GARRUCCI, Raffaele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GARRUCCI, Raffaele

Claudio Ferone

Nacque a Napoli il 23 genn. 1812 da Antonio e da Maria Gesualdi Sangiacomo. Nel 1826 iniziò il tirocinio nella Compagnia di Gesù e nel 1838, compiuti gli studi letterari e filosofico-teologici, fu ordinato sacerdote. Fino al 1848 insegnò, tra Napoli (1839-40), Salerno (1841-42) e ancora Napoli (1843-48), retorica, lingue classiche, ebraico e archeologia nelle scuole dei gesuiti. Intanto proseguiva gli studi affermandosi nell'ambiente culturale napoletano, dominato dalla figura di F.M. Avellino, direttore del Museo Borbonico, promotore avveduto del rinnovamento degli studi antiquari e fondatore del Bullettino archeologico napoletano, la cui nuova serie (1852-58) il G. diresse con G. Minervini.

L'esigenza dell'autopsia dei monumenti costituisce l'aspetto più importante del metodo scientifico del G., che riteneva "dovere di ogni epigrafista di vedere da sé medesimo gli originali e trascriverli […]. Vi sarà quindi da confermare le lezioni che erano dubbie, e da emendarle, se sbagliate" (Le antiche iscrizioni di Benevento…, Roma 1875, p. V). Tra gli studi di questa prima fase della sua attività scientifica si devono segnalare le Antichità dei Liguri Bebiani raccolte e descritte… (Napoli 1845) e La storia di Isernia raccolta dagli antichi monumenti (ibid. 1848). Con le Antichità dei Liguri Bebiani il G. forniva un primo studio e una trascrizione parziale di uno dei più importanti documenti epigrafici dell'Italia meridionale, attestante l'institutio alimentaria traianea nel territorio dei Liguri Bebiani (odierna provincia di Benevento). La pubblicazione di quest'opera segnò l'inizio di aspre polemiche - la cui vasta eco nella vita culturale italiana della seconda metà dell'Ottocento è fedelmente testimoniata dall'epistolario del G. - con i membri dell'Instituto di corrispondenza archeologica in Roma, in primis con Th. Mommsen, che nel 1845-46 aveva attraversato il Regno per l'allestimento delle Inscriptiones Regni Neapolitani Latinae (Lipsiae 1853), le quali dovevano fungere da banco di prova generale per il futuro Corpus inscriptionum Latinarum. Il G. era vivamente interessato alla partecipazione all'impresa, come egli stesso afferma nella prefazione al lavoro sulla flotta di Miseno, Classis praetoriae Misenatis piae victricis Gordianae Philippianae monumenta quae extant, studio collecta et commentariis illustrata… (Neapoli 1852); e il senso della polemica contro la "dittatoria alemanna" è ben chiarito da una sua lettera, senza data, a G. Minervini in cui auspicava una miglior difesa contro l'invasione della ricerca tedesca e una minore "ammirazione per tutto ciò che si chiama il risultato degli studi d'oltremonte" (Biblioteca apost. Vaticana, Autografi Ferrajoli, sez. IV, nn. 1931-1932).

Il 1853 segna una svolta fondamentale nella vita del G., sospettato già nel 1848 di approfittare dei suoi frequenti spostamenti per fare propaganda liberale. Espulso dal Regno delle Due Sicilie e diffidato dal rientrarvi pena la galera, si rifugiò prima a Benevento, dove aveva rapporti intensi per i suoi studi epigrafici e che era soggetta allo Stato pontificio, poi a Roma, stabilendovisi definitivamente. Sempre nel 1853 il G. fu designato scrittore della Civiltà cattolica; in tale ufficio poté dedicarsi interamente allo studio dell'antichità classica e cristiana. Membro ordinario dell'Instituto di corrispondenza archeologica in Roma dal 1851 e socio di prestigiose accademie italiane ed europee, intrecciò relazioni feconde sul piano scientifico con i più noti studiosi dell'epoca e dal 1854 al 1858 soggiornò a più riprese a Parigi, Bruxelles e Londra.

I più importanti lavori del G. appartengono a questo periodo di intensissima attività. Nel 1854 pubblicò a Bruxelles le Inscriptions gravées au trait sur les murs de Pompéi (2ª ed. col titolo Graffiti de Pompéi, Paris 1856), opera che, a onta del giudizio espresso da K. Zangemeister (Corpus inscriptionum Latinarum, IV, p. IX), dimostra la grande competenza acquisita dal G. nello studio della paleografia latina in ambito epigrafico. La definizione che della scrittura corsiva dà il G. in quest'opera (pp. 7 s.) risulta ancora oggi valida. Non a caso, in occasione del bicentenario degli scavi di Pompei gli fu conferita la medaglia di benemerenza alla memoria per essere stato un fervente cultore degli studi pompeiani (tutti raccolti nelle Questioni pompeiane, Napoli 1853) e uno dei precursori degli studi di epigrafia parietale. Gli interessi del G. per gli aspetti paleografici dell'epigrafia latina, specialmente quella di età repubblicana, sono inoltre documentati da una serie di studi, dei quali occorre menzionare almeno I segni delle lapidi latine volgarmente detti accenti (Roma 1857) - lavoro premiato dall'Académie des inscriptions et belles lettres e salutato con grande favore anche dai suoi avversari (cfr. la recensione di W. Henzen in Bull. dell'Inst. di corrispondenza archeologica, XXX [1858], p. 48), col quale il G. contribuiva a stabilire la vera natura dell'apex e del sicilicus nelle iscrizioni latine - e il lungo saggio Dei canoni epigrafici di Federico Ritschl e di alcune epigrafi arcaiche finora inedite (in La Civiltà cattolica, XXI [1870], 9, pp. 419-430, 649-663; 10, pp. 163-178), nel quale discutendo dell'opera di F. Ritschl, Priscae Latinitatis monumenta epigraphica (Berolini 1862), aveva modo di precisare importanti questioni pertinenti agli aspetti paleografici di alcune iscrizioni latine arcaiche.

I risultati di questi studi confluirono, poi, nell'ampia premessa teorica alla Sylloge inscriptionum Latinarum aevi Romanae reipublicae usque ad C. Iulium Caesarem plenissima, Augustae Taurinorum 1875, I-II (2ª ed., con un fascicolo di addenda, ibid. 1881), che in due distinte sezioni, numismatica ed epigrafica, raccoglie tutte le iscrizioni latine fino alla morte di Cesare.

Il G. diede un ragguardevole contributo anche agli studi di epigrafia italica (cfr. Scoperte falische, in Annali dell'Instituto di corrispondenza archeologica, XXXII [1860], pp. 211-281; Dissertazioni archeologiche di vario argomento, I, Roma 1864, pp. 59-76) e di epigrafia ebraica (cfr. Descrizione del cimitero ebraico di Vigna Rondanini sulla via Appia, in La Civiltà cattolica, XIII [1862], 3, pp. 87-97).

Con lo studio sui Vetri ornati di figure in oro trovati nei cimiteri dei cristiani primitivi di Roma… (Roma 1858; 2ª ed., ibid. 1864), il G. costituiva il primo nucleo del vasto progetto, concepito insieme con A. Martin, della "raccolta di quanti monumenti cristiani e in Roma e nel mondo cristiano si fossero mai pubblicati o si trovassero degni di pubblicarsi", come egli stesso afferma nella prefazione all'opera (p. XXII). Il limite cronologico della raccolta fu fissato all'VIII secolo. Il progetto, che impegnò il G. in frequentissimi viaggi in Italia e in tutta Europa, fu poi realizzato con i sei volumi della Storia dell'arte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa (Prato 1872-80), illustrati da 500 tavole.

Nell'ambito degli studi numismatici, che non occupano il primo posto nell'attività scientifica del G., va segnalato quello dedicato all'Esame critico e cronologico della numismatica costantiniana portante segni di cristianesimo, Roma 1858 (con un'appendice, ibid. 1859).

Intanto il G. era coinvolto in tutte le grandi iniziative della scienza tedesca e collaborava con E. Gerhard al corpus degli specchi etruschi, con F. Ritschl alla raccolta delle iscrizioni latine arcaiche; e A. Fabretti gli dava pubblicamente atto del contributo dato al suo Corpus inscriptionum Italicarum (Augustae Taurinorum 1867).

Dal 1870 il G. si ritirò nel Collegio Pio latino americano sul Quirinale dove, continuando a tenere intensi rapporti con gli altri scrittori della Civiltà cattolica, attese alla stesura delle tre grandi opere che concludevano, nei rispettivi ambiti dell'epigrafia, della numismatica e della storia dell'arte cristiana, la sua instancabile attività di studioso: oltre alle già ricordate Storia dell'arte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa e Sylloge inscriptionum Latinarum aevi Romanae reipublicae, Le monete dell'Italia antica (Roma 1885). Proprio mentre licenziava per la stampa quest'ultimo lavoro, lo colse la morte, a Roma, il 5 maggio 1885.

Fonti e Bibl.: Poche notizie riguardanti il G. sono contenute nei documenti d'archivio della Compagnia di Gesù, tra i quali sono di particolare interesse la breve anonima biografia manoscritta presente nei Summaria vitae patrum provinciae Neapolitanae, II (1822-1904), e i verbali manoscritti delle Consulte della provincia napoletana della Compagnia degli anni 1838-70 (dai quali, fra l'altro, si apprende la notizia della sua espulsione dal Regno di Napoli: cfr. Consulta del 20 ott. 1853). La biografia del G. può essere, quindi, ricostruita soprattutto attraverso l'epistolario, peraltro solo parzialmente esplorato. Il nucleo principale delle lettere a lui dirette fa parte delle Carte Garrucci (circa 3000 pezzi) conservate presso la Facoltà teologica S. Luigi in Napoli, la catalogazione delle quali è tuttora in corso. Un altro consistente nucleo dell'epistolario del G. è custodito tra gli Autografi Ferrajoli della Biblioteca apost. Vaticana: di particolare interesse risultano le 43 lettere indirizzate a G. Minervini negli anni 1847-75. Un terzo nucleo, infine, è costituito dalle lettere inviate dal G. agli studiosi tedeschi che facevano capo all'Instituto di corrispondenza archeologica in Roma, custodite nell'archivio del Deutsches archaeologisches Institut in Roma. Vanno aggiunte a questi tre nuclei principali le numerose lettere inviate dal G. ai suoi corrispondenti italiani ed esteri, conservate in diverse biblioteche italiane ed europee.

Di tutto questo ricco materiale, prescindendo dalla pubblicazione di singole lettere, sono state edite del nucleo napoletano le lettere inviate al G. dagli studiosi tedeschi (C. Ferone, R. G. nella corrispondenza di Th. Mommsen, E. Gerhard, F. Ritschl, in Rendiconti dell'Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, LXI [1989-90], pp. 33-57); quelle inviate dal G. ad A. Martin e Ch. Cahier (Id., Lettere di R. G. ad A. Martin e Ch. Cahier, in Archivum historicum Societatis Iesu, LXIII [1994], pp. 125-139); due indirizzate al G. da B. Borghesi (Id., Due lettere di B. Borghesi dalle carte di R. G., in Scritti di varia umanità in memoria di Benito Iezzi, a cura di M. Capasso - E. Puglia, Napoli 1994, pp. 305-318); quelle indirizzate al G. da G. Conestabile e A. Fabretti (Id., Lettere di G. Conestabile e A. Fabretti a R. G., in Erudizione e antiquaria a Perugia nell'Ottocento, a cura di L. Polverini, Napoli 1998, pp. 71-90). Tra i principali lavori contenenti riferimenti più o meno ampi alla vita e all'attività scientifica del G.: F. Ritschl, Opuscula philologica, IV, Lipsiae 1878, p. 385; O. Ribbeck, F.W. Ritschl. Ein Beitrag zur Geschichte der Philologie, Leipzig 1879-81, II, p. 225; W. Froehner, Nécrologie, in Annuaire de la Societè française de numismatique et archéologie, s. 2, IX (1885), pp. 308-311; F. Procaccini di Montescaglioso, Commemorazione del p. R. G. della Comp. di Gesù, Napoli 1885 (con elenco molto incompleto e impreciso delle opere); F. Barnabei, I primi passi di due grandi archeologi, in Arch. stor. per la Sicilia orientale, XVI-XVII (1919-20), pp. 324-329; A. Sogliano, Intorno al tempio ritenuto di Vespasiano in Pompei, in Atti della R. Accademia di archeol., lettere e belle arti, n.s., VIII (1920), pp. 247 ss.; H. Leclerc, G., R., in Dict. d'archéologie chrétienne et de liturgie, VI, Paris 1924, coll. 651-664; A. Ferrua, Epigrafia ebraica, in La Civiltà cattolica, LXXXVII (1936), 3, pp. 461-473; G. Boccadamo, La figura di R. G., ibid., LXXXIX (1938), 3, pp. 520-531; Id., Il G. epigrafista, ibid., 4, pp. 436-447, 535-547; Id., Nel bicentenario degli scavi pompeiani, ibid., XCIX (1948), 4, pp. 389-400, 594-602; L. Wickert, Th. Mommsen. Eine Biographie, II, Frankfurt am Main 1959, pp. 306 ss.; S. Mazzarino, Germanesimo culturale negli studi romani dell'Ottocento italiano, in Annuario dell'Università di Padova, a.a. 1972-73, p. 7 (dell'estratto); H.G. Kolbe, Wilhelm Henzen und das Institut auf dem Kapitol. Eine Auswahl seiner Briefe an Eduard Gerhard, Mainz 1984, passim (di particolare interesse per conoscere i giudizi, quasi sempre negativi, espressi dagli studiosi tedeschi, sul G.); M. De Agostini, I Liguri nel Sannio e la tavola alimentaria dei Liguri Bebiani, Benevento 1985 (2ª ed.); A. Pasqualini, La scienza antiquaria e il recupero del patrimonio epigrafico di Benevento, in Epigraphica, XLVIII (1986), pp. 147-173; C. Ferone, Per lo studio della figura e dell'opera di R. G. (1812-1885), in Miscellanea greca e romana, XIII (1988), pp. 17-50 (con bibl. degli scritti del G.); Id., R. G., in La cultura classica a Napoli nell'Ottocento, Napoli 1991, pp. 175-192; M. Capasso, Un progetto papirologico di R. G., ibid., pp. 193-198; N. Parise, Ricerche italiane di numismatica fra 1808 e 1870, in Lo studio stor. del mondo antico nella cultura italiana dell'Ottocento, Napoli 1993, p. 248; C. Ferone, Gli studi pompeiani di R. G., Foggia 1996. Sull'intera vicenda della pubblicazione della tavola alimentaria cfr. ora la riedizione delle Antichità dei Liguri Bebiani e della Risposta alle osservazioni fatte dall'Instituto di corrispondenza archeologica, a cura di I.M. Iasiello, Benevento 1997. Si veda inoltre: Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, coll. 1237-1246 (con bibl. incompleta); Enc. Italiana, XVI, p. 405; Enc. cattolica, V, coll. 1947-1950; Diz. ecclesiastico, II, pp. 24 s.; Grande Diz. encicl. UTET, IX, p. 128.

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