arti, 1991-1994, n. 7, pp. 63-85; M. Dalai Emiliani - M. Pedroni, Una fonte per il Seicento artistico ligure. Le vite de’ pittori scoltori et architetti genovesi e de’ forestieri che in Genova operarono... di R. S., in Genova nell’età barocca (catal., Genova), a cura di E. Gavazza - G. Rotondi Terminiello, Bologna 1992, pp. 495-500; J.K. Ostrowski, Studi su R. S., in Artibus et historiae, XIII (1992), 26, pp. 177-189; G. Ruffini, Appunti per la storia dell’editoria genovese (secoli XVI.XVIII), in Genova nell’età barocca, cit., pp. 441-443; J.K. Ostrowski, Rafaele Sopraniego obrona szlachetności sztuki malarskiej, in Artifex doctus, I (2007), pp. 41-49; M. Franzone, Orazio Gentileschi e Genova. Riflessioni su un breve anziché lungo soggiorno in città, in Atti delle Giornate di studi sul caravaggismo e il naturalismo nella Toscana del Seicento, a cura di P. Carofano, Pontedera 2009, pp. 45 s.; M. Migliorini, R. S. e il collezionismo a Genova, in Riflessi del collezionismo, tra bilanci critici e nuovi contributi. Atti del Convegno..., Urbino... 2013, a cura di G. Perini Folesani - A.M. Ambrosini Massari, Firenze 2014, pp. 207-220; A. Orlando, ‘Pittore celebre tra i genovesi’. Sinibaldo Scorza all’alba del Barocco, in Sinibaldo Scorza. Favole e natura all’alba del Barocco (catal.), a cura di A. Orlando, Genova 2017, pp. 15 s.

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